Cesare Lombroso - La delinquenza nella Rivoluzione francese
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Cesare Lombroso
La delinquenza nella Rivoluzione francese / La vita italiana durante la Rivoluzione francese e l'Impero
I.
Rivoluzione e Misoneismo
Quella che si suole chiamare Rivoluzione dell'89, non fu che una grande rivolta e un grande delitto politico che servì ad aumentare una triste serie di comuni delitti; per cui chi vuol trattare dei suoi elementi criminosi dovrebbe rifarne tutta la storia; il che nè è mio cómpito, nè sarebbe possibile in poche pagine.
Lasciando dunque agli storici l'esposizione dei tristi fatti, quella che sarebbe detta in lingua giuridica la requisitoria penale, facciamone noi che siamo solo poveri alienisti la diagnosi e la psicologia patologica.
Ho detto che quella fu una rivolta ed un delitto politico, e mi occorre prima di ogni altra cosa darvene la ragione, e perciò partire dall'esporvi in che consista, ai miei occhi, dopo gli studi non brevi che feci in proposito, il delitto politico. 1 1 Lombroso e Laschi. Il delitto politico e la rivoluzione. Torino, Bocca, 1890
Il delitto politico ha la sua base nel ribrezzo naturale nell'uomo per ogni novazione, sia essa politica, religiosa o artistica, talmentechè, ogni progresso diventa un fatto antisociale, quindi un delitto, quando urta troppo profondamente gli istinti conservatori delle masse.
Questi istinti sono tanto più tenaci e più radicati, quanto meno la razza è progredita.
Misoneismo. – Un fanciullo a cui si affaccia la prima volta un oggetto nuovo, dà in ismanie e tenta fuggire, e ciò solo per paura del nuovo: perciò voi lo vedete farsi perfino feroce se lo cambiate di stanza, ed impaurirsi ad ogni mobile nuovo; se ne osservarono di quelli che volevano vedere sempre la stessa pittura e riudire la solita novella con gli stessi termini. Guai a mutarli!
Varigny racconta come un fanciulletto di due anni, cui egli era carissimo, s'allontanò da lui con orrore quando dovè per un reuma infagottarsi una gamba nell'ovatta; il bimbo lo guardava sospettoso e poi gettava urli frenetici; ed anche dopo che egli guarì cercava evitarlo e gridava se gli si avvicinava un po' troppo; solo passati parecchi mesi, in presenza di un terzo, acconsentì ad ascoltarlo, ed a dargli la mano. Era evidentemente l'effetto del ribrezzo pel nuovo.
Quest'odio per il nuovo, che si osserva nei fanciulli, si nota a maggior ragione nei popoli selvaggi, la cui debolezza psichica fa sì che una volta assimilate alcune sensazioni, impediscano l'assimilazione di altre, massime se la differenza sia viva, e non vi sia un passaggio, una sfumatura che le colleghi; così nelle lingue primitive elefante è bue con i denti ; nella chinese i cavalli sono cani grandi ; nel sanscritto per esprimere stalla di cavalli si dice stalla di buoi di cavalli ; e per un paio di cavalli un paio di buoi di cavalli .
Mancando i punti di passaggio, la percezione si associa a tale fatica da produrre un vero dolore, che alle volte si traduce in orrore. Succede allora nell'uomo normale quanto riscontrai in una mia alienata, che non poteva recarsi, nemmeno accompagnata, in una regione dove non fosse stata prima, perchè l'orrore e la confusione che la prendevano allora erano tali da indurla al suicidio.
Le menti deboli, o indebolite, o primitive, si mostrano dunque maggiormente esposte alla repulsione contro il nuovo: ben inteso che delle piccole innovazioni, come sarebbero la moda per la donna, il mutamento del tatuaggio da elittico in circolare per il selvaggio, i balocchi per il bambino, non solo non hanno orrore, ma anzi vivissimo desiderio, perchè vellicano, senza irritarli o addolorarli, i centri nervosi che hanno pur bisogno di qualche mutamento.
