La porta principale si spalancò e si richiuse e la nonna fece irruzione in cucina. «Ce l’ho fatta! Ho superato l’esame di guida!»
Mia madre si fece il segno della croce e si appoggiò di nuovo lo straccio bagnato sulla fronte.
«Che cos’ha il tuo braccio che è tutto gonfio sotto la manica?» mi domandò la nonna.
«Sono bendata. Oggi mi hanno sparato.»
La nonna spalancò gli occhi. «Accidenti!» Prese una sedia e si unì a noi intorno al tavolo. «Come è successo? Chi ti ha sparato?»
Prima che potessi rispondere squillò il telefono. Era Marge Dembowski che aveva una figlia infermiera all’ospedale e chiamava per riferire che qualcuno mi aveva sparato. Poi telefonò Julia Kruselli per dire che suo figlio Richard, un poliziotto, le aveva appena dato la grande notizia di Homer Ramos.
Me ne andai in salotto e mi addormentai sul divano davanti alla televisione. Quando mi svegliai Morelli era lì, la casa invasa dall’odore di cavolfiori gratinati che cuocevano sulla stufa, e il braccio che mi faceva male. Joe mi aveva portato una giacca nuova, senza il buco del proiettile sulla manica. «È ora di andare a casa» disse facendomi scivolare con disinvoltura il braccio su per la manica.
«Sono già a casa.»
«Intendo dire casa mia.»
Casa di Joe. Sarebbe stato bello. Ci sarebbero stati anche Rex e Bob. E, ancora meglio, ci sarebbe stato Joe.
Mia madre posò un grosso sacchetto sul tavolino del salotto di fronte a noi. «Qui ci sono dei cavolfiori gratinati e una forma di pane fresco, e qualche biscotto.»
Morelli prese il sacchetto. «Li adoro» disse.
Mia madre aveva l’aria compiaciuta.
«Davvero ti piacciono i cavolfiori gratinati?» gli domandai quando fummo in auto.
«A dire la verità, mi piace tutto quello che non devo cucinarmi da solo.»
«Com’è andata con Homer Ramos?»
«Meglio delle nostre più rosee aspettative. Quel tizio è un verme. Ha spifferato tutto su tutti. Alexander Ramos avrebbe dovuto ucciderlo appena nato. E, oltretutto, abbiamo anche preso Habib e Mitchell, abbiamo detto loro che erano accusati di rapimento e ci hanno consegnato Arturo Stolle.»
«Hai avuto un pomeriggio molto impegnativo.»
«Ho avuto un’ottima giornata. A parte il fatto che ti hanno sparato.»
«Chi ha ucciso Macaroni?»
«Homer. Stolle aveva mandato Macaroni da lui per prendersi la Porsche. Immagino che la considerasse come un anticipo sul pagamento del debito. Homer lo ha beccato dentro l’auto e gli ha sparato. Poi si è fatto prendere dal panico ed è corso fuori di casa.»
«Dimenticando di inserire l’allarme?»
Morelli sorrise.
«Già. Homer aveva preso l’abitudine di assaggiare la merce che trasportava per conto di Stolle, ma non ci era abituato. Rimaneva stordito, usciva per mangiare qualcosa e dimenticava di inserire l’allarme. Così Ranger è potuto entrare e Macaroni pure. E sei entrata anche tu. Non credo che Hannibal si fosse reso conto delle dimensioni del problema. Pensava che Homer se ne stesse tranquillo chiuso in casa.»
«Ma Homer è un balordo.»
«Già, Homer è davvero un balordo. Dopo aver ucciso Macaroni, è andato in panico. Drogato e stordito com’era, immagino che abbia creduto di sapersi nascondere meglio di quanto Hannibal potesse fare per lui, perciò è tornato a casa a prendere il suo bottino. Soltanto che non c’era più.»
«E Hannibal ha sguinzagliato i suoi uomini in tutto lo Stato a caccia di Homer.»
«A quel piccolo idiota deve aver fatto piacere sapere che si stavano dannando per trovarlo» disse Joe.
«E il bottino, allora?» domandai. «Qualcuno ha un’idea di dove sia finita la borsa da palestra piena di soldi?» Qualcuno a parte me, intendevo.
«Uno dei grandi misteri della vita» rispose Morelli. «L’opinione più accreditata è che Homer l’abbia nascosta mentre si trovava sotto l’effetto della droga e poi abbia dimenticato dove l’aveva messa.»
