Era quello che lo spaventava a morte.
Che tipo di genitore sarebbe stato? Sarebbe stato uguale a suo padre?
Gray trovò la risposta nel luogo più improbabile. Una ragazza gli passò accanto: camminava spedita, rannicchiata in un maglione col cappuccio per proteggersi dal vento che spirava lungo il fiume. Pensò a Fiona. Ricordò i giorni di terrore, la mano di lei che teneva stretta la sua perché aveva bisogno di lui, anche se allo stesso tempo lo combatteva costantemente. Ricordò le sensazioni che ciò gli aveva suscitato.
Strinse forte il parapetto del ponte.
Erano state sensazioni meravigliose e voleva provarle ancora.
Quando se ne rese conto, gli sfuggì una breve risata. Non doveva per forza essere come suo padre. Se, da una parte, c’era il potenziale per seguire le sue orme, d’altra parte lui era dotato di libera volontà, di una coscienza che poteva condensare quel potenziale in una direzione o nell’altra.
Finalmente libero, attraversò il ponte, consentendo a quella realtà di far crollare lentamente altri potenziali, l’uno dopo l’altro, con un effetto domino, fino ad arrivare a un ultimo potenziale vacillante e irrisolto.
Sara.
Si diresse verso il luogo dell’appuntamento.
Lei lo stava aspettando davanti al caffè, ma non lo aveva ancora visto. Gray si fermò, colpito dalla sua bellezza. Gli capitava ogni volta. Alta e snella, fianchi, petto e collo che disegnavano curve invitanti. Sara si voltò e si accorse di lui che la fissava. Le fiorì in volto un sorriso e le brillarono gli occhi di un caldo color caramello. Si passò una mano tra i capelli scuri, un gesto quasi timido.
Chi non avrebbe voluto trascorrere il resto della propria vita con quella ragazza?
Gray la raggiunse, allungando una mano verso le sue dita. In quell’istante, si ricordò nuovamente della provocazione di Monk. Sembrava fosse passato così tanto tempo…
Moglie, mutuo, figli.
In altre parole, realtà.
Una relazione non poteva rimanere sospesa per sempre come puro potenziale. Amare e non amare allo stesso tempo. L’evoluzione non l’avrebbe sostenuta. Prima o poi doveva misurarsi con la realtà.
E così dovette fare anche Gray in quel momento.
Moglie, mutuo, figli.
Gray aveva la risposta. Era pronto per tutt’e tre le sfide. E, così, nel suo cuore cadde anche l’ultima pedina.
Amare o non amare.
L’onda o la particella.
Gray prese le dita di Sara. Lo vedeva con chiarezza, ma il risultato lo sorprese comunque. Accompagnò la donna al tavolino, notando che ad aspettarli c’erano già un piatto con alcune focaccine e due tazze fumanti di caffellatte.
La solita, premurosa Sara.
La fece accomodare e si sedette a sua volta.
La guardò negli occhi. Non riuscì a cancellare il dolore e le scuse nella sua voce, ma lasciò che risuonasse chiaramente anche la sua determinazione. «Sara, dobbiamo parlare.»
Poi vide che c’era qualcosa anche negli occhi di lei: la realtà. Due carriere, due continenti, due persone con percorsi diversi.
Lei gli strinse le dita. «Lo so.»
Padre Piotr aveva guardato il giovane attraversare il ponte. Era accanto alla porta della carbonaia, che conduceva alla cantina della canonica. Aveva aspettato che il visitatore svanisse in lontananza, poi aveva sospirato.
Un giovane simpatico, ma avvolto da fitte ombre.
Quel povero ragazzo aveva davanti a sé molto dolore. Ma così è il viaggio della vita.
Un miagolio sommesso ai suoi piedi attirò la sua attenzione. Un soriano pelle e ossa gli si strusciò contro le caviglie, con la coda dritta e gli occhi che lo guardavano colmi di attesa. Uno dei randagi di padre Varick, affidati alle sue cure. Piotr s’inginocchiò e appoggiò un piattino di avanzi su una pietra. Il gattino gli diede un’ultima strusciata, poi addentò il cibo.
Padre Piotr si accovacciò e guardò il fiume, infuocato dagli ultimi raggi del sole. Notò qualche piuma e un po’ di lanugine vicino al tallone. Un passero marrone, col collo spezzato. Uno dei molti doni che i suoi orfani gli lasciavano sulla soglia.
