Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4
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Era in questo mentre morto in Roma Guido da Crema Antipapa, detto Pascale III, ch'era stato creato in luogo d'Ottaviano per opera dell'Imperador Federico; e perchè non vollero i suoi seguaci cedere al Pontefice Alessandro, ne crearono in quest'anno 1170 tantosto il terzo, che fu un tal Giovanni Ungaro Abate di Strumi, che Calisto III chiamarono; benchè Alessandro che dimorava a Benevento, fosse stato intanto riconosciuto come vero Pontefice da tutti i Cristiani, fuor che da Cesare, e da alcuni suoi Tedeschi. Partissi poscia Alessandro da Benevento per andar in Roma; ma li Romani sdegnati con lui, perchè avea ricevuto in sua grazia il Conte di Tuscolo loro scoverto nemico, non lo vollero ricevere, laonde ritornò in dietro a Gaeta, e quivi molto tempo si trattenne; indi si partì per Alagna, ove fermò sua residenza.
Inviò in questo l'Imperador Emanuele nuovi messi a Guglielmo, i quali conchiusero con lui il maritaggio di sua figliuola nomata Icoramutria, e statuirono il tempo da condurla per mare in Puglia; ed il Re poco stante col fratello Errico Principe di Capua, se ne passò a Taranto per ricever colà la novella sposa; ma il perfido Greco, non sapendosi la cagione, spregiando le pattovite nozze, non curò d'inviar la fanciulla. Altri [58] . Pirri rapportato da Inveges lib. 3 hist. Pal. Rex nec Emanuelis Graeci Imperatoris filiam, Icoramutriam nomine, ducere voluit.
niente scrivono di questo fatto, anzi rapportano, che Guglielmo per non disgustarsi col Papa, ricusò queste nozze. Che che ne sia, Guglielmo partissi da Taranto, e gitosene a Benevento inviò il Principe suo fratello, ch'era infermato gravemente, a Salerno, acciocchè imbarcandosi sulle galee passasse più agiatamente a Palermo per ricuperar sua salute, la qual cosa non gli giovò; perciocchè gli si aggravò di modo il male, che giuntovi appena, se ne morì nel decimoterzo anno della sua vita, e nell'anno 1172 dell'umana Redenzione. Fu con nobil pompa seppellito nel Duomo presso il sepolcro dell'Avolo Ruggiero, e di là poi trasportato nella chiesa di Monreale, ove si vede sinora il suo avello [59] . Camil. Pellegrin. in Stem. Princ. Cap. Nortm. et in Castig. ad Anonym. Cassin. ann. 1172.
.
In questo Errico finirono i Principi di Capua normanni, i quali tennero questo Principato 114 anni, incominciando dal primo, che fu Riccardo Conte d'Aversa nell'anno 1058, insino ad Errico figliuolo di Guglielmo I in quest'anno 1172, nel quale mancò la lor successione, poichè non essendo a Guglielmo II nati figliuoli, non potè ad esempio di suo padre, e del suo Avolo Ruggieri continuar quest'istituto, che coloro tennero di crear uno de' loro figliuoli Principe di Capua; e quantunque del Re Tancredi, che a Guglielmo II succedette, si dovesse credere, che avrebbe continuato il medesimo costume; nulladimanco, stando questi sempre implicato in continue guerre, e mancandogli figliuoli maggiori, prevenuto egli poco da poi dalla morte, non potè praticarlo. E gli altri Re posteriori estinsero affatto questo Principato, e Dinastia ; poichè sebbene ne' pubblici Atti avessero serbato il nome del Principato, come s'osserva essersi praticato insino all'anno 1435 nel Regno di Giovanna II [60] . Camill. Pellegr. in dissert. in 3 par.
, nulladimanco, toltone questo nome, fu in tutto il resto il Principato estinto, e coloro che ne' seguenti anni tennero Capua, non devono così nella dignità, come nel dominio esser paragonati a questi Principi a' quali furono di molto intervallo inferiori.
La morte d'Errico recò a Guglielmo gravissimo cordoglio, il quale poco da poi portossi anch'egli in Sicilia, donde nell'anno 1174 avendo ragunata una grossa armata, la inviò in Alessandria d'Egitto contro il Saladino, per favoreggiare i Cristiani, che colà militavano, sotto il comando di Gualtieri di Moac, che pochi anni da poi fu creato suo Ammiraglio [61] . Capecelatr. hist. lib. 3.
