Guido Pagliarino - Le Indagini Di Giovanni Marco Cittadino Romano
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âPer raggiungere lo scopo ti basteranno il mio amore e la mia benevolenza. Io ti amo! Non preoccuparti e sii certo che, nonostante le molte sofferenze, tu riuscirai. Ci saranno ostacoli che tâimpediranno di portare a termine quei progetti che io stesso ti susciterò, ma che tâimporta?! Pensa allâillimitato mio amore che si manifesta non solo nellâassoluta forza di Dio ma pure nel misterioso svuotamento della sua potenza, nel mio dolore e nella mia morte per la gloriosa mia Risurrezione. Ti sia sufficiente lâesser amato da me Dio e fatto partecipe del mistero pasquale della mia debolezza e della mia forza; e sarà questo scandalo apparente, anzitutto, che tu predicheraiâ. Saulo aveva visto allora negli abbandoni degli amici, nelle malattie e negli innumerevoli altri ostacoli che avrebbe incontrato la sua partecipazione alla debolezza del Dio-uomo crocifisso e sâera sentito così amato e sorretto da lui da poter compiere, per volere divino, nella sua propria carne quanto ancora mancava alla Passione di Gesú, anche se nello stesso tempo aveva capito perfettamente che il vero e solo Salvatore dellâumanità era Cristo, e pure che lâunico autore del successo del suo apostolato sarebbe stato lui, il Risorto.
Gesú gli aveva ancora detto, appena prima del risveglio: âTu faâ tutto quanto puoi, affidandoti appieno al mio amore che concluderà lâopera per te; e adesso vaâ a Damasco e inizia da lì la tua operaâ.
Lâapostolo era tornato in quella città e, colmo dâentusiasmo, vi aveva predicato per un triennio. Col tempo però, egli aveva suscitato lâodio religioso di ebrei canonici. Verso la metà dellâanno 793 14costoro avevano deciso in ottima fede, âper onorare il Signoreâ dâuccidere âSaulo lâereticoâ. Informato in tempo da amici, col loro aiuto era fuggito facendosi calare di notte in una cesta dalle mura cittadine. Sâera rifugiato a Gerusalemme, nella casa dâuna sorella sposata con la quale aveva abitato da quandâera rimasto vedovo, prima del viaggio a Damasco. Sâera quindi recato a casa di Marco dove, come aveva saputo tempo prima da Anania, vivevano i dirigenti della Chiesa: era forte dâuna sua lettera che lo raccomandava quale ottimo, fidatissimo cristiano. Aveva offerto la sua opera dâevangelizzatore al capo degli apostoli Pietro e a Giacomo Bar Alfeo che aveva affiancato il primo nella direzione dei cristiani di Gerusalemme, essendo sovente impegnato il primo in altri luoghi della Palestina e nella città dâAntiochia di Siria. Nonostante la raccomandazione del buon Anania, Saulo aveva incontrato molta diffidenza: il suo referente era conosciuto dal direttivo della Chiesa, ma la lettera non avrebbe potuto essere falsa?! Solo Barnaba era rimasto convinto e aveva interceduto con forza, a più riprese, riuscendo a dissolvere la sfiducia degli altri. Conoscendo assai bene il greco, Saulo aveva iniziato a predicare la notizia della risurrezione di Gesú Cristo nel luogo di maggiore passaggio, davanti al tempio, a quei giudei ellenisti che avevano come unico idioma quella lingua; senza successo però; peggio, aveva suscitato in loro tale ostilità che anchâessi, come gli ebrei di Damasco, avevano cercato dâucciderlo. Non câerano riusciti perché lâapostolo, per un contrattempo, non era passato quel giorno nella via dove, nascosti, lâattendevano armati. Qualcuno dei fratelli di fede aveva però raccolto notizia del fallito agguato e ne aveva avvertito Pietro; dunque Saulo era stato condotto in segreto, da Barnaba e un paio dâaltri in funzione di scorta, a Cesarea Marittima e da qui imbarcato alla volta della sua città natale, Tarso. Vâera rimasto per quattro anni evangelizzando, per primi ebrei in sinagoga, poi gentili. Essendo ben risaputo in città châegli era cittadino romano, sâera trovato relativamente al sicuro: quanto meno, qui nessuno aveva cercato dâammazzarlo. Alcuni convertiti da Saulo, trasferitisi a Roma, vi avevano portato il Cristianesimo, ancor prima che vi giungesse Pietro anni dopo.
