Blake Pierce - Prima Che Dia La Caccia

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Da Blake Pierce, autore di successo del libro IL KILLER DELLA ROSA (un best-seller con più di 900 recensioni da cinque stelle), è in arrivo il volume #8 della serie di gialli mozzafiato di Mackenzie White. In PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Un Mistero di Mackenzie White – Libro 8), un serial killer si sta lasciando alle spalle una scia di vittime in Nebraska, il Paese d’origine dell’agente speciale dell’FBI Mackenzie White. Tutte sono state uccise con un colpo di pistola alla nuca e tutte hanno addosso il biglietto da visita Antiquariato Barker, lo stesso lasciato sul corpo del padre di Mackenzie dal suo assassino molti anni prima. Finalmente è giunto per Mackenzie il momento di affrontare i propri fantasmi, il proprio oscuro passato e scoprire chi è l’omicida del padre. Ma questo viaggio nei ricordi la porta a visitare luoghi che preferirebbe non vedere, a scoprire cose che preferirebbe ignorare. Mackenzie si ritrova coinvolta in una sorta di gioco del gatto con il topo contro un killer più bieco di quanto si possa immaginare. Con la sua fragile psiche che minaccia di crollare, proprio questo caso, il più cruciale di tutti, potrebbe rivelarsi quello che la metterà fuori gioco una volta per tutte. Thriller-noir psicologico dalla suspense mozzafiato, PRIMA CHE DIA LA CACCIA è il libro #8 in una nuova, avvincente serie – con un nuovo, irresistibile personaggio – che vi terrà incollati alle pagine fino a tarda notte. Di Blake Pierce è anche disponibile il best-seller IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige – Libro #1), con più di 900 recensioni da cinque stelle, da scaricare gratuitamente!

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Amy annuì. "È mai riuscita a uscire da quella... casa?"

Intende il reparto psichiatrico, pensò Mackenzie. "Sì. Poi si è trovata un appartamento da qualche parte e ha vissuto la sua vita. Lasciandosi me e Stephanie alle spalle."

"Quando tuo padre morì, fu così difficile per lei" disse Amy. "Il fatto che fosse proprio lì sul divano, quando è successo... l'ha mandata fuori di testa."

Sì, ha mandato anche me fuori di testa, pensò Mackenzie. "Già, è stato così per tutti noi. La mamma le ha mai detto niente riguardo a quella notte? Magari cose che ha visto o sentito? "

"Non che riesca a ricordare. So che era ossessionata dall'idea che la porta non fosse chiusa a chiave... che la persona che entrò e uccise tuo padre fosse riuscita a entrare in casa senza difficoltà. Il fatto che sarebbe potuto accadere a te o tua sorella la spaventava a morte."

"Questo è il punto" disse Mackenzie. "Tutti gli altri sono rimasti sani e salvi. L'assassino voleva solo mio padre. La mamma ha mai condiviso con lei delle cose su mio padre che ha trovato strane? Magari dei motivi per cui qualcuno potesse volerlo morto? "

"Onestamente, tua madre parlava solo di quanto fosse sexy con quell'uniforme della polizia. Era un detective nell’ultimo periodo, giusto?"

"Esatto. Quindi... alla mamma piaceva il fatto che fosse un poliziotto o la metteva a disagio?"

"Un po' entrambe le cose, immagino. Era molto orgogliosa di lui, ma era sempre preoccupata. È per questo che beveva così tanto. Era sempre preoccupata che potesse capitargli qualcosa e il bere era il suo modo di gestire lo stress."

"Capisco…"

"Senti, so che alcune voci che circolano in città potrebbero non essere così belle, ma tua madre amava tuo padre. Lo amava molto. Lui aveva fatto di tutto per supportarla. Quando era diventato per la prima volta un poliziotto e riuscivano a malapena a sbarcare il lunario, aveva persino ottenuto un prestito e comprato un minuscolo condominio fuori città. Per due anni provò a fare l’affittacamere, ma non faceva per lui. Il reddito però era sufficiente per tenerli a galla."

"Questo a quando risale?" volle sapere.

"A prima arrivassi tu, di sicuro" disse Amy. "Allora eravamo tutti così giovani. Dio, non riesco a credere di aver dimenticato certe cose così facilmente... "

Mackenzie non poté fare a meno di sorridere. Era bastato così poco e già aveva imparato qualcosa di nuovo su suo padre. Certo, forse lui e sua madre avevano menzionato di sfuggita la storia degli appartamenti in affitto, ma se anche l'avevano fatto, lei non ci aveva mai dato peso.

"Amy, quando è stata l'ultima volta che ha parlato con mia madre?"

"Il giorno prima che partisse per andare in quella casa. Non per infierire, ma anche allora penso che fosse arrabbiata con te. Anche se non ha mai rivelato il motivo della sua rabbia."

"E ha detto qualcosa su mio padre?"

"Ha detto che è successo come in un incubo. Che era colpa sua e che avrebbe dovuto essere in grado di fermarlo. Io ho pensato che fosse solo il senso di colpa per essere rimasta addormentata e non essersi svegliata quando il killer entrò in casa con la pistola. "

“C'è qualcos'altro che le viene in mente?” chiese Mackenzie.

