[31]La chiesa era sotto la giurisdizione della Nunziatura a Madrid ed era retta dai padri Redentoristi. Nel 1930 ricevette il titolo di Basilica minore.
[32]La Congregazione aveva ricevuto la prima approvazione nel 1924. Fu eretta canonicamente da Mons. Eijo Garay, vescovo di Alcalá−Madrid, il 24 giugno 1927. A Madrid la Casa centrale si trovava nel Patronato de Enfermos —calle Santa Engracia— e dal 1929 vi era un noviziato al Paseo de La Habana (Chamartín de la Rosa). Le Dame Apostoliche ricevettero l’approvazione dalla Santa Sede il 29 maggio 1943. Cfr. Emilio Itúrbide, Doña Luz. Madre de los pobres , Gómez, Pamplona 1963.
[33]Condivise con loro le vicende del momento e le aspirazioni apostoliche. Per esempio, Gómez Colomo ricordava che un giorno stavano camminando «commentando una cosa che era accaduta ma che ora non ricordo, quando [Escrivá] mi parlò della necessità di fare apostolato anche con gli intellettuali perché, aggiungeva, sono come le vette innevate: quando la neve si scioglie, l’acqua scende giù e le valli fruttificano» (Ricordo di Fidel Gómez Colomo, Madrid, 15−X−1975, in AGP, serie A.5, 216−1−8).
[34]Luz Rodríguez−Casanova era nata ad Avila il 28 agosto 1873. Iniziò la sua attività apostolica nel 1902. Frequentò José María Escrivá tra il 1927 e il 1931, gli anni in cui il sacerdote fu cappellano del Patronato de Enfermos. Morì a Madrid l’8 gennaio 1949. Cfr. Francisco Martín Hernández, Luz Casanova. Una vida consagrada a los pobres , Congregación de Damas Apostólicas, Madrid 1991.
[35]Norberto Rodríguez García era nato ad Astorga (León) il 26 aprile 1880. Ricevette l’ordinazione sacerdotale il 29 settembre 1905 restando incardinato nella diocesi di Astorga. Si trasferì a Madrid nel 1910. Dal 1924 al 1932 fu il secondo cappellano delle Dame Apostoliche. Fra il 1932 e il 1936 occupò, sempre a Madrid, il posto di secondo cappellano delle Schiave del Sacro Cuore. Strinse un rapporto stretto con José María Escrivá fino alla guerra civile. Dopo la guerra fu cappellano delle Carmelitane scalze di calle Aranaz a Madrid. Morì l’8 maggio 1968. Cfr. Jaume Aurell – José Luis González Gullón, “Josemaría Escrivá en los años treinta: los sacerdotes amigos”, Studia et Documenta 3 (2009) 47−51.
[36]Cfr. Ricordo di Asunción Muñoz González, Daimiel, 25−VIII−1975, in AGP, serie A.5, 230−4−4.
[37]Sulla collaborazione data da Escrivá al Patronato de Enfermos, si può leggere un reportage dell’epoca in Enrique Luño Peña, «Pan y Catecismo», La Acción Social 13 (I−1928) 6−9.
[38]Cfr. Julio González−Simancas y Lacasa, “San Josemaría entre los infermos de Madrid (1927−1931)”, Studia et Documenta 2 (2008) 147−203.
[39]Cfr. annotazione di José María Escrivá, in AVM, Padrón 1930, tomo 85, foglio n. 26476; e Lettera di José María Escrivá a José Pou de Foxá, Madrid, 13−V−1931, in AGP, serie A.3.4, 253−1, 300513−1.
[40]Cfr. José Luis González Gullón, El clero en la Segunda República. Madrid, 1931−1936 , Monte Carmelo, Burgos 2011, p. 114.
[41]José Cicuéndez Aparicio era un sacerdote della diocesi di Toledo. Oltre a dirigere l’Accademia, era primo cappellano del Patronato di Santa Isabel di Madrid.
[42]Opuscolo Extracto de Reglamento. Academia Cicuéndez. Especial de Derecho , p. 2, in AGP, serie A.1, 5−2−6. L’Accademia era ospitata in un piccolo convitto e aveva otto posti.
[43]Ricordo di Pedro Rocamora Valls, Madrid, 12−XI−1977, in AGP, serie A.5, 241−1−5.