Nel 798 15Barnaba aveva raggiunto Saulo a Tarso e con lui era partito alla volta dâAntiochia, la cui comunità dei seguaci di Gesú, ormai comunemente detta âi cristianiâ, da qualche tempo egli coordinava per incarico di Pietro.
Capitolo VI
(Indice)
Erano passati diciassette anni dalla morte del padre di Marco e quindici dalla nascita della Chiesa e allâimperatore Tiberio erano succeduti sul trono di Roma lâancor più turpe Caligola e suo zio Claudio.
Il desiderio del giovane di far giustizia dellâuccisore del genitore, nei primi tempi vivissimo, era stato lenito a poco a poco dal tempo, che certo non induce allâoblio per i cari morti e però lascia, a un certo punto, che ne affiori il ricordo solo a tratti e velato. Era stato inaspettatamente dunque che, verso la fine dellâanno 798, 16Marco aveva fatto lo sconvolgente sogno del padre che usciva dalla fossa e lo esortava a visitare la sua tomba e a cercare chi lâavesse ucciso: era stato così reale quel sogno da indurlo a considerarlo una visione mandata da Dio; il dolore per la perdita del genitore era tornato intenso quasi come nel giorno in cui era giunta la lettera di Barnaba con la ferale notizia.
Nella Bibbia e nella tradizione orale giudaica il sogno, ogni sogno, ha grande importanza, induce a vedere la realtà sotto una luce più chiara rivelando cose che durante la veglia appaiono in penombra o che restano celate; ma tanto più importante è il sogno in cui parlino, a volte visibili e altre no, figure angeliche o persone defunte, tutte considerate messaggere di Dio: dal sogno di Giacobbe della scala collegante Cielo e terra e percorsa da angeli, a quello preveggente di suo figlio Giuseppe, ai sogni profetici di Daniele, fino a quelli moderni di Giuseppe padre putativo di Gesú e di altri seguaci del Nazareno, tra cui Saulo Paolo di Tarso, lâaccaduto antico e il nuovo, lâattesa del Messia e la sua venuta erano legati dallâonirico filo il quale inoltre, nella vita dâogni giorno, collegava, secondo il generale sentire, la pesante realtà terrena allâeterna Festa celeste, manifestando insegnamenti e svelando voleri divini per le quotidiane cose.
Così Marco, convinto che il padre gli avesse davvero parlato per ordine di Cristo, pur non arrivando a chiedere il battesimo al suocero né a privarsi dei propri beni come i cristiani, aveva iniziato a operare con Pietro come segretario e, conoscendo bene il greco e il latino, quale interprete e scriba.
Dopo un paio di settimane dal sogno, era accaduto un altro fatto straordinario che Marco aveva inteso come suggello alla sua visione onirica. Si era appena entrati nellâanno nuovo, sempre regnante lâimperatore Claudio, quandâera giunta a Pietro una lettera di Barnaba con cui lâapostolo annunciava il suo arrivo assieme a Saulo: avrebbero condotto due carri con vettovaglie provenienti da una colletta in natura fatta ad Antiochia, in aiuto della Chiesa madre che in quel momento era in grave bisogno a causa dâuna carestia scoppiata in tutto lâimpero e particolarmente grave a Gerusalemme, dove il cibo in vendita era scarsissimo; manifestava inoltre lâintenzione dâintraprendere con Saulo un giro missionario che avrebbe toccato diverse città , e la speranza che il cugino Marco, di cui conosceva le capacità pratiche, li seguisse ad Antiochia e di qui li accompagnasse nel viaggio quale aiutante amministrativo.
Pietro aveva chiamato suo genero e gli aveva detto: âFiglio mio, forse mi priverò del tuo aiuto?â.
âHo sbagliato in qualcosa?â sâera turbato Marco.
âNo, tuttâaltro. Fatto è che Barnaba farà con Saulo un giro dâevangelizzazione in molte città , tra cui Perge dovâè sepolto tuo padreâ¦â
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