«Sembrerebbe logico» dissi. «Scommetto che è proprio così.» Diavolo, perché non lasciare che Dougie e il Luna si godessero il denaro? Se glielo avessero confiscato sarebbe andato a finire nelle casse del governo e Dio solo sa che fine avrebbe fatto.
Morelli parcheggiò davanti a casa sua, in Slater Street, e mi aiutò a scendere. Aprì la porta e Bob mi saltò al petto e mi sorrise.
«È contento di vedermi» dissi a Joe. E il fatto che stessi tenendo in mano un sacchetto pieno di cavolfiori gratinati non era estraneo alla cosa. Ma non mi importava: Bob mi diede un fantastico benvenuto.
Morelli aveva messo la gabbia di Rex sul ripiano della cucina. Tamburellai con le dita su un lato e ci fu un po’ di movimento sotto un cumulo di ghiaia. Rex mise fuori il muso, agitò i baffi e mi guardò sbattendo le palpebre sui suoi occhietti neri come perle.
«Ehi, Rex!» dissi. «Come va?»
I baffi smisero di agitarsi per un nanosecondo, poi Rex si ritirò sotto la lettiera. A chi non lo conoscesse poteva non sembrare, ma per un criceto anche questo era uno straordinario benvenuto.
Morelli aprì un paio di birre e mise due piatti sul tavolo della cucina. Dividemmo i cavolfiori gratinati con Bob e cominciammo a mangiare. Più o meno a metà del secondo boccone mi resi conto che Joe non stava mangiando.
«Non hai fame?» domandai.
Morelli mi sorrise incerto. «Mi sei mancata.»
«Anche tu mi sei mancato.»
«Come sta il braccio?»
«Benissimo.»
Lui mi prese la mano e mi baciò sulla punta delle dita. «Spero che questo vada bene come introduzione, perché mi sento completamente privo di autocontrollo.»
Per me era perfetto. Non mi pareva che in quel momento l’autocontrollo avesse un gran valore.
Lui mi tolse la forchetta di mano. «Hai davvero voglia di quei cavolfiori gratinati?»
«I cavolfiori gratinati non mi piacciono per niente.»
Lui mi fece alzare dalla sedia e mi baciò. Suonarono alla porta ed entrambi facemmo un passo indietro.
«Merda!» disse Morelli. «E adesso chi è? Succede sempre qualcosa! Nonne, assassini e cercapersone che si mettono di mezzo. Non lo sopporto più.»
Si precipitò alla porta e la spalancò. Era nonna Bella. Era una donnina minuta in abiti neri vecchio stile. I capelli bianchi erano legati in una crocchia bassa, il viso senza trucco, le labbra sottili premute strette. La madre di Joe era al suo fianco, più robusta di Bella, non meno spaventosa.
«Ebbene?» disse Bella.
Joe la guardò.
«Ebbene, che cosa?»
«Non ci fai entrare?»
«No.»
Bella si irrigidì. «Se tu non fossi il mio nipote preferito ti farei il malocchio.»
La madre di Joe fece un passo avanti. «Non possiamo rimanere a lungo. Stiamo andando al battesimo del bambino di Marjorie Soleri. Ci siamo fermate solo per portarti qualcosa da mangiare. Lo so che tu non cucini mai.»
Mi avvicinai a Joe e presi la pentola dalle mani di sua madre. «È un piacere rivederla, signora Morelli. Ed è un piacere anche rivedere lei, nonna Bella. Questa pentola ha un profumo delizioso.»
«Che cosa sta succedendo qui?» chiese Bella. «Voi due non state vivendo insieme nel peccato, vero?»
«È quello che sto cercando di fare» disse Joe. «Solo che non ho molta fortuna.»
Bella sobbalzò e diede uno schiaffo a Joe. «Vergognati.»
«Forse dovrei portare la pentola in cucina» dissi, arretrando velocemente. «E forse poi dovrei andarmene. Comunque non sarei rimasta a lungo. Ero solo venuta a salutare.» L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che Bella mi facesse il malocchio.
Joe mi afferrò per il braccio sano. «Tu non vai da nessuna parte.»
Bella mi guardò stringendo gli occhi e io tremai. Sentii che Joe si irrigidiva al mio fianco.
«Stephanie rimarrà qui questa notte» disse. «Lo fa spesso.»
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