Parpaiola Franco - IL CANTIERE

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Il Cantiere racconta le mie eperienze e peripezie durante il collaudo del Termovalorizzatore dell'Ital Green Energy di Monopoli in Provincia di Bari. Descrive ciò che fecero e che non si dovrebbe fare, se si vogliono evitare disastri ecologici.

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Franco Parpaiola

IL CANTIERE

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IL CANTIERE

Franco Parpaiola

published by: epubli GmbH, Berlin, www.epubli.de

Copyright: © 2012 Franco Parpaiola

ISBN 978-3-8442-3534-0

Se veramente vuoi apprendere, impara prima a saper ascoltare.

Kaiser Federico Secondo al Figlio Konrad.

PREFAZIONE

I disastri ambientali, tutti, hanno una sola matrice: l’incoscienza, un unico traguardo; Il guadagno alcun senza ritegno o rispetto civile.

La mancanza di scrupoli in Italia e alimentata e agevolata dalla corruzione e dalla quasi certezza della non pena, in poche parole: la quasi certezza che tutto sia insabbiato e che si possa farla franca.

Nella gran parte dei casi, se non in tutti, in Italia le cose s’insabbiano e la gente muore in silenzio come nella Campania Felix e a Taranto o soffre, si ammala e forse di conseguenza muore, come a Monopoli in Provincia di Bari.

Questa è la testimonianza di un “Made in Italy” che non dovrebbe esistere ma c’è, sostenuto da corruzione dalle incapacità tecniche e manageriali e menefreghismo, è proprio questo micidiale cocktail di cose non permetterà mai all’Italia di progredire veramente.

È mia convinzione che un’Italia così non si alzerà mai in piedi, si striscerà, arrancherà avanti anche e soprattutto trascinata dagli altri Stati, ma non potrà mai camminare spedita con le sue gambe.

Sequestrato impianto di emissione

La Repubblica — 15 giugno 2006 pagina 6 sezione: BARI

«L’impianto per l’emissione dei fumi era stato modificato rispetto al progetto approvato dagli organismi di controllo. C’erano tubazioni aggiuntive poste all’interno del circuito di scarico, tali teoricamente da consentire l’immissione diretta dei gas nell’ambiente, aggirando i filtri». Sulla base di queste motivazioni - rimandate al mittente dai diretti interessati - i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno posto sotto sequestro preventivo un eco-impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse e da rifiuti biologici, la centrale della Ital Green energy srl del gruppo Casa olearia italiana spa, struttura di 15mila metri quadrati a Baione di Monopoli. L’impianto, in attesa di altri accertamenti tecnici e di ulteriori verifiche, per ora continua a funzionare. È stata concessa la «facoltà d’uso», legata al rispetto delle prescrizioni date ai responsabili. L’indagine conclusa con il blitz e con i sigilli, spiega il tenente Gennario Badolati, è stata avviata sulla base di un allarme lanciato dall’ Anppana, associazione con compiti di polizia ecozoofila. Secondo gli 007 dell’ambiente, la eco-centrale creava «un alto tasso di inquinamento prodotto dall’ emissione di ceneri, polveri e fumi di provenienza incerta». Così i militari sono andati a vedere. Quando si sono presentati, l’ impianto non era in funzione. Ma aveva qualche tubo “anomalo” posticcio, che non figurava nei disegni originali e nei nulla osta. Così è scattato il sequestro cautelativo. E al responsabile della gestione della centrale, rimasta aperta, è stata contestata la violazione del nuovissimo codice ambientale, per le varianti non autorizzate al circuito di scarico dei gas. Un comunicato della Ital green energy srl, confermando che l’ impianto resta in marcia, precisa che la eco-centrale «ha ottenuto recentemente la certificazione Iso 14001», in una strategia di «impegno per il continuo miglioramento delle prestazioni ambientali». Tutte le analisi, quelle di routine e quelle periodiche, «sono a completa disposizione delle autorità». Per produrre corrente elettrica, immessa sulla rete ordinaria, l’ eco-centrale utilizza scarti della lavorazione del legno non trattato, legname ricavato dalla manutenzione del verde urbano, sansa vergine derivata dalla lavorazione delle olive nei frantoi e sansa esausta eliminata dagli oleifici. In particolare, sfrutta i residui di lavorazione della Casa olearia spa, ciò che in due raffinerie rimane di 800 tonnellate al giorno di olio grezzo di oliva e di semi. Secondo le schede di costruzione, i biocombustibili alimentano una caldaia a griglia mobile e il vapore prodotto aziona le pale di una turbina: l’ impianto così fatto dovrebbe immettere nell’ aria solo vapore acqueo.

www.monopolitube.it

CAMERA DEI DEPUTATI.

