Stephenie Meyer - Eclipse

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Eclipse: краткое содержание, описание и аннотация

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Mentre Seattle è funestata da una serie di strani omicidi e una vampira malvagia continua a darle la caccia, Bella Swan si trova ancora una volta in serio pericolo. È arrivato per lei il momento delle decisioni e dei sacrifici: basterà il fidanzato Edward a farle dimenticare il migliore amico Jacob? Troverà il coraggio necessario a diventare una Cullen? Obbligata a scegliere fra l’amore e l’amicizia, è consapevole che la sua decisione rischia di riaccendere la millenaria lotta fra vampiri e licantropi. Nel frattempo l’esame di maturità è alle porte e per Bella il momento della verità si avvicina...

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«Ho portato qualche altra domanda d’iscrizione», mi disse Edward sfoderando una busta imbottita strapiena. Sul mignolo portava un rotolo di francobolli a mo’ di anello.

Risposi con una smorfia. Com’era possibile che fossero rimasti altri college a cui ancora non mi aveva obbligata a presentare domanda? Come faceva a trovare sempre nuove scappatoie? Ormai l’anno scolastico era quasi finito.

Sorrise come se davvero mi leggesse nel pensiero: evidentemente l’espressione svelava tutto. «C’è ancora qualche termine non scaduto. Università disposte a fare un’eccezione». Non era difficile immaginare cosa giustificasse le eccezioni. E quanti dollari ci fossero dietro.

Edward rise della mia espressione.

«Dopo di lei», disse spingendomi verso il tavolo della cucina. Charlie sbuffò e ci seguì, benché non potesse lamentarsi del programma della serata. Non passava giorno senza che mi tormentasse con la necessità di scegliere il college.

Sparecchiai alla svelta, mentre Edward metteva in ordine una pila inquietante di moduli. Quando spostai Cime tempestose sul piano della cucina, Edward alzò un sopracciglio. Sapevo cosa stava pensando, ma Charlie lo interruppe prima che potesse commentare.

«A proposito di college e iscrizioni, Edward», disse mio padre, il tono di voce ancora più burbero — si sforzava di non parlare mai con Edward e, quando vi era costretto, il suo malumore saliva alle stelle, «io e Bella stavamo giusto parlando dell’anno prossimo. Hai deciso che istituto frequenterai?». Edward sorrise a Charlie e parlò in tono amichevole. «Non ancora. Ho ricevuto qualche risposta positiva, ma ogni opzione resta aperta».

«Dove ti hanno accettato?», insistette Charlie.

«Syracuse... Harvard... Dartmouth... e oggi mi è arrivata anche la risposta positiva dell’Alaska Southeast». Edward si voltò verso di me quel tanto che bastava per strizzarmi l’occhio. Soffocai un risolino.

«Harvard? Dartmouth?», borbottò Charlie, incapace di nascondere l’irritazione. «Be’, è davvero... qualcosa. Già, ma l’Università dell’Alaska... non dirmi che la prenderai in considerazione, di fronte alla possibilità di frequentare istituti così prestigiosi. Voglio dire, immagino che tuo padre preferisca che tu...».

«Carlisle accetta sempre di buon grado le mie scelte», rispose Edward, sereno.

«Mmm».

«Indovina un po’, Edward», dissi con voce squillante, stando al gioco.

«Cosa, Bella?».

Indicai la busta spessa sul ripiano della cucina. «L’Università dell’Alaska ha appena accettato la mia domanda di iscrizione!».

«Congratulazioni!». Sorrise. «Che coincidenza».

Lo sguardo torvo di Charlie faceva avanti e indietro tra me ed Edward.

«Bene», mormorò dopo un minuto. «Vado a vedere la partita, Bella. Nove e mezza».

Era l’ordine con cui si congedava, sempre.

«Ehm, papà? Ricordi la recentissima discussione a proposito della mia libertà?».

Fece un sospiro. «Certo. Va bene, dieci e mezza. Nei giorni di scuola resta il coprifuoco».

«Bella non è più in castigo?», chiese Edward. Malgrado la sua sorpresa non fosse sincera, non sentii forzature nell’improvviso entusiasmo della sua voce.

«Libertà vigilata», precisò Charlie a denti stretti. «A te cosa importa?». Lanciai un’occhiataccia a mio padre, che non se ne accorse.

«È bello saperlo», disse Edward. «Alice è alla disperata ricerca di una compagna per lo shopping, e sono certo che a Bella piacerebbe dare un’occhiata alle luci della città». Mi sorrise. Ma Charlie ruggì: «No!», e si fece rosso in viso.

