Volodyk - Paolini2-Eldest
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Il granaio di Carvahall era avvolto da un turbine di fiamme, che trasformavano il suo prezioso contenuto in pagliuzze ardenti. Roran rabbrividì nel guardare le scorte alimentari del villaggio andare in fumo. Voleva gridare e correre ad aiutare gli uomini con i secchi, ma non riusciva ad abbandonare la sicurezza del suo rifugio.
Una scintilla cadde sul tetto della casa di Delwin. Nel giro di qualche secondo, il tetto di paglia esplose in una vampa di fuoco.
Roran imprecò e si strappò i capelli, con le lacrime che gli rigavano le guance. Ecco perché era così importante maneggiare con cura il fuoco a Carvahall. È stato un incidente? Sono stati i soldati? O forse i Ra'zac hanno voluto punire il villaggio per avermi coperto? Sono io il responsabile di questo scempio?
La casa di Fisk fu la terza a prendere fuoco. Atterrito, Roran non potè far altro che distogliere lo sguardo, odiandosi per la propria codardia.
Giunta l'alba, tutti gli incendi erano stati domati, o si erano consumati da soli. Soltanto la buona sorte e una notte senza vento avevano salvato il resto di Carvahall dalla distruzione.
Roran aspettò per assicurarsi che tutto fosse sotto controllo, poi tornò al suo campo e crollò a terra sfinito. Dalla mattina alla sera fu dimentico del mondo, pur soffrendo sprazzi di dolore nei suoi sogni tormentati. Quando si svegliò, si limitò ad aspettare il visitatore che era sicuro sarebbe comparso. Questa volta era Albriech. Arrivò al crepuscolo, con un'espressione cupa e tesa. «Seguimi» disse.
Roran s'irrigidì. «Perché?» Hanno deciso di consegnarmi? Se era stato lui la causa dell'incendio, poteva capire che il villaggio volesse sbarazzarsi di lui. Poteva persino capire che era una mossa necessaria. Era assurdo aspettarsi che gli abitanti di Carvahall si sacrificassero per lui. Ma questo non significava che si sarebbe lasciato consegnare ai Ra'zac. Dopo quello che i due mostri avevano fatto a Quimby, Roran si sarebbe battuto fino alla morte pur di non finire loro prigioniero.
«Perché» rispose Albriech, i muscoli della mascella tesi allo spasimo «sono stati i soldati ad appiccare il fuoco. Morn li aveva banditi dai Sette Covoni, ma quelli si sono ubriacati lo stesso con la loro birra. Uno di loro ha fatto cadere una torcia vicino al granaio mentre tornava alla tenda.»
«Si è fatto male qualcuno?» chiese Roran.
«Qualche leggera ustione. Gertrude è riuscita a curarle. Abbiamo tentato di negoziare con i Ra'zac. Hanno respinto la nostra richiesta che l'Impero ci rifondesse i danni e il colpevole venisse consegnato alla giustizia. Si sono perfino rifiutati di confinare i soldati nell'accampamento.»
«Ma perché devo tornare?»
Albriech ridacchiò. «È giunto il tempo delle falci e dei forconi. Ci serve il tuo aiuto per... estirpare i Ra'zac.» «Fareste questo per me?»
«Non rischiamo la nostra vita soltanto per la tua sicurezza. Adesso la questione riguarda tutto il villaggio. Se non altro, vieni a parlare con papà e con gli altri, per ascoltare le loro proposte... Pensavo che saresti stato contento di allontanarti da queste montagne maledette.»
Roran riflettè a lungo sull'invito di Albriech prima di decidere se seguirlo. O accetto o dovrò fuggire, ma potrò sempre fuggire in seguito. Andò a prendere la giumenta, legò le bisacce alla sella, e s'incamminò dietro Albriech, verso la valle. A mano a mano che si avvicinavano a Carvahall, rallentarono, usando alberi e cespugli per nascondersi. Rannicchiandosi dietro una botte per l'acqua piovana, Albriech controllò che le strade fossero sgombre, poi fece un segnale a Roran. Insieme sfrecciarono di ombra in ombra, sempre in guardia contro i servi dell'Impero. Alla fucina di Horst, Albriech aprì uno dei battenti della porta quel tanto da far passare Roran e la cavalla.
