1 ...8 9 10 12 13 14 ...21 Lo schol. rec . Reg ad 85c propone due spiegazioni alternative per l’affermazione ἐς μακάρων εὐωχίαν. La prima, fedele alla tradizione funeraria, argomenta che un possibile significato del passo sia ‘morì e se ne andò alle isole dei beati’ (ἐτελευτήσε καὶ ἀπῆλθε πρὸς τὰς μακάρων νήσους). La seconda invece si allinea agli altri scolî al passo e ripropone la notizia della fuga presso Archelao. Sebbene lo schol. rec. Reg ad 85c lasci trasparire l’incertezza dello scoliasta per l’interpretazione da attribuire al passo aristofaneo, gli altri scolî vi leggono un riferimento all’assenza di Agatone da Atene in seguito al trasferimento del poeta in Macedonia presso la corte di Archelao. A ciò si unisce il carattere comico che assume il passo, come dimostrano i paralleli di μακάρων εὐωχίαν (sopra citati) in ambito comico–parodico. Gli scolî confermano dunque l’interpretazione di Rane 83–85 come notizia del trasferimento di Agatone in Macedonia presso la corte di Archelao, testimoniando inoltre la tradizione della permanenza del poeta in questo luogo fino alla propria morte. Si può fissare – come già Lévêque – un terminus ante quem per il decesso di Agatone, avvenuto prima della scomparsa del suo protettore macedone, ossia il 399 a.C. Rimane incerta la possibilità di interpretare la ‘fuga’ da Atene come la conseguenza di un’accusa di carattere politico.
Test. 8c*
Suda α 124 Adler
Ἀγάθων· ὄνομα κύριον. τραγικòς δὲ ἦν· διεβέβλητο δὲ ἐπὶ μαλακίᾳ. Ἀριστοφάνης· Ἀγάθων δὲ ποῦ ‘στιν; ἀπολιπών μ’ οἴχεται. ποῖ γῆς ὁ τλήμων; ἐς μακάρων εὐωχίαν (Ra. 83–85). οὗτος ὁ Ἀγάθων ἀγαθὸς ἦν τὸν τρόπον, ποθεινὸς τοῖς φίλοις καὶ τὴν τράπεζαν λαμπρός. φασὶ δὲ ὅτι καὶ Πλάτωνος Συμπόσιον ἐν ἑστιάσει αὐτοῦ γέγραπται, πολλῶν ἅμα φιλοσόφων παραχθέντων. κωμῳδιοποιὸς Σωκράτους διδασκαλείου. ἐκωμῳδεῖτο δὲ εἰς θηλύτητα.
Agatone: nome proprio. Era un poeta tragico; era accusato di mollezza. Aristofane: «E Agatone, dov’è? Μi ha abbandonato e se n’è andato. In quale angolo della terra, il disgraziato? Al banchetto dei beati» [ Ra . 83–85]. Questo Agatone aveva un’indole nobile, era caro agli amici e dava splendidi banchetti. Dicono poi che il Simposio di Platone sia stato scritto in occasione di un suo banchetto, dove sono presentati, insieme, molti uomini amanti del sapere. Autore comico della scuola socratica. Nella commedia era deriso per l’effeminatezza.
