Jack Mars - Operazione Presidente

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“Uno dei migliori thriller che abbia letto quest’anno. La trama è intelligente, e aggancia dal primo momento. L’autore ha fatto un lavoro superbo nel creare una serie di personaggi pienamente sviluppati e davvero interessanti. Non vedo l’ora di leggere il seguito.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su A ogni costo) OPERAZIONE PRESIDENTE è il libro 5 della serie thriller best-seller di Luke Stone, che comincia con A OGNI COSTO (libro 1)!Quando la Cina manda in bancarotta l’economia statunitense incassando il debito e chiudendo il Mar Cinese Meridionale, gli americani necessitano di un cambiamento radicale. La presidente Susan Hopkins, in corsa per la rielezione, resta di sasso nel vedere ciò che accade. Il suo rivale, un folle senatore dell’Alabama che persegue con la promessa di espellere tutti i cinesi e distruggere col nucleare le navi cinesi fuori dal Mar Cinese Meridionale, incredibilmente ha vinto.La presidente Hopkins, però, sa di non poter cedere il potere. Farlo vorrebbe dire causare la scintilla della Terza guerra mondiale.Sapendo che le elezioni sono state rubate, la presidente Hopkins ha bisogno di quarantotto ore per dimostrarlo e per fermare l’escalation di giochi di guerra con i cinesi. Senza nessuno ormai a cui rivolgersi, convoca Luke Stone, l’ex capo di una squadra d’élite paramilitare dell’FBI. Gli interessi in gioco non potrebbero essere più grossi quando gli ordina di salvare l’America dalla sua minaccia più grande: il suo stesso presidente eletto.Eppure, con uno scioccante colpo di scena dopo l’altro, persino per Luke Stone potrebbe essere troppo tardi.Thriller politico dall’azione continua, con drammatiche ambientazioni internazionali e suspense al cardiopalma, OPERAZIONE PRESIDENTE è il libro numero 5 della serie best-seller acclamata dalla critica di Luke Stone, un’esplosiva nuova serie che vi costringerà a girare pagina fino alla rivelazione finale. “La narrativa thriller al suo meglio. I fan del genere che apprezzano l’esecuzione precisa di un thriller internazionale, pur cercando profondità psicologica e credibilità in un protagonista che affronta sfide contemporaneamente sul piano professionale e personale, troveranno qui una storia avvincente difficile da abbandonare.”--Midwest Book Review, Diane Donovan (a proposito di A ogni costo)Il libro 6 della serie di Luke Stone sarà presto disponibile.

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8:53 ora della costa orientale

Ala ovest

Casa Bianca, Washington DC

“Ci sono state violenze per tutta la notte,” disse Kat Lopez. “I dettagli ce li ha Kurt, ma il peggio è stato a Boston, San Francisco e Seattle.”

“Perché non ne sono stata informata?” disse Susan.

Percorrevano i corridoi dell’ala ovest verso lo Studio Ovale. I tacchi ticchettavano sul pavimento di marmo. Susan si sentiva meglio di quanto non si sentisse da un po’ – ben riposata da una lunga notte di sonno. Aveva fatto colazione nella cucina di famiglia senza controllare le notizie neanche una volta. Stava cominciando a credere che gli eventi stessero volgendo al meglio. Fino a un minuto prima.

Kat scrollò le spalle. “Volevo che dormisse un po’. Non c’era nulla che lei potesse fare in piena notte, e ho pensato che questa sarebbe stata un’altra giornataccia. Kurt è stato d’accordo con me.”

“Ok,” disse Susan. Immaginava di dire sul serio.

Un uomo dei servizi segreti aprì loro le porte ed entrarono nello Studio Ovale. Lì in piedi c’era Kurt Kimball, le maniche arrotolate, pronto a partire. Luke Stone sedeva in una delle poltrone, quasi nella stessa posizione della sera precedente.

Stone indossava una semplice t-shirt nera con una giacca in pelle, jeans ed eleganti stivali di pelle. Sembrava più fresco, meno distante, più presente nel qui e ora rispetto al giorno prima. Aveva gli occhi vivi. Stone era un cowboy dello spazio, decise Susan. Talvolta era via, nell’etere. Era lì che andava quando scompariva. Ma adesso era tornato.

“Salve, Kurt,” disse Susan.

Kurt si girò verso di lei. “Susan. Buongiorno.”

“Begli stivali, agente Stone.”

Stone sollevò l’orlo dei jeans di qualche centimetro per mostrarle meglio lo stivale. “Ferragamo,” disse. “Me li ha dati un tempo mia moglie. Hanno un valore sentimentale.”

“Mi dispiace per tua moglie.”

Stone annuì. “Grazie.”

Si instaurò una pausa di imbarazzo. Se avesse potuto, una parte di Susan – la parte emotiva, si potrebbe pure chiamarla la parte femminile – avrebbe passato i successivi venti minuti a chiedere a Stone della moglie, della relazione che aveva avuto con lei, di come avesse processato la sua morte e di cosa stesse facendo per prendersi cura di se stesso. Ma Susan non ne aveva il tempo, adesso. La sua parte pratica e insensibile – l’avrebbe chiamata la parte maschile di sé? – procedeva con l’agenda del giorno.

“Ok, Kurt, che hai per me?”

Kurt indicò lo schermo televisivo. “Gli eventi si muovono veloci. Fin qui nessuna sorpresa. Ieri notte c’è stata una sparatoria di massa nella Chinatown di New York City. Un ampio gruppo di operativi della Tempesta Imminente è emerso da un convoglio di furgoni neri attorno alle venti e trenta e ha tenuto una manifestazione a sud di Canal Street. È stata una provocazione, ovviamente. Nel giro di pochi minuti si sono trovati coinvolti in risse da strada con i residenti del vicinato.”

