Vittorio Bersezio - La plebe, parte II

Здесь есть возможность читать онлайн «Vittorio Bersezio - La plebe, parte II» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

La plebe, parte II: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La plebe, parte II»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

La plebe, parte II — читать онлайн ознакомительный отрывок

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La plebe, parte II», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

La moglie lo pregava a tacere, a venir via di lì, lo tirava con tutta la sua forza, gli tappava colla sua mano la bocca; ma l'ubbriaco resistendo, aggrappandosi al muro, puntando i piedi al suolo seguitava pur tuttavia a gridare colla voce rauca, avvinazzata, di cose parecchie.

– Sono un miserabile io, sì, è giusto… Ma mia moglie, giuraddio!.. ma i miei figli, sacramento!.. Cacciarmeli sulla strada? Oh no, oh no, oh no!

E giù nuovi pugni contro l'uscio e nuove imprecazioni contro il padron di casa.

La moglie riuscì pur finalmente a levarlo di lì; e contrastando, inciampando, borbottando, Andrea pervenne alla fine sin nella soffitta abitata dalla miserissima famiglia. Là dentro regnavano un'oscurità non rotta che dal riflesso bianco della neve sui tetti vicini ed un silenzio che pareva di tomba. I bambini, dopo aver aspettato, dopo aver pianto, dopo aver chiamato invano durante l'assenza prolungatasi della madre, avevano ceduto alla debolezza della età e del digiuno, e s'erano addormentati. L'occhio di Paolina, esercitato a quella tenebrìa, li vide, appena fu essa entrata, giacere tutti quattro sul loro strammazzo, l'uno accosto all'altro, come raccolti in un gomitolo, scaldandosi a vicenda e sorreggendosi, le piccole testine reclinate come fiori appassiti, le gambe ripiegate, immobili come tanti piccoli cadaveri.

La povera madre trasse un sospiro e benedisse in cuor suo la pietà del Signore; dormendo, i bambini almanco non sentivano più il tormento della fame. Oh! avessero potuto dormir così tutta notte, fino a che il domani ella fosse riuscita a procacciarsi un po' di pane per essi! Come avrebb'ella ottenuto codesto? Non lo sapeva, ma confidava nella Madonna, confidava nell'efficacia di quelle preghiere in cui avrebbe consumata tutta la notte.

Ma sperare che i bambini potessero non venir desti era un fare i conti senza l'oste, o per dir meglio senza l'ubbriaco.

Andrea, sempre barcollante, cominciò per urtar malamente in un zoppo trespolino che trovavasi fra i pochissimi e poverissimi mobili ond'era composta la masserizia di quella soffitta, e quindi giù una filza di bestemmie a sfogo del suo dispetto.

– Accendi il lume, Paolina, gridava il marito: oh che io ho da camminare allo scuro come i gatti?

– Il lume? Rispose la donna con doloroso accento, pure ammorzando il suon della voce. Non ce no ho di lume.

– Che? Non ce ne hai?

– No, nè olio, nè candela.

– Vanne a prendere.

Paolina mandò un sospiro che somigliava ad un gemito.

– Se avessi qualche denaro avrei comprato del pane pei nostri figli che dormono digiuni da questa mattina.

L'ubbriaco portò le mani con atto macchinale alle tasche del panciotto, che sapeva vuote pur troppo.

– E non ho manco un soldo da darti! Si mise a gridare, cacciando un pugno a quel trespolo contro cui aveva urtato, ed al quale ora sorreggevasi. Oh! sono un miserabile!..

– Taci, taci: disse la donna: non isvegliare almanco i bambini…

Ma il male era già fatto. I figliuoli al rumore avevano aperto gli occhi, ed a quell'incerto barlume vedendo le ombre di due persone, sollevandosi sul misero giaciglio, intirizziti dal freddo, si posero a dire tutti insieme colla voce piagnolosa:

– Sei tu, babbo, sei tu, mamma? Ci avete portato da mangiare?

– Ho fame, ho tanta fame.

– Mamma, mamma, sono tutto ingranchito… Ho male… ho fame…

E il più piccino, senza formar parola, ricorse tosto al più eloquente linguaggio del pianto, nel quale tosto tosto gli tennero bordone anco gli altri.

Paolina fu presso di loro sollecita, carezzevole, amorosa ad acchetarli, a dir loro fra i baci tante ragioni per cui dovessero aver pazienza e dormire tranquilli per allora e che era troppo tardi in quel momento per trovar da comprar cibo, e che al domattina avrebbero avuto di sicuro pane e companatico e tante tante leccornie. Ma sì! ventre affamato non ha punto orecchi, dicono i Francesi, e i bambini seguitavano a domandare, piangere e strillare della più bella.

