Dino Buzzati - Sessanta racconti

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Sessanta racconti: краткое содержание, описание и аннотация

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Premio Strega 1958

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" Oh, Prestinari! " esclama compiaciuto Dolabella. " Gli hanno dedicato una sala, meno male. Povero Arduccio, sarebbe felice se potesse essere qui; una intera sala solo per lui, finalmente, lui che da vivo non era mai riuscito ad ottenerla… E come ci soffriva! Lo conoscevi tu? "

" Personalmente no " risponde il signore sconosciuto " devo averlo visto una volta… Era un tipo simpatico, vero? "

" Simpatico? Più che simpatico. Un causeur affascinante, una delle persone più intelligenti e spiritose che abbia mai conosciute… Le sue frecciate, i suoi paradossi… Delle serate indimenticabili si passavano con lui… Il meglio del suo ingegno si può dire lo spendesse con gli amici, chiacchierando… Sì, certo, come vedi, anche i suoi quadri hanno del buono, o meglio avevano, è un vecchiume ormai questa pittura… Dio mio, quei verdi, quei viola, fanno legare i denti, verdi e viola erano la sua manìa, non gli pareva di scaricarne mai abbastanza sulla tela, povero Arduccio… coi risultati che tu vedi. " Sospirò, scuotendo il capo e cercò nel catalogo.

Fattosi da presso. Prestinari allungò l'invisibile collo per vedere cosa c'era scritto. Vide una mezza pagina di presentazione firmata Claudio Lonio, altro suo intimo amico. Con altrettante strette al cuore, lesse alcune frasi di sfuggita: "… rilevata personalità… ardenti anni giovanili della Parigi della tramontante Belle Epoque… che gli valse i più aperti riconoscimenti della… non dimenticabile apporto a quel moto di nuove idee e di audaci tentativi che… un posto e non degli ultimi nella storia del… ".

Ma Dolabella, chiuso il libro, già si avviava nella sala successiva. " Che caro uomo! " fu il suo ultimo commento.

Lungamente – i custodi andati, sempre più buio, tutto deserto e stranamente inutile – Prestinari restò a contemplare quella sua estrema gloria, dopo la quale mai e poi mai lo capiva benissimo – ci sarebbe più stata una sua mostra personale. Fallito! Avevano ragione i suoi amici lassù dei campi elisi: era stato uno sbaglio ritornare. Non si era sentito mai tanto infelice. Con che superbia, sicurezza di se stesso, una volta resisteva impavido all'incomprensione della gente, con che risate rispondeva alle più maligne critiche. Ma allora aveva dinanzi a sé un futuro, una indefinita serie di anni disponibili, una prospettiva di capolavori uno più bello dell'altro che avrebbero sbalordito il mondo. Mentre adesso! La storia era finita, né gli sarebbe mai concesso più di aggiungere sia pure un solo colpo di pennello, e ogni giudizio sfavorevole gli doleva con l'acerba pena della condanna che non ha rimedio.

In tanto sconforto, si riscosse d'impeto il suo temperamento battagliero. " I verdi e i viola? E io starei qui a mangiarmi l'animo per le asinerie di Dolabella? Quell'idiota, quel cafone, che di pittura non ha mai capito un'acca? Lo so ben io chi gli ha stravolto il cranio. Gli anti-figurativi, gli astrattisti, gli apostoli del verbo nuovo! Anche lui si è accodato alla masnada e si lascia menare per il naso. "

La collera, che già da vivo lo prendeva alla vista di certe pitture d'avanguardia, si rinnovò, riempiendogli l'animo di fiele.

Per colpa di questi scalzacani – egli era convinto – l'arte vera, quella ancorata alle gloriose tradizioni, oggi veniva disprezzata. La malafede e lo snobismo, come succede spesso, avevano vinto la partita, sconfiggendo gli onesti.

" Pagliacci, istrioni, venditori di fumo, opportunisti! " dentro di sé imprecava. " Qual è il vostro lurido segreto per darla a bere a tanta gente e ottenere nelle grandi mostre la parte del leone? Garantito che anche quest'anno qui a Venezia, siete riusciti ad avere il meglio e il buono. Voglio cavarmi il gusto di vedere… "

Così brontolando lasciò la sua sala scivolando verso gli ultimi reparti. Era ormai notte, ma il plenilunio batteva sui vasti lucernari diffondendo una fosforescenza quasi magica. Via via che Prestinari procedeva, nei quadri appesi alle pareti avveniva un progressivo mutamento: le classiche immagini – i paesaggi, le nature morte, i ritratti, i nudi – sempre più si deformavano gonfiandosi, allungandosi, torcendosi, dimenticando l'antico decoro finché a poco a poco si rompevano perdendo completamente ogni traccia della primiera forma.