Allegato B

Seduta n. 298 dell’11/3/2010

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:

Ital Green Energy s.p.a. sita a Monopoli (Bari), è uno stabilimento di produzione energetica composto da un impianto a biomasse solide (sansa di olive disoleata) e da altri impianti a biomasse liquide (oli vegetali);

lo stabilimento è capace di produrre circa 300 milioni di chilowatt/h annui di energia;

a quanto risulta all’interrogante la struttura è stata autorizzata senza la VIA così come previsto dalla normativa regionale per gli impianti di potenza inferiore a 1 MW;

recenti studi nazionali ed internazionali sull’impatto ambientale e sulla salute dell’uomo, frutto della letteratura scientifica stimolata dal crescente interesse nell’uso di biomasse a scopo energetico, hanno suggerito un approccio precauzionale verso tali impianti, in quanto oltre le emissioni di inquinanti convenzionali come l’ossido di carbonio, polveri totali sospese e ossidi di azoto, il procedimento di combustione di biomasse genera polveri sottili, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, e diossine;

da una recente intervista pubblicata sul sito internet www.monopolitube.it risulta che il signor Franco Parpaiola, tecnico meccanico di grandi impianti, in occasione del collaudo della caldaia della centrale di Monopoli, riscontrò un alto grado di incompetenza non solo nel personale Siemens inviato alla centrale dalla Ital Green Energy, ma anche nei dirigenti della società, conseguentemente, a suo avviso, ciò portò «alla costruzione di un impianto menomato e nato male in partenza»;

in particolare, il modo di lavorare - sottolinea Parpaiola nell’intervista - fu «a dir poco pericoloso per il buon funzionamento di tutto il sistema». L’impianto non era dotato di una centralina di prelievo né di analisi dei fumi di scarico, ciononostante fu attivato;

Parpaiola inoltre invita ad indagare sulla provenienza del biocombustibile utilizzato, sulla qualità e sulla sicurezza ambientale umana delle biomasse, ma soprattutto, a controllare la presenza di combustibili contenenti sostanze nocive come l’amianto, infatti pare che siano stati visti nella notte giungere camion il cui contenuto non farebbe pensare al trasporto di oli vegetali;

all’interrogante inoltre risulta che secondo la documentazione in possesso dell’ARPA Puglia, come da protocollo n. 0004376 del 29 gennaio 2010 «Il sistema di monitoraggio in continuo dell’impianto a biomasse solide della Ital Green Energy rileva i seguenti inquinanti: acido cloridico, monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, acido fluoridrico, COT e polveri»;

dai prelievi effettuati direttamente dalla società Ital Green Energy e secondo quanto comunicato all’Arpa, nell’aprile-maggio 2009 «emerge una criticità relativa ai valori di monossido di carbonio emessi dall’impianto (...) che sono risultati, in diversi casi, superiori al limite prescritto»;

all’interrogante tuttavia risulta che la società Ital Green Energy abbia monitorato solo l’emissione in atmosfera delle polveri sottili, ma non avrebbe effettuato il controllo dell’emissione di policlorodibenzodiossine e di policlorodibenzofurani, sostanze cancerogene per l’uomo derivanti dal processo di combustione -:

se non si ritenga opportuno chiarire anche per il tramite di un’ispezione del comando carabinieri per la tutela dell’ambiente se sussistano dei rischi alla salute dei cittadini e di chi vi lavora, e se le emissioni della centrale a biomasse Ital Green Energy s.p.a. di Monopoli, considerata l’inadeguatezza strutturale dell’impianto, così come descritto in premessa, possano determinare un’azione inquinante sul territorio e l’ambiente circostante.

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