Dino Buzzati - Sessanta racconti
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- Название:Sessanta racconti
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- Издательство:Mondadori, collana Oscar classici moderni
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Dopodiché, senza cambiare rotta, i tre ricognitori assunsero la formazione in linea di fila e si tuffarono in direzione della colonna corazzata.
Minuscoli lampi in corrispondenza dei primi carri fecero capire che il nemico apriva il fuoco contraereo. Ma quasi nello stesso istante i dispositivi Manarini installati sui ricognitori entravano in azione di conserva.
Fu una scena mai vista. Da lontano era come se una gigantesca miccia distesa lungo la strada fosse stata accesa a un capo e il fuoco la risalisse a velocità vertiginosa, divorandola. Un'eruzione di vampe, saette, fuochi artificiali, fontane incandescenti, nembi purpurei, guizzi e ardenti globi volò su per le schiere trasformandosi in un tetro oblungo nuvolone che, internamente illuminato dalla benzina in fiamme, si avvoltolava in vortici convulsi. In poco più di un secondo, di tre intere divisioni corazzate non restava che una striscia di immota cenere. Dal bollettino n. 14 del Gran Quartiere Generale: "… Tre formazioni nemiche di super-bombardieri pesanti provenienti da nord-est, la prima di circa 850 apparecchi, la seconda di circa 200 e la terza di oltre 1100 sono state totalmente distrutte dai nostri mezzi speciali d'intercettazione non appena hanno varcato la linea di confine… " " Nel Mare Jonio, una squadra navale nemica composta di due portaerei, una corazzata, 3 portaerei ausiliarie e 13 siluranti di scorta, che stava avvicinandosi alle nostre coste, è stata fatta saltare in aria dai nostri mezzi antinavali: una nostra nave ospedale ha tratto in salvo oltre 2200 naufraghi… " Dai titoli dei giornali:
∙ ALTRE SETTE DIVISIONI NEMICHE ANNIENTATE I REPARTI SUPERSTITI DELL’ ESERCITO INVASORE RIPIEGANO IN DISORDINATA FUGA
∙ OLTRE 8000 APPARECCHI AVVERSARI E NUMEROSI MISSILI ATOMICI POLVERIZZATI IN CIELO
∙ UN MESSAGGIO DEL CAPO DELLE FORZE ARMATE AL PROFESSORE MANARINI
∙ IL NEMICO CHIEDE L'ARMISTIZIO
∙ COME IL GENIO DI UNA NAZIONE POVERA HA SBARAGLIATO L'ESERCITO PIÙ POTENTE DEL MONDO
∙ MANARINI PORTATO IN TRIONFO DAL POPOLO DI ROMA LA GRANDIOSA CELEBRAZIONE DELLA VITTORIA: IL DISCORSO DI MANARINI IN CAMPIDOGLIO
∙ IL PREMIO NOBEL PER LA PACE A ERNESTO MANARINI
∙ MANARINI CHIAMATO ALLA SUPREMA CARICA CON VOTAZIONE PLEBISCITARIA
∙ IL PRESIDENTE MANARINI INAUGURA LA 46esima FIERA DI MILANO
50. UNA LETTERA D'AMORE
Enrico Rocco, di 31 anni, gerente di una azienda commerciale, innamorato, si chiude nel suo ufficio; il pensiero di lei era diventato così potente e tormentoso ch'egli trovò la forza. Le avrebbe scritto, di là di ogni orgoglio e ogni pudore.
" Egregia signorina " cominciò, e al solo pensiero che quei segni lasciati dalla penna sulla carta sarebbero stati visti da lei, il cuore cominciò a battere, impazzito " Gentile Ornella, mia Diletta, Anima cara, Luce, Fuoco che mi bruci, Ossessione delle notti, Sorriso, Fiorellino, Amore… "
Entrò il fattorino Ermete: " Scusi, signor Rocco, c'è di là un signore che è venuto per lei. Ecco (guardò un biglietto) si chiama Manfredini ". " Manfredini? Come? Mai sentito nominare. Poi io adesso non ho tempo, ho un lavoro urgentissimo. Torni domani o dopo. " " Credo, signor Rocco, credo che sia il sarto, deve essere venuto per la prova… " " Ah… Manfredini! Be', digli che torni domani. " " Sissignore, ma ha detto che è stato lei a chiamarlo. " " è vero, è vero… (sospirò)… su fallo venire, digli però che si sbrighi, due secondi. "
Entrò il sarto Manfredini col vestito. Una prova per modo di dire; indossata per pochi istanti la giacca e poi levata, appena il tempo di fare due tre segni col gessetto. " Mi scusi, sa, ma ho per le mani un lavoro molto urgente. Arrivederla, Manfredini. "
Avidamente ritornò alìa scrivania, riprese a scrivere: " Anima Santa, Creatura, dove sei in questo istante? cosa fai? ti penso con una tale forza che è impossibile il mio amore non ti arrivi anche se tu sei così lontana, addirittura dalla parte opposta della città, che mi sembra un'isola sperduta di là dei mari… ". (Che strano, pensava intanto, come si spiega che un uomo positivo come me, un organizzatore commerciale, tutto a un tratto si mette a scrivere cose di questi genere? Forse è una specie di follia?)