Andrea piantato a mezzo la soffitta si dava sempre più del miserabile a piena bocca e dei pugni nella testa a piene mani.

La povera madre, mercè le buone parole e le carezze, la stanchezza loro aiutando, riuscì pur finalmente a far azzittire i bimbi che ricaddero in un sonno di abbattimento da chiamarsi quasi torpore; allora essa li ricopri il meglio che le venne fatto con tutti quei pochi panni che rimanevano alla loro miseria, affinchè sentissero meno il freddo di quella notte invernale, e si rivolse ad acchetare eziandio il marito che continuava a strapazzarsi coi più fieri oltraggi.

– Andrea, gli disse, a qual punto siamo ridotti tu il vedi…

– Non parlarmi, non dirmi nulla, interruppe egli in cui sotto l'emozione l'ebrietà andava alquanto dileguandosi. Tu non puoi movermi rampogna che io non me ne faccia di peggiori.

– Nè io te ne farò pure alcuna. Te l'ho detto che non avrei pronunziato un rimprovero… Non è questo che ti voglio dire. Voglio anzi che tu stesso ti calmi e prenda riposo perchè ne abbisogni, e domani, a mente più fredda, penseremo ai casi nostri; e se tu, pentito come ti mostri, avrai proprio fondato il proponimento di mutar vita e di tornare quello che eri una volta, io benedirò il Signore e la Madonna della Consolata che ci avranno fatta la più bella grazia che potessimo invocare.

Lo prese amorosamente alle braccia, e con dolce violenza lo spinse verso lo strammazzo che loro serviva da letto. Andrea riluttò debolmente e borbottando, bofonchiando, esclamando, gemendo si lasciò coricare, e dieci minuti non erano passati che, intorpidito dai vapori del vino, egli faceva suonar la soffitta del suo robusto russare.

Il marito e i figliuoli di Paolina dormivano; ma non dormiva essa, la povera donna. Non prese nemmanco posto sullo strammazzo; ben sapeva che il sonno non sarebbe venuto alle sue pupille stanche, inaridite, quasi direi consumate dal pianto. Accoccolata presso il giaciglio dei suoi figliuoli, stette lì intirizzita, tremando, battendo i denti tutta quella ghiaccia notte d'inverno. E non era il freddo soltanto a tormentare quel povero corpo! L'infermità che in lei avevano prodotto le privazioni, gli affanni d'ogni fatta le veniva, quasi potrebbe dirsi ora per ora, consumando la vita. Il colpo che quella sera medesima il marito ubbriaco le aveva dato nel petto, avevale accresciuto il dolore e l'affanno del respiro e la tosse penosa. A volta a volta sentiva sotto l'impeto di questa tosse il suo debole stomaco contrarsi in tale spasimo che pareva volesse scoppiare; e l'infelice se lo comprimeva colle mani gelate e convulse. E ancora a quei momenti l'assaliva il timore che la sua tosse così forte giungesse a svegliare i bambini, e quindi a richiamarli al sentimento del loro bisogno che non si poteva soddisfare, alle lamentazioni ed al pianto. Si sforzava perciò a frenarla quella penosissima tosse, e non poteva, e ad altro non riusciva che ad accrescere il proprio soffrire.

E non era nulla ancora il patimento fisico appetto a quello morale ond'era travagliala l'anima sua! Come provvedersi il giorno di poi da sfamare i figli suoi? E se ciò non avesse conseguito, che sarebbe stato di loro? O Dio! Essa vedeva il pallido spettro della fame tendere sulle bionde teste de' suoi piccini l'adunco artiglio. Avrebb'ella dunque dovuto vederli morire? E col padrone di casa come la si aggiustava? In che modo procacciarsi da soddisfarlo? Che cosa escogitare da commuovere quelle ferree viscere da usuraio? Nella sua fantasia delirante, con acuto spasimo nel cervello, che pareva il tagliuzzio di finissime lancette, si formava l'immagine di quello che sarebbe avvenuto. Ella vedeva se stessa e i suoi figli abbandonati sulla via, senza tetto, sopra il cumulo della neve, e soffiando sulle loro membra appena se ricoperte, sulle loro carni allividite, soffiando con aspra intensità il rovaio.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «La plebe, parte II»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La plebe, parte II» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «La plebe, parte II»

Обсуждение, отзывы о книге «La plebe, parte II» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x