“Tempesta Imminente, eh?” La Tempesta Imminente era una delle organizzazioni finanziate da Monroe che facevano venire il voltastomaco a Susan. Spesso si chiedeva che cosa pensassero di fare esattamente quelle persone. Certo, finora la violenza era consistita quasi esclusivamente in minacce su internet. Adesso era reale.

Kurt annuì. “Sì. Pare che reclutino i loro attivisti in base della corporatura. Le zuffe sono state assolutamente squilibrate per parecchi minuti, finché due killer sotto contratto delle Triadi di Hong Kong – apparentemente a New York per un omicidio su commissione – hanno aperto il fuoco con mitra Uzi. L’ultimo conto parla di trentasei feriti, inclusa una dozzina di cinesi, probabilmente colpiti per errore, e sette morti, tutti membri della Tempesta Imminente. Ci si aspetta che altri tre membri muoiano presto.”

Susan non sapeva bene come rispondere. Bene? Le venne in mente.

“I membri della Triade?”

“In custodia presso il dipartimento di polizia di New York per assassinio multiplo, tentato omicidio e possesso di armi. Hanno degli interpreti assegnati dalla corte, e l’ultima cosa che ho sentito è che una squadra di legali è in viaggio da Hong Kong. Le Triadi sono ben finanziate, per usare un eufemismo, e ci si aspetta che gli avvocati tentino di costruire un caso di legittima difesa per gli omicidi e che si dichiarino colpevoli del possesso di armi.”

“Che ne pensi di questo approccio?” disse Susan.

Kurt sorrise e scosse il capo. “New York non ha la pena di morte. È praticamente l’unica cosa che quelli hanno dalla loro parte per il momento.”

“E se li grazio e li rimando a casa con delle medaglie?”

“Penso che abbiamo già abbastanza problemi.”

“Dimmi il resto,” disse.

“Be’, una volta che la notizia di New York è uscita, pare che siano saltati tutti gli argini. Gruppi di giovani hanno cominciato a entrare nella Chinatown di Boston verso le ventidue aggredendo gente per la strada. Sembra che fossero uomini che stavano bevendo in bar delle vicinanze, perché i quattro che sono stati arrestati erano tutti ubriachi.”

“Quattro uomini arrestati? Hai parlato di gruppi…”

“Sì. Pare che la polizia di Boston sia stata per certi versi più indulgente di quanto si potrebbe sperare, e che abbia lasciato andare la maggior parte dei trasgressori con un semplice avvertimento.”

“Che altro?”

“Un gruppo della branca di Oakland del gruppo motociclistico dei Nazi Lowriders è entrato nella Chinatown di San Francisco e ha aggredito la gente per le strade con stecche da biliardo segate e manganelli. Ne sono stati arrestati più di quaranta. Due delle vittime delle aggressioni sono in condizioni critiche negli ospedali della zona.”

Susan sospirò e scosse la testa. “Ottimo. C’è altro?”

“Sì. Probabilmente la notizia più esaltante. Jefferson Monroe ha in programma di parlare a un raduno dei suoi seguaci stamattina, forse per affrontare il tema delle violenze di ieri sera, forse per chiedere di nuovo a lei di accettare i risultati delle elezioni. Nessuno è sicuro al cento per cento di quale sarà il copione. La parte migliore è il luogo in cui si terrà il raduno.”

A Susan non piaceva quando Kurt faceva l’evasivo.

“Ok, Kurt. Piantala. Dove?”

“A Lafayette Park. Dall’altra parte di questa strada.”

CAPITOLO UNDICI

9:21 ora della costa orientale

Lafayette Park, Washington DC

Era una cosa bellissima di cui essere testimoni.

Lo chiamavano il Parco del Popolo, e oggi il popolo era tutto lì.

Non i soliti abitanti del parco, dove generazioni su generazioni di marmaglie, agitatori e radicali – il volgo, i perdenti della vita – si erano accampate per protestare contro le politiche di un presidente dietro l’altro.

No. Non quelli.

Questo era il suo popolo. Un mare di gente – migliaia, decine di migliaia – che ieri notte si era passata parola tramite social per dirsi che il loro uomo oggi avrebbe parlato qui. Era una mossa furtiva, un’accoltellata alla schiena, il tipo di mossa in cui eccelleva Gerry O’Brien. Aveva ottenuto dalla città il permesso per quell’assemblamento appena prima della chiusura delle attività del venerdì sera, e la notizia si era diffusa come un incendio nel corso della notte, le fiamme fomentate da venti di uragano.

Adesso il popolo era tutto lì, con addosso i giganteschi cappelli di Abramo Lincoln e in mano i cartelli – cartelli fatti a mano, cartelli ufficiali della campagna, cartelli creati professionalmente dalle dozzine di organizzazioni che avevano sostenuto la campagna. La maggior parte della gente indossava pesanti e caldi cappotti e cappelli per ripararsi dal freddo assurdo.

Jefferson Monroe guardò dal palco improvvisato la brulicante massa umana – era come un festival rock and roll là fuori – e seppe di essere nato proprio per quel momento. Settantaquattro anni e molte, molte vittorie: dai primi giorni come teenager contrabbandiere d’alcolici nei recessi dell’Appalachia, passando per il periodo di giovane e arrabbiato crumiro, ambizioso dirigente d'azienda e alla fine maggior azionista e leader dell’industria del carbone.

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