Guardò sua nipote. Per la prima volta lo sguardo che ne ebbe in cambio era senza ombre. Adesso sapeva che poteva parlare con lei in un modo nuovo, che lei avrebbe capito.
«C’è qualcosa che sta succedendo in questa città. Qualcosa di molto brutto che forse potrebbe costare molte vite umane. Per questo tutta la Polizia di New York è in stato d’allarme e per questo stasera devo essere al Distretto. Per cercare di evitare che succeda ancora quello che è appena successo.»
Le lasciò il tempo per assimilare quello che aveva detto. E per prepararla a quello che stava per dire.
«Ma ti prometto una cosa. Non avrò pace finché non avrò messo quest’uomo in condizione di non fare del male a nessuno. Mai più.»
Sundance fece solo un cenno di assenso col capo. In quel momento fra loro non serviva altro. Vivien accese il motore e diresse la macchina verso Joy, che ancora per un poco sarebbe stata la casa di sua nipote. Era ansiosa di comunicare al reverendo McKean i progressi che c’erano stati, ma mentre entrava nel traffico non poteva impedirsi di avere un altro pensiero fisso in mente. Chiunque fosse questo fantomatico Ziggy Stardust, la sua vita sarebbe diventata un inferno.
Vivien superò le porte a vetri ed entrò nel Distretto.
Lasciò fuori dalla porta una splendida e azzurra mattinata di sole che non aveva la minima voglia di seguirla. Si ritrovò nel grande ambiente incolore con un muro di piastrelle che in passato erano state bianche. Di solito quello era per lei un luogo familiare, un posto di frontiera nel bel mezzo della civiltà, dove tuttavia riusciva a trovare un senso di casa che altrove aveva perso.
Oggi era diverso. Oggi c’era qualcosa di anomalo nell’aria e dentro di lei, un senso di inquietudine e di elettrica attesa che non riusciva a definire.
Aveva letto da qualche parte che l’uomo guerriero in tempo di pace combatte se stesso. Si chiese che genere di guerra avrebbero dovuto combattere nei tempi a venire. E quanto spazio sarebbe rimasto a ognuno di loro per il proprio piccolo o grande conflitto interiore.
In un Distretto la pace non era uno stato d’attesa. Era un sogno.
Salutò con un gesto della mano gli agenti in servizio dietro il bancone e imboccò la porta che portava al piano superiore. Iniziò a salire la scala, lasciandosi alle spalle la sala riunioni dove la sera prima il capitano Alan Bellew aveva fatto il punto della situazione, davanti a tutti gli uomini che in quel momento non erano in servizio. Appoggiato alla scrivania li aveva messi al corrente dello scenario a cui si trovavano di fronte.
«Come avete capito tutti, è una brutta faccenda. Ormai è assodato che l’esplosione del palazzo sulla 10ma Strada è frutto di un attentato. Gli esperti hanno trovato tracce di esplosivo. Della peggiore specie. Vale a dire tritolo abbinato a napalm. È l’unico dettaglio che non è ancora in possesso della stampa, anche se, come sempre succede, lo sarà presto. Chi ha fatto quella cosa voleva il massimo della distruzione, unendo l’effetto incendiario al potere dirompente. Il palazzo è stato minato con una precisione chirurgica. In che modo gli attentatori siano riusciti a disporre le cariche in un modo così accurato senza dare nell’occhio rimane un mistero. È inutile che vi dica che ci stanno lavorando tutti: FBI, NSA e quant’altri. E noi, ovviamente.»
Bellew aveva fatto una pausa.
«Stamattina, durante la riunione nell’ufficio del capo c’erano anche il sindaco e un paio di pezzi grossi venuti da Washington in rappresentanza del presidente. Il livello di Defcon è salito a uno stato di allarme su scala nazionale. Questo significa che tutte le basi e gli aeroporti militari sono sul piede di guerra. La CIA è all’opera per cercare di capire che cosa sta succedendo. Vi dico questo tanto per spiegare qual è il battito del polso dell’America in questi giorni.»
