Emilio Salgari - La regina dei Caraibi
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Il Corsaro Nero con un solo sguardo si era subito reso conto della situazione.
«La mia Folgore darà molto da fare agli assalitori,» disse. «Fra un quarto d’ora ben poche scialuppe rimarranno a galla.»
«Temo però, mio capitano, che vi sia sotto qualche cosa di peggio,» disse Carmaux. «Non mi sembra naturale che quelle poche scialuppe muovano all’abbordaggio d’una nave così formidabilmente armata.»
«Anch’io ho questo sospetto, Carmaux. Vedi nulla al largo?»
«No, mio capitano. Come però vedete, la costa è molto alta e quelle scogliere possono nascondere qualche nave.»
«Tu credi?» chiese il Corsaro, con una certa ansietà.
«Che gli spagnuoli attendano qualche aiuto dalla parte del mare.»
«La mia Folgore presa fra due fuochi!…»
«Il signor Morgan è uomo da tenere testa a due avversari, signore.»
«Va’ a soccorrere i tuoi compagni, Carmaux. A me basta Yara.»
«Credo che abbiano bisogno di me,» disse il filibustiere, caricando precipitosamente il fucile.
Mentre Carmaux correva in soccorso dell’amburghese e del negro, i quali cominciavano a trovarsi a mal partito in causa dei furiosi e replicati attacchi degli spagnuoli, nella piccola baia la battaglia prendeva proporzioni tremende.
Le scialuppe, non ostante le terribili scariche della nave filibustiera, e le gravi perdite che subivano, correvano animosamente all’abbordaggio sostenendosi con un nutrito fuoco di fucileria ed incoraggiandosi con urla assordanti. Già tre scialuppe, sfondate dalle palle della filibustiera, erano andate a picco, pure le altre non si erano arrestate. Si erano disposte in forma di semicerchio per abbordare la nave da diverse parti e facevano forza di remi per giungere sotto i fianchi del legno e mettersi così al riparo dai due cannoni da caccia della coperta che le danneggiavano gravemente con incessanti scariche di mitraglia.
Anche il fortino, che dominava la parte meridionale della piccola baia, non era rimasto inoperoso. Quantunque la sua guarnigione non possedesse che piccoli pezzi di artiglieria, tuonava furiosamente, mandando parecchie palle sul ponte della nave. Non ostante quel doppio attacco, la nave filibustiera pareva se ne ridesse dei suoi avversarii. Sempre ferma sulle sue àncore, avvampava come un vulcano, coprendosi di fumo e di fiamme e facendo coraggiosamente fronte al fortino ed alle scialuppe. I suoi uomini, poi, aiutavano gli artiglieri, tirando con matematica precisione sugli equipaggi delle scialuppe e particolarmente sui rematori. Il Corsaro Nero, appoggiato al davanzale della finestra, seguiva attentamente i diversi episodii della battaglia. Pareva che non provasse più alcun dolore e talvolta si animava, minacciando col pugno ora il fortino ed ora le scialuppe.
«Animo, uomini del mare! – gridava. – Giù una buona scarica su quella scialuppa che sta per abbordarvi! Là, così va bene!… Non sono che nove! Fuoco sul fortino! Smantellate i suoi bastioni e fate saltare le sue artiglierie!… Viva la filibusteria!»
«Mio signore, non animatevi così, – gli diceva Yara, tentando, ma invano, di farlo sedere. – Pensate che siete ferito.
Incoraggiava i suoi valorosi marinai, additava loro i pericoli ed ammoniva ora gli uni ed ora gli altri come si trovasse anche lui sul ponte della nave e come se potessero udire la sua voce. Si era perfino dimenticato di Carmaux, di Wan Stiller e del negro che battagliavano ferocemente contro gli spagnuoli del corridoio.
Ad un tratto un grido terribile gli sfuggì.
«Maledizione!»
Tre scialuppe, non ostante le tremende scariche dei filibustieri, erano giunte sotto la nave, mettendosi al riparo dalle artiglierie, mentre dietro la lunga penisola che si estendeva dinanzi alla baia erano improvvisamente comparse le altissime alberature di due navi.
«Signore!» gridò Yara che aveva pure scorto quei legni. «La vostra Folgore sta per venire presa fra due fuochi!»
