Sinceramente era una rarità anche tra gli uomini della mia sponda, devo ammettere. Anni di lotte per i nostri ideali ci hanno dato il diritto di sposarci e adottare figli, facendoci dimenticare tuttavia, la voglia di amare senza obblighi scritti su un foglio bianco. Oggi ci si sposa perché si può o si deve per avere soldi dallo stato.
Nonostante il mio pensiero anti-matrimonio, per un secondo mi sembrò di essere invaso da una sensazione di invidia, ma me la feci passare subito. Emma meritava un bravo ragazzo, in particolar modo perché lei nell’amore non aveva mai smesso di credere. E da come Phil l’aveva guardata quel giorno, sembrava che soffrisse della stessa patologia anche lui.
In effetti era proprio così. Gli anni erano passati ed Emma e Phil si erano trovati per davvero, finalmente, realizzando una storia degna del più bel cartone della Disney. Inoltre Phil era diventato un mio grande amico. Come figlio unico avevo sempre sentito la mancanza di un fratello maggiore, da consultare quando avevo un qualsiasi dubbio maschile. Non solo era uno dei pochi ragazzi etero che conosco, al quale potevo parlare di incontri sessuali tra maschi senza trovarmi davanti un viso distorto dallo schifo. Lui stesso mi consultava quando si faceva delle paranoie riguardanti Emma.
“Sei sicuro di non essere gay?” gli avevo chiesto una sera, mentre trangugiavamo lui una birra ed io una coca.
Phil ragiona come Emma. Non fosse stato per il suo atteggiamento palesemente etero e il fatto che era il ragazzo della mia migliore amica, avrei avuto delle serie difficoltà a non provarci. È un ragazzo attraente ed intelligente. Il suo lavoro in libreria gli dava tempo per divorare centinaia di libri di qualsiasi genere. Non mi reputo una persona stupida, forse un po’ ignorante su alcune tematiche. Ma quando ci si metteva a discutere di questioni politiche o geografiche o storiche… Phil vinceva sempre. Phil sapeva tutto.
“No, vecchio mio, a me piace il monte di Venere e tutte le sue conseguenze”, rispose alla mia domanda stupida. Poi mi fissò. “Tu invece quando pensi di mettere la testa a posto e il pisello in un posto solo?”
“Allora! È proprio vero che in una copia ci si assomiglia sempre di più!” sbottai in una risata. “Quando capirete che al momento sto bene così nel mio mondo gaio? L’importante è avere la tartaruga al posto della pancia, la pelle levigata al posto delle rughe e la sbranga…”
“Ho capito, ho capito! Dico solo che dovresti aprire anche gli occhi, non solo le gambe.” Mi diede una pacca sulla spalla, facendomi l’occhiolino. “Solo perché ti piace il piffero, non significa che quello, che ti succede qui”, mi mise una mano sul cuore, “debba per forza essere meno considerato. Credimi Daniel. Ho il pisello anch’io e mi piace trombare. Ma se non avessi conosciuto Emma, sarei ancora lì a svuotarmi le palle senza senso. A sto punto potrei continuare a spararmi le seghe.”
Phil aveva ragione. Emma aveva ragione. Ma io cosa avrei dovuto fare? Non era forse l’amore quella cosa strana magica ed inspiegabile che ti succede senza essere in grado di poterla evitare? E se a me non fosse mai capitata? Se fossi stato uno di quelli invisibili agli occhi di quel mitico sentimento osannato da tutti? Ero ancora convinto che l'amore eterno non esisteva, che in particolar modo nell'ambiente omosessuale le possibilità di trovare un partner e finirci in una relazione monogama di durata media lunga, erano pari a zero.
Col passare degli anni vedevo crescere l’amore tra Emma e Phil. Si amavano sempre di più. Una prova inconfutabile che forse mi ero sbagliato veramente. Ogni tanto si perdevano in piccole discussioni, piccole liti, inevitabili e normali. Ma, per il resto, erano e sono ancora una coppia armoniosa e nemmeno kitsch, come me la sarei aspettata da una come Emma. Prima di Phil, il suo principe azzurro sarebbe dovuto arrivare a prenderla dal lavoro in sella ad un cavallo bianco, presentandole giornalmente delle poesie sulla sua bellezza e su quanto la amava. Invece erano finiti per essere una coppia più che normale. Si riusciva a vedere quanto si amavano dai loro sguardi e dalle carezze tenere che si scambiavano, senza mai mettere a disagio nessuno con comportamenti promiscui fuori luogo.
