Cesare Balbo - Novelle
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Ora che che dicessero e pensassero costoro, i due giovani, perchè giovane era pure il compagno, dicevano in salendo molte cose distesamente riferite in certa cronaca da me veduta, ma che io sforzerommi ridurre in brevi parole. Diceva egli dopo un silenzio di forse un buon quarto d'ora: «Bel piacere veramente quella calca che ci ha affogati; e quel chiasso che ci ha assordati; e quei visacci stranieri impertinenti, che Dio perdoni al signore Duca d'essere alleato di tal gente sicuramente eretici o pagani od anche peggio. Avete voi veduto che al sonar di mezzo giorno nemmeno uno non s'è alzato, nè ha fatto il segno della croce? Maledetti!» «Non ci avea badato,» rispose Alda. «Ma tu hai ragione, Giacometto; questi sono visacci e figure come non se ne sono mai più veduti al mondo; e come forse non si vedranno mai più, subito che il signor Duca non ne abbia più bisogno; e li abbia mandati via. Epperciò appunto è, che io avea tanta voglia di vederli una volta. Senti, Giacometto; quando fossimo marito e moglie, e avessimo figliuoli, e figliuoli poi, udendo da tutti narrare di questi Francesi, ci domandassero: gli avete voi veduti? com'eran fatti questi Francesi? e noi non avessimo che rispondere?» «Pah!» riprese Giacometto allungando e rinforzando il suono, che ne fece rimbombar le rupi, e prendendo poi tanto più animo egli a sgridare che vedeva lei ridotta a scusarsi; «che previdenza lunga! che pensiero di buona mammina! prima del matrimonio pensare alle storie che s'avranno a contar a' figliuoli che hanno ancora da nascere e crescere… Ma ringraziate il cielo, Alda, di non aver bell'e ora qualche storia a narrare a spese vostre, di qualcheduno di questi demonii che vi saltasse addosso a portarvi via, come parevano tutti essere lì lì per fare. E sì che io li stava adocchiando; e con l'aiuto del nostro santo Arcangelo san Michele, un po' più che avessero accennato, soldati, o demonii, o Francesi che sieno, io ne facevo pentire almeno un paio alla prima con questo mio bastone, che mai più non mi possa servire contro orso nè lupo, se io, per San Michele Arcangelo…» «Giacometto, Giacometto» diceva Alda raddolcendo la voce, «per carità non giurare, e principalmente non pel nostro santo Arcangelo, che non si adiri contro voi e contro me, e ci voglia aiutare in ogni nostra bisogna. Ed io vi confesserò, se volete, che ancor io quando mi sono trovata là in mezzo a quella calca, ancor io me ne sono sbigottita; che non avrei voluto esservi venuta mai più. E, a dirvi il vero, anche prima nello scendere, appunto quando giungevamo qui presso, già me n'era ripentita. Ma voi con quel vostro eterno contraddire e lagnarvi, me n'avevate fatto prender l'impegno; che se non era… or bene, è finita, non se ne parli più.» «È finita? Non se ne parli più? No, che non è finita; e sì che ne voglio parlare; e che non mi piace quel fare le cose a modo suo, sempre voler girare il mondo, or qua or là, e poi dire, è finita, non se ne parli più.» «Girar il mondo? vi par egli, Giacometto? incominciate voi a dirmi ingiurie? Povera me! Meschina me! Girar il mondo, perchè una volta sono andata al mercato a Giaveno, ed una volta ad Avigliana, e sempre con voi, Giacometto; e voi mi dite che voglio girar il mondo, e mi trattate come una cattiva donna. Povera me! che sarà di me?» E qui la fanciulla si diede a piagnere e singhiozzare, e Giacometto a intenerirsi; ma non essendo tanto ben educato da domandarla con delicata tenerezza: «Alda, tu piangi!» le disse più alla grossa: «Alda, tu sai ch'io non voglio che tu pianga. A che serve? quello che è fatto è fatto; e poichè il cielo ce ne ha salvati, ringraziamolo pure, e pensiamo a non rimetterci a' medesimi pericoli. Vedi, Alda;» e in ciò le prese la mano, e finchè durò largo il sentiero, camminarono così lato a lato, e mano in mano. «Vedi, Alda; se io ti sgrido, e mi sdegno per questo tuo capriccio di girar il mondo; voglio dire d'andare così una volta a Giaveno, una volta ad Avigliana, ed ora a Sant'Ambrogio, gli è perchè penso anch'io all'avvenire; e se abbiamo veramente a sposarci a questa Pentecoste, ed io poi andar su a' pascoli alla montagna, e lasciarti sola a casa ogni anno tutta la state; vedi, Alda, che pena sarebbe pensare io solo di là su: chi sa s'ora Alda non è a casa, ma a girar il… voglio dire, chi sa a Giaveno, chi sa ad Avigliana, e chi sa in mezzo a que' maledetti Francesi con que' loro occhi