Luigi Pirandello - Il giuoco delle parti

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Pausa.

Guido( appressandosi ) Vuoi che ti dica sinceramente perché tu smanii così?

Silia( pronta, recisa ) Perché tu mi stai davanti.

Guido( restando male ) Ah, grazie. Allora, me ne vado?

Silia( subito ) Faresti bene, faresti bene.

Guido( dolente ) Ma perché, Silia?

SiliaPerché non voglio che…

Guido( interrompendo ) No, dico… mi tratti così male?

SiliaNon ti tratto male! Voglio che non ti si veda troppo qua, ecco.

GuidoMa che troppo! Se non vengo quasi mai! Sarà più d’una settimana dall’ultima volta, scusa. Si vede che per te il tempo passa troppo presto.

SiliaPresto? un’eternità!

GuidoE allora dici che, nella tua vita, io, non ci sono.

Silia( infastidita ) Oh Dio, Guido, per carità…

GuidoT’ho aspettata ogni giorno! Non ti fai più vedere…

SiliaMa che vuoi vedere! Non vedi come sono?

GuidoPerché non sai tu stessa quello che vuoi… e invochi, così, senza saper quale, una speranza che t’apra uno spiraglio nell’avvenire.

SiliaGià, perché, secondo te, dovrei andarci con un filo tra le dita, io, verso l’avvenire, a prender le misure: tanto posso volerlo, e di più no: come per i mobili, quando si va in una casa nuova.

GuidoSe ti fa piacere credermi un pedante…

SiliaMa sì, caro! Mi sembra uno sbadiglio tutto quello che mi dici.

GuidoGrazie.

SiliaVorresti farmi capire che ho avuto tutto quello che potevo volere, e che ora smanio così (lo dici tu) perché vorrei l’impossibile, è vero? Non è saggio. Eh, lo so… Ma che vuoi farci? Voglio l’impossibile!

GuidoMa per esempio?

SiliaPer esempio… Ma che ho avuto io, mi sai tu dire che ho avuto, di che dovrei contentarmi?

GuidoMa io non dico neanche contentarti, se non te ne contenti…

SiliaE che dici allora?

GuidoÈ questione di misura, contentarsi. Uno si contenta di tanto,

fa segno col pollice sul mignolo.

un altro ha tutto e non se ne contenta.

SiliaIo ho tutto?

GuidoNo… dico…

SiliaSpiègati!

GuidoMa spiega tu piuttosto, che altro vorresti?

Silia( come se parlasse lui ) Ricca… padrona di me… libera…

A un tratto cangiando e infiammandosi:

Ma non hai ancora capito che questa è stata la sua vendetta?

GuidoPer causa tua! Perché tu non sai approfittarti della libertà che egli t’ha data —

Silia– di lasciarmi amare da te, o da un altro… di starmene qua, o altrove, libera, liberissima… (c.s.) Ma se non sono mai io!

GuidoCome non sei tu?

SiliaIo, libera di disporre di me, come se non ci fosse nessuno!

GuidoE chi c’è?

SiliaLui! Io vedo sempre lui che me l’ha data, questa libertà, come una cosa da nulla, andandosene a vivere per conto suo, e dopo avermi dimostrato tre anni, che non esiste, questa famosa libertà, perché, comunque possa avvalermene, sarò sempre schiava… anche di quella sua seggiola là, guarda! che mi sta davanti come qualche cosa che vuol essere una sua seggiola, e non una cosa per me, fatta perché io ci segga!

GuidoMa questa è una fissazione, scusa!

SiliaIo ho l’incubo di quest’uomo!

GuidoNon lo vedi mai!

SiliaMa c’è! c’è! E l’incubo non mi passerà mai, finché so ch’egli c’è! Ah Dio, morisse!

GuidoScusa, non seguita a venire, sì e no, la sera, per una mezz’oretta soltanto?

SiliaNon viene neanche più! Mentre è nei patti che deve venire, deve venire da me ogni sera, per mezz’ora. Ogni sera!

GuidoE viene difatti. Non sale. Ti fa domandare dalla cameriera se non c’è nulla di nuovo…

SiliaNossignore. Deve salire, deve salire. E deve stare qua, mezz’ora, ogni sera, com’è nei patti.

GuidoScusa… se dici…

SiliaChe cosa? Ti sembra un’altra contraddizione?

GuidoHai detto che per te è un incubo!

SiliaMa io dico che ci sia, che viva, questo è l’incubo per me! Non è mica il suo corpo… Che io lo veda, anzi, è meglio. E apposta lui non si fa più vedere, perché lo sa. Mi si presenta… è lì seduto… come un altro… non più brutto, né più bello d’un altro; gli vedo gli occhi, come li ha… che non mi sono mai piaciuti (Dio! odiosi… acuti come due aghi e vani nello stesso tempo), sento il suono della sua voce che mi dà ai nervi… e posso anche godere del fastidio che gli ho cagionato, d’esser salito per nulla.

GuidoNon credo.

SiliaChe cosa non credi?

GuidoChe sia capace di provar fastidio.

SiliaAh, lo sai dire? Ma è questo! Io rimango per ore e ore schiacciata dal pensiero che un uomo come quello può esistere, quasi fuori della vita e come un incubo sulla vita degli altri. Guarda tutti dall’alto, lui, vestito da cuoco, da cuoco, signori miei! Guarda e capisce tutto, punto per punto, ogni mossa, ogni gesto, facendoti prevedere con lo sguardo l’atto che or ora farai, così che tu, sapendolo, non provi più nessun gusto a farlo. M’ha paralizzata, quest’uomo! Io non ho più in me che un pensiero che farnetica di continuo! come levarmelo davanti; come liberarne, non me soltanto, ma tutti.

GuidoOh va’!

SiliaTi giuro!

Si sente picchiare alla comune.

Scena seconda

Clara, detti.

ClaraPermesso?

SiliaAvanti.

Clara( presentandosi sull’uscio ) Il signore ha sonato dal cortile.

SiliaAh, eccolo!

Clara( seguitando ) Vuol sapere se non c’è nulla di nuovo.

SiliaSì. Digli che salga! Digli che salga!

ClaraSubito.

Esce.

GuidoMa perché, scusa, giusto questa sera che ci sono io?

SiliaAppunto per questo!

GuidoNo!

SiliaSì! Per punirti d’esser venuto! E te lo lascio qua… Io mi ritiro…

S’avvia per l’uscio a destra.

Guido( correndo a trattenerla ) No… per carità. Sei pazza?… Ma che dirà?

SiliaChe vuoi che dica?

GuidoNo… senti… È tardi…

SiliaTanto meglio!

GuidoMa no! no, Silia! Tu vuoi proprio cimentarlo… È una pazzia!

Silia( svincolandosi ) Non voglio vederlo!

GuidoMa nemmeno io, scusa!

SiliaLo riceverai tu.

GuidoAh no, grazie! Non mi faccio trovare nemmeno io, sai!

Silia si ritira per l’uscio a destra, e contemporaneamente Guido scappa nel salotto da pranzo. richiudendo la vetrata.

Scena terza

Leone Gala, poi Guido Venanzi, infine Silia.

Leone(dietro l’uscio a sinistra) Permesso?

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