Interpretazione
La fonte della voce della Suda relativa ad Agatone dipende dalle commedie aristofanee31 e dal Simposio platonico. Agatone è anche qui subito definito come poeta tragico. Non è univoca l’interpretazione di διεβέβλητο δὲ ἐπὶ μαλακίᾳ, con cui si apre la sezione di notizie di derivazione aristofanea. Lévêque, seguendo l’opinione già di Kayser,32 riconosce nell’affermazione un’espressione sinonimica di ἐκωμῳδεῖτο δὲ εἰς θηλύτητα33 – alla fine della voce della Suda – e la riferisce all’aspetto esteriore del poeta tragico, ma segnala anche il parere di Gruppe, secondo cui la μαλακία di Agatone deve essere riferita al suo stile poetico.34 È probabile che i due aspetti, da un lato artistico–compositivo e dall’altro fisico–comportamentale, si mescolino ambiguamente: Agatone in Aristofane è evidentemente effeminato nell’aspetto fisico e nei modi (test. 14), così come ‘molli’ sono sia la sua musica per aulòs (l’Ἀγαθώνιος αὔλησις della test. 24a–b) sia il suo canto nelle Tesmoforiazuse (vv. 100. 130–133, vd. test. 23).35
Dopo διεβέβλητο δὲ ἐπὶ μαλακίᾳ, sono riportati in forma di citazione i vv. 83. 85 delle Rane . Segue la sezione οὗτος … φίλοις che riprende il v. 84, ἀγαθὸς ποιητὴς καὶ ποθεινὸς τοῖς φίλοις. Il verso di Aristofane si riferisce senza ambiguità alla bravura poetica di Agatone apprezzata e rimpianta (ποθεινός) dagli amici (φίλοις), ovvero dagli intenditori (v.l. σοφοῖς). Per quanto riguarda l’espressione ἀγαθὸς ἦν τὸν τρόπον, la successiva tradizione scoliastico–lessicografica ha introdotto l’uso del termine τρόπος in un primo tempo nel senso di ‘stile poetico’,36 secondo il testo di Aristofane, in un secondo tempo, per fraintendimento, nel senso di ‘indole umana’, e quest’ultimo senso ha il termine nel testo accolto dalla Suda. La successiva notizia (καὶ τὴν τράπεζαν λαμπρός) risulta sia dalla lettura di Aristofane che da quella di Platone, citato subito dopo. Al v. 85 delle Rane si legge infatti un riferimento al ‘banchetto dei beati’, μακάρων εὐωχίαν; l’informazione potrebbe aver portato il compilatore a un’associazione con l’intera situazione del Simposio platonico, ambientato a casa del tragediografo (in particolare Symp. 172a–c. 173a. 174e. 175).
Crea difficoltà l’informazione κωμῳδιοποιὸς Σωκράτους διδασκαλείου ([era] commediografo della scuola di Socrate?), presente anche negli scolî alle Rane , per i quali vd. test. 6. L’identificazione di Agatone come κωμῳδιοποιός è problematica: la tradizione aristofanea e platonica lo vuole autore di tragedie, mentre la qualifica di commediografo si trova solamente in fonti esegetiche e lessicografiche.37 I casi di attribuzione di una produzione sia tragica che comica a poeti drammatici ateniesi di V–IV sec. a.C. riguardano anche Ione di Chio, Autocrate e Timocle, ma nessuno di questi ha convinto la critica.38 Come osservato già da Pelling, può aver giocato un ruolo nell’attribuzione ad Agatone di una doppia attività drammaturgica il finale del Simposio platonico (223c–d).39 Il passo è stato tradizionalmente interpretato come l’affermazione, da parte di Socrate, della necessità che uno stesso individuo sia in grado di comporre tragedie e commedie. Ribalta questa posizione Cerri, che individua nelle parole di Socrate un ragionamento per assurdo, assimilabile a quello del dialogo platonico Ione al passo 534b 7–c 7; se i poeti possedessero una vera τέχνη, allora applicandone le regole dovrebbero essere in grado di comporre i loro canti in qualunque genere poetico, cosa di cui non sono capaci. Allo stesso modo nel Simposio Socrate afferma che un poeta tragico, se possedesse una vera τέχνη, dovrebbe essere in grado di comporre anche commedie.40 Già gli esegeti antichi devono avere mal interpretato il passo platonico, deducendone una doppia attività poetica da parte di Agatone. Da qui il κωμῳδιοποιὸς Σωκράτους διδασκαλείου della Suda, che è un’espressione evidentemente suggerita dal contesto del finale del Simposio .
Test. 9 (8 S.–K.)
Plat. Symp. 172c
(Apollodorus:) οὐκ οἶσθ’ ὅτι πολλῶν ἐτῶν Ἀγάθων ἐνθάδε οὐκ ἐπιδεδήμηκεν, ἀφ’ οὗ δ’ ἐγὼ Σωκράτει συνδιατρίβω καὶ ἐπιμελὲς πεποίημαι ἑκάστης ἡμέρας εἰδέναι ὅτι ἂν λέγῃ ἢ πράττῃ, οὐδέπω τρία ἔτη ἐστίν;
[Apollodoro:] Non sai che da molti anni Agatone non abita qui in città, da quando invece passo il mio tempo con Socrate e mi preoccupo ogni giorno di sapere che cosa dica o faccia non sono passati ancora tre anni?
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