c) Platone e Agatone. L’epigramma attribuito a Platone e contenente l’allusione a un rapporto omoerotico tra quest’ultimo e Agatone non può essere considerato una testimonianza storicamente attendibile, senza contare che la stessa attribuzione dell’epigramma al filosofo non è sicura.19 Il componimento affida al poeta tragico il ruolo di ἐρώμενος, e ciò non si concilia con la maggior età di Agatone rispetto a Platone.20 Meglio pensare a un gioco letterario costruito proprio sulla figura di un personaggio divenuto simbolo della tradizione letteraria di carattere omoerotico. Il motivo del bacio è inoltre ricorrente nell’aneddotica cresciuta intorno alla vita di Agatone (vd. test. 15) e avvalora l’interpretazione del nome di Agatone in questo epigramma quale stereotipo dell’amato in una relazione omoerotica.
d) Agatone effeminato: L’omosessualità passiva di Agatone costituisce uno degli aspetti su cui Aristofane costruisce la parodia del tragediografo nelle Tesmoforiazuse . Nella Commedia Antica, queste forme di attacco personale relative alla sfera sessuale sfruttano di norma il lessico che si riferisce al ruolo passivo entro un rapporto, ma non vogliono sempre colpire una reale preferenza sessuale, bensì più spesso mirano ad accusare il bersaglio d’inettitudine, inferiorità, passività e simili. Il ricorso a determinati termini sulla scena non implicava che le pratiche sessuali di cui erano accusati i κωμῳδούμενοι fossero poi da essi effettivamente realizzate.21 Nel caso di Agatone, tuttavia, le consuete formule di attacco personale a carattere sessuale dovevano essere pensate entro un quadro comico più complesso rispetto a una generica accusa d’inettitudine o passività. Le testimonianze attestano con chiarezza la reale omosessualità di Agatone anche da adulto.22
Ai vv. 35. 50. 206 compare il verbo βινέω in forma attiva (v. 35, il soggetto è il Parente) e passiva (vv. 50. 206, il soggetto è Agatone), in uso per indicare in termini volgari il rapporto sessuale quando il soggetto ricopre ruolo attivo o passivo.23 Al v. 57 λαικάζει è termine offensivo e volgare per indicare la pratica della fellatio ,24 eseguita dal partner passivo. Ai vv. 60–62, κατὰ τοῦ θριγκοῦ […] χοανεῦσαι, il vecchio Parente riprende le parole pronunciate dal servitore di Agatone, ma le stravolge in doppi sensi; di nuovo, l’attacco al poeta si gioca sulle allusioni al suo ruolo sessuale passivo.25 Poco dopo, Agatone entra in scena sbarbato e abbigliato con indumenti di uso tradizionalmente femminile, tanto che il Parente esclama ai vv. 97s. di non vedere l’uomo di cui è stato annunciato l’arrivo, bensì ‘Cirene’. Questo nome, oltre che nel passo qui in esame, compare anche nelle Rane al v. 1328, ed è identificato da diversi scolî ( schol . R Aristoph. Th . 98 Regtuit; schol . vet . RVMEΘBarb(Ald) Aristoph. Ra . 1328a Chantry; schol . rec . FVenTrVatLvMt[CantChisRegVinAld] Aristoph. Ra . 1328 Chantry) con il nome di una famosa etera che, secondo lo schol. R Aristoph. Th. 98 Regtuit, sarebbe stata accostata ad Agatone anche da altri comici (fr. adesp. 854 K.–A.).26 Austin–Olson spiegano l’associazione del poeta tragico con la famosa etera – le cui multiformi prestazioni erano proverbiali ( Ra . 