Ma quando l'innovazione sia troppo radicale allora non è solo il selvaggio ed il bimbo che ne sentano orrore; la gran maggioranza degli uomini, per i quali il misoneismo è legge di natura, ne prova ribrezzo, e ciò per il dolore che produce il dover far subire al proprio cervello dei passaggi più rapidi che non siano alla sua portata; essendo naturali nell'uomo volgare, come in tutti gli animali, l'inerzia e la ripetizione dei moti già eseguiti, proprii od atavistici. Ed a questo proposito scrive egregiamente il Max Nordau:
“Sono dispostissimo a credere che le tribù dei selvaggi spariscano di fronte alla civiltà irrompente, solo perchè il cambiamento immenso di tutte le condizioni le costringe a ricevere troppi concetti nuovi ed impone alla loro mente troppo nuove funzioni.„ – Questa, che parve una esagerazione, fu meglio spiegata ed illustrata dal Beard, il quale notò che, fino a che non sono a contatto della civiltà, i selvaggi hanno una resistenza straordinaria ai veleni, ai traumi, alla sifilide, all'alcool stesso e quindi vanno soggetti ad una minore mortalità.
Misoneismo nella religione. – Altrettanto dicasi della religione, delle lettere, delle arti: dove vediamo trionfare il misoneismo. Per molto tempo nell'Oceania, nell'India e fra noi, per quanto vi si opponessero i sentimenti di pietà, l'abbondante alimentazione e leggi severissime, si mantennero il cannibalismo, l'assassinio sacro e la carneficina dei prigionieri, di cui un triste avanzo, Spencer lo dimostra, è la circoncisione ebrea, che, notisi, dovrebbe, ritualmente, essere eseguita con quei coltelli di pietra che contrassegnano l'epoca preistorica, – l'epoca della pietra.
Anche in piena rivoluzione permase il feticcio; alla morte di Marat, Brochet fece stampare migliaia di copie di una giaculatoria che portava il ritornello: Cuor di Marat, proteggici.
Nella valle di Ceresole si usa da quegli abitanti appendere agli alberi certi sacchetti coi prodotti del suolo, il che è un avanzo dell'antico culto dei numi delle foreste.
Alla loro volta certe virtù attribuite ai santi riproducono quelle dei feticci e degli Dei pagani: contro la sterilità si invoca Sant'Andrea di Betsaida, contro l'epilessia San Giovanni, contro il mal di capo San Dionigi, Santa Lucia contro il male degli occhi, ecc.
In Russia i vecchi dèi degli Slavi sono adorati sotto nomi diversi dal Mugik (contadino); Vodianj è l'antico Dio delle acque, Domovoï il genio della casa, San Blasi è l'antico nume pagano Vlas, o Volos Dio degli armenti; in molti siti si usa far benedire il campo dal prete per esorcizzarlo dal mago; per molti Dio è un gran mago. Il Giove slavo Peroum, il Dio della folgore, risalì sugli altari sotto la figura di Sant'Elia.
In Francia, nella provincia di Saône e Loire, si trovano tuttora traccie dei Druidi nei cosidetti Bianchi, con regole religiose che ricordano l'antichissimo rito.
E che dire della superstizione del venerdì, così universale e che risale ai tempi prima del Cristianesimo? A Parigi, dove gli omnibus trasportano in media 317.000 uomini al giorno, al venerdì si nota una differenza in meno di circa 27.000 persone.
La conservazione fedele di religioni antichissime è anche essa una prova del misoneismo: si vide per esempio il Bramanismo, quasi preistorico, combattuto senza frutto da Mongoli, Persiani, Tartari, Mussulmani ed Europei; ed anche quando sorse a riformatore Budda, questi non ebbe mai per sè le masse, a cui pro si agitava; tanto che, per diffondersi, la sua religione dovette emigrare dall'India in Cina, al Tibet, a Ceylan, benchè non fosse in fondo che un Bramanismo depurato. Altrettanto avvenne dell'Ebraismo: il Cristianesimo nacque in Giudea da Ebrei, ma non ne trascinò la maggioranza che si disperse per tutto il mondo, serbandosi sempre immutabile nelle sue antiche superstizioni.
Misoneismo nella scienza. – Nel campo scientifico la storia di tutte le persecuzioni contro i geni inventori o riformatori basterebbe a provare l'influenza terribile del misoneismo, tanto più intollerante e fanatico quanto più ignorante; e basti citare i nomi di Colombo, di Galileo, di Salomone di Caus, primo inventore del vapore, mandato a Bicêtre da Richelieu.
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