Leopoldo Armaroli - La rivoluzione di Milano dell'Aprile 1814

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Leopoldo Armaroli, Carlo Verri

La rivoluzione di Milano dell'Aprile 1814

La rivoluzione milanese dell'aprile 1814 e la caduta del Regno italico, che ne fu conseguenza immediata, ebbero già parecchi storici o raccontatori; quali, per citare solamente i piú diffusi, il Fabi 1 1 Milano e il Ministro Prina, narrazione storica del Regno d'Italia (aprile 1814) tratta da documenti editi ed inediti per Massimo Fabi, Novara, A. Pedroli, 1860; 8º, p. 248. È libro notabile perché vi sono raccolti molti documenti pubblici concernenti quei fatti; ma il Cantù, Cronistoria dell'Indip. ital. , vol. 1, p. 869 attesta: «questo è lavoro del consigliere Carlo Castiglia, che lo esibí a me e ad altri, prima di venderlo al Fabi, che lo stampò per suo». , il De Castro 2 2 La caduta del Regno italico, narrazione desunta da testimonianze contemporanee e da documenti inediti o poco noti per cura di Giovanni De Castro, Milano, Treves, 1882; 16º, p. 366. È ricco, come tutti i libri del De Castro sull'età napoleonica, di notizie e giudizi tratti da scritture contemporanee, e ha uno spiccato carattere aneddotico che ne rende piacevole la lettura né poco conferisce all'intelligenza dei tempi e degli uomini. , l'Helfert 3 3 Barone von Helfert, La caduta della dominazione francese nell'Alta Italia e la congiura militare bresciano-milanese nel 1814, traduzione consentita dall'autore di L. G. Cusani Confalonieri, con un'appendice di documenti , Bologna, N. Zanichelli, 1894; 16º, pag. 282. È importante specialmente perché l'autore attinse notizie da documenti riservati degli archivi di Vienna, ma, come altri libri dell'Helfert su cose italiane, tende a giustificare la politica austriaca, e però trascura fatti, censura persone, pronuncia giudizi dimostrando molta parzialità. La pubblicazione dell'originale tedesco è del 1880. : ma sono avvenimenti tuttora avvolti in qualche oscurità, dei quali non si è colta ancora compiutamente la ragione storica, forse perché sin dal primo momento troppi furono gli interessati a nascondere il vero di quei rivolgimenti, o almeno a rappresentarli ciascuno in modo che ne restassero giustificate le proprie tendenze e la propria condotta. La serie delle scritture che rispecchiano direttamente i sentimenti e gli atti di coloro che furono spettatori o partecipi ai fatti del 1814 è lunghissima, e tutte andrebbero minutamente esaminate e raffrontate, chi volesse sceverare in ciascuna la particella di vero, che pur vi sarà, e di tutte le particelle comporre la storia genuina e sincera di quei moti. E dagli articoli, dalle notizie e dai documenti che a cominciare dall'aprile 1814 si vennero pubblicando quotidianamente sul milanese Giornale Italiano – l'officioso napoleonico, tramutatosi improvvisamente a officioso austriaco – la serie si produce lungamente sino a quelli Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni , che, dettati certamente dalla principessa Cristina Belgioioso Trivulzio, furono pubblicati in Parigi solamente nel 1846 4 4 Il testo francese fu pubblicato in Parigi, Laisné, 1846, e la traduzione italiana, ivi 1847. È un libro ormai rarissimo, perché le copie venute in Italia furono quasi tutte confiscate dalla polizia austriaca, e però ci proponiamo di ristamparlo quando che sia in questa nostra Biblioteca storica del Risorgimento italiano . Intanto sovr'esso si vedano Cusani, St. di Milano , VII 84, De Castro, op. cit., p. 10, Helfert, op. cit., pag. 24. , ma erano eco non ancor fioca dei sentimenti e dei contrasti in mezzo ai quali il Regno italico di Napoleone I era caduto, lasciando, retaggio prezioso, agl'Italiani la coscienza della nazionalità, lo spirito delle armi proprie, il desiderio delle istituzioni civili e la tradizione di un illuminato liberalismo.

