Autori vari - La cattiva strada

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Questo libro rappresenta il risultato di un percorso iniziato durante il mese di marzo del 2020, ovvero mentre quasi tutta l'Europa si chiudeva in quarantena. In quel momento non avevamo idea, come tutti del resto, di quello che sarebbe accaduto nei mesi a venire ma abbiamo deciso di proseguire comunque con i nostri piani editoriali.Il primo azzardo è stato fare una «chiamata alle armi» rivolta a tutte le autrici e gli autori in cerca di un editore, per dirla in modo pirandelliano. Il bando, che non era un concorso ma un processo di selezione diretta, è iniziato durante l'estate (altro azzardo) e non prevedeva un tema (come nella maggior parte delle antologie), piuttosto abbiamo proposto un genere: il Noir. Questa scelta, per certi versi restrittiva, è stato l'ultimo azzardo, la scommessa editoriale sulla quale abbiamo voluto puntare per questo libro. Sentivamo che non ci fosse bisogno dell'ennesimo libro di storie sulla pandemia e sosteniamo ancora questo sentimento.Il nostro desiderio era riuscire a mettere insieme autori diversi per età, provenienza, radici culturali, stile e tutti insieme rendere omaggio ad un genere poco rappresentato, per molti versi, nella letteratura italiana contemporanea."Siamo convinti che sia importante dare opportunità agli autori emergenti (alcuni esordienti assoluti) che scrivono in italiano e per tanto la selezione è stata fatta con criteri molto esigenti. Abbiamo aggiunto un'appendice al libro con note biografiche sugli autori affinché possiate sapere chi si cela dietro il sipario di ogni storia.

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Questa volta utilizzò un banale taxi d’acqua per arrivare alla stazione di Santa Lucia, da dove poi prese un treno interregionale per Milano e, per finire, un autobus che dalla stazione lo portò alla gioielleria indicata sul biglietto trovato nella cassaforte. Arrivò proprio mentre questa apriva i battenti.

Jack entrò, si avvicinò al tizio elegante dietro il bancone, e gli ripeté la frase scritta dietro il biglietto. Il gioielliere lo squadrò, sollevando un sopracciglio, e poi, senza dire una parola, gli fece cenno di seguirlo attraverso una porticina sul retro del negozio. Chiusa la porta, indossò un monocolo e disse in perfetto inglese: «bene, vediamo cosa mi porta.»

Jack tirò fuori l'astuccio dalla giacca e lo aprì sull'unico tavolo della stanzetta. Il gioielliere prese la collana, la esaminò per poco più di un minuto, e poi la ripose nell'astuccio. Poi aprì un cassetto e tirò fuori alcune mazzette di dollari americani. «Bene», disse soddisfatto «è proprio quello che aspettavo. Ecco trecentomila dollari. Grazie di tutto.»

Jack non aveva mai visto tanti soldi tutti insieme; ma non li toccò. «Amico» disse con aria arrogante «vuoi forse fregarmi? Questo coccio vale almeno tre milioni di dollari! Lo so io e lo sai tu.»

Il gioielliere sollevò di nuovo il sopracciglio. «Veramente, ne vale almeno cinque. Oggi aspettavo una persona che non è lei, e con quella persona avevo concordato il prezzo di tre milioni di dollari. Ma lei non è quella persona, ed a lei offro questi trecentomila dollari. Se non le bastano, porti pure via la collana. Ma le consiglio di stare molto attento a girare con questo ninnolo, soprattutto se deve prendere un aereo.»

Jack ci pensò su un attimo, ma questa volta fu il suo solito carattere a trionfare. «Ma che cazzo!» disse con un mezzo sorriso. «Meglio pochi, maledetti e subito, non è vero amico?»

