Dino Buzzati - Sessanta racconti
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- Название:Sessanta racconti
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- Издательство:Mondadori, collana Oscar classici moderni
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Tornò che era l'una meno venti. Intravide tre quattro uomini che attendevano, seduti in sala d'aspetto. Ansimando, si sprangò in ufficio, sedette allo scrittorio, aprì il cassettў, la lettera non c'era più.
Il tumulto del cuore gli tolse quasi il fiato. Chi poteva aver frugato nella scrivania? O che si fosse sbagliato? Aprì d'impeto gli altri cassetti, uno ad uno.
Meno male. Si era confuso, la lettera era là. Ma impostarla prima dell'una era impossibile. Poco male – e i ragionamenti (per una faccenda così semplice e banale) si accavallavano nella sua testa tumultuando, con alternative spossanti d'ansia e di speranze – poco male, se la spediva espresso faceva in tempo a prendere l'ultima distribuzione della sera, oppure… meglio ancora, l'avrebbe data a Ermete da portare, no no, meglio non immischiare il fattorino in una faccenda delicata, l'avrebbe portata lui personalmente.
"… basta così poco all'amore " scrisse " per vincere lo spazio e oltrepass… "
Drèn, il telefono, rabbioso. Senza lasciare la penna, afferrò con la sinistra la cornetta.
" Pronto? " " Pronto, qui la segretaria di sua eccellenza Tracchi. "
" Dica, dica. " " Per quella licenza d'importazione riguardante la fornitura di cavi a… "
Inchiodato. Era un affare enorme, ne dipendeva il suo avvenire. La discussione durò venti minuti.
"… oltrepassare " scrisse " le muraglie della Cina. Oh, cara Orn… "
Il fattorino ancora sulla porta. Lui lo investì selvaggiamente. " L'hai capita o no che non posso ricevere nessuno? " " Ma c'è l'is… " " Nessuno, nessunoooo! " urlò imbestialito. " L'ispettore della Finanza che dice di avere appuntamento. "
Sentì le forze abbandonarlo. Mandare indietro l'ispettore sarebbe stata una pazzia, una specie di suicidio, la rovina. Ricevette l'ispettore.
Sono le una e 35. Di là c'è la cugina Franca che aspetta da tre quarti d'ora. E poi l'ingegnere Stolz, venuto appositamente da Ginevra. E l'avvocato Messumeci, per la causa degli scaricatori. E l'infermiera che viene ogni giorno a fargli le iniezioni.
" Oh cara Ornella " scrive con il furore del naufrago su cui si abbattono i cavalloni sempre più alti e massacranti.
Il telefono. " Qui il commendator Stazi del Ministero dei commerci. " Il telefono. " Qui il segretario della Confederazione dei consorzi… "
" Oh mia deliziosa Ornella " scrive " vorrei che tu sap… "
Il fattorino Ermete sulla porta che annuncia il dottor Bi. vice-prefetto.
"… che tu sapessi " scrive " qu… "
Il telefono: " Qui, il capo di Stato maggiore generale ". Il telefono: " Qui il segretario particolare di Sua Eminenza l'arcivescovo… ".
"… quando io ti v… " scrive febbricitante con l'ultimo fiato.
Drèn, drèn, il telefono: " Qui il primo presidente della Corte d'appello ". " Pronto, pronto! " " Qui il Consiglio Supremo, personalmente il senatore Cormorano " " Pronto, pronto! " " Qui il primo aiutante di campo di Sua Maestà l'Imperatore… " Travolto, trascinato via dai flutti. " Pronto, pronto! Sì son io, grazie, eccellenza, estremamente obbligato!… Ma subito, subitissimo, sì signor generale, provvederò senz'altro, e grazie infinite… Pronto, pronto! Certamente Maesta, senz'altro, con infinita devozione (la penna, abbandonata rotolò lentamente fino all'orlo, si fermò un istante in bilico, cadde a piombo stortandosi il pennino, ed ivi giacque)… Prego s'accomodi, perbacco, avanti avanti, no, se mi permette, forse è meglio si accomodi nella poltrona che è più comoda, ma quale onore inaspettato, assolutamente, per l'appunto, oh grazie, un caffè, una sigaretta… "
Quanto durò il turbine? Ore, giorni, mesi, millenni? Al calar della notte si ritrovò solo, finalmente.
Ma prima di lasciar lo studio, cercò di mettere un po' d'ordine nella montagna di scartafacci, pratiche, progetti, protocolli, accumulatisi sulla scrivania. Sotto all'immensa pila trovò un foglio di carta da lettere senza intestazione scritto a mano. Riconobbe i propri segni.