Questa prova, che dimostrava che il sentimento per eccellenza esisteva anche ai giorni miei, aveva cambiato un po' il mio modo di vedere l’amore. Forse era vero che c’era la persona giusta per chiunque. Ogni pentola ha il suo coperchio, no? E magari, prima o poi, avrei trovato anche io l’uomo che mi avrebbe reso completo. Forse.
“Se continui così rimarrai solo per tutta la vita! Guarda che non ti tirerà per sempre”, scherzò Emma, anche se dal tono percepii preoccupazione sincera. Ci risiamo, pensai, un’ulteriore discussione su come spreco la mia vita, pensando solo a trovarmi un compagno per una notte, senza permettere che le cose si sviluppino in un’altra direzione e che bla bla bla.
Ci eravamo trovati per la festa della donna nella nostra pizzeria italiana preferita, ‘Da Toni’, che negli anni era diventata un punto d’incontro fisso. Potessero parlare quei muri! Quante lacrime, quante risate. Minimo c’andavamo due volte a settimana. Ogni tanto mi ci fermavo anche solo per bermi qualcosa con Phil.
La portavo fuori a cena ogni anno l'8 marzo, sempre con un mazzo di mimose gigantesco comprato all'ultimo minuto. Emma non voleva più uscire con le sue amiche, perché queste si erano comportate come delle disperate. L’unica volta che erano riuscite a convincerla, l’avevano portata prima ad una cena a base di pizza ed alcolici, per poi finire la serata con uno spogliarello. Loro erano la dimostrazione che anche le donne potevano essere delle assatanate di sesso, agendo come se non avessero mai visto un uomo nudo nella loro vita. Da lì aveva deciso che mi sarei dovuto tenere libero quel giorno, fino alla mia morte, festeggiando insieme a lei la festa della donna per ciò che era: il giorno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora soggette in molte parti del mondo.
“Ma parlate solo di me ultimamente? Che ci devo fare? Io voglio innamorarmi!”
Nessuna bugia. Volevo sentire quell'elettricità che vedevo trasparire dagli occhi suoi quando parlava di o con Phil. Dovevo trattenere ogni volta gli attacchi di invidia che si erano fatti più frequenti negli ultimi anni, mentre li guardavo toccarsi o baciarsi. Era quasi da ammalarsi da quanto innamorati fossero.
“Non tutti hanno la fortuna che avete voi due. E poi, non so se te l’ho già detto: SONO GAY! L’ambiente gay non è un posto così romantico come pensate sempre tutti. Pensi che tutte quelle ore in palestra siano dedicate all’amore?”
“Che c’entra? Se voglio fare la seria, non significa mica che devo essere cessa. Dovresti solo provare a dedicare qualche ora in più alle tue prede, prima di lasciare l’appartamento sulle punte dei piedi.”
La femminista non aveva torto del tutto. È che non me la sentivo di dormire in due in un letto dopo un incontro puramente sessuale. Non si tromba con uno per poi chiedergli un appuntamento per una cena. Almeno non doveva andare così, secondo me. Fosse stato per me, avrei preferito uscire prima a cena, poi conoscersi, poi finire a letto. Solo che fino ad allora le situazioni avevano sempre invertito i miei programmi. Sempre!
“Cerca di tenere sotto controllo quel cervelletto con le palle che ti spegne l’altro cervello e porta le tue prede a cena prima di fartelo ciucciare!”
Feci la faccia da serio, trattenendo un sorriso compiaciuto. Ma alla fine cedetti. Lei sapeva che ero molto ricercato dai ragazzini. A distanza di qualche mese avrei compiuto trent’anni e c’ero arrivato senza essere caduto a pezzi, come mi ero immaginato a vent’anni. Avevo un fisico attraente, torturato quattro volte la settimana da ore e ore di palestra, mi alimentavo in modo sano come avevo imparato dai miei. E poi non avevo mai acceso una sigaretta in vita mia, né bevevo alcolici, se non in occasioni rarissime. E avevo un bel sorriso. Attrarre nel mio incanto i giovincelli era il mio punto forte. Ero convinto che quelli della mia età fossero già stati bruciati da esperienze passate, a tal punto che pensassero all’amore nello stesso modo depresso in cui ci pensavo io. I ragazzini, invece, erano ancora abbastanza innocenti ed inclini a credere alle favole del “per sempre”. Solo che non avevo fatto i conti con l’avanzare degli anni. I tempi erano cambiati da quando ero stato io quello ad avere vent’anni. Adesso erano molto più svegli e spesso figli di genitori a loro volta ragazzini, quando l’indicatore sul test di gravidanza aveva dato un risultato positivo. Positivo per modo di dire, ovviamente. Già così avanti, erano spesso i ragazzini ad essere più esperti a letto di me, bruciati dal mondo dai cambiamenti alla velocità della luce e da siti porno alla xtube.com.
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