Matteo Vittorio Allorio - Lo Spirito Del Fuoco

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Lo Spirito Del Fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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Dopo un macabro incubo in cui trova la madre sgozzata nel proprio letto, Jack, sedicenne come tanti, viene catapultato in un altro pianeta e costretto a intraprendere un sentiero di morte, sangue e crudeltà. Riuscirà il suo esile cuore a resistere alle fiamme divine e permettergli così di salvare la Grande Costellazione? L'oblio incombe… Jack, sedicenne appassionato di arti marziali, dopo un macabro incubo in cui trova la madre sgozzata nel proprio letto, inizia a indagare quando rivive alcune parti del sogno. Accompagnato dal suo inseparabile amico Max, si ritrova a pedinare un losco e terrificante vecchio. Da semplice indagine, tutto si trasforma in un qualcosa di surreale quando uno strambo individuo lo raggiunge raccontandogli una storia inverosimile che lo vede come l'essere umano scelto dalla grande divinità creatrice dei dieci mondi per salvare la Grande Costellazione dell'imminente oblio. Trasportato su Abram, il pianeta dei mercanti, si rende conto che tutto è reale e che davanti a lui, ha un percorso da compiere al di fuori delle sue possibilità. Ma lo spirito di Ashar, dio del sole, ha scelto lui e con tutte le debolezze che un essere umano di sedici anni ha, non può far altro che andare avanti. Santos, astro protettore della natura, è il suo maestro e insieme a Gabriel, urano custode del potere del fulmine e Boris, re dei folletti, si ritrova a dover affrontare la più difficile missione della sua vita. Imprigionati dal losco signore di Ishcor e costretti a combattere fino all'ultimo sangue nell'arena, i quattro compagni affrontano battaglie violente e sanguinose. Quando ormai sembrano spacciati e prossimi alla morte, Jack perde il controllo vittima del sogno di iniziazione con il quale Marmorn, antico re terrestre, cerca di sfruttarne gli immensi poteri. Nella perdizione più totale, il giovane terrestre si trasforma da vittima in carnefice macchiandosi le mani del sangue di innumerevoli vittime. L'eroe salvatore annunciato dalle sacerdotesse di Numit lascia il posto a una terrificante creatura famelica assetata di sangue. Impotenti, i suoi tre maestri proveranno in ogni modo a impedire ai tre sogni di iniziazione di manifestarsi. Ma l'oscurità si mostrerà subdola e infame. Lo scontro finale tra Jack e Santos segnerà l'animo del Salvatore avvicinandolo spaventosamente a Marmorn. Le fiamme divine riusciranno a risplendere nella più totale oscurità? PUBLISHER: TEKTIME

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«Se fosse così per tutti, dammi una valida ragione per la quale lo spirito del vostro dio ha scelto me» rispose nervoso Jack, senza accorgersene.

«Questa, caro mio, è una domanda a cui purtroppo non so rispondere».

Per quanto fosse informato e preparato su migliaia di cose, Boris non aveva alcuna frase, nessuna informazione valida da potergli fornire. Con lo sguardo rivolto verso il mare di folla, sospirò pensieroso.

Se l'era chiesto più e più volte da quando era venuto a conoscenza dei fatti, ma quello era un mistero che solo il tempo avrebbe potuto chiarire.

Improvvisamente, dopo una decina di minuti nei quali entrambi rimasero in silenzio prede dei loro pensieri, tutto iniziò spaventosamente a tremare.

Colto alla sprovvista, Jack si guardò intorno. A parte lui, nessuno sembrò minimamente turbato dalle forti scosse.

«Boris!», lo chiamò preoccupato.

Nello sbucare nuovamente dal mantello, il folletto non si pronunciò fingendo una calma ben lontana dalla verità.

Erano anni che non tornava a Fati e, nonostante la forte preoccupazione, decise di non spaventare ulteriormente il giovane, conscio della tranquillità delle persone intorno a loro.

«Tranquillo, non hai da preoccuparti!».

A seguito di quella finta rassicurazione, un grosso palco di chissà quale animale cadde da una bancarella alla loro sinistra seguito poi dalle molteplici armi poggiate su quella dell'irascibile nano e dai numerosi vasi dei terrazzi circostanti. Il tutto, senza preoccupare minimamente i presenti che, con estrema abilità, schivavano ogni oggetto cadente, continuando comunque a svolgere le proprie faccende.

Che fossero solo allucinazioni frutto della sua ormai debole mente?

Jack provò a scuotere il capo, a strizzare con decisione gli occhi e a massaggiarsi le tempie senza successo.

«Che succede, Boris?» domandò sempre più agitato.

Il folletto non ebbe il tempo di pensare a cosa dire che tutto fu chiaro.

In lontananza, dalla folla, due grandi corni bianchi emersero con decisione e, nel vederli dirigersi verso di loro, il giovane trasalì.

Poi, dopo alcuni secondi, quello che gli si presentò davanti agli occhi lo lasciò a bocca aperta.

Alti più di quattro metri e larghi come tir, due imponenti rinoceronti avanzavano lenti nella via principale. Magnifici e possenti, i due animali procedevano lungo la strada. I lunghi corni affilati dondolavano a destra e sinistra al ritmo dei loro apatici e pesanti passi. La pelle, grigia e ruvida, sembrava scolpita nella roccia. Nessuno, a parte Jack, sembrò però interessato.