spiritati! nè io allora sarò lì ad impedire ciò che potrebbe succedere, nè a saperlo nemmeno. O Alda, Alda, io vorrei che tu amassi il paese come lo amo io, che non vo mai volentieri più in là di cento braccia dal bel campanile del monistero, e della casa di tuo padre.» E qui dice la storia che anche a Giacometto scesero alcune più poche, ma più grosse lacrime sulle guance. Ma essendo questo non dubbio segno del loro vicinissimo rappacificarsi, noi non seguiremo più oltre la cronaca, nè essi: che insieme arrivarono, e poi si lasciarono alla casa de' genitori di Alda. I quali, servi o contadini che si dicano della badia, erano di quei pochissimi che abitavano lì vicino; non essendone mestieri più a coltivare quelle poche e povere terre alpestri là su; troppo diverse dalle molte e ricche, possedute da' monaci per munificenza de' principi, ne' piani di Piemonte e Lombardia. Là intorno poi quanto era di terre, case ed uomini, tutto era della badia; e così anche Giacometto, orfano e solo, adoprato nell'interno del monistero alla cura degli armenti. I quali riducendosi all'inverno nelle stalle, alla primavera pascevano i prati all'intorno; ed alla state eran poi condotti a quegli altissimi piani, o somme valli che si trovano in quasi tutte le alpi, ed Alpi sono dette per antonomasia da' paesani. Nè vi ha terra, casa od abitato colà; ma ad ogni pascolo una bassa capanniccia, che mentre l'armento consuma l'erbe, serve al pastore a raccoglier sè talvolta e il latte e il vasellame da fare il cacio. Nè, durante que' pochi mesi, finchè è finito il pascolo o la stagione, il solitario Alpigiano scende mai da quella sua terrazza, dov'è quasi un San Simone Stilita sospeso tra cielo e terra; nè vede viso d'uomo più di tre o quattro volte, che la donna o i parenti vengono a rinfrescar sue provvissioni, e riportar giù i caci fatti. All'autunno, prima delle prime nevi, ei s'affretta a discendere. Che se i ghiacci ingombrassero i passi già per sè pericolosi, e frequenti di rozze croci, segni di non radi accidenti succeduti nell'istessa state; vi avrebbero a perire inevitabilmente gli armenti, e mal potrebbe salvarsi, quantunque destro e di sicuro piede oltre ogni credere, l'istesso Alpigiano.
Due o tre giorni passarono dopo quella, non so s'io dica con Alda innocente gita, o con Giacometto dannevole scorreria per il mondo, senza che in quel mondo della Badia succedesse cosa degna di memoria, o che turbasse la pace solita del monistero, o quella anche più solita de' poveri abituri. Ma una sera, come cadeva il sole chiarissimo dietro il Monginevra e il giogo dell'Altaretta, s'udì un certo tocco di campana, che era la chiamata a concistoro delle principali dignità del cenobio. E perchè non era il giorno nè l'ora solita a ciò, meravigliandosene i villanelli, incominciarono a sbucar fuori ognuno dalle loro casucce, ed a mirar prima al campanile, e poi chi qua, chi là in aria e in terra; come se mirando, avessero a scoprire che cosa fosse quella che avea data occasione alla straordinaria chiamata. E sì che delle cento volte, novantanove avrebbero potuto mirare da mattina a sera, senza per ciò indovinare, nè dai moti della campana nè da nessun altro segno visibile, quale o quanto fosse il soggetto delle importanti deliberazioni di quel consesso. Ma questa volta fu l'una delle cento che potè essere satisfatta lor curiosità. Perchè tutti quelli che mirarono in aria non iscoprirono nulla, nulla quelli che mirarono in terra verso a ponente, nulla a settentrione, nulla a levante; ma coloro che a caso rivolser gli occhi a mezzogiorno verso il pendio più lene da quella parte, e la via più larga che dalla Sacra scende a Giaveno, questi, dico, credettero prima vedere, e poi certo videro e chiaramente distinsero venir su per la via una fila, che chi diceva di dugento, chi di cinquecento ed anche più, ma in vero erano da sessanta cavalli francesi, con innanzi il trombettiere che di tempo in tempo s'udiva far risonare le valli, ed alla testa il capitano, le armi di cui più brillanti si vedevano luccicare a' raggi orizzontali del sol cadente, e in ultimo la bandiera vivamente sventolata dall'aria notturna che sorgeva. «Che sarà? Che vengono egli a fare? Che succederà?» Siffatte questioni generali, e sminuzzate in cento altre parziali ed incidenti, colle loro rispettive risposte, agitavansi a un tempo dentro e fuori il sacro recinto senza conclusione; finchè a un tratto ed or vicinissima s'udì la tromba intonare come un ingresso