Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4
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Intanto Guglielmo, non avendo avuto alcun effetto il matrimonio maneggiato colla figliuola dell'Imperador d'Oriente, ed avendo rifiutato l'altro della figliuola di quello d'Occidente, trovandosi in età di ventitrè anni e solo, pensò seriamente a non dover differire di vantaggio il suo ammogliamento: onde per consiglio del Papa inviò Elia Vescovo di Troja, Arnolfo Vescovo di Capaccio e Florio Camerota Giustiziero, ad Errico II Re d'Inghilterra a chiedergli Giovanna sua figliuola per moglie; li quali ricevuti lietamente dal Re, e ragunata un'Assemblea de' suoi Baroni con il di loro consiglio gradì la dimanda degli Ambasciadori, e conchiuse il parentado [64] . Ruggiero Hoveden in Annal. Anglican.
. E tantosto dall'Arcivescovo d'Eborace, e da altri Signori inglesi fece condurre la figliuola insino alla città di S. Egidio, ove si trovarono presti a riceverla Alfano Arcivescovo di Capua, Riccardo Vescovo di Siracusa e Roberto Conte di Caserta con venticinque galee condotte dall'Ammiraglio Gualtieri di Moac, e la condussero a Napoli, ove celebrarono la Pasqua di Resurrezione. Ma infastidita la fanciulla dal mare, per la via di Salerno e di Calabria n'andò per terra, e passato il Faro, in Palermo si condusse, dove fu pomposamente accolta dal Re suo marito, e fatte le nozze fu coronata Regina di Sicilia.
Allora fu, che Gualtieri Arcivescovo di Palermo, per mano di cui passarono queste funzioni, presentandosegli sì opportuna congiuntura richiese al Re, che i delitti d'adulterio fossero castigati da' Vescovi nella diocesi ove eran commessi, e che i delitti dei Cherici fossero conosciuti da' loro Prelati; ond'è, che a sua richiesta fosse stata da Guglielmo fatta quella Costituzione, che ancor oggi leggiamo nel volume delle nostre Costituzioni sotto il titolo de Adulteriis coërcendis , la quale con errore de' nostri s'attribuisce a Guglielmo I suo padre. Ma se deve prestarsi fede ad Inveges [65] . Inveg. hist. Palerm. tom. 5 ann. 1172.
, questi rapporta un privilegio di Guglielmo fatto alcuni anni prima colla data in aprile dell'anno 1172 e drizzato Comitibus, Justitiariis, Baronibus, et universis Bajulis, qui sunt de Parochia, et Dioecesi Archiepiscopatus Panormi , ove il Re comanda, che il delitto dell'adulterio sia della giurisdizione di Gualtieri Arcivescovo di Palermo. Ed in fatti nel Regno della Regina Costanza vedesi, che la conoscenza di questo delitto per privilegio de' nostri Re s'apparteneva agli Ecclesiastici, ciocchè poi andò in disuso, e solamente loro rimase la conoscenza sopra i delitti de' Cherici delle loro diocesi.
Era a questi tempi costume, che anche i Re soleano costituire i dotarj alle loro mogli, onde Guglielmo costituì alla Regina Giovanna il suo; e nelle addizioni fatte dall'Abate Giovanni alle Cronache di Sigeberto abbiamo la scrittura, nella quale questo dotario [66] . Questo istromento del dotario costituito alla Regina da Guglielmo II si legge parimente nel Tom. 2 di Lunig Cod. Ital. Diplomat. pag. 838.
fu costituito [67] . V. Hoveden. Ann. d'Inghilterra. Capecelatr. hist. lib. 3.
, concedendosi alla Regina a questo nome la città di Monte S. Angelo, la città di Vesti con tutti i suoi tenimenti e tutte le loro pertinenze; ed in suo servigio le concedè ancora de' tenimenti del Conte Gaufrido, Lesina, Peschici, Vico, Caprino, Varano, Ischitella e tutto ciò che il Conte suddetto teneva del Contado di Monte S. Angelo. Di vantaggio le concedè Candelaro, Santo Chierico, Castel Pagano, Bisentino e Conavo. In oltre il monastero di S. Giovanni in Lama, ed il monastero di S. M. di Pulsano con tutti i tenimenti che i suddetti monasteri tenevano del Contado suddetto di Monte Sant'Angelo.
L'Imperador Federico, dopo ricevuta sì grande sconfitta da' Milanesi, seriamente pensando, che mal poteva sostenere la guerra contro i Lombardi nell'istesso tempo, che avea per suoi nemici il Papa ed il Re Guglielmo, si dispose, esortato anche da' suoi Baroni, che si protestavano non volerlo più seguire, se non si riconciliava col Pontefice, di chiedere schiettamente, e senza fraude alcuna la pace ad Alessandro; e poichè i maneggi di questa pace, e l'andata del Papa in Vinegia, variamente sono stati narrati da' moderni Scrittori, i quali avendo di molte favole riempiute le loro istorie, diedero anche la spinta a' dipintori di prendersi queste licenze; però seguitando le orme de' più diligenti Scrittori, e sopra tutto degli accuratissimi Capecelatro ed Agostino Inveges, i quali con più diligenza degli altri rintracciarono questi successi dagli Autori contemporanei, e spezialmente dall'Istoria di Romualdo Arcivescovo di Salerno, il quale a tutto personalmente intervenne come Ambasciadore del Re Guglielmo, non dovrò aver rincrescimento di partitamente narrargli, quali realmente avvennero, giacchè non saranno riputati estranei e lontani dal nostro istituto, anzi a quello molto proprj e confacenti.
