Leopoldo Armaroli - La rivoluzione di Milano dell'Aprile 1814
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- Название:La rivoluzione di Milano dell'Aprile 1814
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- Издательство:Иностранный паблик
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- ISBN:http://www.gutenberg.org/ebooks/36212
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11 11 È un opuscolo in 8º, di p. 16. – Da vedere in proposito ciò che scrisse, a cose quiete, A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana cenni storico-statistici dal 1796 al 1814 , Milano, Borroni e Scotti 1845, vol. II, pp. 441-445.. Il conte Federico Confalonieri stampò, con la data del 15 marzo 1815, la sua Lettera ad un amico , il conte Antonio Durini, nella quale, un po' confessando la parte avuta nei fatti dell'aprile 1814 e un po' impugnando le asserzioni della Memoria storica , tentò un'abile difesa di sé stesso e già si mostrò, politicamente, assai mutato da quello che era l'anno innanzi; ma anch'egli riuscí tutt'altro che convincente: fortunato che gli avvenimenti posteriori della sua vita e la grandezza del sacrificio e dell'espiazione, circondando la sua memoria di una fulgida aureola di patriottismo, facessero dimenticare quali erano stati i primi suoi passi sulla via malsicura delle congiurazioni politiche
12 12 La Lett. ad un amico , senza note tipogr., è un opuscolo di p. 23, oggimai introvabile: una copia è nell'Ambrosiana (De Castro, p. 36), un'altra nel Museo milanese del Risorgimento ( Catalogo I, 316): ma è stata ristampata in Memorie e lettere di F. Confalonieri , a cura di G. Casati, Milano, Hoepli, 1890, p. 253-273.. Finalmente il conte Ludovico Giovio, già consigliere di Stato napoleonico e presidente delle riunioni che nell'aprile e maggio 1814 avevano tenute in Milano i Collegi elettorali di una parte del Regno, difese quella convocazione in un opuscolo, nel quale anche cercò di scagionare sé stesso dalla taccia datagli nella Memoria storica di esser stato troppo facilmente ingrato verso un governo che lo aveva innalzato ai piú alti onori
13 13 L'opuscolo del Giovio è rarissimo: una copia ne conserva l'Ambrosiana in una miscellanea S. C. v. v. 26, che è tutta di cose manoscritte e stampate sui fatti del 20 aprile 1814 (De Castro, pp. 36, 82)..
Mentre cosí si appuntavano le armi contro la relazione documentata, che in povera veste era venuta da Lugano a raccontar fatti che si volevano sopire, era naturale che si cercasse di sapere chi ne fosse l'autore. Sulle prime corse voce che l'avesse fatta Melchiorre Gioia 14 14 Il nome del Gioia è dato da un esemplare della Memoria storica , posseduto dalla R. Biblioteca Vittorio Emanuele (22, 14, B, 11) con queste parole manoscritte: Vuolsi del senatore Conte Guicciardi, ma piú si attribuisce al Gioia .
, forse perché dell'economista piacentino si ricordavano altri opuscoli pubblicati nell'occasione di gravi mutazioni politiche nel ventennio anteriore; ma la voce cadde di per sé, senza bisogno di essere smentita. Maggior consistenza invece prese l'opinione che uno o piú senatori avessero lavorato a mettere insieme la Memoria storica , e a questa opinione aderí anche Ugo Foscolo, quando prese a confutar quella relazione nei suoi discorsi Della servitú dell'Italia 15 15 Foscolo, Opere , vol. V, p. 171-253; specialmente si noti ciò che leggesi a p. 175, 178, 183, 211-213, 222.
: generosi ed eloquenti discorsi, nei quali per altro non è dissimulato il dispetto del poeta di essere stato additato come frequentatore di mense ministeriali e sovvertitore della plebe ai tumulti del 20 aprile. Il Foscolo, come si vede da piú luoghi di quei discorsi e da altri della Lettera apologetica scritta quasi dieci anni di poi agli editori padovani della Minerva 16 16 Op. , vol. V, p. 489-609; specialmente, p. 495, 568.
, teneva, se non per autore, almeno per ispiratore principale della Memoria storica il senatore Diego Guicciardi, fattosi, sempre secondo il Foscolo, sostenitore del principio della monarchia di diritto divino, appunto in quei giorni che l'Austria si preparava a soppiantare la Francia, e proclamatosi da sé per uomo di Stato a nessuno secondo. E questa ch'era stata l'opinione del Foscolo divenne presto universale, tanto che nel 1822 il Saint-Edme (cioè Teodoro Bourg, già commissario nelle guerre napoleoniche e sostenitore anche dopo il 1815 delle idee repubblicane e imperiali), pubblicando in Parigi la sua traduzione francese della Memoria storica , 17 17 Relation historique de la Révolution du royaume d'Italie en 1814; par le comte Guicciardi, ex-chancelier du Sénat; traduit de l'italien par M. Saint-Edme. A Paris, chez A. Corréard, libraire, Palais-royal, Galerie de bois, n. 258, 1822; in-8º, di p. VI-204.
vi poneva in fronte il nome del Guicciardi e nella prima delle note da lui aggiunte ragionava e argomentava tale attribuzione cosí:
1º Dans son avertissement, l'éditeur annonce que l'ouvrage qu'il publie est dû à un illustre personnage du royaume d'Italie, qui avait le droit de conserver près de lui les documens authentiques placés à la fin du mémoire: le comte Guicciardi était sénateur et chancelier du sénat.