Fregandosene dell'espressione quasi disgustata del gioielliere, prese le mazzette, le mise in tasca, e uscì dalla gioielleria con una straordinaria sensazione di libertà. Corse all'aeroporto per imbarcarsi sul primo volo disponibile per New York. Nell'attesa di imbarcarsi, diede un'occhiata alle ultime notizie che scorrevano sotto la pancia del giornalista di un canale all news in inglese trasmesso da uno dei televisori della sala d'imbarco. Lo colpì la notizia del ritrovamento del cadavere di una donna sconosciuta in un canale di Venezia; il caso pareva fosse già stato risolto con il fermo di una ragazza americana che dormiva nella suite di un noto albergo con accanto quella che sembrava l'arma del delitto.

Sprofondato nella comoda poltrona di prima classe, con un single malt invecchiato accanto a sé, Jack si addormentò pensando a come quei trecentomila gli avrebbero permesso di saldare i vecchi debiti, di portare fuori a cena la sua bionda e di avviare finalmente la sua agenzia di investigazioni; sorrise, dormendo il sonno dei giusti.

La Stries

di Deanna Morlupi

Il maresciallo Pino De Carolis finì con rammarico l’ultimo pezzetto di strudel.

«Squisito. Quindi, che lei sappia, i ragazzi non avevano nemici in Valle?»

Giovanni Soraperra prese il piattino e lo lavò. Sembrava stizzito. Che fosse infastidito da quelle domande? O voleva semplicemente chiudere il ristorante e andarsene a casa? Il ristoratore lanciò un’occhiata a suo suocero, un vecchio che sembrava il nonno di Heidi, che se ne stava seduto a un tavolo con una bottiglia di grappa, muto, poi rispose di malavoglia.

«Ma no. Erano ragazzi. Vivaci sì, come tutti alla loro età, ma a me non mi hanno mai dato problemi. Ci venivano spesso la sera, qui. In Valle non ci sono tanti passatempi, soprattutto in bassa stagione.» Ma va? De Carolis, da quando era stato trasferito in Val di Fassa quattro mesi prima, aveva pensato un giorno sì e uno no di morire di noia. Quando gli avevano comunicato che quella valle sperduta nelle Dolomiti di cui nemmeno conosceva l’esistenza sarebbe stata la sua prossima sede si era sentito come un condannato al 41bis. Cercò di tralasciare la sua personale amarezza e si riconcentrò sulle parole del montanaro. «In estate o in inverno, sapevano bene come divertirsi loro, erano sempre con qualche turista. Erano dei cecchini, non ne mancavano una!» rise compiaciuto «Beati loro, beata gioventù.» «Già.»

Il maresciallo gli fece un sorriso secco, molto simile a una smorfia. Lui nemmeno a vent’anni aveva potuto permettersi di cambiare una donna dopo l’altra.

«Però insomma, erano benvoluti in paese che io sappia» concluse con l’ultima passata di spugna al bancone.

«Meh, Soraperra, però qualcuno che non li poteva sopportare ci deve essere, sono morti uno dopo l’altro nel giro di un mese.»

Quello lo guardò infastidito, ma De Carolis intravide qualcos’altro oltre all’irritazione, forse l'essere stato contradetto da un terrone, perché cosa vuoi che ne sappia questo qui della nostra gente e che si facesse i cazzi suoi.

Ti è venuto il dubbio, eh biondo?

«Beh, ma sono stati incidenti... No?»

«Se vogliamo chiamarli così.»

Il maresciallo si godette per un momento lo smarrimento dell’uomo, poi guardandolo con un sorrisetto sollevò il pollice dalla mano destra stretta a pugno e prese a enumerare le morti improbabili di quei ragazzi.

«Uno: Giuseppe Bernard è caduto mentre arrampicava. Chi se ne intende mi ha detto che può capitare anche ai più esperti e vabbè. Due: Danilo Vasselai» proseguì tirando fuori l’indice «andava a funghi da quando era bambino. A me mi sembra un po’ strano che questo si fa fregare così da un’amanita. A lei no?» E senza lasciargli il tempo di rispondere tirò fuori il medio, assaporando la faccia disgustata e incerta di Soraperra. Gli sbruffoni bellocci non li poteva sopportare, lui.