Disposto pertanto Federico d'unirsi con Alessandro, inviò ad Alagna, ove dimorava, suoi Ambasciadori a chiedergli la pace: questi furono il Vescovo di Maddeburg, l'Arcivescovo di Magonza, l'Eletto di Vormazia, e 'l Protonotario dell'Imperio, uomini tutti quattro di grandissima stima e più volte adoperati da lui in simili affari. Questi avendo esposto le loro commessioni al Papa, dopo vari trattati, che durarono quindici giorni continui, finalmente diedero qualche sesto alle differenze tra il Papa, ed il loro Signore; ma premendo assai più per la pace d'Italia, che si accomodassero gli affari de' Milanesi e delle altre città di Lombardia, il quali non era convenevole, che si trattassero in loro assenza; e considerandosi ancora, che non potevasi dar perfetto compimento ad una sicura pace senza la persona dell'Imperadore e de' Deputati di quelle città, che v'aveano da intervenire; fu perciò conchiuso, che il Papa passasse tantosto in Lombardia, per abboccarsi con Federico, e che perciò si dasse libero il passaggio e salvocondotto da ciascuna delle parti di potere chiunque volesse liberamente andare ove dovea ragunarsi tal Assemblea e dimorarvi e partirsi a suo piacere. A tal effetto inviò il Papa il Cardinal Ubaldo Vescovo d'Ostia, Rinaldo Abate di Monte Cassino Cardinal di S. Marcellino, e Pietro del lignaggio de' Conti di Marsi a ricevere il giuramento di serbar tal sicurezza da Cesare e dagli altri Collegati, e ad eleggere il luogo, ove s'avea a far l'abboccamento; e fu stabilito di consentimento di ambe le parti, che fosse la città di Bologna. Inviò anche il Papa suoi messi al Re Guglielmo a significargli, che avesse mandati alcuni de' suoi Baroni per assistere a tal bisogno in nome di lui; perciocchè non intendeva conchiudere pace alcuna con l'Imperadore, ove non fosse compreso anch'egli, che così costantemente avea sempre favoreggiati gli affari della Chiesa [68] . Romual. Arciv. di Saler. Nequaquam cum Imperatore sine Rege Will. pacem facere.
; la quale ambasciata udita dal Re, v'inviò di presente Romualdo Arcivescovo di Salerno, autore di questa relazione, e Ruggiero Conte d'Andria Gran Contestabile; acciocchè intervenissero in suo nome a tutto quello, che fosse stato mestiere. E dopo questo partì il Pontefice d'Alagna, e per la via di Campagna venne a Benevento e di là passò a Siponto ed a Vesti, ove s'imbarcò su le galee fattegli apprestare dal Re Guglielmo con molti Cardinali, che girono in sua compagnia, e con i suddetti Ambasciadori navigò felicemente a Vinegia, ove a grand'onore ricevuto, albergò nel monastero di S. Niccolò del Lito, e nel seguente giorno fu dal Doge e dal Patriarca e da numeroso stuolo di Vescovi con gran concorso di Popolo condotto nella chiesa di S. Marco, e di là se ne passò al palagio del Patriarca, ch'era stato apprestato con gran pompa per suo alloggiamento.
L'Imperador Federico intesa la venuta del Pontefice a Vinegia inviò colà il Vescovo di Maddeburg, l'Eletto di Vormazia, e 'l suo Protonotario a chiedergli, che gli fosse a grado di stabilire altro luogo per l'appuntato abboccamento, avendo la città di Bologna sospetta, per esser colà entro molti suoi nemici. Alla qual dimanda rispose Alessandro, ch'essendosi quel luogo statuito non solo da lui, ma da' comuni Ambasciadori e da tutti i Collegati lombardi, non poteva senza il voler di ciascuno d'essi cambiarlo in altro; ma che non perciò s'impedirebbe la comune concordia; onde prestamente fece convocar i Deputati di tutte le parti a Ferrara e gitovi anch'egli ragunò una Assemblea entro la chiesa maggiore di quella città dedicata a S. Giorgio, ove convennero tutti, ed egli ragionò lungamente sopra gli affari della pace. Ed essendo sopraggiunti sette Legati da parte di Cesare, si deputarono dal Pontefice altri sette Cardinali; e per la Lega de' Lombardi furon destinati il Vescovo di Turino, e quelli di Bergamo e di Como, l'Eletto d'Asti, Gerardo Pesce milanese, Goezzo Giudice da Verona ed Alberto Gammaro bresciano, i quali dopo vari contrasti, intervenendovi parimente gli Ambasciadori del Re Guglielmo, di comun consentimento statuirono che l'abboccamento si facesse a Vinegia.
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