2º L'exposé de la situation morale de l'Italie qui précède l'historique de la révolution, est basé: 1º sur des bruits auxquels n'aurait point ajouté foi tout autre écrivain de l'époque qui n'aurait point eu à justifier une opinion émise dans une assemblée politique, opinion opposée à sa conduite antérieure, aux vues du prince, et peut-être au bien de son pays; l'auteur même avoue ses doutes: mais pourquoi se serait-il arrêté à des mensonges, en aurait-il, comme historien, entretenu le public, s'il n'avait eu l'intention de se servir de cet appui pour se justifier? 2º sur le caractère personnel de quelques individus employés par le gouvernement, tels que le secrétaire des commandemens du prince et le directeur des postes: on ne peut voir là que le fruit d'une animosité particulière, et l'on sait que l'esprit rétif de M. le comte Guicciardi avait été atteint par quelques-uns de traits de MM. Méjan et Darnay.
3º Le 17 avril, lorsqu'on lut au sénat le projet de décret du duc de Lodi, qui s'opposa à son adoption? M. le comte Guicciardi. Et le mémoire cherche à prouver que l'on avait machiné pour surprendre la délibération: l'opposition violente de M. Guicciardi est donc tout honorable pour lui, dans le sens de la marche qu'il avait adoptée.
Mais sans entrer à ce sujet dans une longue discussion, à laquelle le lecteur, une fois prévenue, suppléera facilement avec un peu d'attention, je me bornerai à fare remarquer que M. le comte Guicciardi a fait partie de la commission nommée pour l'examen de la proposition du duc de Lodi; qu'en sa qualité de membre de la commission, c'est lui qui s'est rendu auprès du duc, afin d'en obtenir les éclaircissemens nécessaires au travail de la commission; qu'il a fait le rapport; qu'il a été nommé député; qu'il a eu une entrevue avec le prince; que sa justification au gouvernement provisoire a été imprimée malgré la défense de la régence, et que là, comme dans l'ouvrage, oú il est tant question de lui, ses opinions et son caractère politique sont élevés à un haut degré.
Queste argomentazioni del Saint-Edme, per quanto avvedute e sottili, non hanno, si capisce subito, un grande valore probativo, poiché il Guicciardi in tutte le fasi del movimento milanese dell'aprile 1814 rappresentò le tendenze del partito austriaco , come ha ben dimostrato il Bonfadini 18, e la Memoria storica , se non tace per un senso di imparzialità gli errori e le colpe degli uomini di tutti i partiti, è manifestamente rivolta in particolare contro gli indipendentisti lombardi in quanto spianarono con la Reggenza la via all'Austria di occupare e tener per suo il paese: l'autore quindi, se non era un eugeniano, non poteva essere neppure un austriacante; e ben vide e sentì il significato dell'opera sua la polizia austriaca, che si sforzò di rimuoverla dalla circolazione. I documenti, che accompagnano la Memoria storica , parte erano stati pubblicati per altre vie, parte erano di tal natura da esser passati per molte mani, e l'apologia del Guicciardi poté ben essere comunicata da lui medesimo all'autore di questa relazione, non già perché la pubblicasse, ma come a senatore ch'egli era, poiché il Guicciardi, dopo il divieto della Reggenza di darla alle stampe, avrà sentito il bisogno che ne avessero conoscenza almeno i suoi antichi colleghi del Senato. E che tra i senatori fosse da cercare l'autore della Memoria storica , ove la condotta del Senato era difesa con tanto calore, pochi allora dubitarono; e presto anche si seppe che questo senatore era il maceratese Leopoldo Armaroli, magistrato onorando e insigne giurista 19: si seppe presto, ma pubblicamente non fu detto se non nel 1823 da Federico Coraccini (sotto il quale nome, ben si sa, nascondevasi Carlo Giovanni Lafolie francese, stato nel 1812 segretario generale della prefettura del Tagliamento e nel 1813 viceprefetto di Ravenna) nella sua Storia dell'amministrazione del Regno d'Italia 20, e fu poi confermato piú tardi da piú credibile testimonio, lo storico dell'esercito cisalpino-italico 21. Ciò non ostante, poiché si continuò da qualcuno ad attribuire la Memoria storica al Guicciardi 22, parmi opportuno dissipare ogni dubbio per mezzo di una lettera che l'Armaroli stesso scriveva nel 1830 a Francesco Cassi per ottenere dal marchese Antaldo Antaldi di Pesaro la restituzione dell'unica copia rimastagli del suo libretto; lettera che sulla divulgazione di questo scritto ci dà anche alcune particolarità rimaste sin qui ignorate.
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