«E tre: Martino Bertacco l’hanno trovato morto nella sua stalla calpestato dalle mucche. I risultati dell’autopsia devono ancora arrivare per carità, ma io di mucche assassine non ne ho mai sentito parlare. Esiste lo squalo assassino, l’orca assassina, ma la mucca assassina non direi. Poi io non sono di montagna e quindi non ci capisco niente, ma mi dica lei se sbaglio.»

Si sentì leggermente in colpa per essersi lasciato andare così. Stare in quel posto lo stava rendendo ancora più stronzo.

Il ristoratore lo interrogò con qualcosa di molto simile alla paura.

«Vuol dire quindi che non sono stati incidenti?»

La gente qua in montagna è sveglia proprio eh. Decise di ricambiare l’osservazione arguta con un sorrisetto. Quello non dovette gradire perché lanciò un urlo a sua figlia che stava spazzando ormai da mezz’ora in fondo al locale. O era lenta da morire o si stava impicciando. «Viviana, non hai ancora finito? Voglio andare casa, io!» Il maresciallo raccolse la giacca appoggiata sulla panca. Per quella sera poteva bastare. Il vecchio tracannò quel che restava del suo bicchiere di grappa. Lo appoggiò sul tavolo, si passò una mano sulla bocca e con lo sguardo fisso nel vuoto parlò a nessuno in particolare. « La stries no perdona. » Eh? Giovanni sbuffò. «Giuliano, è tutta roba da bec .» Il carabiniere lo guardò interrogativo. Se si degnavano di spiegare anche a lui. «Ma niente, mio suocero alla sua età crede ancora alle favole. Peggio di un bambino. Dice che sono state le streghe.» De Carolis fissò i tre per qualche secondo. Si alzò e tirò fuori il portafoglio. «Offre la casa.» Ringraziò e si diresse all’uscita. Passando di fianco alla ragazza si fermò, squadrandola. Era una bella biondina. «E tu? Sai per caso di qualcuno che potesse avercela con loro?» Lei continuò a spazzare. «No. Erano simpatici.» Il maresciallo annuì, uscì nella sera di inizio estate e si incamminò verso casa. Rabbrividì. Era metà giugno ma faceva ancora fresco. Comunque non gli dispiaceva fare due passi cullato dai rumori notturni del bosco e dal gorgoglío del Rio di San Nicolò. E poi in dieci minuti sarebbe arrivato in paese. A quell’ora in giro per Pozza di Fassa non ci sarebbe stata neanche un’anima.Mica come a Locorotondo. Lì alle dieci di sera non avevano nemmeno finito di cenare e si poteva stare nelle piazze a fare due chiacchiere fra vicini, mentre i bambini giocavano chiassosi, correndo come sciamannati per le stradine. Un’immagine gli apparve, non richiesta, davanti agli occhi. Sua figlia Caterina, a dieci anni, che gli correva incontro con le guance arrossate per il piacere e la foga del gioco. Sentì una mano pesante che gli si appoggiava sul cuore, per poi accartocciarglielo e gettarlo via.Inspirò profondamente e buttò fuori l’aria a lungo dalla bocca socchiusa. Non doveva pensarci, si faceva solo del male. Meglio tornare ai Soraperra. Qualcosa non gli tornava in quei tre. Anche senza mettere in mezzo le streghe. Sine, come no, le streghe ci mancavano! Ma davvero il vecchio credeva a queste cose? E davvero credevano alla casualità di quelle morti oppure... La ragazza gli era sembrata strana. Forse era timida, ma non aveva percepito né dispiacere, né simpatia vera per le vittime. Che avesse paura, forse? Possibile che qualcuno ce l’avesse con i giovani di Pozza e li stesse facendo fuori, uno a uno, mascherandoli da incidenti? Doveva smettere di guardare Dario Argento, un serial killer in Val di Fassa non era plausibile. Aveva bisogno di trovare un movente per far aprire ufficialmente un’indagine. Se lo sentiva che quelle non erano state disgrazie.

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