1 ...6 7 8 10 11 12 ...16 Luke non era sicuro di cosa pensarne. Era fuori dal giro da molto. Si fidava di Susan, e sapeva che lei credeva a quello che diceva. Lui però aveva dei problemi a crederci. Aveva servito nell’esercito sotto il comando di presidenti conservatori, e allo Special Response Team sotto il comando di presidenti liberali. Sì, erano diversi l’uno dall’altro, ma radicalmente diversi? Diversi fino a credere nel suprematismo bianco e nelle recinzioni di sicurezza attorno a enclave di minoranze? No. Proprio no. A prescindere da chi fosse al potere, c’era sempre qualcosa che si poteva chiamare american way.
“E stai dicendo che la gente ha votato per questa roba?”
Scosse la testa, adesso con enfasi. “Crediamo che ci siano stati diffusi brogli elettorali e soppressione di voto in almeno cinque stati, tutti swing state. È per questo che dico che hanno rubato le elezioni.”
Luke stava cominciando a vedere il puzzle, ma mancavano dei pezzi. “Vuoi che indaghi sulla cosa?” disse. “È per questo che mi hai richiamato qui? Ci sarebbero altri cento…”
“No,” disse lei. “Hai ragione. Ci sono altre cento persone. Abbiamo messo degli analisti dei dati a esaminare le macchine elettorali. Abbiamo messo degli investigatori a interrogare della gente sulla soppressione dei voti, soprattutto nei distretti neri del sud rurale. E, in maniera circostanziale e aneddotica, le prove sono già piuttosto forti. Non abbiamo bisogno di te per l’indagine.”
La sua risposta lo confuse, e forse un po’ lo infastidì. Era solo ad alta quota in montagna a lavorare sui suoi problemi. A sfidarsi. A sfidare Dio a ucciderlo. Forse anche a trovare un po’ di chiarezza.
Adesso era di nuovo a Washington DC, a farsi rimproverare da suo figlio e a ricevere sorrisetti dalla sua ex suocera. Era stato in colonna nel traffico e si era sottoposto a controlli di sicurezza. Si era rasato la barba e si era fatto tagliare i capelli. Era tornato tra gli esseri umani normali e i loro interessi e le loro preoccupazioni. Quando era un soldato in combattimento, lo chiamavano ‘tornare al mondo’ – luogo in cui in realtà non voleva stare.
“Allora che cosa ci faccio qui?” disse.
“Ancora non ne sono sicura,” disse lei. “Però so di aver bisogno di te. Ho fatto una cosa senza precedenti rifiutandomi di consegnare il potere. Non è mai stato fatto prima nella storia americana. Le cose qui potrebbero scaldarsi molto rapidamente, e non ci sono molte persone nella mia amministrazione di cui mi fidi. Voglio dire completamente, al cento per cento, senza alcun dubbio. Qualcuna sì, ma non di più.”
Lo indicò. “E te. Fin dall’inizio del mio mandato come presidente non hai fatto che salvare questo paese. Tu mi hai salvato la vita. Hai salvato mia figlia. Potresti aver salvato il mondo da una guerra nucleare. Poi sei scomparso proprio quando le cose si sono messe bene. Non avevo mai incontrato un uomo come te, Luke. Sei fatto per il brutto tempo, per usare un eufemismo. E mi sembra che si stia preparando una tempesta.”
Fatto per il brutto tempo.
Non l’aveva mai sentita messa così. Però ovviamente era vero – lo aveva etichettato meglio di quanto avesse mai fatto Becca. Meglio di quanto si fosse mai etichettato lui stesso. Non solo era fatto per quello, ma era ciò che per cui viveva. Quando faceva bel tempo, si annoiava. Si allontanava. Andava in cerca di un uragano in cui perdersi.
“Allora che cosa vuoi che faccia?”
“Sta’ vicino. Vivi nella residenza della Casa Bianca per il momento. Possiamo darti un titolo ufficiale – guardia del corpo personale. Stratega dell’intelligence. È un po’ strano, ma non importa. Chuck Berg è ancora a capo del distaccamento dei servizi segreti per la sicurezza della casa. Ti conosce e ti rispetta. Ci sono moltissime stanze in cui alloggiare. Se vuoi puoi avere la camera di Lincoln. Ci ha dormito qualche persona famosa. Il cantante della rock band Zero Hour e la moglie ci hanno dormito qualche settimana fa. Belle persone – lui non c’entra niente col suo personaggio sul palco. Fa molta beneficienza in Africa, finanzia sistemi di filtrazione dell’acqua e via dicendo.”