. E volendo il medesimo Re nella pietà superare i suoi maggiori, parte de' tesori, che aveano essi accumulati, impiegò nella fabbrica d'un superbo tempio non guari da Palermo lontano in un colle chiamato Monreale , che ornollo di superbi lavori di marmo e di mosaico; ed avendolo arricchito di grosse rendite consistenti in molte città e castelli, ed in ricchi poderi, e fornitolo di arredi regali e preziosi, lo dedicò a nostra Signora, sotto il nome di S. M. Maria Nuova, dandolo a' PP. dell'Ordine di S. Benedetto. Nè qui deve tralasciarsi, che i primi ch'ebbero la cura di questo tempio furono i Monaci del monastero della Trinità della Cava, che da Guglielmo furono da queste nostre parti richiamati in Sicilia; perchè per la fama della lor santità, essendo sparsa da per tutto, erano da' Principi normanni, e sopra tutti da Guglielmo, in sommo pregio tenuti. Crebbe poi il Santuario, poichè oltre la santità de' Monaci ivi adoperati per li divini Uffici, per consiglio di Matteo Gran Protonotario di Sicilia, creato, come scrive Riccardo da S. Germano, già Vicecancelliere del Regno, Guglielmo impetrò da Papa Alessandro III, che la chiesa suddetta non fosse sottoposta a niuno Arcivescovo, Vescovo o altra persona ecclesiastica, ma solamente al Pontefice romano, ed indi da Lucio III la fece ergere in Arcivescovado. Il tutto si fece da Matteo per dispetto di Gualtieri Arcivescovo di Palermo, nella cui giurisdizione ella era, il quale per le gare solite della Corte era suo fiero nemico, e Gualtieri in processo di tempo ben seppe vendicarsene, e gliene rese il contraccambio, come diremo. Il primo Arcivescovo, che fu creato di Monreale fu Fr. Guglielmo Monaco del monastero della Cava, che n'era stato in prima Priore. Questo luogo, per cagion del famoso tempio quivi edificato, concorrendovi ad abitare molta gente, divenne in breve una famosa e ricca città, ed ora il suo Prelato per le numerose rendite, ch'egli tiene, è un de' maggiori e più stimati della Sicilia.
CAPITOLO I
Nozze del Re Guglielmo II con Giovanna figliuola d' Errico II Re d'Inghilterra. Sconfitta data dai Milanesi all'esercito dell'Imperador Federico ; e pace indi conchiusa dal medesimo con Papa Alessandro III
Intanto l'Imperador Federico di Svevia era calato di nuovo in Italia con grande e poderoso esercito, ed avea cominciata crudel guerra in Lombardia; e mentre quella con varj avvenimenti seguiva, considerando Federico di quanta potenza fosse il Re di Sicilia, tentò di distorlo dall'amicizia e confederazione del Pontefice, e trarlo dalla sua parte; onde per mezzo di Tristano suo Cancelliere gl'inviò in quest'anno 1176 ad offerire la figliuola per moglie, ed a persuadergli, che avesse fatta parimente con lui perpetua lega e compagnia [62] . Romual. Arciv. di Salern. apud Baronium: Ut ipse Imperatoris filiam in uxorem acceptans, cum eo pacem perpetuam faceret.
. Ma il Re considerando, che questo maritaggio e questa pace non sarebbero piaciute ad Alessandro, ed avrebbero recato grave danno agli affari della Chiesa, ributtando l'offerta dell'Imperadore non ne volle far nulla. Sdegnato sommamente Federico del rifiuto, tosto scrisse in Alemagna per nuovo soccorso di gente da guerra per domare i Lombardi, che gli facevano valorosa resistenza, e sollecitò Tristano suo Cancelliere, che calasse col suo esercito ad assalire il Reame di Puglia. Giunsero nel principio della state Filippo Arcivescovo di Colonia, con molti altri gran Baroni tedeschi, e grosso stuolo di valorosi soldati, co' quali unitosi Cesare presso l'Alpi, calò nel Milanese per danneggiar que' luoghi; ed affrontatosi con l'esercito de' Collegati, che gli andò all'incontro, vi cominciò crudele ed ostinata battaglia, nella quale furon rotti ed uccisi per la maggior parte gli Alemanni, e Federico abbattuto da cavallo corse gran rischio di lasciarvi anch'esso la vita, e si salvò a gran fatica, fuggendo con pochi de' suoi dentro Pavia, ove giunto consolò l'Imperadrice sua moglie, che per quattro giorni, non avendo di lui novella, l'avea pianto come morto [63] . Sigon. de R. Ital. ann. 1176.
. Tristano, ch'era già venuto con un altro esercito ad assalire il Reame, ed avea campeggiata la Terra di Celle, essendogli giti all'incontro Tancredi Conte di Lecce, che rivocato dall'esilio, era stato già ricevuto in grazia del Re, e Ruggiero Conte d'Andria con molti altri Baroni, e buona mano di soldati Regnicoli, ributtato da loro se ne ritornò anch'egli addietro senza poter far effetto alcuno.
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