«Un pochino», mugugnò lei. «Ieri mi sono svegliata verso le quattro. Ho rintracciato la provenienza del pacchetto: un posto a Hialeah. Ho girato quasi tutta la notte nella zona in cerca del furgone bianco.»
«Se ha lasciato il pacco a Hialeah, forse veniva da Key West», osservai.
«Lo so, dannazione», sbottò lei. «Ma che altro potevo fare, cazzo!»
«Non so», ammisi. «Comunque il tipo da Washington non doveva arrivare oggi?»
«Di lui non sappiamo niente», fece Debs. «Solo perché Kyle è bravo, non è detto che questo lo sia altrettanto.»
Forse dimenticava che Kyle non si era mostrato così «bravo», almeno in pubblico. Non aveva fatto proprio nulla, infatti, a parte farsi catturare e tagliare via un dito. Ma non mi sembrò molto opportuno commentare la sua bravura, così mi limitai a dire: «Dobbiamo almeno supporre che questo tipo sappia sulla faccenda qualcosa che noi non sappiamo».
Deborah sbuffò. «Niente di più facile», disse. «Ti chiamerò appena arriva.» Riattaccò e mi preparai per andare al lavoro.
Alle dodici e trenta Deb si avvicinò in silenzio al mio modesto rifugio fuori dal laboratorio analisi e mi lanciò una cassetta sulla scrivania. La guardai; non dava segni di contentezza, ma non era una novità. «Viene dalla mia segreteria di casa», disse. «Ascoltala.»
Aprii lo sportellino del mio stereo portatile e vi infilai la cassetta che Deb mi aveva lanciato. Premetti play : il nastro fischiò rumorosamente, poi una voce sconosciuta disse: «Sergente… uhm… Morgan. Giusto? Parla Dan Burdett da… uh… Kyle Chutsky mi ha detto di chiamarla. Sono all’aeroporto e telefono per darvi appuntamento al mio albergo, che è…» Si sentì un fruscio, di sicuro aveva allontanato il cellulare dalla bocca, perché la voce era più debole. «Come? Oh, ehi, perfetto. D’accordo, grazie.» La voce si fece di nuovo chiara. «Ho appena visto il vostro autista. Grazie per aver mandato qualcuno a prendermi. Bene, richiamerò dall’albergo.»
Deborah si avvicinò alla mia scrivania e spense lo stereo. «Non ho mandato nessuno a quel cazzo di aeroporto», chiarì. «E neppure il capitano Matthews, ne sono sicura. Hai mandato tu qualcuno a quel cazzo di aeroporto, Dexter?»
«La mia limousine è senza benzina», risposi.
«E allora merda !» esclamò, e io dovetti concordare con la sua analisi.
«Comunque», osservai, «almeno abbiamo scoperto quanto è bravo il sostituto di Kyle.»
Deborah crollò sulla sedia pieghevole accanto alla mia scrivania. «Un coglione totale», disse. «E Kyle è…» Si morse un labbro senza finire la frase.
«Ne hai già parlato al capitano Matthews?» le chiesi. Lei scosse la testa. «Dobbiamo avvisarlo. Manderanno qualcun altro.»
«Come no, grandioso. Manderanno qualcun altro così bravo da arrivare fino al ritiro bagagli all’aeroporto. Merda, Dexter.»
«Eppure dobbiamo dirglielo, Debs», cercai di farla ragionare. «Tra l’altro, chi sono questi ? Kyle non ti ha mai spiegato per chi lavora esattamente?»
Lei sospirò. «No. Scherzava sul fatto che lavorava per la OGA, ma non ho mai capito che cosa ci fosse di divertente.»
«Be’, chiunque siano, devono essere avvisati», ribadii. Tolsi la cassetta dallo stereo e la posai sulla scrivania davanti a Deb. «Qualcosa potranno fare.»
Per un po’ Deborah non si mosse. «Chissà perché ho come la sensazione che, mandando Burdett, l’abbiano già fatto», commentò. Poi prese la cassetta e si trascinò fuori dal mio ufficio.
Stavo bevendo il caffè e digerendo il pranzo con l’aiuto di un enorme biscotto con scaglie di cioccolato, quando arrivò una chiamata per un omicidio nella zona di Miami Shores. Io e Angel Nessuna Parentela arrivammo sul posto in furgone.