In quel mentre il telefono al suo fianco cominciò a suonare. Fu come se una sega di ferro gelido gli fosse stata passata di strappo sulla schiena. Boccheggiò:
" Pronto? "
" Ciaooo " fece una donna con neghittoso miagolìo " Che vocione dimmi, sono capitata male, a quanto sembra. " " Chi parla? " chiese lui. " Oh ma sei impossibile oggi, guarda che… " " Chi parla? " " Ma aspetta almeno che ti… " Mise giù la cornetta, riafferrò la penna in mano.
" Senti, Amor mio scrisse " fuori c'è la nebbia, umida, fredda, carica di nafta e di miasmi, ma lo sai che io la invidio? Lo sai che farei subito camb… "
Drèn, il telefono. Ebbe un sussulto come per una scarica di duecentomila volt. " Pronto? " " Ma Enrico! " era la voce di poco fa " sono venuta apposta in città per salutarti e tu… "
Vacillò, accusando il colpo. Era la Franca, sua cugina, brava ragazza, graziosa anche, che da qualche mese gli faceva un po' la corte, chissà cosa si era messa in mente. Le donne sono famose per costruir romanzi inverosimili. Certo, non si poteva decentemente mandarla a quel paese.
Ma tenne duro. Qualsiasi cosa pur di finire quella lettera. Era l'unico mezzo per calmare il fuoco che gli bruciava dentro, scrivendo a Ornella gli sembrava di entrare in qualche modo nella vita sua, forse lei avrebbe letto fino in fondo, forse avrebbe sorriso, forse avrebbe chiuso la lettera in borsetta, il foglio ch'egli stava ricoprendo di insensate frasi forse fra poche ore sarebbe stato a contatto con le piccole graziose profumate cose meravigliosamente sue, con la matita per le labbra, col fazzoletto ricamato con gli enigmatici gingilli carichi di conturbanti intimità E adesso ecco la Franca, a frastornarlo.
" Senti, Enrico " chiese la voce strascicata " vuoi che venga a prenderti in ufficio? " " No, no perdonami, adesso ho un mucchio da fare. " " Oh non fare complimenti se ti do noia, sia come non detto. Arrivederci. " " Dio come la prendi. Ho da fare, ti dico. Ecco, vieni più tardi. " " Più tardi quando? " " Vieni… vieni fra due ore. "
Sbatté sul trespolo la cornetta del telefono, gli pareva di aver perso un tempo irrimediabile, la lettera doveva essere imbucata per l'una, altrimenti sarebbe giunta a destinazione il giorno dopo. No, no l'avrebbe spedita per espresso.
"… farei subito cambio " scriveva " quando penso che la nebbia circonda la tua casa e ondeggia dinanzi alla tua camera e se avesse occhi – chissà, forse anche la nebbia vede – potrebbe contemplarti attraverso la finestra. E vuoi che non ci sia una fessura, un sottilissimo interstizio da cui entrare? un minuscolo soffio, niente di più, un esile fiato di bambagia impalpabile che ti accarezzi? basta così poco alla nebbia, basta così poco all'am… "
Il fattorino Ermete sulla porta. " Perdoni… " " Te l'ho già detto, ho un lavoro urgente, io non ci sono per nessuno, di' che ritornino stasera. "
" Ma… " " Ma cosa? " " C'è da basso il commendatore Invernizzi che l'aspetta in macchina. "
Maledizione, l'Invernizzi, il sopraluogo al magazzino dove c'era stato un principio d'incendio, l'incontro coi periti, maledizione non ci pensava più, se n'era completamente dimenticato. E non c'erano santi. Quel tormento che gli bruciava dentro, proprio in corrispondenza dello sterno, raggiunse un grado intollerabile. Darsi malato? Impossibile. Terminare la lettera cosi come stava? Ma aveva ancora da dirle tante cose, tante cose importantissime. Scoraggiato, chiuse il foglio in un cassetto. Prese il cappotto e via, L'unica era tentar di fare presto. In mezz'ora, con l'aiuto di Dio, sarebbe stato forse di ritorno.
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