[44]Insegnò almeno fino all’estate del 1932. Si conserva una richiesta del proprietario dell’Accademia perché continuasse a dare lezioni di Diritto Romano nell’anno accademico 1932−1933, ma non risulta che la richiesta sia stata accolta. Cfr. Lettera di Florián Ruiz Egea a José María Escrivá, Madrid, 2−X−1932, in AGP, serie A.6, 372−2; e Constantino Ánchel, “Actividad docente de san Josemaría: el Instituto Amado y la Academia Cicuéndez”, Studia et Documenta 3 (2009) 330.
[45]Cfr. Ricordo di Santiago Escrivá de Balaguer, Madrid, 10−II−1979, in AGP, serie A.5, 210−1−5. Carmen, che aveva studiato nella Escuela Normal de Maestras di Logroño, impartì alcune lezioni private. In ogni caso, dedicò quasi tutte le sue energie ai lavori domestici, perché sua madre aveva bisogno di aiuto per motivi di salute.
[46] Apuntes íntimos , n. 306 (2−X−1931; la prima frase è una nota marginale degli anni sessanta), citato in Pedro Rodríguez, Opus Dei. Struttura & Missione. Un profilo ecclesiologico , Edizioni Ares, Milano 2013, p. 58. Il corsivo è nell’originale.
[47]Cfr. ibidem , pp. 64−65. Uno studio teologico su questo momento fondamentale si può trovare in José Luis Illanes Maestre, “Datos para la comprensión histórico−espiritual de una fecha”, Anuario de Historia de la Iglesia XI (2002) 655−697. Cfr. anche Pedro Rodríguez — Fernando Ocáriz — José Luis Illanes, El Opus Dei en la Iglesia. Introducción eclesiológica a la vida y al apostolato del Opus Dei , Rialp, Madrid 2014, pp. 201−205, dove si spiega che la luce fondazionale includeva tanto un messaggio quanto una istituzione che lo diffondesse.
[48]Nel 1931 il fondatore condensò in tre giaculatorie quali erano i fini di quest’Opera divina: Deo omnis gloria (“Per Dio tutta la gloria”), cercare di realizzare ogni cosa per e a gloria di Dio; Regnare Christum volumus (“Vogliamo che Cristo regni”), rendere effettivo il regno di Cristo nella società; e Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam (“Tutti con Pietro a Gesù attraverso Maria”), impegnandosi per la santità propria e altrui (cfr. Josemaría Escrivá de Balaguer, Camino. Edición crítico−histórica , o.c., pp. 225−228).
[49]Cfr. Apuntes íntimos , n. 179 (22−III−1931), commentato in Antonio Aranda, “ El bullir de la Sangre de Cristo”. Estudio sobre el cristocentrismo del beato Josemaría Escrivá , Rialp, Madrid 2000, pp. 97 e 99.
[50]Si conservano più di quaranta ritagli di giornale, pubblicati tra il 1920 e il 1933, su diverse istituzioni cattoliche —come pie unioni, ordini terziari, associazioni—, e anche scuole, convegni e case editrici cattoliche di Spagna, Stati Uniti, Francia, Olanda, Ungheria, Italia e Polonia. Furono raccolti da José María Escrivá, aiutato da José Romeo (cfr. AGP, serie A.1, 6−4−1, serie A.3, 179−1−5, e serie A.3, 179−1−6).
[51] Apuntes íntimos , n. 1869 (14−VI−1948), in Andrés Vázquez de Prada, Il Fondatore... , I, o. c., p. 334. La frase è tra virgolette già nell’originale. Come si vedrà subito, sedici mesi più tardi capì che nell’Opera dovevano esserci anche le donne. Sul cardinale Carlo Andrea Ferrari (1850−1921), arcivescovo di Milano, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1987, apparve allora una biografia nell’ Anuario Eclesiástico , nella quale si menzionavano le tre sezioni della Compagnia di San Paolo, tra le quali quella femminile (cfr. Pedro Voltas, «El cardenal Ferrari. Su obra. La Compañía de San Pablo», in Anuario Eclesiástico , Eugenio Subirana, Barcelona 1928, pp. 105−128).
[52]José Romeo Rivera era nato a Saragozza il 2 marzo 1911. Lì conobbe José María Escrivá nel 1926. José aveva allora 14 anni e studiava nel Colegio del Salvador dei gesuiti. Suo fratello maggiore, Manuel (Colo), fu compagno di studi di Escrivá nella Facoltà di Giurisprudenza di Saragozza. José si formò nello spirito dell’Opus Dei fino al marzo del 1935, quando se ne separò. Dopo la guerra civile spagnola, lavorò come architetto. Morì, dopo una lunga malattia, il 7 luglio 1985. Cfr. Josemaría Escrivá de Balaguer, Camino. Edición crítico−histórica , o.c., p. 20, nt. 13.
Читать дальше