Lodovico Ariosto - Rinaldo ardito
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- Название:Rinaldo ardito
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Fu in una ciambra 19 19 ciambra per camera qui ed altrove.
il cavalier condutto
Che tutta di cristallo era smaltata;
Il palco tutto a specchi era costrutto,
E intorno intorno tutta ad or frissata 20 20 frissata per fregiata , adorna .
;
Vedendosi il barone ivi ridutto,
Gli fu tal sorte allor non poco grata,
E tutto che suspetto ancora stava,
Pur più ch'in l'umide acque ivi sperava.
E volto Feraguto alla donzella,
Deh dimmi, dama, disse, se ti agrada,
Chi sei, e come è qua stanza sì bella,
Che in fondo alle acque mi par cosa rada? 21 21 rada per rara , straordinaria .
A Feraguto allor rispose quella:
Sappi ch'io fui nemica a quella Fada 22 22 Fada per fata , maga , dallo spagnuolo Fada o hada.
Che poco anzi occidesti, e d'ogni intorno
Faceva a' circumstanti iniuria e scorno.
E quella son che ti donai quel tanto
Lucido, adorno e prezioso scuto
Cum che vinto hai la Fada e ogni suo incanto,
A te di onore e a' circumstanti aiuto;
E de infiniti sol ti puoi dar vanto
Avere un tal triunfo oggi ottenuto,
Di che grato non solo agli uomin sei,
Ma fatto ne hai piacere insino a i Dei.
La Fada di coloro era nemica,
Che d'altre che di lei fussero amanti;
Anci ogni industria usava, ogni fatica
Per rovinarli; e ben ne ha occisi tanti,
Che indarno è lo espettar, baron, ch'io dica
Quanti ne ha uccisi la malvagia, e quanti
Presi e in pregione morti per disagio,
Vetando loro il cibo, e il stare ad agio.
Onde tanto costei Venere adonta
Che sol di lei cercava aspra vendetta,
E 23 23 E sol cercava acciò .
a tale impresa in fin persona pronta
L'amorosa mia don 24 24 Don per donna .
gran tempo espetta;
Ma solo hai vendicato ogni sua onta,
E però ne serai persona eletta,
A Vener grato, e per il tuo valore 25 25 gran core .
Fortunato serai sempre in amore.
E quantunque infelice per adrieto
Sempre sii stato in l'amoroso laccio,
Nell'avenir serai jucundo e lieto,
Poi che distolte 26 26 distolte per liberate .
ne hai di tanto impaccio;
E perchè intendi quel che ti è secreto,
Quel che richiesto me hai io non ti taccio:
Sappi che ninfa son nasciuta in l'acque,
E di questo liquor sto corpo nacque.
Delle Naiade son la più onorata, 27 27 Ninfe io son la prima .
(Che così d'acqua son le ninfe dette) 28 28 Che così dette son le ninfe d'acque .
Liquezia ho nome, e a Venere dicata,
Sono delle sue care e più dilette, 29 29 E credo il mio servir non gli dispiacque .
E a te fui col bel serto mandata 30 30 La tua impresa da lei fia meritata, Qual viepiù (credo) che ogni altra gli piacque.
Per animarti a far le sue vendette;
Questa è mia stanza: e qui poserà tanto
Ch'io torni a rivederlo in l'altro canto.
CANTO II
Benchè da poi che 'l Redentor del mondo
Dimostar 31 31 Per dimostrar .
volse un sol Dio trino et uno,
Ogni idol falso 32 32 Fu crocifisso .
rovinasse al fondo,
Pur fra' pagani ancor ne restò alcuno;
Che li 33 33 ogni altro Deo .
altri Dei, eccetto il ver, secondo
Debbe di nuoi 34 34 nuoi e vuoi per noi e voi qui ed altrove.
fedel creder ciascuno,
Erano di Pluton seguaci rei,
Che la gentilità chiamava Dei.