Il corpo era stato rinvenuto nello scheletro di una casetta sul canale, sventrata in vista di una completa ristrutturazione. I lavori erano stati momentaneamente sospesi perché il proprietario e l’appaltatore si erano fatti causa a vicenda. Due ragazzini che marinavano la scuola erano entrati di nascosto e avevano trovato il cadavere: era disteso su un pesante foglio di plastica posato su un pannello di compensato sostenuto da due cavalletti. Qualcuno aveva preso una sega elettrica e aveva mozzato di netto testa, gambe e braccia. Era stato lasciato tutto com’era, il tronco nel centro e i pezzi tagliati poco più in là.
Nonostante i risolini del Passeggero Oscuro e le cupe amenità che mi sussurrava all’orecchio, lo ricacciai dentro a schiattare di invidia e continuai a lavorare. Sicuramente c’erano parecchie macchie di sangue di cui occuparmi e ancora fresche. Forse avrei passato un’allegra ed efficiente giornata ad analizzarle, se non avessi sentito di sfuggita la conversazione tra un detective e l’agente in uniforme arrivato per primo sul luogo del delitto.
«Il portafogli era proprio accanto al corpo», diceva l’agente Snyder. «Aveva una patente della Virginia intestata a Daniel Chester Burdett.»
Oh, be’, allora , dissi all’allegra vocina che chiacchierava sul sedile posteriore del mio cervello. Questo sicuramente spiega molto, non è vero? Guardai il corpo un’altra volta. Anche se la testa e gli arti erano stati tranciati in modo rapido e selvaggio, l’ordine con cui erano stati sistemati mi sembrò vagamente familiare. Il Passeggero Oscuro me lo confermò con una risatina. Era come se la distanza tra il corpo e le parti fosse stata misurata con precisione: l’intera presentazione sembrava quasi una lezione di anatomia. Le ossa del bacino erano staccate da quelle delle gambe.
«I due ragazzini che l’hanno trovato sono sull’autopattuglia», disse Snyder al detective. Li guardai, chiedendomi come parlargli delle mie scoperte. Naturalmente potevo sbagliarmi, ma…
«Figlio di puttana», sentii borbottare. Mi voltai e vidi Angel Nessuna Parentela accovacciato vicino al corpo. Stava di nuovo raccogliendo un pezzo di carta con le pinzette. Mi avvicinai a guardare.
Con una grafia chiara e sottile, qualcuno aveva scritto RETRO, poi ci aveva tirato una riga sopra. «In che senso retro ?» domandò Angel. «Cosa significa?»
«È uno che sta seduto dietro una scrivania, nelle retrovie, e ordina ai veri soldati quello che devono fare», gli spiegai.
Lui mi guardò. «Com’è che conosci queste merdate?» mi chiese.
«Vedo tanti film», risposi.
Angel tornò a osservare il biglietto. «La grafia sembra la stessa», osservò.
«Come l’altro», borbottai.
«Però l’altro non era un vero omicidio», fece. «Lo so, c’ero anch’io.»
Mi tirai su, sospirai e pensai com’era bello sentirsi nel giusto. «Neanche questo sarebbe dovuto esserlo», dissi. Raggiunsi l’agente Snyder che stava parlando con il detective.
Era un uomo dalla testa a pera di nome Coulter, che sorseggiava Mountain Dew da una bottiglia di plastica e osservava il canale che scorreva in cortile. «Quanto pensi che possa valere un posto del genere?» chiese Snyder. «Su un canale come quello. A neanche due chilometri dalla baia, huh? Chissà quanto. Mezzo milione? Di più?»
«Scusi, detective», mi intromisi. «Credo che abbiamo per le mani una situazione. » Ho sempre sognato di dirlo, ma Coulter rimase indifferente.
«Una situazione ? Per caso guardi CSI o simili?»
«Burdett è un agente federale», risposi. «Deve contattare subito il capitano Matthews e avvisarlo.»
« Devo », ripeté Coulter.
«Questo caso è collegato con un altro in cui ci hanno detto di non intervenire», spiegai. «Sono arrivati da Washington e hanno ordinato al capitano di tirarsi indietro.»
Coulter bevve una sorsata dalla bottiglia. «E lui cosa ha fatto?»
Читать дальше