Richard Matheson - La casa d'inferno

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La casa d'inferno: краткое содержание, описание и аннотация

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Per più di venti anni la casa appartenuta a Belasco è rimasta vuota. Indicata come la più inaccessibile delle case infestate, è un antico palazzo le cui mura hanno assistito a scene di orrore e depravazione inimmaginabili. Due tentativi di investigarne i misteri si sono conclusi terribilmente. Ora si prepara una nuova spedizione: quattro persone entrano in quel luogo misterioso, determinate a sondare gli ultimi segreti di vita e di morte che vi si celano. Ognuno di loro è spinto da una ragione personale per sfidare le mille tentazioni di quella dimora: ma potranno le loro anime sopravvivere di fronte a quanto si nasconde nella casa più infestata al mondo?

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Il piatto di Florence fece una capriola, rovesciando insalata sulla tavola. Ella fece per riafferrarlo ma il piatto fu più svelto e partì di taglio. Barrett fu pronto a schivarlo, e il piatto fischiò vicino al suo orecchio, toccò terra senza rompersi e si mise a girare come una trottola e finì per schiantarsi contro il muro. Edith gettò un grido. Ecco che un grosso piatto di portata si mette a scivolare veloce sulla tavola prendendo Barrett di mira. Barrett si alza in piedi, la sua sedia ruzzola, lui quasi perde l’equilibrio, si scansa, il piatto cade oltre l’orlo del tavolo, si schianta, il purè di patate gli imbratta le scarpe e i calzoni.

Fischer si era alzato in piedi. Ma quando cercò di allontanarsi dalla tavola, la sua sedia lo ricacciò indietro, urtandolo malamente sulle gambe. E vide la sua tazza volare contro Barrett, colpirlo al petto e inondargli di caffè la camicia. Edith emise un grido soffocato. Il piatto di Fischer, come lanciato da una catapulta, le passò a poche dita dalla testa. La sedia che teneva Fischer incastrato contro il tavolo si tirò indietro e lui, allora, cadde in ginocchio. Il suo viso era una maschera di rabbia e stupore.

Barrett cercò di avvolgere un fazzoletto intorno al dito sanguinante. La caffettiera d’argento si mise a vorticare su se stessa dirìgendosi verso di lui, schizzando intorno caffè. Barrett si gettò di lato per schivarla, ma scivolò sul purè, annaspò con le braccia per riguadagnare l’equilibrio, ma ruzzolò battendo l’anca destra. La caffettiera cadde dal tavolo, rimbalzò sul suo polpaccio sinistro. Lui gridò per la botta e la scottatura. Edith cercò di andare a soccorrerlo, ma la sua sedia l’intralciò, le fece perdere l’equilibrio. Un coltello e una forchetta sibilarono accanto al suo viso.

Florence si rattrappì sulla sua sedia. Un altro piatto di portata cominciò a scivolare lungo la tavola, puntando su Barrett. Barrett cercò di scostarsi, annaspando. Il piatto di portata si schiantò accanto a lui, sfiorandogli uno stinco. Edith riuscì a tirarsi in piedi. «Sotto il tavolo!» urlò Fischer. Florence scivolò giù dalla sedia, sulle ginocchia. Fischer si nascose sotto la tavola. Il lampadario cominciò a oscillare dal soffitto, e le oscillazioni aumentavano di ampiezza.

Avevano appena trovato riparo sotto la tavola, quando le suppellettili sul controbuffè, addossato alla parete est, si animarono. Un pesante vassoio d’argento, descritta una parabola, andò a colpire la tavola con un cozzo assordante. Edith gettò un grido. Barrett fece, automaticamente, per allungare una mano verso di lei, poi invece si rimise a fasciare il suo dito. Poi fu la volta di una grossa zuccheriera, che colpì la gamba del tavolo, rimbalzò e si mise a girare su se stessa come una trottola impazzita. Florence gettò un’occhiata a Fischer. Questi stava a quattro zampe, con gli occhi sbarrati, la sua faccia era una maschera di terrore. Essa avrebbe voluto aiutarlo, ma si sentiva troppo frastornata. Sentiva un freddo brulichio nello stomaco.

Tutti e quattro guardarono su atterriti allorché la tavola cominciò a ballare. Ne ruzzolò giù un vasoio di crema, e il contenuto si sparse come una macchia di vernice. Accanto a essa cadde un boccale di peltro. La tavola si mise a traballare con maggiore violenza, le sue gambe scalpitavano come gli zoccoli d’un cavallo. D’un tratto la tavola si spostò e Barrett dovette esser svelto a scansare una mano per non farsela schiacciare. Le sedie cominciarono a rovesciarsi, a una a una, con un rumore secco che pareva una scarica di fucileria.