A rappresentare con sufficiente fedeltà lo svolgersi di quei memorabili avvenimenti mi è parso opportuno eleggere di mezzo alle scritture di cotesta serie copiosa le relazioni composte, quando erano recenti i fatti, da due uomini di spirito temperato ed equanime, entrambi per l'ufficio loro di senatori presenti e partecipi alle deliberazioni che furono motivo o pretesto alla rovina del Regno. L'una delle quali relazioni, col titolo di Memoria storica sulla rivoluzione di Milano seguita il giorno 20 aprile 1814 , fu distesa solamente qualche mese dopo gli avvenimenti e indi a poco divulgata per le stampe con la data del novembre 1814 5 5 Il titolo del libretto, stampato in carta grossolana e della dimensione di cm. 21×12, è riprodotto a fac-simile nella p. 1 del presente volume. La data di Parigi è probabilmente fittizia, poiché la carta, i caratteri ed altre particolarità materiali del libro lo mostrerebbero uscito dalla stamperia del Veladini di Lugano (cfr. De Castro, op. cit., p. 39; Catalogo del Museo del Risorgimento nazionale di Milano , II, 236): tuttavia a provenienza parigina sembra accennare l'autore stesso nella sua lettera al Cassi, che sarà riferita or ora. . Duplice, come appar chiaro dalla semplice lettura, era stato l'intendimento di chi scrisse questa relazione: difendere la condotta del Senato contro le postume accuse del partito indipendentista lombardo e rivelare la parte sinistra che i detrattori del Senato avevano avuto nei tumulti dell'aprile, nello strazio del Prina, nella caduta del Regno. Al primo di questi fini non era parso che corrispondesse abbastanza la Lettera sulla seduta del Senato del Regno d'Italia tenuta a Milano il 17 aprile 1814 , la quale era venuta alla luce in Parma, sin dalla fine del maggio 6 6 Parma, stamperia Carmignani, 1814, 16º, p. 12. : se n'era saputo subito autore uno dei senatori, «uomo illustre per probità, per carattere, per dottrina», e si disse che non aveva taciuto «la verità anche parlando di sé medesimo», 7 7 Fabi, op. cit., p. 223. ma il nome di lui, se pur corse sulle bocche dei contemporanei, non fu segnato sulle carte, né oggi sarebbe agevole a riconoscere se non per indizi che potrebbero esser fallaci 8 8 A questa Lettera di stampa parmense accenna il Foscolo, Opere V, 221: «… benché vi fosse da ridire, tuttavia si è lasciato correre, perché era dettato a difesa con modestia d'uomo dabbene: tace il vero, che forse era occulto a quello scrittore; non però dice il falso». Non crederei di errare sospettando autore di questa relazione uno dei senatori Vincenzo Dandolo o Federico Cavriani, i soli, tra quelli che vi son nominati, cui possano applicarsi e la qualifica d' uomo dabbene , secondo il giudizio del Foscolo, e le lodi raccolte dal Fabi: per il Cavriani starebbe anche il fatto che a lui fu erroneamente attribuita la Memoria storica dell'Armaroli (cfr. G. Melzi Dizion. di opere anon. e pseudon. , vol II, p. 470). . Ad ogni modo la relazione o «commentariuccio», come la designò il Foscolo, fu come il punto di partenza alla piú diffusa «Memoria storica» del novembre, alla quale anzi la narrazione parmense sulla seduta senatoria del 17 aprile 1814 fu accodata come primo e principal documento 9 9 Vedasi in questo volume pp. 43 -49. .

Appena la Memoria storica fu pubblicata, la polizia si diè un gran da fare per impedirne la diffusione, sino a ordinare la chiusura d'una libreria ove si era venduta, e molto si affaccendarono gli interessati, o i colpiti che dir si vogliano, a ribattere come meglio potevano le gravi accuse, alle quali aggiungeva valore la pacatezza del racconto e la temperanza dei giudizi e della forma. Il generale Domenico Pino, che per la parte avuta nelle giornate dell'aprile era già stato bersaglio a ben altre contumelie e alla meglio se n'era schermito 10 10 Alludo specialmente al libello, tribuito a Stefano Méjan, Le Roi Pino à la bataille des parapluies , stampato in Germania nel maggio 1814, e all'altro intitolato: Le Lamentazioni, ossieno le quattro Notti del general Pino . Italia 1815 (forse stampato a Milano): il Pino rispose con gli Schiarimenti sopra alcuni articoli esistenti nel libello intitolato, «Le quattro Notti del generale Pino,» anche questi del 1815.

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