«Papà? Cosa c’è che non va?».

Si sforzò di rilassare i lineamenti contratti. «Non voglio che tu vada a Seattle, per il momento».

«Eh?».

«Ti ho detto dell’articolo sul giornale: c’è una specie di banda assetata di sangue a Seattle e voglio che tu ne resti lontana, okay?». Alzai gli occhi al cielo. «Papà, le probabilità che un fulmine mi colpisca sono più alte di quelle che a Seattle...».

«No, ha ragione, Charlie», disse Edward, interrompendomi. «Non intendevo Seattle. In realtà pensavo a Portland. Nemmeno io porterei mai Bella a Seattle. Ci mancherebbe».

Lo guardai incredula, ma a quel punto aveva afferrato il giornale di Charlie e leggeva la prima pagina con attenzione.

Probabilmente cercava di placare mio padre. L’idea che il più pericoloso degli esseri umani potesse farmi del male, se al mio fianco c’erano Alice o Edward, era decisamente ridicola.

Funzionò. Charlie fissò Edward per un secondo ancora, e scrollò le spalle. «D’accordo». Si diresse in salotto a grandi passi, quasi di fretta: forse non voleva perdersi l’inizio della partita.

Attesi che Charlie accendesse la TV, così che non potesse sentirmi.

«Cosa...», cercai di chiedere.

«Aspetta», disse Edward senza alzare gli occhi dal giornale. Con lo sguardo fisso sulla pagina mi avvicinò il primo modulo sul tavolo. «Per questo penso che tu possa riciclare le tue tesine. Stesse domande». Evidentemente Charlie ci stava ascoltando. Sospirai e iniziai a scrivere le solite informazioni: nome, indirizzo, numero di previdenza sociale... Qualche minuto dopo alzai lo sguardo, ma trovai Edward assorto, lo sguardo perso fuori dalla finestra. Tornai al lavoro e per la prima volta notai il nome dell’istituto. Feci una smorfia e allontanai i moduli.

«Bella?».

«Sii serio, Edward. Dartmouth?».

Edward sollevò il modulo che avevo appena scartato e lo ripose con delicatezza di fronte a me. «Credo che il New Hampshire ti piacerà», disse.

«Per me c’è un programma completo di corsi serali, e per gli appassionati di trekking non mancano le foreste. Ricche di animali selvatici». Sfoderò il sorriso sghembo a cui sapeva che non avrei resistito.

«Ti concederò di restituirmi i soldi, se proprio ci tieni», promise. «Se vuoi posso chiederti anche gli interessi sul prestito».

«Come se potessi superare la prova d’ammissione senza imbrogliare clamorosamente. Oppure vuoi dirmi che sarebbe tutto compreso nel prestito? Ci sarà una nuova "sala Cullen" in biblioteca? Uffa. Perché rifacciamo questo discorso?».

«Ti dispiacerebbe finire di riempire il modulo, per favore, Bella? Per una domanda di ammissione non muore nessuno».

La mia mascella si contrasse. «Sai una cosa? Penso che non lo farò». Cercai i moduli, decisa ad accartocciarli in una forma che potessi scagliare nella spazzatura, ma non c’erano già più. Per un istante fissai il tavolo vuoto e poi Edward. Sembrava che non si fosse mosso, ma probabilmente la domanda di iscrizione era già al sicuro nella tasca del suo giubbotto.

«Cosa credi di fare?», chiesi.

«Sono capace di fare la tua firma persino meglio di te. E il resto l’hai già scritto di tuo pugno».

«Stai tirando un po’ troppo la corda, e lo sai bene». Parlavo a bassa voce, nell’eventualità che Charlie non fosse del tutto perso nella partita. «Non è necessario che chieda di iscrivermi altrove. Mi hanno già accettata all’Alaska. Posso quasi permettermi la retta del primo semestre. Come alibi va bene. Non c’è bisogno di sprecare un mucchio di soldi, poco importa di chi siano».

Uno sguardo spaventato indurì la sua espressione. «Bella...».

«Non cominciare. Capisco di dover inscenare tutto al meglio, per il bene di Charlie, ma sappiamo entrambi che il prossimo autunno non sarò in grado di iscrivermi a nessuna università. Né di avvicinare le persone». Avevo un’idea ancora approssimativa di cosa sarebbero stati i miei primi anni da vampira. Edward non era mai sceso nei dettagli — non era il suo argomento preferito — ma sapevo che non erano piacevoli. L’autocontrollo era solo apparentemente una qualità acquisita. E al massimo, potevo concedermi dei corsi per corrispondenza.

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