Ecco le ultime generazioni: sulle tele, per lo più immense, non si scorgevano che confusi grovigli di macchie, spruzzi, ghirigori, veli, vortici, bubboni, buchi, parallelogrammi e ammassi viscerali. Qui trionfavano le scuole nuove, i giovani e rapacissimi pirati della dabbenaggine umana.

" Ps, ps, maestro " bisbigliò qualcuno nella arcana penombra. Prestinari si fermò di scatto, come al solito pronto alla discussione o alla battaglia. " Chi c'è?, chi c'è? "

All'unisono, da tre quattro parti gli risposero, crepitando, triviali versi di dileggio. Seguirono rotte risate e un'eco di fischiolini che si persero in fondo all'allineamento delle sale.

" Ecco quello che siete " tuonò Prestinari, a gambe larghe, gonfiando il petto come per resistere a un assalto " dei teppisti da trivio! Impotenti, rifiuti dell'Accademia, imbrattatele da casa di salute, fatevi avanti se ne avete il fegato. "

Ci fu una lieve sghignazzata e, accettando la sfida, giù dalle tele scesero affollandosi intorno a Prestinari, le più enigmatiche parvenze: coni, globi, matasse, tubi, vesciche, schegge, cosce, ventri, glutei, dotati di particolare autonomia, pidocchi e vermi giganteschi. E fluttuavano in danza beffarda sotto il naso del maestro.

" Indietro, pallonari, adesso ve le suono io! " Con l'energia strapotente dei vent'anni, chissà come ritrovata, Prestinari si avventò contro la folla, menando botte da orbi. " Là, tieni questa, e questa!… Carogna, vescicone, maledetto. " I pugni affondavano nell'eterogenea massa e con giubilo il maestro constatò che sgominarla sarebbe stato facile. Le astratte parvenze, sotto i colpi si sbriciolavano o crepavano dissolvendosi in una specie di pantano.

Fu una strage. In mezzo ai detriti, finalmente Prestinari si fermò, ansimando. Un superstite frammento come una clava gli sbatté sul viso. Lo ghermì al volo, con le potenti mani, lo scaraventò in un angolo, ridotto a un cencio inerte

Vittoria! Ma proprio dinanzi a lui quattro informi spettri stavano ancora ritti con una sorta di severa dignità. Una debole luce ne emanava e al maestro parve di riconoscervi qualcosa di caro e familiare, riecheggiante da anni remotissimi. Finché comprese. In quei grotteschi simulacri, così dissimili da ciò ch'egli aveva dipinto nel corso della vita, palpitava tuttavia il divino sogno d'arte, lo stesso ineffabile miraggio ch'egli aveva inseguito con testarda speranza fino all'ultima sua ora. C'era dunque qualcosa di comune fra lui e quelle infrequentabili creature? In mezzo a furbacchioni in malafede esisteva dunque qualche artista onesto e puro? O addirittura non potevano essere costoro i geni, i titani, i beniamini della sorte? E un giorno, per mano loro, ciò che oggi non era che follia, si sarebbe trasformato in bellezza universale? Da quel galantuomo ch'era sempre stato, Prestinari li osservò interdetto con una improvvisa commozione.

" Ehi, voi " disse in tono paterno " su da bravi, tornate dentro ai quadri, che non vi veda più. Avete anche ottime intenzioni, non dico di no, ma siete su una cattiva strada figli miei, una pessima strada. Siate umani, cercate di prendere una forma comprensibile! "

" Impossibile. Ciascuno ha il suo destino " sussurrò con rispetto il più grosso dei quattro fantasmi, fatto di una intricata filigrana.

" Ma cosa potete pretendere combinati come siete oggi? Chi vi può capire? Belle teorie, fumo, difficili parole, che sbalordiscono gli ingenui, questo sì. Ma in quanto ai risultati, ammetterete che finora… "

" Finora, forse " rispose la filigrana " ma domani… " E c'era in quel " domani " una tale fede, una potenza così grande e misteriosa, che rintronò nel cuore del maestro.

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