Finalmente l’asta arrivò all’ultimo lotto. La Bibbia di Darwin fu estratta dalla sua teca e trasportata come una reliquia su un cavalletto collocato sotto uno speciale riflettore alogeno. Era un volume poco appariscente: cuoio nero squamato, logoro e macchiato, senza neanche una segnatura. Poteva sembrare un libro giornale qualsiasi.
Fiona si drizzò sulla sedia: evidentemente era quello il motivo per cui era rimasta lì seduta tutto quel tempo. Afferrò il polso di Gray. «Hai davvero intenzione di fare un’offerta?» chiese, con la speranza che le illuminava gli occhi.
Gray la guardò male, poi si rese conto che non era affatto una brutta idea. Se gli altri erano disposti a uccidere per avere la Bibbia, forse così si poteva trovare un indizio per capire tutto quel castello di carte. In più, non vedeva l’ora di dare un’occhiata a quel libro. E la Sigma aveva versato duecentocinquatamila euro sul conto della casa d’aste. Il che significava che lui poteva offrire fino a due milioni e mezzo, il doppio del valore massimo stimato della Bibbia. Se avesse vinto, avrebbe avuto la possibilità di esaminare il suo acquisto.
Tuttavia, ricordava l’ammonimento di Logan Gregory. Aveva già disobbedito agli ordini per seguire Fiona fin lì. Non osava lasciarsi coinvolgere ancora di più.
Si sentiva addosso lo sguardo della ragazza. Se avesse cominciato a fare offerte, avrebbe messo in pericolo le loro vite. Era come dipingersi un bersaglio addosso. E se avesse perso? Sarebbe stato un rischio vano. Non era stato già abbastanza sconsiderato, quel giorno?
«Signore e signori, con quale cifra possiamo aprire le offerte per l’ultimo lotto di oggi?» declamò Ergenschein pomposamente. «Dovremmo forse cominciare da centomila? Ah, sì, ecco, centomila, e da un nuovo offerente, per giunta. Meraviglioso. Il numero 144.»
Gray abbassò la paletta, mentre tutti gli occhi erano puntati su di lui. Ormai si era impegnato.
Accanto a lui, Fiona sorrideva di gusto.
«E si raddoppia l’offerta», annunciò Ergenschein. «Duecentomila, dal numero 002!»
Le star del cinema muto.
Gray sentì che tutta la sala attendeva una sua mossa, compresa la coppia nelle prime file. Era troppo tardi per tirarsi indietro. Alzò la paletta di nuovo.
Le offerte si succedettero per altri dieci minuti colmi di tensione. La sala era ancora gremita. Tutti restavano per vedere a quanto si sarebbe venduta la Bibbia di Darwin. C’era un tifo implicito per Gray. Troppe altre persone erano state battute dalla paletta numero 002. Quando la cifra superò la soglia dei due milioni, ben sopra la stima massima, un mormorio di sommessa eccitazione attraversò la sala.
Ci fu un’altra ondata di entusiasmo quando un offerente telefonico si gettò nella mischia, ma il numero 002 rilanciò e lui non offrì di più.
In compenso, lo fece Gray. Due milioni e trecentomila. Gli sudavano le mani.
«Due milioni e quattrocentomila dal numero 002! Signore e signori, per favore, rimanete seduti.»
Gray alzò la paletta un’altra volta. «Due milioni e cinquecentomila.»
Sapeva di essere sconfitto. Non poté fare altro che guardare quando il numero 002 si alzò di nuovo, inarrestabile, implacabile, spietato.
«Tre milioni», disse il giovane pallido, stanco di giocare. Si alzò e lanciò un’occhiata a Gray, come se lo sfidasse a rilanciare, se ne era capace.
Gray aveva raggiunto il limite. Anche volendo, non poteva offrire di più. Strizzò la paletta tra le mani e scosse la testa, ammettendo la sconfitta.
L’altro s’inchinò verso di lui, da avversario ad avversario. Mimò il gesto di levarsi il cappello. Gray notò una macchia blu sulla mano dell’uomo, tra pollice e indice. Era un tatuaggio. La sua compagna, che, Gray aveva ormai concluso, doveva essere sua sorella, forse addirittura gemella, aveva lo stesso marchio sulla mano sinistra.