trionfale, e si vide la schiera alla sfilata passar tra le casucce, e seguita da tutti i loro abitanti, arrivare alla porta grande del monistero. La quale aprendosi, compariva addentro un'altra schiera più numerosa, che trattandosi di resistenza avrebbe potuto farne una gloriosissima; se non che era schiera di pace, e tutt'altro che militarmente, addobbata a processione; tanti monaci, due a due, co' visi bassi, le mani dentro alle larghe maniche, e l'abate innanzi a tutti in rocchetto, il volto tra umile e maestoso, una barba lunga e bianca più del bianchissimo abito, ed accanto un fraticello che gli portava l'acqua benedetta. Veduti i quali dal capitano, che giovane e di gentil apparenza era subitamente sceso da cavallo, e rispettosamente inchinato, prese dell'acqua benedetta, e in lingua francese molto ben intesa dall'abate, dissegli poi: come essendo giù nella valle gran carestia di fieni e d'altre vettovaglie, ed anche essendosi udito di certe mosse de' nemici del Re di Francia e del Duca per le parti di que' monti, i capitani superiori suoi aveano pensato mandar alcune truppe a stanziare al monistero per difenderlo; ed egli per divozione al santo Arcangelo, e per aver cura che la sua gente non facesse cosa men grata ai reverendi monaci o al reverendissimo padre abate, avea voluto egli stesso condur la schiera, e dimorar con essa finchè fosse d'uopo. L'abate rispondeva nella medesima lingua: che quantunque piacevole fosse a lui personalmente l'aver ad esercitar l'ospitalità verso un gentil cavaliero, e compiacere al signor Duca, o al Re di Francia; tuttavia come abate di quel santo privilegiato monistero, era dover suo principalissimo serbarne illese le immunità, nè concedere che, lui vivente, contro l'esempio degli antecessori, a danno di tutti i successori s'infrangessero quelle. Così dicendo faceva un cenno, ed avanzavansi due monaci, probabilemente l'archivista e il segretario, con una dozzina di rotoli di pergamena, i gran suggelli pendenti; e mentre l'uno teneva il fascio, l'altro incominciava a srotolare, e leggeva dal Noi per la Dio grazia re o imperadore, fino alla firma, senza perdonarne parola. Finito il primo diploma, afferrava il secondo, e s'apparechiava a darne, non meno che de' dieci altri, distesa lettura. Ma il giovane francese, seccato di quelle lungaggini, soverchiatore come ogni conquistatore, e in particolare come quell'altro Francese o Gallo, forse antenato suo, che mentre si stava pesando o disputando l'oro a lui pattuito, buttò la spada di soprappiù al contrappeso su la bilancia; il giovane, dico, ch'avea altrettanta furia, ma pur un po' più di cortesia, avanzata la mano, impedì dolcemente che si srotolasse la seconda pergamena, diè per conceduto e riconobbe qualunque privilegio avesse o potesse avere il monistero, e ne allegò egli all'incontro uno solo; il privilegio della guerra, e della necessità che dovea scusare chi gli avea dato quel comando. Perchè, quanto a lui non gli abbisognava nemmeno quella scusa, bastandogli l'ordine ricevuto, che ei doveva e farebbe eseguire. Molte altre parole passarono poi in questo negoziato. Il quale, come tutti quelli dove sta da una parte tutto il diritto e dall'altra tutta la forza, incominciò con proposizioni differentissime, anzi contrarie; ma la parte giusta già sapendo di dover cedere, ogni suo sforzo suol essere di cedere il meno possibile, onde quando si crede a tal punto, ella s'affretta a conchiudere per paura di riperdere quello che ha pur salvato. E in somma tra il vecchio padre e il giovane capitano e' si conchiuse: che non potendo quegli acconsentire a niuna diminuzione di privilegi, ma non avendo forze da difenderli, nè concedeva nè impediva che i soldati si alloggiassero fuor delle mura del monistero, come potessero. Ma fu poi tacitamente, e quasi articolo segreto, stipulato che al mattino appresso ne ripartirebbero la metà, e il capitano, non come capitano, ma come ospite e divoto del Santo, con quattro o cinque de' suoi, fin da quella notte albergherebbe entro il sacro recinto. Fatto l'accordo, i frati a un cenno dell'abate, i soldati al comando del capitano, fecero ognuno dalla lor parte un dietro fronte , spargendosi quelli nelle lor celle, questi nelle casupole de' contadini: mentre i due alti contrattanti se ne furono insieme amichevolmente a più lauta cena nelle camere dell'abate; e fu poi il capitano condotto alle sue, nella ben apparecchiata foresteria.
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