1327s.: ἀνὰ τὸ δωδεκαμήχανον Κυρήνης) – in chiave sessuale, come un’esagerazione comica allusiva alla sessualità del poeta tragico. Prato, seguendo Restani, propende invece per un’interpretazione musicale del passo: Cirene, con le sue dodici posizioni (ossia innumerevoli, per iperbole) evocate nelle Rane , sarebbe metafora delle modulazioni musicali adottate dal tragico.27 Entrambi gli aspetti, sessuale e musicale, potrebbero essere contemplati nelle battute del Parente, così come l’intera scena di Agatone si gioca sulla derisione di caratteristiche sessuali da una parte e poetico–musicali dall’altra. Sulla scia del paragone con Cirene, al v. 134 il Parente domanda ἥτις εἶ, ricorrendo al pronome femminile per riferirsi ad Agatone. Al v. 136 troviamo una citazione eschilea (ποδαπὸς ὁ γύννις; fr. 61, 1 Radt) pronunciata a proposito di Dioniso negli Edoni , dramma della perduta tetralogia di Eschilo intitolata Lykourgeia .28 Dai frammenti superstiti di questa tragedia (Aeschyl. frr. 57–67 Radt) si riconoscono delle affinità tra il Dioniso eschileo e l’Agatone aristofaneo a livello di abbigliamento e di dotazione in fatto di strumenti musicali.29 Il termine con cui sono apostrofati Dioniso e Agatone è γύννις, sostantivo derivato da γυνή, attestato per la prima volta nei frammenti eschilei. Il suo uso si registra per indicare uomini dotati di caratteristiche attribuite nella tradizione greca antica alle donne – la debolezza, la delicatezza, l’amore per il lusso – e dediti in generale a stili di vita (per esempio nell’abbigliamento o nei gusti musicali) considerati dalla cultura greca come femminili. Dioniso è infatti divinità connotata da un carattere sessualmente ambiguo in parte della tradizione mitologica.30 Sempre in un frammento attribuito a Eschilo e assegnato da Radt a un dramma satiresco (fr. 78a, 68 Radt) il sostantivo è caratterizzato dall’attributo ἄναλκις, dal significato etimologico ‘incapace di difendersi’, e dunque ‘senza forza’, ‘debole’.31 Ancora, nell’idillio 22 di Teocrito γύννις è usato in antitesi a πύκτης, pugile, e nei lessici antichi ricorrono spiegazioni del termine con aggettivi come δεῖλος, ἄνανδρος, γυναικώδης, ἀνδρόγυνος e μαλακός (Hesych. γ 115 Latte; Suda γ 504 Adler; EM s.v. γύνις p. 243 l. 9), per limitarsi ad alcuni esempi. Il Parente, che in un primo momento aveva notato soprattutto i tratti femminei di Agatone, e aveva assimilato questi all’etera Cirene, ora si accorge della confusione tra maschile e femminile che investe l’abbigliamento e l’equipaggiamento del poeta (v. 137: τὶς ἡ τάραξις τοῦ βίου;), il suo modo di cantare (per il timbro di voce e/o la tonalità della melodia, vv. 130–133; vd. anche testt. 23s.) e forse anche di danzare (ma non abbiamo argomenti sufficienti per confermarlo). Adeguandosi al registro tragico del canto del poeta e attingendo all’opera eschilea, il vecchio si rivolge ad Agatone inquadrandolo come un ragazzo dai tratti femminili, ὁ γύννις, una sorta di ‘femminello’.
Ai vv. 200ss. il Parente torna ad attaccare Agatone. εὐρύπρωκτος rimanda etimologicamente (εὐρύς, πρωκτός) a qualcuno che è solito svolgere un ruolo passivo in un rapporto omosessuale. Su καταπύγων la critica non è unanime, ma il contesto della scena di Agatone nelle Tesmoforiazuse conferma l’uso del termine per indicare il partner passivo.32 Anche se nella pratica letteraria questi aggettivi sono spesso usati ai fini di un generico attacco verbale, senza corrispondere per forza a una reale accusa di omosessualità,33 l’uso che il Parente ne fa non può non avere anche dei risvolti sessuali (testt. 3. 5. 16; Plat. Symp . 177d. 193 b–c). Il v. 201, οὐ τοῖς λόγοισιν ἀλλὰ τοῖς παθήμασι, insiste sulla passività di Agatone attraverso la sostituzione dell’atteso ἔργοις (azioni che si compiono) con παθήμασι (azioni che si subiscono), con sfruttamento del termine tragico πάθημα per un doppio gioco comico, ossia da un lato la ripresa parodica del τοῖς παθήμασι di Agatone al v. 199 e dall’altro, nuovamente, l’accusa mossa al poeta di attitudine sessuale passiva. Ritorna inoltre il verbo in forma passiva βινεῖσθαι (v. 206), diretto di nuovo dal Parente contro Agatone.
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