Gray s’impresse nella mente il tatuaggio, che poteva essere un utile indizio per scoprire la loro identità.
Fu distratto dal banditore.
«A quanto pare il numero 144 ha rinunciato», constatò Ergenschein. «Altre offerte? E uno, e due, e tre.» Sollevò il martelletto, lo tenne sospeso per un istante mozzafiato, poi lo picchiò sul bordo del podio. «Aggiudicato!»
Un applauso composto suggellò l’offerta finale.
Gray sapeva che sarebbe stato molto più caloroso se avesse vinto lui. Ma era sorpreso di constatare chi applaudiva accanto a lui.
Fiona.
Gli fece un gran sorriso. «Andiamo via di qui.»
Si unirono al flusso di persone in fila all’uscita. Gray ricevette la solidarietà di alcuni partecipanti. Ben presto furono all’aperto e ognuno andò per la propria strada.
Fiona lo trascinò oltre qualche negozio e lo guidò a una vicina pasticceria, un locale francese con tendaggi di chintz e tavolini da caffè in ferro battuto. La ragazza scelse un posto accanto a una vetrina colma di sfogliatelle alla crema, petit-four, bignè al cioccolato e smørrebrød , l’onnipresente panino danese aperto.
Ignorò le leccornie, raggiante di una strana allegria.
«Perché sei così felice?» chiese finalmente Gray. «Abbiamo perso.» Sedeva rivolto verso la vetrina. Dovevano guardarsi le spalle. D’altro canto, visto che la Bibbia era stata venduta, sperava che il pericolo fosse svanito.
«Gliel’abbiamo messa in quel posto!» replicò Fiona. «L’abbiamo tirata fino a tre milioni. Grande!»
«Non penso che il denaro significhi molto per quella gente.»
Fiona tirò lo spillone dello chignon e si sciolse i capelli con un movimento del capo. Si levò dieci anni di età apparente. Lo sguardo era ancora raggiante e divertito, ma con una punta di malizioso compiacimento.
Gray improvvisamente si sentì gelare il sangue. «Fiona, che cosa hai fatto?» Lei sollevò la borsa sul tavolo, la inclinò verso Gray e la tenne aperta. «Oh, Dio…»
Dentro c’era un tomo rilegato in cuoio, identico alla Bibbia che era appena stata venduta.
«È questa quella autentica?» chiese Gray.
«L’ho sgraffignata sotto il naso a quella mezza sega, lì, nella stanza sul retro.»
«Come?»
«Un po’ di specchietto e un po’ di allodola. Mi ci è voluto un giorno intero per trovare una Bibbia della giusta misura e della giusta forma. Poi ho dovuto sistemarla un po’, certo. Infine un sacco di lacrime e di urla, qualche movimento maldestro, e…» Scrollò le spalle. «Voilà! Tutto sistemato.»
«Ma, se avevi già la Bibbia, perché mi hai fatto fare quelle offerte?» Gray d’un tratto capì. «Mi hai fregato.»
«Così quei bastardi hanno sganciato tre milioni per un falso!»
«Scopriranno ben presto che non è autentica», sentenziò Gray, sentendo montare il terrore.
«Già, ma io sarò andata molto lontano, allora.»
«Dove?»
«Con te.» Fiona chiuse la borsa di scatto.
«Non penso.»
«Ricordi quando Mutti ti ha raccontato della biblioteca da cui proveniva la Bibbia di Darwin?»
Gray sapeva a cosa si riferiva. Grette Neal aveva accennato che qualcuno stava ricostruendo l’antica biblioteca di uno scienziato. Aveva intenzione di fargli fotocopiare la ricevuta originale della vendita, ma poi erano stati attaccati ed era andata perduta tra le fiamme.
Fiona si batté una mano sulla fronte. «Ho l’indirizzo stampato qui dentro.» Poi gli porse una mano. «Allora?»
Aggrottando le sopracciglia, lui si accinse a stringergliela.
Lei ritrasse la mano sdegnata. «Già, proprio.» Poi tese ancora la mano, ma col palmo all’insù. «Voglio vedere il tuo vero passaporto, mezza sega. Non penserai mica che non li riconosco, i passaporti falsi.»
Lui la fissò intensamente e, alla fine, malvolentieri, tirò fuori il suo vero passaporto da una tasca nascosta del vestito.
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