Lodovico Ariosto - Rinaldo ardito
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- Название:Rinaldo ardito
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O felice colui che intender puote
Il secreto poter della natura!
O quante cose sono al mondo ignote
Che l'uomo di sapere ha puoca cura;
E se fussero a nuoi palesi e note
Procederia ciascun cum più misura.
Da te ben resto chiaro e resoluto,
Rispose a quella dama Feraguto.
Ma pregote, dapoi che mi hai promesso
Favorire 47 46 Esser propizia .
in amore i miei disegni,
Che quando un tanto don mi fia concesso
Di amar cum frutto, me ne mostri segni;
Che sempre duolse, puoi 48 47 puoi per poi qui ed altrove.
che in speme è messo,
A cui come sperava non li avegni:
Sicchè, dama gentil, fa' poi ch'io sapia
Quando tal grazia in mia persona capia.
Rispose allor la vezzosetta dama:
Io sempre fui fedele a chi mi crede,
E Vener anco, e chi infedel la chiama,
Non ben dicerne 49 48 dicerne per discerne .
quel ch'amor richiede;
Fidelità conviensi a chi bene ama,
E dir si suol che Amor sempre vuol 50 49 ricerca .
fede;
Ma acciò ch'in breve il tuo desir consegui,
Conviene che più oltre ancor mi segui.
Rispose quel baron: guidami pure,
Se ben volessi, giuso ai regni stigi,
Che disposto 51 50 Son disposto, dama, condurmi. Condure per condurre , in grazia della rima. Dante cantava: La mente innamorata che donnea Colla mia donna sempre, di ridure Ad essa gli occhi più che mai ardea. (Parad. C. XXVII v. 88-91).
mi son, dama, condure
Dove ti piace pronto a' tuoi servigi.
Ma mi bisogna 52 51 tornarmi bisogna .
l'animo ridure
Dove lassai, io credo, Malagigi,
Il qual, se vi rimembra, in l'altro canto
Vi lassai cum ragion jocondo tanto.
Io vi lassai di ciambra già partito
Della regina, e l'uno e l'altro lieto,
Che tanto l'uno a l'altro era gradito
Che ciascun di essi ne restava quieto;
Desidra la regina che finito
Presto sia il giorno al suo piacer secreto,
E sol la notte a lei felice espetta,
Che Amore è cieco, e notte gli diletta.
E senza altro pensare, un suo fidato
Accorto servitor chiamò quel giorno,
A cui disse, se sei, come hai mostrato,
Sempre nemico a chi mi vuol far scorno,
Prego che vadi più che puoi celato,
E Orlando trovi cavaliero adorno,
E nostro capitan, se sciai qual sia,
E questa gli darai da parte mia.
E una lettera in mano al messo porse,
Che del suo amore il conte reavisava; 53 52 Quale era direttiva al magno conte .
Dopo molte proferte, il servo corse
Al finto non ma al ver conte 54 53 cioè Orlando.
di Brava:
Il conte poi che del sigil si accorse,
La lettra prese, e altro non parlava,
Anci notando 55 54 mirando .
il servo, in man la piglia,
In atto d'uom che assai si meraviglia.
Sciolsella 56 55 sciolsella per sciolsela . Verso mancante di due sillabe.
, e prima sotto 57 56 chi la manda .
lesse
Il nome di chi a lui la scrive e manda;
Subito il resto a leger poi si messe
Di tal tenore = A te si aricomanda,
Conte, colei che per signor ti ellesse,
E sol ti apprezza, e solo ti dimanda;
Pregate, come la notte passata,
Questa altra ancor ti sia racomandata 58 57 E pregate che come la passata, Questa altra notte sia da te trattata .
.
Rimase il conte alle parol suspeso,
E di notte non scià, nè de che scriva;
Ma pur per coniettura ha in parte inteso
Quel che chiedea la donna, e le agradiva;
Scià ch'ella già lo amava; onde compreso
Ha che di novo in lei lo amor si aviva;
Ma pur di quel che ha letto assai si ammira,
E di novo la lettra or lege, or mira.
E alla proposta subito rispose,
E rescrisse una a lei di tal tenore:
Regina mia, nelle importanti cose
Vostre del regno sol vi mostro amore;
Ma in altre trame occulte et amorose,
Non fui mai vosco; onde pigliate errore:
Nè sta notte nè mai giacqui cum vui;
Credo ch'in cambio mio godesti altrui.
Diede la lettra il conte al fido messo,
Che alla regina appresentolla in mano;
Ella vedendo il servo, al primo ingresso
Allegrossi, ma poi fu il gaudio vano,
Che poi che della lettra intese espresso
Tutto il tenor, le parve il caso strano
D'esser schernita, e che ciò 59 58 il vero .
niegi il conte,
Che pure il vide seco a fronte a fronte.
E cominciò a dolersi la regina
Allor del conte assai cum voce pia;
Lacrimando diceva: ahimè mischina,
A chi dei l'alma e la persona 60 59 diedi l'amore e l'alma .
mia!
Ad un che fu la notte, e la mattina
Dimostra ingrato che più mio non sia;
E a me che io il vidi, e sciò che fu certo ello
Non si vergogna dir, che non fu quello.
Nol vedeste, occhi vui, che le fattezze
Avea del conte? io sciò che non errasti;
Ora son queste, Orlando, le prodezze
Che per mio amore usar prima pensasti?
Se pur non ti piacean le mie bellezze,
(Che poco sono) a che, crudel, le usasti?
A che sì piccol tempo le godesti,
E da me, ingrato, come vil ti arresti?
Forse ch'io non ti son piacciuta quanto
Credevi prima, ahimè, solo a vedermi? 61 60 e di me resti sazio .
Ma perchè, ingrato, tante volte e tanto
Quella notte tornasti a rigodermi?
Se allor bella non fui, come di manto
Adorna poteva altri e tu 62 61 il dì potevi rivedermi .
tenermi?
E se a me più tornar pur non volevi,
Negarmi esser lì stato non dovevi.
Dall'altro canto il conte Orlando stava
Suspeso assai, nè scià quel che si dire;
La cosa ben come era imaginava,
Ma non la scià per lo ben colorire;
Che essa l'avesse in fal preso pensava
Per cieca volontà, per gran desire,
Nè scià chi possa avere audacia presa
Di essere entrato in una tanta impresa.
Non scià come essa lui in fal pigliasse,
Nol cognoscendo al viso e al proprio aspetto,
Nè scià ch'in faccia lui rapresentasse
Salvo Milone, a lei figlio diletto,
Qual non si crede 63 62 non crederia .
che alla madre usasse
Tanta sceleritade, tanto diffetto 64 63 Verso con una sillaba di più.
,
E stette in tal penser tutto quel giorno;
Ma il conte io lasso, e a Malagigi io torno 65 64 Non che l'usasse, ma pensar potesse Di usarlo, alcun non scià che lo credesse .
.
Credendo Malagigi ritornare
Alla regina la notte seguente,
Nel mezzo di quel dolce lamentare,
Che faceva ella del suo error dolente,
Andolla Malagigi a visitare,
Che non sapea della regina 66 65 sapeva di quel caso .
niente
Quel che dolesse, anci a lei venne allora
Cum la sembianza di quel conte ancora.
Fu dalla più secreta camariera
Portata alla regina la novella,
Come ad essa il gran conte venuto era
Per visitarla, se piacesse ad ella;
Tutta turbossi la regina in ciera,
E in mille parti il sdegno la martella,
E dubita di dui qual debbia fare,
O se lo escluda, o pur lo lassi entrare.
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