Il Corsaro stava per rispondere, quando si videro irrompere nella stanza Carmaux, Moko e l’amburghese. Erano ansanti, trafelati e lordi di polvere da sparo. L’ultimo aveva anche il volto insanguinato, aveva ricevuto una puntata in mezzo alla fronte.
«Capitano!» gridò Carmaux, mentre Moko ritirava precipitosamente la scala e l’amburghese lasciava cadere la botola. «La barricata non tiene più!…»
«Sono già entrati gli spagnuoli?» chiese il Corsaro.
«Fra qualche minuto saranno sotto di noi.
«Morte dell’inferno! E la Folgore sta per venire presa fra due fuochi!
«Cosa dite, signore?» chiese l’amburghese, con spavento.
«Guardate!»
I due filibustieri e Moko s’erano precipitati verso la finestra.
Le due navi, poco prima segnalate dal Corsaro, erano comparse dinanzi alla baia chiudendo completamente il passo alla Folgore.
Non erano due semplici velieri, bensì due navi d’alto bordo, poderosamente armate e montate da numerosissimi equipaggi, due vere navi di combattimento insomma, capaci di misurarsi vantaggiosamente contro una piccola squadra.
I filibustieri della Folgore, guidati da Morgan, non si erano però perduti d’animo, nè si erano lasciati sorprendere. Con una celerità prodigiosa avevano issate le àncore e spiegato il trinchetto, la maestra e la gabbia nonchè alcuni fiocchi, mettendosi subito al vento.
Il Corsaro Nero ed i suoi compagni avevano dapprima creduto che Morgan avesse presa l’eroica risoluzione di scagliare la Folgore contro le due navi prima che si disponessero pel combattimento e tentare, con un attacco fulmineo, di guadagnare l’alto mare per sottrarsi all’impari lotta, ma s’erano subito accorti che tale non era l’intenzione dell’astuto luogotenente.
La Folgore, approfittando d’un colpo di vento, si era dapprima sottratta abilmente all’abbordaggio delle prime scialuppe che l’avevano di già raggiunta, poi con una bordata erasi spinta entro il piccolo porto, riparandosi dietro un isolotto che s’inalzava fra la costa e la penisola, formando una specie di diga.
«Ah! Bravo Morgan!» esclamò il signor di Ventimiglia, che aveva ormai capita l’ardita manovra della Folgore. «Egli salva la mia nave!»
«I due vascelli andranno però a scovarlo anche dietro l’isolotto,» disse Carmaux.
«T’inganni, amico,» rispose il signor di Ventimiglia. «Non vi è acqua sufficiente per navi di quella portata.»
«Più tardi impediranno l’uscita a noi, signore.»
«Questo lo si vedrà, Carmaux.»
Poi si chinò verso terra e parve che ascoltasse con profonda attenzione.
«Mi pare che gli spagnuoli abbiano già sfondata la barricata e che siano entrati.
«Bisogna impedire loro di entrare qui prima d’aver fatto il segnale,» disse il Corsaro. «È già mezzogiorno.»
«Per otto o nove ore possiamo tenerli lontani, – rispose Carmaux. – Animo, amici! Barrichiamo la botola e apriamo qualche buco per passare le canne dei nostri archibugi.
Mentre Carmaux ed i suoi compagni facevano i loro preparativi di difesa, le due navi d’alto bordo avevano gettato le àncore proprio dinanzi alla baia, tenendosi ad una distanza di duecento metri l’una dall’altra e presentando i tribordi verso la costa, onde scaricare delle intere bordate contro la Folgore, nel caso che questa avesse cercato di forzare il blocco.
Morgan però non aveva alcuna intenzione di dare battaglia a quei grossi avversari. Quantunque avesse sotto di sè un equipaggio incanutito fra il fumo delle artiglierie e deciso a tutto, non si sentiva tanto forte da gettarsi sotto ai quaranta e più cannoni delle fregate, tanto più che il capitano era ancora a terra.
Respinte, con alcune scariche bene aggiustate, le scialuppe che avevano tentato di abbordare la Folgore e ridotto al silenzio i pochi cannoni del fortino, aveva fatto calare le àncore dietro all’isolotto, tenendo però le vele basse sciolte, onde poter approfittare di qualsiasi avvenimento per forzare il passaggio o per assalire l’una o l’altra delle due fregate, se si fosse presentata l’occasione propizia.
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