Si confermano alcuni aspetti della poetica di Agatone già emersi da altre fonti. Il carattere sentenzioso e retorico della formulazione è conforme alle notizie che abbiamo a proposito della formazione e dello stile del poeta (vd. testt. 3. 5. 21). Dal punto di vista del contenuto il passo rientra nel gruppo delle testimonianze di carattere politico, di cui fanno parte anche la test. 3 (Agatone allievo dei sofisti in compagnia dei giovani aristocratici ateniesi), la test. 11 (simpatie dei tragediografi per i tiranni) e la test. 17 (lode di Agatone per il discorso tenuto dall’oligarchico Antifonte e apprezzamento per le parole del tragico da parte di Antifonte).
La tradizione abbonda di aneddoti su poeti e intellettuali ospiti presso le corti di re e tiranni e impegnati ad ammonire i potenti sui limiti della condizione umana; illustre esempio, oltre al ricordato Solone, è Simonide (Simon. testt. 105s. Poltera; fr. 244 Poltera = PMG 521; Hdt. I 32s.). Anche per Agatone, accolto dal re macedone Archelao (testt. 5. 8–11. 15s. 22), potrebbe essersi stabilita un’aneddotica simile. Accanto all’ipotesi della collocazione originaria della riflessione in un dramma, bisogna pertanto prendere in considerazione anche la possibilità che essa provenga da un’opera di carattere biografico, forse la stessa da cui attingono gli aneddoti macedoni riportati da Arriano (testt. 15s.).
I.5. Spurium ([test. 19])
[Test. 19 (27 S.–K.)]
Stob. I 8, 16 (I 96, 5 W.)
Ἀγάθωνος (ἀγάθονος μόν ουP)·
ὤφελεν (ὤφελον codd. corr. Grotius), ὡς ἀφανής, οὕτω φανερώτατος εἶναι
καιρός, ὃς αὐξάνεται πλεῖστον ἀπ’ εὐλαβίης.
Di Agatone:
Fosse stato, come celato, così chiarissimo
il tempo opportuno, che è accresciuto al massimo grado dalla cautela.
Interpretazione
Le Eclogae di Stobeo (vd. ad test. 18) conservano un epigramma tramandato dai manoscritti sotto il nome di Agatone. L’editore Wachsmuth mantiene nel testo il lemma Ἀγάθωνος, mettendo tuttavia in dubbio l’autenticità dell’attribuzione e ipotizzando che il lemma non sia originale, bensì sia sorto dal titolo di una commedia di Nicostrato (IV sec. a.C.)1 che nel codice F compare nella forma Λακώνων come lemma per Stob. I 8, 14, e nel codice P nella forma Νικοστράτου Λακώνων per Stob. I 8, 13.2 Wachsmuth mantiene come lemma di Stob. I 8, 13 Νικοστράτου Λακώνων, mentre per Stob. I 8, 14 mette a testo l’emendamento di Nauck, il quale corregge Λακώνων in Ἀγάθωνος (vd. anche ad fr. 19). Nelle edizioni di elegie, l’epigramma è assegnato ad Agatone da Bergk, mentre Diehl segnala l’attribuzione come spuria e, più recentemente, Gerber inserisce il distico tra i componimenti di elegiaci anonimi.3
Il distico si trova nella sezione περὶ χρόνου οὐσίας καὶ μερῶν καὶ πόσων εἴη αἴτιος dell’opera di Stobeo e rappresenta una massima generale sul carattere del καιρός, reso più grande dalla εὐλαβίη (= εὐλάβεια, ‘precauzione’, ‘cautela’ nonché ‘scrupolo’).4 καιρός dovrà qui essere inteso in senso temporale. Nell’accostamento dei due aggettivi antitetici ἀφανής e φανερώτατος correlati da ὡς […] οὕτω si potrebbe eventualmente riconoscere il gusto agatoneo per questo tipo di figure retoriche, ma si tratta comunque di un elemento troppo debole per attribuire i versi al poeta.
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