Vincent Narrow, un detective alto e robusto seduto in prima fila, aveva alzato una mano. Il capitano con un gesto gli aveva concesso la parola.
«C’è stata qualche rivendicazione?»
Tutti si stavano chiedendo la stessa cosa. Nonostante il tempo trascorso, i fantasmi dell’11 Settembre erano ben lontani dall’essere fugati.
Bellew aveva scosso la testa.
«Assolutamente nulla. Per il momento tutto quello che si sa è esattamente quello che ha detto la televisione. Al-Qaeda in un comunicato su Internet si è chiamata fuori. Dicono che non sono stati loro. Gli esperti di informatica stanno verificando l’attendibilità di quel messaggio. C’è sempre la possibilità di qualche altro gruppo di fanatici di vario genere, ma di solito sono molto solleciti nel reclamare il merito delle loro imprese.»
Un’altra richiesta era arrivata dal fondo della sala.
«Una pista qualunque?»
«Nemmeno l’ombra. A parte l’abbinamento inusuale dei due esplosivi.»
Infine Vivien aveva fatto la domanda della quale tutti avevano timore di conoscere la risposta.
«Quante vittime?»
Il capitano aveva sospirato, prima di rispondere.
«Per il momento più di novanta. Per fortuna il numero dei morti è stato limitato dal fatto che, essendo sabato sera, molti erano fuori a cena o per il weekend. Ma sono destinati ad aumentare. Alcuni sono stati ustionati in un modo orrendo. Molti feriti non ce la faranno.»
Il capitano aveva lasciato un attimo ai presenti per assimilare quelle cifre. E per unirle nella mente alle immagini che le televisioni di tutto il mondo in quel frangente stavano trasmettendo.
«Non è il massacro dell’11 Settembre, ma è possibile che siamo solo all’inizio, vista l’abilità e l’esperienza che gli attentatori hanno dimostrato.
L’esortazione che posso fare a tutti voi è quella di stare con gli occhi spalancati e le orecchie bene aperte. Proseguite le indagini a cui siete stati assegnati ma nel frattempo non trascurate nulla, nemmeno il più piccolo dettaglio. Spargete la voce fra i vostri informatori. Se necessario siamo autorizzati a promettere ricompense di ogni genere, dal denaro fino al condono di alcuni reati, a chi è in grado di fornire informazioni utili.»
Aveva preso alcune foto dal piano della scrivania e le aveva mostrate ai suoi uomini.
«Sono state fatte delle foto intorno al luogo dell’attentato. Verranno esposte nella bacheca di sopra. Di solito i maniaci amano guardare le conseguenze delle loro nefandezze. Forse non servirà a nulla, forse servirà a qualcosa. In ogni caso dateci un’occhiata. Non si sa mai da dove può arrivare una traccia. È tutto per il momento.»
La riunione si era sciolta e i presenti erano usciti commentando i fatti.
Qualcuno era rientrato a casa, altri si erano sparsi per la città a vivere quello scampolo di domenica. Tutti con una ruga in più rispetto a quando erano arrivati.
Vivien, che era scesa dal Bronx direttamente al Distretto, aveva recuperato la sua macchina al parcheggio e di malavoglia aveva seguito il traffico indolente fino a casa. Il giorno dopo la città si sarebbe risvegliata e avrebbe iniziato la sua furibonda corsa verso chissà cosa, guidata dal solito e chissà quale perché. Ma per il momento c’era calma e tempo per pensare. E proprio questo serviva a Vivien. Appena rientrata si era fatta una doccia e subito si era infilata a letto, cercando senza riuscirci di leggere un libro. Per quello che restava della notte aveva dormito poco e male. Le parole del capitano, unite a quello di cui era stata testimone in compagnia di Sundance, l’avevano inquietata. Inoltre era rimasta disorientata dal comportamento di padre McKean quando si erano incontrati a Joy. Aveva parlato con lui dei progressi nei rapporti con la nipote, della sua apertura verso di lei, del nuovo corso nel loro rapporto.
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