Scosse la testa, raccolse l’uccellino inerte tra le mani e lo accostò alle labbra. Soffiò sulle piume, facendole agitare, sollevando un’ala, che cominciò a battere, sorpresa. Dal suo palmo, il passero si alzò in volo, danzando e librandosi su nel cielo.
Piotr lo guardò per un istante, cercando di leggere qualcosa nella traiettoria disegnata dal volatile. Poi si sfregò le mani e si alzò, stiracchiandosi.
La vita rimaneva sempre un mistero meraviglioso.
Anche per lui.
Vi ringrazio per avermi seguito anche in questo viaggio. Come sempre, vorrei approfittare ancora un po’ della vostra attenzione per decostruire il romanzo, per svelare dove finisce la ricerca e dove inizia l’immaginazione.
Cominciamo da alcuni aspetti minori.
La DARPA ha davvero sviluppato protesi di arti utilizzando tecnologie rivoluzionarie (ma non penso che abbiano incorporato cariche esplosive nei loro composti plastici).
Analogamente all’ ukufa del libro, la Stanford University ha effettivamente generato una varietà chimerica di topi, i cui cervelli contengono cellule neurali umane. Ora gli scienziati stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di produrre topi composti al cento percento di cellule neurali umane.
Nel 2004, un bambino tedesco è nato con una mutazione del gene della miostatina, che ha dato luogo a una condizione detta «doppia muscolatura». Di conseguenza, aveva una maggiore forza e un maggior tono muscolare. È il primo Sonnenkönig nato spontaneamente?
Shangri-La fu scoperta nell’Himalaya nel 1998, un’oasi perduta fatta di acque fluenti e vegetazione lussureggiante, in mezzo alle vette ghiacciate. Che altro si potrebbe nascondere lassù?
Passando ai concetti più ampi: come accennerò nella Nota storica , l’esistenza della Campana è un dato di fatto, il che dimostra che spesso la realtà supera la fantasia. I nazisti avevano costruito uno strano dispositivo, azionato da un composto sconosciuto, di nome Xerum 525. Si sa ben poco del suo vero funzionamento, soltanto che, quando venne attivata, una strana malattia colpì gli scienziati coinvolti, raggiungendo anche i villaggi circostanti. Alla fine della guerra, la Campana scomparve, gli scienziati furono giustiziati e, ancora oggi, che cosa ne sia stato di quel dispositivo è un mistero. Se volete saperne di più su questo strano fatto storico, sulla corsa delle forze alleate per accaparrarsi le tecnologie naziste dopo la guerra, e sull’interesse dei tedeschi per la ricerca quantistica, vi suggerisco di consultare uno dei volumi che mi hanno fatto da Bibbia nelle ricerche per questo romanzo: The Hunt for Zero Point di Nick Cook.
Nel corso del romanzo, ho anche dedicato uno spazio consistente alla passione di Heinrich Himmler per le rune e l’occulto e alla sua ricerca delle origini ariane nell’Himalaya. Tutto ciò si basa su fatti reali, compresa la Camelot Nera di Himmler a Wewelsburg. Per maggiori informazioni su questi argomenti, vi consiglio di leggere La crociata di Himmler di Christopher Hale e Satana e la svastica di Peter Levenda.
Infine, un altro libro ha contribuito a formare il nocciolo di questo romanzo: Quantum Evolution di Johnjoe McFadden. È un affascinante trattato sulla meccanica quantistica e sul suo possibile ruolo nelle mutazioni e nell’evoluzione. Approfondisce anche il tema dell’evoluzione della coscienza, alla quale anche io accenno alla fine del romanzo. Per un’analisi più completa di questi argomenti, vi consiglio vivamente di procurarvene una copia.
Il che ci conduce al principio finale del libro: la contrapposizione del disegno intelligente e dell’evoluzione. Spero che questo romanzo non solo dia risposte, ma sollevi soprattutto domande. In definitiva, però, credo fermamente che l’attuale dibattito sia in gran parte fuorviante. Concentrandoci così intensamente sulle nostre origini, rischiamo di dimenticare la domanda che merita tutta la nostra attenzione: dove siamo diretti?
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