All'interno, la bottega era illuminata da una sola candela, che gettava una luce tremolante sul cerchio di facce chine su di essa nel buio circostante. C'era Horst - la folta barba che sporgeva come una mensola nella luce - in compagnia di Delwin, Gedric e Loring, i volti tesi. Il resto del gruppo era formato da uomini più giovani: Albriech, Baldor, i tre figli di Loring, Parr e il figlio di Quimby, Nolfavrell, che aveva soltanto tredici anni.
Tutti si volsero a guardare Roran che si univa all'assemblea. Horst disse : «Ah, ce l'hai fatta. Sei sfuggito alla sventura mentre eri sulla Dorsale?»
«Sono stato fortunato.» «Allora possiamo procedere.»
«Con che cosa, esattamente?» Roran legò la cavalla a un'incudine mentre ascoltava.
Rispose Loring: la faccia coriacea del calzolaio era una ragnatela di rughe profonde. «Abbiamo tentato di ragionare con questi Ra'zac... questi invasori.» Si fermò, il fragile petto scosso da un preoccupante sibilo rauco. «Si sono rifiutati di ragionare. Ci hanno messi tutti in pericolo, senza la minima traccia di rimorso o contrizione.» Si schiarì la gola, poi annunciò con voce stentorea: «Devono... andarsene. Queste creature...»
«No» intervenne Roran. «Non creature. Profanatori.»
I volti si incupirono e annuirono. Fu Delwin a riprendere il discorso. «Il punto è che qui si tratta delle nostre vite. Se l'incendio si fosse propagato, decine di persone sarebbero rimaste uccise, e coloro che si fossero messi in salvo, avrebbero perso tutto quello che possedevano. Di conseguenza, abbiamo deciso di cacciare i Ra'zac da Carvahall. Sarai dei nostri?»
Roran esitò. «E se tornano o mandano a chiamare rinforzi? Non possiamo sconfiggere tutto l'Impero.» «No» disse Horst con aria solenne, «ma non possiamo nemmeno restare a guardare i soldati che ci ammazzano e distruggono le nostre proprietà. Quanto deve sopportare un uomo prima di passare al contrattacco?» Loring scoppiò a ridere, gettando indietro la testa e la candela illuminò i monconi dei suoi denti. «Prima dobbiamo armarci» disse con gusto, «poi combatteremo. Li faremo pentire di aver messo le loro luride zampe sulla terra di Carvahall! Ha ha!»
Vendetta
Dopo l'assenso di Roran, Horst cominciò a distribuire falci, forconi, badili e tutto ciò che poteva servire a ricacciare indietro i soldati e i Ra'zac.
Roran scelse un forcone, poi lo rimise a posto. Anche se non aveva mai prestato troppa attenzione alle storie di Brom, una di esse, la Canzone di Gemnd, gli faceva vibrare le corde dell'anima ogni volta che l'ascoltava. Narrava di Gerand, il più grande guerriero dei suoi tempi, che depose la spada per prendere moglie e coltivare la terra. Purtroppo non trovò la pace agognata, poiché un signorotto geloso scatenò una sanguinosa faida contro la sua famiglia, costringendo Gerard a uccidere ancora. Ma non combattè con la spada, bensì con un semplice martello.
Si avvicinò alla parete e staccò dal gancio un martello di media grandezza, con un lungo manico e la lama arrotondata su un lato della testa. Lo soppesò con una mano e con l'altra, poi si rivolse a Horst e gli chiese: «Posso prendere questo?»
Horst guardò l'utensile e poi Roran. «Usalo con saggezza.» Poi parlò al resto del gruppo. «Ascoltate. Vogliamo spaventare, non uccidere. Rompete qualche osso, se vi aggrada, ma non fatevi prendere la mano. E qualunque cosa accada, non provate a opporre resistenza e combattere. Lo so che siete tutti coraggiosi ed eroici, ma rammentate che quelli sono soldati addestrati.»
Quando tutti furono armati, uscirono dalla fucina e attraversarono Carvahall fino all'accampamento. I soldati erano già andati a dormire, tranne quattro sentinelle che pattugliavano il perimetro delle tende grigie. I cavalli dei due Ra'zac erano legati presso un falò languente.
Horst impartì i suoi ordini sottovoce, mandando Albriech e Delwin a neutralizzare due sentinelle, e Parr e Roran a occuparsi delle altre due.
Roran trattenne il fiato nell'avvicinarsi all'ignaro soldato. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, mentre il suo corpo era scosso da un fremito di energia. Si appostò tremante dietro l'angolo di una casa, e attese che Horst gli desse il segnale. Aspetta.
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