Dov’era?
Si diresse lentamente verso una delle teche e cominciò a percorrere l’altro lato della sala, ascoltando frammenti delle conversazioni attorno a lui. Passò davanti a un addetto che stava sollevando e appoggiando delicatamente un ingombrante volume rilegato in pelle su un espositore, mostrandolo a un signore corpulento. L’interessato si chinò a esaminarlo, con un paio di occhialini poggiati sulla punta del naso.
Gray prese nota mentalmente di quel libro.
Un trattato sulle farfalle con tavole disegnate a mano, del 1884 circa.
Proseguì lungo il corridoio. Giunto nuovamente nei pressi della porta, si trovò di fronte la donna poco elegante che aveva filmato qualche tempo prima. Gli stava porgendo una piccola busta bianca. Gray l’accettò, prima ancora di chiedersi che cosa potesse essere. La donna sembrava non essere interessata a null’altro e se ne andò.
Gray sentì un leggero profumo proveniente dalla busta.
Strano.
Con l’unghia del pollice l’aprì e ne estrasse un cartoncino, di quelli costosi, a giudicare dalla filigrana. Recava un breve messaggio in bella calligrafia.
Persino la Gilda non si azzarda ad avvicinarsi troppo a questa fiamma. Guardati le spalle. Baci.
Non era firmato, ma in fondo c’era un simbolo in inchiostro rosso cremisi: un piccolo drago raggomitolato. Gray si portò l’altra mano al collo, dove indossava un drago d’argento identico, il regalo di una concorrente.
Seichan.
Era un’agente della Gilda, un losco gruppo di cellule terroristiche che, in passato, aveva incrociato il cammino della Sigma. Gray si voltò e scrutò la sala. La donna che gli aveva consegnato il biglietto era scomparsa.
Guardò di nuovo il messaggio.
Un avvertimento.
Ma almeno la Gilda aveva deciso di restarne fuori. Sempre che ci si potesse fidare di Seichan…
In ogni caso, Gray era disposto a prenderla in parola.
Un certo scompiglio in fondo alla sala attirò la sua attenzione. Da una porta sul retro entrò un uomo alto, con uno smoking smagliante. Era lo stimato signor Ergenschein in persona, che avrebbe fatto da banditore. Si ravviò i capelli neri e oleosi, evidentemente tinti, col palmo della mano. Tra i lineamenti cadaverici, aveva stampato in volto un sorriso che sembrava ritagliato da una foto.
La ragione del suo evidente disagio lo seguiva a breve distanza. O, meglio, era accompagnata da una guardia, che le teneva stretto il braccio.
Fiona.
Era rossa in viso, le labbra esangui e contratte in un’espressione spaventosa. Furente.
Gray puntò verso di loro.
Ergenschein aveva in mano un oggetto avvolto in un involucro di pelle di camoscio. Si fermò presso la teca principale, vicino al palco. Un assistente aprì la teca, che era vuota. Ergenschein tolse delicatamente l’oggetto dall’involto e lo posò all’interno.
Notando che Gray si avvicinava, il banditore si sfregò le mani e si diresse verso di lui per salutarlo, congiungendo i palmi come se stesse pregando. Dietro di lui, la teca fu chiusa a chiave da un assistente.
Gray prese nota dell’oggetto riposto nella teca.
La Bibbia di Darwin.
Fiona sgranò gli occhi quando vide Gray.
Lui la ignorò e affrontò Ergenschein. «C’è qualche problema?»
«Certo che no, signore. Stanno accompagnando fuori la signorina. Non è invitata a quest’asta.»
Gray tirò fuori il suo invito. «Credo di avere diritto a portare con me un ospite.» Porse la mano a Fiona. «Sono lieto di constatare che è già arrivata. Sono stato trattenuto in una conferenza telefonica col mio compratore. Avevo avvicinato la giovane signora Neal oggi, per concordare una vendita privata. Di un oggetto in particolare.» Gray indicò la Bibbia di Darwin con un cenno del capo.
Ergenschein divenne tutto sospiri e finto rammarico. «Una tragedia, quell’incendio. Ma temo che Grette Neal avesse firmato per la vendita all’incanto di questo lotto. Senza una revoca da parte dell’avvocato esecutore del suo testamento, temo che il lotto debba essere messo all’asta. È la legge.»
