Vittorio Bersezio - La plebe, parte II
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E senza più aggiungere altra parola si partì di là barcollante sulle sue deboli gambe con un affanno in cuore, come Dio vel dica.
Si recò diviata al palazzo Baldissero. La disperazione le diede coraggio di affrontare l'impertinenza dei domestici levatisi allor allora, che si stiravano nell'anticamera. Quando questi la udirono dire che voleva parlare a madamigella Virginia, la credettero matta. Ella insistette, e i lacchè la cacciarono via con brutte parole, e poco meno che a spintoni come una pezzente fastidiosa, giurando per tutti i diavoli che nemmanco a cagione d'una duchessa avrebbero fatto svegliare madamigella, la quale, stata al ballo la notte scorsa, avrebbe dormito almeno almeno fino alle dieci.
Paolina ottenne ciò soltanto, che, quando madamigella fosse alzata, le si dicesse della sua venuta, le si dicesse ch'ella – la misera donna – aveva bisogno di parlarle o sarebbe stata precipitata.
La infelice si trovò sotto il portone del palazzo, affranta, senza omai più un filo di speranza.
– E come portar pane intanto ai miei figli? Si domandava essa stringendosi colle mani tremanti il capo che le ardeva.
Si ricordò in quel punto della famiglia Benda.
– Ah! Esclamò con un lampo di gioia negli occhi. Quelli là li troverò alzati… E la signora Teresa non mi respingerà.
Questo pensiero ridonò alcune forze a quel corpo affralito, e Paolina riprese la sua corsa verso la lontana officina del sig. Benda, dove l'abbiamo vista arrivare.
CAPITOLO V
Paolina aveva semplicemente narrato la sua Odissea del mattino: le avevano risposto colle lagrime Teresa e Maria. Quest'ultima, senza lasciar pure che la misera donna formulasse le sue domande, proruppe con tutto l'ardore d'un cuor giovenile di donna commosso dalla pietà:
– Rassicuratevi, Paolina, non affliggetevi più oltre. Noi pagheremo la pigione che dovete a quel brutto cattivo padron di casa… Non è vero mamma?.. E i vostri figliuoletti avranno ciò che loro occorre… Non è vero mamma?
La signora Teresa non aveva il coraggio di contraddire alle parole della figliuola.
Paolina a cui finalmente l'anima, per così dire, tornava in corpo, benediceva con trasporto di riconoscenza le generose benefattrici, e dalla loro bontà pigliava ardire a soggiungere quell'altra supplicazione, che per la sorte della sua famiglia era ancora più importante.
– Ciò non è tutto: diceva essa. Loro mi salvano la vita dei bambini, ma potrebbero ancora salvarmene ed assicurarmene l'avvenire… Ah! non mi dicano una sfacciata se oso chiedere più di quanto la loro generosità mi ha concesso. Una madre per cui si tratta della vita de' figli suoi – Ella deve capirlo signora Teresa – ha qualunque coraggio.
– Che cos'è? Domandava Maria con tale un accento d'affetto e d'interesse che era il migliore incoraggiamento a parlare.
E la poveretta riconfortata continuava:
– Capiranno anche loro che, dopo toltici da queste disperate condizioni del momento, se non ci si presenta qualche modo di ricavarcela, non andrà gran tempo che ci troveremo di nuovo al punto medesimo.
– Bisognerebbe che vostro marito si mettesse su strada migliore e lavorasse da buon operaio: disse Teresa.
– Ecco appunto! Il mio Andrea par deciso… oh lo è assolutamente… questi ultimi nostri guai l'hanno scosso dal fondo… è deciso a cambiar vita e tornare quell'onesto, bravo e laborioso operaio che gli era un tempo. Ma per ciò vi occorre pure una cosa che non dipende da lui solamente: quella di trovar lavoro.
Madre e figliuola, che compresero tosto la conclusione a cui voleva venirne Paolina, ricordando le parole dette poc'anzi da Giacomo, si guardarono sconcertate.
