Lionel C - Vivere La Vita
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Si sentiva una grande pace.
In quel giorno in qui, quasi tutto ciò che ho visto e vissuto era per la prima volta, quello che avevo d'avanti in quel momento, oltre ad essere per la prima volta che vedevo, era anche la cosa più bella mai vista da vicino fino in quel momento.
Una mucca.
Tutta di un bel marrone, quasi rosso con delle macchie bianche sul petto, sulla pancia, sulle gambe e tutta la faccia. Legata alla sua mangiatoia, mentre masticava tranquilla, ci guardava nello stesso modo. Non mi sembrava vero ed ero fermo, senza parole, quasi perso nel guardare ed esaminare la mucca più che potevo, quando la mia cugina mi ha quasi svegliato per farmi vedere un'altra cosa che, preso dalla curiosità per la mucca, non avevo visto prima.
In quel momento, ho capito che avevo sbagliato.
Era quella la cosa più bella vista in quel giorno.
Il figlio della mucca.
Un piccolo vitellino.
Era seduto in un angolino tra il muro e la mangiatoia e dall'erba secca si vedeva soltanto un faccione bianco, bello e dolce. Un musetto rosa molto umido e due occhioni neri, grossi, puliti e luminosi. Ogni tanto muoveva le orecchie buffe che sembravano più grosse della testa.
Aveva una settimana da quando era arrivato.
Dopo essere usciti dalla stalla, si chiamava così la piccola casa ed era un'altra cosa nuova imparata in quel giorno, attraverso un piccolo cancelletto alla sua sinistra, siamo andati dietro. Appena arrivati, mi sono detto che se il Paradiso esiste, deve essere come quello che vedevo in quel momento.
Un pezzo abbastanza grosso con tutta erba e tanti alberi.
L'erba non era molto alta. Di un verde mai visto prima e toccandola era cosi soffice, cosi morbida, da sembrare una di quelle camicette eleganti che indossano le donne nei giorni di festa.
Il profumo era buonissimo.
Gli alberi non erano molto grossi e le loro foglie con il movimento dell'aria, facevano quasi lo stesso bel suono del muro verde, dietro alla casa.
Ho visto che oltre le foglie c'era dell'altro sulle piante.
Quando la mia cugina mi ha detto che se volevo mangiare della frutta, dovevo prendere quella caduta da sola per terra. perché era più buona di quella ancora sugli alberi, non mi sembrava vero.
Potevo mangiare della frutta subito.
Senza dover andare al negozio e senza doverla pagare con i soldi.
Da quel momento, il pezzo di terra dove eravamo, per me e diventato per davvero Il Paradiso, perché c'erano al meno sei o sette tipi diversi di frutta. Frutta che ogni bambino avrebbe voluto e che io potevo mangiare tranquillo.
Subito.
Purtroppo quel sogno bellissimo è stato interrotto da una voce di donna che da l'altra parte della stalla chiamava per nome me e mia cugina.
Dovevamo andare a mangiare.
Stavamo già andando ed ero molto contento, perché finalmente avevo capito come si chiamava la mia cugina.
Ritornando nel primo cortile, ho visto che c'era un continuo avanti ed indietro tra la prima porta della casa verso la stalla, ed un tavolo che e comparso vicino al muro verde, di fianco alla bella panchina in legno.
Ho visto in quel momento che la vite, diventava anche soffitto per un buon pezzo del cortile, come quello dietro la casa.
Mentre mia nonna e la mamma delle mie cugine preparavano il tavolo, insieme ai miei genitori ed al mio fratello sono entrato per la prima volta nella casa dei nonni.
Fuori faceva molto caldo ed entrando, per quello che ho sentito, sono rimasto per un attimo quasi bloccato sulla porta.
Un bellissimo fresco, molto gentile e ben profumato che mi avvolgeva dappertutto.
Mi sentivo dolcemente accarezzato.
Una cosa bellissima.
Non sapevo di cosa erano quei buoni profumi che mai avevo sentito in una casa prima di quel momento. Sapevo con certezza, che i profumi, insieme al fresco, al grande silenzio ed alla pace che si sentiva dentro, erano un forte invito per restarci.