D’un tratto la tavola li lasciò allo scoperto, scivolando via rapida sul pavimento lucido. Andò a cozzare contro un paravento e lo sfasciò, presso il camino. Ora tutti i lampadari si erano messi a oscillare, violcntemente. Uno di loro si staccò dal soffitto, andò a schiantarsi contro la cappa del camino, con una pioggia di scintille, quindi piombò sul tavolo. Un candelabro di ottone fischiò nell’aria e venne ad abbattersi presso Barrett, rimbalzando poi contro il suo fianco. Lui si accasciò con un’esclamazione di dolore. Florence gridò: « No! ».

E allora, d’incanto, ogni movimento cessò, tranne per l’oscillazione dei lampadari superstiti. Edith si chinò su Barrett con ansietà: «Lionel…». Lo toccò su una spalla. Lui riuscì a fare un cenno col capo.

«Ben, lei deve lasciare questa casa.»

Fischer guardò Florence, sorpreso da quelle sue parole.

«Lei non è all’altezza» ella disse.

« Ma di che diavolo sta parlando? »

Florence si rivolse a Barrett, per avere il suo appoggio. «Dottore…» incominciò, ma si interruppe, vedendo il modo in cui lui la guardava, mentre Edith l’aiutava a sollevarsi. «Si sente bene?» domandò.

Lui non rispose, appoggiandosi alla tavola con un gemito. Edith lo guardò spaventata. «Lionel!»

«Niente di rotto.» Egli si fasciò il pollice col fazzoletto. Il taglio era profondo, e gli pungeva. Si sentiva indolenzito per tutto il corpo: gli dolevano il braccio, il torace, il polpaccio, la caviglia, ma soprattutto l’anca. E la gamba gli faceva un male terribile.

Florence lo fissava. Perché l’aveva guardata a quel modo, lui, dianzi? D’un tratto le parve di capire. «Sono stata sgarbata, a parlarle su quel tono, prima» disse. «Ma, la prego, mi dia il suo appoggio in questa faccenda. Credo che sia importante che Ben… che Mister Fischer lasci questa casa.»

Barrett strinse i denti per il dolore. «Cerca di cacciarci via tutt’e due adesso?» borbottò. Florence lo guardò sorpresa. «Aiutami, accompagnami in camera nostra» disse Barrett rivolto a sua moglie. Edith annuì, debolmente, gli consegnò il bastone, lo prese sottobraccio.

Florence non capiva. «Che cosa intende dire, dottor Barrett?»

Lui gettò un’occhiata intorno, alla devastazione della stanza. «Direi ch’è ovvio, il senso delle mie parole» disse poi.

Come istupidita, incapace di ribattere, Florence guardò i Barrett uscire dalla stanza. Quando furono usciti, si rivolse a Fischer. «Ma che cosa intende dire?» domandò. «Che io?…»

Fischer le voltò le spalle.

«Ma non è vero, Ben, non è vero!»

Lui si allontanò, malsicuro sulle gambe. Senza fermarsi si voltò : «È lei, quella che farebbe meglio ad andar via di qua» disse. «È di lei che si servono, non di me.»

ore 18.48

Barrett sedette, cautamente, sulla sponta del letto. «La mia borsa» disse. Edith lasciò il suo braccio e si diresse verso il tavolinetto stile spagnolo, a prendere la valigetta nera in cui lui teneva la sua codeina e altri medicinali. Tornò rapida presso di lui e depose la borsa sul letto. Lionel stava togliendo il fazzoletto da intorno al dito ferito, pian piano, con cautela, stringendo i denti per il dolore.

Alla vista di quel profondo taglio, ancora sanguinante le uscì un sibilo tra i denti. «Non è niente» le disse Barrett. Dalla sua valigetta tirò fuori l’astuccio del pronto soccorso e lo aprì. Prese un pacchetto di polvere cicatrizzante e l’aprì. «Mi prendi un bicchier d’acqua per favore?»

Edith andò di là nella stanza da bagno. Barrett prese un pacchetto di garze dall’astuccio e cominciò a scartarlo. Quando Edith tornò le porse l’astuccio. «Me lo fasci, per favore?» Ella annui, consegnandogli il bicchier d’acqua. Lui prese un flaconcino di pillole dalla valigetta, ne svitò il tappo, prese una pillola e l’inghiottì.

Edith cominciò a fasciarlo. Storse la bocca. «Dovresti farti dare dei punti, però.»

«Non credo che ce ne sia bisogno.» Barrett strinse i denti, raggrinzì gli occhi, mentre lei gli avvolgeva il pollice nella garza. «Fascialo stretto.»

Quando il dito fu bendato e incerottato, lui tirò su la gamba del pantalone sinistro. C’era una scottatura sul polpaccio. Edith la guardò, allibita. «Devi farti vedere da un medico.»

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