Si fermò per prendere fiato prima di continuare. “Ovviamente la Casa Bianca è stata completamente ricostruita due anni fa, quindi Lincoln non ha mai dormito nella nuova camera di Lincoln, però…”
A Luke adesso parvero farneticazioni. Era come una bambina che cercava di spiegare qualcosa di importante a un adulto, senza mai dire di che cosa si trattasse.
“Vuoi una coperta di sicurezza,” le disse. “È per questo che sono qui.”
Annuì. “Sì. Ne avevo una da piccola. Era morbida e aveva cucita su la simpatica immagine di un dinosauro, che col tempo è svanita in una macchia verde. La chiamavo Copertina. Dio, mi manca.”
Adesso Luke rise proprio. La risata gli uscì come l’abbaiare improvviso di un cane. Era bello ridere. Non ricordava l’ultima volta che era successo.
“Copertina, eh?”
“Esatto. Copertina.”
C’era dell’altro che gli stava chiedendo? Non lo capiva. Diamine, la residenza della Casa Bianca? Doveva essere una promozione, dalla stanza al Marriott che gli avevano dato per la notte precedente.
“Ok,” disse. “Ci sto.”
20:26 ora della costa orientale
Sud di Canal Street
Chinatown, New York City
“Ok,” abbaiò Kyle Meiner. “Stiamo per beccarli. Quindi ascoltate!”
Kyle si accucciò nel retro di un lungo furgone nero per il trasporto merci che saltellava tra buche e solchi delle strade cittadine. Guardò i suoi uomini – otto tizi grossi, ammassati lì. Tutti là dentro erano muscolosi, tipi da palestra. Non c’era un uomo lì che non riuscisse a sollevare cento chili sulla panca o centotrentacinque in squat. Tutti assumevano come minimo creatina, e alcuni ragazzi buttavano giù steroidi, l’ormone per la crescita umana, in alcuni casi roba più esotica – quelli erano i seri. Ciascuno di loro aveva un taglio a spazzola o la testa rasata.
Il corpo di Kyle era come il loro, solo più grosso, se possibile. Aveva braccia come pitoni, gambe come tronchi d’albero. Le vene gli emergevano dai bicipiti, lungo il collo, la fronte, il petto, ovunque. A Kyle le vene piacevano.
Vene voleva dire flusso sanguigno. Vene voleva dire potere.
C’erano altri cinque furgoni come quello nel convoglio, e ciò diceva a Kyle che stavano per seminare quaranta o cinquanta pragmatici attivisti irriducibili per le strade. Aderenti t-shirt a manica lunga strette su petti e torsi – ciascuna maglietta nera con le parole TEMPESTA IMMINENTE in bianco. Le lettere sembravano vagamente ossa umane, e avevano schizzi di quello che pareva sangue rosso brillante lungo il fondo.
Occhi severi restituirono lo sguardo di Kyle. Quegli uomini erano la punta affilata della lancia.
“Non voglio vedere armi là fuori,” disse Kyle. “Nessun coltello, nessuna mazza, Dio vi aiuti se vedo una pistola. Tirapugni. Se avete addosso qualcosa, lasciatela nel furgone. Intesi?”
Qualcuno brontolò e borbottò.
“Come? Non vi sento.”
I brontolii stavolta furono più forti.
“Questo è un raduno e una manifestazione, ragazzi. Non un combattimento da strada. Se i musi gialli tirano su un combattimento, ok. Difendete voi stessi e gli altri. Lanciate pure qualche comunista contro un muro di mattoni, per quel che mi riguarda. Sappiate solo che quando arriva la polizia e vi trova armati, è reato. Abbiamo avvocati in chiamata rapida, pronti a partire, ma se vi fate beccare per possesso di armi, stasera non ne uscite, e forse non ne uscirete a lungo. Devo sentirvi su questo punto. Non voglio vedere nessuno al fresco. È un male per voi, ed è una cattiva pubblicità per l’organizzazione. Intesi? Dai!”
Читать дальше