In quel momento, dopo aver guardato bene in giro, era l'unica certezza che avevo, perché di domande ne avrei avuto da fare tantissime.
Tutte insieme.
Era una casa completamente diversa della nostra e di tutte le altre che avevo mai visto fino in quel momento.
Due camere molto grosse con delle finestre forse un po' piccole che non facevano entrare tanta luce. Per terra non c'erano tappetti come a casa nostra ed appena entrati, le scarpe non si toglievano. Il pavimento era molto scuro ed abbastanza duro e mio papà mi ha spiegato che era fatto di terra battuta. Le pareti erano colorate con dei colori molto belli e chiari. I soffitti, fatti di legno. Erano così belli per la loro forma, che sono rimasto con il naso in su a guardarli per un bel po'.
Anche i mobili erano tutti diversi dei nostri.
Avevano quasi tutti lo stesso colore dei soffitti. Un marrone abbastanza scuro, ma piacevole ed avevano tagliate, scolpite, delle forme una più bella dell'altra, che insieme ai disegni fatti con dei colori molto piacevoli, facevano restare a bocca aperta, d'avanti ad ogni cosa.
Piccola o grande.
Appesi ai soffitti, c'erano dei lampadari completamente diversi dei nostri.
Molto più piccoli, ma molto più interessanti.
Fatti di vetro, ferro molto fine e tela bianca con dei bei disegni molto colorati.
Non riuscivo a capire a cosa serviva il liquido che si trovava al loro interno e che riuscivo a vedere attraverso il vetro.
Tutti quei dubbi sono rimasti un po' in aria, allo stesso modo di come mi sono trovato, quando all'improvviso mio papà mi ha alzato, per poi lanciarmi nel gradissimo letto.
Bellissimo, ma, appena atterrato, sono venute fuori altre domande.
à stato un atterraggio molto morbido, ma non sono stato rimbalzato in aria come a casa quando saltavo sopra il letto con il mio fratello. Il materasso faceva un rumore tutto strano che non conoscevo. Il profumo che sentivo era molto buono, la curiosità , molto grande e senza neanche fare la domanda, mio papà mi ha dato subito la risposta.
Era un materasso fatto con il fieno.
Mia mamma era già pronta per vestirmi in tenuta da battaglia e lo ha fatto mentre ero ancora sopra il letto.
Pantaloncini corti, maglietta e sandali.
Appena pronto, siamo usciti ed eravamo gli ultimi che si dovevano ancora sedere intorno al grande tavolo.
C'era un po' di gente e non conoscevo quasi nessuno, ma non era importante, perché la mia attenzione è stata subito attirata da tutto quello che c'era sopra il tavolo.
Tutto molto bello.
La tovaglia che lo copriva era molto bella ed il suo colore bianco, mi sembrava ancora più bianco, quando guardavo tutti i suoi disegni, colorati con tutti i colori più belli e caldi, ma quello che era sopra il tavolo, toglieva il fiato.
Cose che ogni tanto vedevo e mangiavo anche a casa nostra mentre sentivo che erano mandate dai nonni, ma sul tavolo, c'erano anche tante altre che non avevo mai visto prima.
Non c'era del cibo cucinato.
Su un grosso piatto in centro, c'erano delle salcicce di un marrone intenso e piacevole interrotto ogni tanto da alcune piccole macchioline bianche. Erano tagliate a rondelle molto fini e delicate. Tutto intorno, delle fette di pancetta in quale le strisce bianche, quelle rosa, quelle rosse che poi diventavano quasi marrone, erano così ordinate da chiedersi come mai erano venute così bene se nessuna persona ci ha mai lavorato per metterle in ordine. Alla fine, all'esterno del grosso piatto e sempre tutto intorno, c'erano delle grosse fette di formaggio. Il colore non era né bianco e neanche giallo, ma molto bello.
Forse perché aveva visto la mia faccia, la mia cugina salvatrice, mi ha subito detto che il formaggio, l'ho aveva fatto la nostra nonna, con il latte della mucca appena vista.
Di fianco al grosso piatto, c'era un altro.
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