Quattro individui, avvolti in lunghi mantelli gialli ocra e dalle sfumature arancioni brillanti, camminavano ai due lati, scortandoli e indirizzandone il percorso, armati di lunghe e affilate lance. Alle caviglie delle due creature, grosse catene in ferro dagli anelli arrugginiti andavano via via rimpicciolendosi terminando poi nelle mani libere degli uomini incappucciati.

«Rinoceronti delle montagne!» spiegò Boris una volta identificati.

Era la prima volta che ne vedeva uno dal vivo. Conosciuti solo di fama, vederne due in un colpo solo fu una sorpresa e un piacere non da poco.

Nel sentire la tranquillità di quelle parole, Jack si calmò riuscendo così a godersi quell'insolito spettacolo.

Rapiti entrambi da quella visione, i due non si accorsero del continuo e veloce avvicinarsi delle due creature e dopo alcuni minuti, le loro fattezze furono decisamente ben visibili.

«Poveri animali…», Jack ne percepì, essendo a quanto pare l'unico, la chiara sofferenza provata. Con gli occhi spenti, quasi assenti, i due rinoceronti avanzavano in modo meccanico, consci di non avere altra scelta se non quella di ubbidire ai comandi imposti dai loro guardiani.

«Ragazzo mio, il mercato degli animali è uno dei più corrotti e cospicui che ci siano. Fati ne è il fulcro da anni ormai.» spiegò il folletto stupendosi della profondità delle parole del sedicenne. Si sentì in imbarazzo nel non essere stato lui a pronunciarle. Doveva essere una saggia guida e, scoprendosi solo estasiato, scosse il capo ritrovando il proprio buonsenso per un attimo smarrito.

La terra iniziò a tremare ancor più forte coinvolgendo così inevitabilmente il piccolo carro. Sotto le forti scosse, cominciò a cigolare.

In quell'istante, gli occhi di Jack si posarono sul piccolo amico, consci dell'imminente pericolo.

Dovevano spostarsi al più presto.

«Ti conviene spostare il carro se non vuoi essere schiacciato, straniero!» suggerì una dura voce da una bancarella alle sue spalle.

Nel sentirla, il giovane tremò.

Santos era stato chiaro, non dovevano in alcun modo muoversi da lì. In più, non aveva mai guidato un carro in vita sua.

Ricoperto in pochi secondi da un viscido alone di sudore, maledì il giorno in cui, durante una gita nelle campagne vicine a Sentils, aveva rifiutato, insieme a Max, di seguire le poche e basilari lezioni di equitazione. L’aveva fatto non tanto per il mancato interesse ma per indispettire quella vecchia megera della professoressa Lort.

Il ricordo di Max balenò nel momento meno opportuno, ampliando così il suo malessere. Se ci fosse stato l’amico al suo fianco, una soluzione l’avrebbero sicuramente trovata. Insieme erano imbattibili e le decine di vicissitudini affrontate negli anni ne erano la prova.

«Sei sordo, straniero? Così verrai travolto» gli urlò nuovamente il mercante alle sue spalle.

Qualcuno gli stava parlando. Qualcuno si era accorto di lui. La testa iniziò a girare, si sentì nudo, spoglio delle vesti e fragile come non mai. Doveva passare nell’ombra, senza che nessuno si accorgesse della sua presenza. Non aveva tempo per voltarsi e scappare, il suo corpo non ne voleva sapere.

Le due creature ormai li avevano raggiunti, distanti solo più pochi metri.

Le scosse, un vero e proprio terremoto.

Non aveva immaginato quanto grandi fossero realmente e ora, bloccato e in preda al panico, si trovava lì, sul quel piccolo quanto fragile carretto senza via d'uscita.

«Le redini, ragazzo, cosa aspetti?» urlò Boris paonazzo.

Doveva provarci, era l’unica soluzione. Davanti a lui, i due piccoli cavalli iniziarono a sbattere gli zoccoli al suolo muovendo freneticamente la coda.

Buttò fuori tutta l'aria presente nei polmoni e cercò inutilmente coraggio chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, afferrò le fragili redini in cuoio muovendole poi timidamente.

Quel gesto, tanto nevrotico quanto inutile, non provocò nessun effetto. L'agitazione aumentò.

«Dai ragazzi, partite…» balbettò non sapendo più che fare.

Intorno a lui, tutto continuava come se nulla fosse. Miriadi di individui passavano da ogni parte schivando il carro senza neanche degnarlo di uno sguardo, quasi fosse invisibile.

«Spostati da lì!» ripeté con decisione la voce alle sue spalle.

Non poteva arrendersi, doveva trovare una soluzione.

«Ce la posso fare!», così dicendo scosse nuovamente le redini con forza. Il risultato però fu il medesimo.

I due ronzini, per quanto agitati, non si mossero, rimanendo fermi davanti a lui nel duro sterrato.

«Ma è possibile che non vi accorgiate del pericolo, stupide bestie?», perse il controllo il giovane, urlando a perdifiato.

Improvvisamente, quasi avessero sentito e capito le sue parole, i due cavalli scattarono velocemente in avanti, rompendo così l’imbragatura che li teneva legati al carro per poi scappare veloci tra la folla, creando un leggero scompiglio.

Il piccolo e fragile calesse cadde al suolo vittima della gravità, facendo così capitolare Jack che cercando di atterrare in piedi, si slogò la caviglia destra rovinando poi con il viso sullo sterrato.

Stordito e paralizzato dalla paura, riuscì a vedere solo più una sagoma scura sormontarlo.

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