– Egli ne ha già cercato da tutte parti, continuava Paolina; ma la mala ventura lo perseguita, e presso nessuno non ha potuto allogarsi… Io, sempre fiduciosa nell'inesauribile carità del loro cuore, ho accolto la speranza che grazie alla loro intromissione, il signor Benda avrebbe acconsentito ancora una volta a ricevere nei suoi laboratoi il mio uomo…
Vide l'impaccio che appariva nel volto di Teresa e di Maria, e s'affrettò a soggiungere con infinito calore di preghiera:
– Per carità non mi dicano di no… Mio marito è cambiato, glie lo assicuro, signora Teresa, vedrà… Facciano ancora questa prova ed avranno il merito innanzi a Dio d'averci salvati quanti siamo della povera nostra famiglia.
Ed aggiunse tante supplicazioni, e dipinse così al vivo ciò che sarebbe avvenuto di loro se questa sua speranza rimanesse frustrata, che qualunque, il quale non avesse il cuore di Nariccia, ne sarebbe stato commosso.
La signora Teresa, al primo enunciarsi della domanda di Paolina, era risoluta a non acconsentire di torsi l'incarico di parlar di ciò a suo marito; ma quando la misera donna ebbe dimostro con sì efficaci colori, come senza codesta grazia ogni altro soccorso per loro sarebbe nulla, la risoluzione della buona moglie di Giacomo era già molto scossa; finì poi per crollare del tutto, quando, secondo il solito, Maria colla sua graziosa petulanza si affrettò di esprimere ella prima, senz'altro, le impressioni e le volontà non solamente sue, ma anco della mamma.
– È vero, è giusto: esclamò essa. Dove non si dia lavoro all'uomo c'è nulla di fatto… Ah! un uomo che cerca lavoro per mantenere la sua famiglia, qualunque sia stato il suo passato, dovrebbe sempre trovarne… Non è vero mamma? Oh andate là, Paolina, che noi vi comprendiamo. Avete avuto la migliore ispirazione del mondo a venirvi raccomandare alla mia buona mamma. Essa parlerà in vostro favore al babbo, e quando essa parla, papà non può a meno che darle ragione… Dunque io ritengo la cosa per bella e fatta.
– Ah! Dio l'ascolti e la benedica! Esclamò la povera donna stringendo le mani ed illuminando il volto d'un raggio di gioia come da lungo tempo non era più comparso sui patiti lineamenti della sua mesta fisionomia.
– Un momento, un momento: disse allora la madre di Maria, metà sorridendo, metà con aria di rampogna. Non corriamo per la posta. Tu pazzerella, soggiunse volgendosi alla figliuola, sei solita a vedere per cosa fatta quello che desideri, e colla tua testolina, vai, vai, che nessuno più ti può frenare…
Maria mostrò a sua madre la faccia di Paolina che, a tali parole, spento quel lampo di gioia, erasi di nuovo rannuvolata tristissimamente.
– Ah mamma: esclamò la giovanetta: vedi come s'è subito di nuovo abbattuta questa povera donna!
E la signora Teresa, vivacemente:
– Non dico già che non siavi di ciò nessuna speranza. Io ben volentieri mi prenderò l'incarico di parlare a mio marito.
– Dunque la cosa è fatta: interruppe la fanciulla, battendo insieme le mani. Figurati se il papà vorrà dir di no ad una cosa che gli domandi tu!.. E ad una cosa simile!!
– Mio marito: soggiunse con tono severo la madre: è il padrone, e nelle decisioni che ha da prendere, egli, meglio dei nostri cervelli, sa vedere quello che si debba.
– Sì, sì, hai ragione, mamma. E gli è appunto per ciò ch'io sono sicura che il babbo s'affretterà a dire un bel sì grosso, appena tu gli abbia parlato.
Teresa, sollecitata più che dalle parole, dagli sguardi della figliuola e della misera donna supplicante, si recò senz'altro indugio nello studiòlo di suo marito.
Il signor Giacomo, all'udire entrare qualcheduno, alzò la testa, e visto sul volto della moglie un certo impaccio, una certa timidità con qualche sollecitudine, avvisò tosto che la veniva per domandargliene alcun che; onde, affine di incoraggiarla, prendendo un'aria ridente, disse:
– Sei tu Teresa? Oh oh scommetto che tu hai bisogno di me per qualche cosa.
– Bisogno, no: rispose la brava donna esitando. Sono venuta a pregarti d'un favore… d'un grosso favore… ma per altri.
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