Incuriosito, lesse: " Che baggianate, che ridicole idiozie. Chissà quando mai le ho scritte? " si chiese, cercando invano nei ricordi, con un senso di fastidio e di smarrimento mai provato, e si passò una mano sui capelli oramai grigi. " Quando ho potuto scrivere delle sciocchezze simili? E chi era questa Ornella? "
51. BATTAGLIA NOTTURNA ALLA BIENNALE DI VENEZIA
Stabilitosi per l'eternità nei campi elisi, il vecchio pittore Ardente Prestinari manifestò un giorno agli amici l'intenzione di scendere sulla Terra per visitare la Biennale di Venezia dove, a due annì dalla morte, gli era stata dedicata una sala.
Gli amici tentarono di dissuaderlo: " Lascia perdere, Arduccio " (era il vezzeggiativo che aveva sempre portato in vita). " Tutte le volte che uno di noi scende laggiù, sono amarezze. Non pensarci, rimani qui con noi, i tuoi quadri li conosci e sta pur certo avranno scelto i peggio come al solito. E poi, se parti, chi farà stasera il quarto allo scopone? "
" Vado e torno " ribadì il pittore e si precipitò al piano di sotto dove vivono gli uomini vivi e si fanno esposizioni di arti belle.
Arrivare sul posto e scovare fra le centinaia di sale quella dedicata a lui fu questione di secondi.
Ciò che vide lo lasciò soddisfatto: la sala era spaziosa e situata lungo il percorso obbligato, su una parete il suo nome campeggiava con le due date, di nascita e di morte, e i quadri per la verità erano stati scelti con più discernimento di quanto avesse sperato. Certo, ora che li esaminava con la mentalità di defunto, per così dire sub specie aeternitatis, gli saltavano agli occhi una quantità di difetti e di errori che da vivo non aveva mai notato. Avrebbe avuto l'impulso di correre a prendere i colori e di rimediare sul posto in fretta e furia, ma come fare? I suoi arnesi da pittore, ammesso che esistessero ancora, chissà dove erano andati a finire. E poi non sarebbe successo uno scandalo?
Era un giorno feriale, tardo pomeriggio, visitatori pochi. Entrò un giovanotto biondo, straniero senza dubbio, probabilmente americano. Diede un'occhiata circolare e con un'indifferenza più oltraggiosa di qualsiasi insulto, passò oltre.
" Il bifolco! " pensò Prestinari. " Va a cavalcare vacche nelle tue praterie invece di visitare mostre d'arte! "
Ecco una giovane coppia, presumibili sposi in viaggio di nozze. Mentre lei si aggira con la caratteristica espressione atona e spenta dei turisti, lui si ferma, interessato, dinanzi a una piccola opera giovanile del maestro: una viuzza di Montmartre con il fatidico sfondo del Sacré-Coeur.
" Dev'essere di modesta levatura, il giovanotto " Prestinari si dice " eppure la sensibilità non gli manca. Anche se di modeste dimensioni, questo è proprio uno dei pezzi più notevoli. Si vede che la straordinaria delicatezza dei toni lo ha colpito. "
Altro che delicatezza di toni. " Vieni qui tesoro " dice il giovane alla sposa. " Guarda un po'… Manco a farlo apposta. "
" Che cosa? "
" Ma non ti ricordi? Tre giorni fa, a Montmartre. Quel ristorante dove abbiamo mangiato le lumache. Guardalo qui. Proprio su quest'angolo " e fa segno al quadro.
" è vero, è vero " esclama lei, rianimata. " Però ti confesso che a me sono rimaste sullo stomaco. "
Ridendo stupidamente, se ne vanno.
E la volta di due signore cinquantenni accompagnate da un bambino. " Prestinari " dice una leggendo ad alta voce il nome " Che sia parente dei Prestinari che abitano sotto di noi?… Sta fermo Giandomenico, non toccare con le mani! " Esasperato dalla stanchezza e dalla noia, il bambino infatti sta cercando di staccare con le unghie un groppo di colore che sporge da un Tempo di mietitura.
In quel mentre Prestinati ha un tuffo al cuore vedendo entrare l'avvocato Matteo Dolabella, suo vecchio e caro amico, assiduo frequentatore della trattoria artistica di cui egli era stato uno dei personaggi più brillanti. Lo accompagna un signore sconosciuto.
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