Mentre Amy rifletteva, Mackenzie si era aggrappata a una cosa che la donna aveva detto. Lei avrebbe dovuto essere in grado di fermarlo.

Sembra una cosa strana da dire, alla luce di quanto successo.

Lei sa qualcosa. Lo ha sempre saputo e ho sempre avuto troppa paura per chiederglielo...

Merda. Devo chiamarla.

Amy alla fine rispose: "No, niente che io riesca a ricordare. Ma adesso hai rimesso in moto i miei ricordi del passato. Se mi viene in mente qualcos'altro, sicuramente te lo farò sapere."

"Lo apprezzerei” disse Mackenzie, consegnando ad Amy uno dei suoi biglietti da visita.

Lasciò la casa, incredibilmente grata di poter respirare l'aria fresca. Tornò alla sua auto, consapevole che puzzava di fumo di sigaretta, e rifletté ancora sulle nuove informazioni che aveva appreso su suo padre.

Un affittacamere, pensò. Non ce lo vedo affatto! Mi chiedo se Stephanie lo sapesse...

Ma sulla scia di quel pensiero, ne spuntò un altro.

Devo andare a trovare mia madre. Non posso più girarci intorno.

Questa consapevolezza la rese immediatamente nervosa. Mentre si allontanava su Dublin Road, il solo pensiero di vedere sua madre la stava mandando nel panico. Le sembrava di avvertire un peso crescente allo stomaco, mentre tornando in città cercava di pensare a qualcosa che potesse rimandare l’inevitabile incontro con sua madre.

CAPITOLO SETTE

Aveva ancora un compito legittimo da svolgere prima di continuare a tormentarsi pensando a sua madre. Controllò i fascicoli del caso e recuperò i dati sull'autopsia di suo padre. Trovò il nome del medico legale che aveva scritto il referto originale e si mise a cercarlo.

Fu piuttosto semplice. Nonostante il coroner in questione si fosse ritirato due anni prima, la contea di Morrill uno di quei luoghi simili ad un buco nero: impossibile fuggire. Ecco perché vedeva così tanti volti familiari per le strade. Nessuno aveva pensato di andarsene, di girare il mondo per vedere cosa la vita avesse da offrire.

Aveva contattato l'agente Harrison a Washington per ottenere l'indirizzo di Jack Waggoner, il medico legale che aveva operato su suo padre. Ottenne l'indirizzo in pochi minuti e si ritrovò a guidare in un'altra piccola città chiamata Denbrough. Denbrough era situata sessantacinque chilometri a sud di Belton; due puntini sulla mappa della contea di Morrill.

Jack Waggoner viveva in una casa accanto a un ampio campo. Vecchie staccionate fatiscenti e filo spinato indicavano che una volta lì c'erano stati cavalli o bestiame. Quando parcheggiò l’auto nel vialetto di una magnifica casa a due piani in stile coloniale, vide una donna che strappava le erbacce da un giardino fiorito che delineava l'intero portico.

La donna continuò a osservare Mackenzie fino a quando non ebbe parcheggiato e fu scesa.

"Salve" la salutò Mackenzie, volendo interagire con la donna al più presto, prima che quel suo modo di fissarla le desse sui nervi.

"Salve a lei" replicò la donna. "Posso chiederle chi è?"

Mackenzie tirò fuori il distintivo e cercò di presentarsi nel modo più garbato che poté. Subito gli occhi della donna si illuminarono e smise di guardarla con sospetto.

"E cosa porta l'FBI a Denbrough?" si stupì la donna.

"Speravo di parlare con il signor Waggoner" spiegò. "Jack Waggoner. È in casa? "

"Sì, è dentro" disse la donna. "Io sono Bernice, comunque. Sua moglie da trentun anni. A volte riceve chiamate dal governo, sempre su gente morta che ha visto in passato. "

"Beh, è proprio per questo che sono venuta qui. Potrebbe andarlo a chiamare?"

"La porterò da lui" disse Bernice. "È nel bel mezzo di un progetto."

Bernice condusse Mackenzie dentro casa. Era pulita e scarsamente decorata, il che contribuiva a farla sembrare molto più grande di quanto non fosse in realtà. La struttura dell’abitazione le fece pensare ancora una volta che l'enorme campo lì fuori fosse servito un tempo per ospitare del bestiame, che doveva aver aiutato a pagare una casa del genere.

Bernice la accompagnò in un seminterrato ammobiliato. Arrivata in fondo alle scale, la prima cosa che vide Mackenzie fu una testa di cervo sulla parete. Poi, mentre giravano l'angolo, vide un cagnolino impagliato - un cane vero, impagliato dopo la morte. Era appollaiato nell'angolo su una strana piattaforma.

Nell'angolo più lontano del seminterrato, un uomo sedeva ricurvo su un tavolo da lavoro. Una lampada illuminava qualcosa a cui stava lavorando, che restava nascosto dalla schiena e dalle spalle curve dell'uomo.

"Jack?" lo chiamò Bernice. "C’è una visita per te."

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