Fiona strattonò il braccio della guardia, lo sguardo furente.
Ergenschein sembrava ignorarla. «Temo che dovrà fare anche lei la sua offerta, signore. Le faccio le mie scuse, ma ho le mani legate.»
«In tal caso, certamente non le dispiacerà che la signora Neal rimanga al mio fianco. Per aiutarmi se decidessi di ispezionare il lotto.»
«Come desidera.» Il sorriso di Ergenschein si trasformò in un momentaneo cipiglio. Fece un cenno vago per licenziare la guardia. «Ma dovrà rimanere con lei in ogni momento. E, in quanto sua ospite, è sotto la sua responsabilità.»
Fiona fu rilasciata. Mentre Gray l’accompagnava verso il fondo della sala, notò che la guardia li seguiva lungo la parete. Sembrava che si fossero guadagnati una guardia del corpo personale.
Gray condusse Fiona all’ultima fila. Si udì il suono di una campana, a indicare che l’asta sarebbe iniziata di lì a un minuto. Gli ospiti cominciarono a prendere posto, soprattutto nelle prime file. Gray e Fiona avevano l’ultima fila tutta per loro.
«Che ci fai qui?» sussurrò lui.
«Mi riprendo la mia Bibbia», rispose lei, con pronunciato sdegno. «O almeno ci provo.» Si accasciò sulla sedia, con le braccia conserte sulla borsetta di pelle.
All’altro capo della sala, Ergenschein salì sul podio e fece qualche premessa formale. La seduta si sarebbe svolta in inglese, la lingua più conosciuta dalla clientela internazionale dell’asta. Ergenschein si soffermò sulle regole della licitazione, sulla commissione e sui diritti della casa d’aste e persino su come tenere un contegno decoroso. E poi c’era la regola più importante: non era permesso offrire più di dieci volte la somma depositata in garanzia.
Gray ignorò gran parte di quelle istruzioni, continuando a parlare con Fiona e guadagnandosi qualche sguardo irritato dalle file antistanti. «Sei tornata per la Bibbia? Perché?»
La ragazza non fece altro che stringere ancora di più le braccia al petto.
«Fiona…»
«Perché era di Mutti!» sbottò la ragazza, con le lacrime agli occhi. «L’hanno ammazzata per averla. Non lascerò che se la prendano.»
«Chi?»
Fiona sventolò una mano. «Gli stronzi che l’hanno assassinata. Prenderò quella Bibbia e la brucerò.»
Gray sospirò e si appoggiò allo schienale. Fiona voleva vendetta, in qualunque forma possibile. Voleva far loro del male. Gray non poteva biasimarla, ma agire in modo avventato le sarebbe servito solo a farsi uccidere.
«La Bibbia è nostra, e io la rivoglio», aggiunse Fiona, la voce rotta dall’emozione. Scosse la testa e si asciugò il naso.
Gray le mise un braccio attorno al collo. Lei trasalì, ma non si ritrasse.
Intanto l’asta era cominciata. Le palette si alzavano e si abbassavano, gli articoli entravano e uscivano. I migliori sarebbero stati venduti alla fine. Gray seguiva con attenzione le operazioni e, in particolare, prese nota di chi acquistava le voci della lista annotata sul suo taccuino, i tre oggetti di particolare interesse: i trattati di genetica di Mendel, i libri di fisica di Planck e il diario di De Vries sulle mutazioni.
Furono aggiudicati tutti alla coppia di star del cinema muto, la cui identità rimaneva ignota.
Gray aveva sentito i mormorii degli altri partecipanti. Nessuno sapeva chi fossero, quei due. Conoscevano soltanto il numero della loro paletta, che si alzava di continuo. La 002.
Gray si chinò verso Fiona. «Riconosci quei compratori? Li hai mai visti?»
Fiona drizzò la schiena, li fissò per un minuto intero, poi si accasciò di nuovo. «No.»
«Qualcun altro?»
Scrollò le spalle.
«Fiona, sei sicura?»
«Sì», ribatté brusca. «Sono sicurissima!»
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