Ma per la morte, e pel misterio sacro
Della acerba passion del Verbo eterno,
Qual segnò i suoi di quel santo lavacro
Che lava in nuoi ogni peccato interno,
Restò a Plutone il mondo acerbo et acro,
E ritrarse gli fu forza all'Inferno;
Nè falso alcuno Idio restò a' cristiani,
Ma qualche illusion fra li pagani.
E però a alcun di vuoi strano non paia
Se a Feraguto quella ninfa apparve,
Qual si chiamava dell'altre primaia,
O fusser corpi veri o finte larve,
Pur parea corpo quella ninfa gaia,
Se con qualche ragion debbo parlarve:
Non sciò 35 35 sciò per so qui ed altrove; sciai e scià , scianno per sai , sa e sanno . Il Bojardo cantò: Ben scio certo che pria… Ben sciò ch'io sosterrei (Sonetti e Canzoni, Milano 1845 pag. 32).
come altro giudicar si possa,
Chè un spirto non si tocca in carne e in ossa.
Toccavassi 36 36 Toccavassi per Toccavasi .
ella e ragionar se odiva,
E porse a quel baron 37 37 Ferraù .
lo illustre scuto,
A cui, da poi che 'l suo parlar finiva,
Rispose allor sagace Feraguto:
O sii donna mortale, o eterna diva,
Eternamente ti sarò tenuto,
Che in dui perigli, fuor d'ogni speranza,
In l'un scuto mi desti, in l'altro stanza.
Ma qui se fai ch'a Venere io sia grato,
Nè mi trovi in amor tanto infelice,
Ch'io non vi fui giamai aventurato,
Pur ch'io vi fussi un tratto almen felice,
Io mi reputarei sempre beato.
Che tanto un sol piacere a un miser vale,
Che gli rimette 39 38 fa scordarli .
ogni passato male.
Ma non sciò, ninfa, 40 39 dama .
se ragione o errore
Sia, che sperar mi fa di questo puoco: 41 40 puoco per poco qui ed altrove.
Come esser può che a quella Dea d'amore,
Che altrui suole infiammar, piaccia tal luoco?
Esser non può che in umile liquore
Produr si possa, e conservarsi, il fuoco,
Il fuoco che più al cor d'ogni altro preme,
Che mal pon stare dui contrari insieme.
Ben mostri, alto baron, vivace ingegno,
Disse la dama, e razional discorso,
Che cum la forza uniti ti fan degno
Di conseguir d'amor dolce soccorso;
Spera, che fine arai al tuo disegno,
E alla sventura tua 42 41 E a ogni sfrenato cuor .
porrai il morso,
Quanto ad Amore e Venere si spetta,
Benchè tua mente in ciò dubbia e suspetta.
Ma dubitar non dei, che 'l fuoco pasce
In umido 43 42 Come in lucerna .
liquore e si conserva,
Come in vuoi il calor nativo nasce
In radicale umor, che in vita serva
Nel materno alvo l'uomo e nelle fasce, 44 43 Quella spoglia mortal dal dì che in fasce .
E sempre umor da morte lo preserva;
E in la lucerna piccoletta fiamma
In oleo e in altro umor se aviva e infiamma.
Però Venere infiamma e si diletta
Di quello umor che sta col caldo insieme,
Anci nel mar di spuma fu 45 44 Ella .
concetta
Venere in cambio di genital seme;
La cosa non dirò, baron, perfetta,
Però che l'onestà la lingua preme,
Et a una donna, ancor che meretrice,
Lo inonesto parlar sempre desdice.
Il viver di Saturno, e ciò che fece
Al padre suo, mi converria narrarte;
Ma questo ad uomo più che a donna lece;
Bastammi 46 45 Bastammi per Bastami .
a dir la più opportuna parte,
E che come la fiamma in oleo o in pece,
Così in l'umor stia il caldo, dimostrarte;
Nè ti sia cosa nova e inusitata.
Che una Naiade a Vener sia dicata.
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