Come membro secondario della cospirazione, Pham Trinli conosceva quei segreti solo perché disponeva di molta elettronica proibita. Quella sottile antenna sarebbe stata sintomo di cattive intenzioni anche in tempo di pace.
L’antenna era trasparente per quasi qualsiasi strumento che fosse puntato da quella parte. Il sensore sulla sua cima annusò lo spettro elettromagnetico; il suo obiettivo era il sistema di comunicazione degli Emergenti, che da quell’habitat si estendeva al provvisorio Qeng Ho. Trinli muoveva l’antenna come un pescatore che manovrasse la canna per spostare l’esca. Il sensore rilasciava alla mano anche delle impressioni fisiche. Ecco. Il sensore s’era agganciato al laser che andava da Hammerfest al provvisorio Qeng Ho. Pham emise un segnale che fece scattare un software poco usato sul provvisorio e si inserì sulla rete locale, aggirando i sistemi di sicurezza degli Emergenti. Questo era esattamente ciò che preoccupava Nau e che giustificava le sue minacce di punizione a chi avesse sgarrato dalle nuove regole. Jimmy Diem aveva deciso, saggiamente, di non correre rischi così eccessivi. Pham Trinli aveva il vantaggio di conoscere certi vecchi, vecchi trucchi nascosti nell’equipaggiamento Qeng Ho. E anche così non avrebbe osato tanto se Diem e i suoi cospiratori non fossero stati ormai in azione.
Forse avrebbe dovuto parlare più chiaro con Jimmy Diem. C’erano ancora molte cose importanti degli Emergenti che loro non sapevano. Cosa rendeva tanto precisi i loro automatismi? Nello scontro a fuoco erano stati inferiori a livello di tattica computerizzata, ma nella ricerca dei bersagli assai più precisi di ogni sistema che Pham Trinli avesse mai visto.
Gli era rimasta l’antipatica sensazione di essere stato messo in un angolo. I cospiratori immaginavano che quella fosse la loro migliore e forse ultima possibilità di sconfiggere gli Emergenti. Forse stavano agendo con troppa fretta.
Tanto vale provarci, e mettercela tutta.
Pham guardò una finestra del display nel suo casco. Quella che stava intercettando era la telemetria degli Emergenti e alcuni video in quel momento trasmessi nel provvisorio. Quasi tutto poteva essere decriptato. Quei bastardi di emergenti si fidavano un po’ troppo del loro laser per le comunicazioni esterne. Era il momento di metterci le mani dentro.
— Cinquanta secondi alla Riaccensione. — La voce stava contando in tono piatto da duecento secondi. Quasi tutti i presenti nel salone guardavano le finestre in silenzio.
— Quaranta secondi alla Riaccensione.
Ezr girò uno sguardo esplorativo sui presenti. Il navigatore, Xin, osservava i display e sembrava nervoso. Tomas Nau stava fissando quello che mostrava la superficie ravvicinata di OnOff e aveva un’espressione incuriosita, più che preoccupata.
Qiwi Lisolet studiava con attenzione l’inquadratura della zona dove stava agendo la squadra di Jimmy Diem. Era scura in faccia e ogni tanto gettava attorno sguardi spauriti. Ezr aveva da lei la conferma che i suoi sospetti erano fondati e stava per succedere qualcosa. Jimmy Diem aveva usato la ragazzina fino all’ultimo per avere una copertura dalla sua presenza di innocente quattordicenne, ma non era poi così cinico. Alla fine le aveva dato una possibilità di sfuggire alle conseguenze. Ma scommetto che Qiwi non lo ringrazierà, anche quando capirà che favore le ha fatto.
— Onda frontale in arrivo fra dieci secondi.
Ancora nessun cambiamento nelle inquadrature dei microsatelliti. Il bagliore rosso fra le “nuvole” non era meno cupo. O “l’orologio della galassia” stava per prendere in giro tutti quanti, o la sua puntualità era davvero cosmica.
— Riaccensione.
Nell’inquadratura da media distanza un punto luminoso apparve al centro esatto del disco, si dilatò e in pochi momenti lo riempì del tutto.
— Dieci secondi dalla Riaccensione. Venti kilowatt per metro quadro. — Un display mostrò in parallelo altre immagini della stella riprese in passato. La Riaccensione sembrava rapida e potente come tutte le altre volte. — Il flusso di neutroni è sempre sotto i limiti della percepibilità.
Nau ed Ezr si scambiarono sguardi di sollievo, per una volta sinceri da ambo le parti. Quello era uno dei pericoli che non poteva essere misurato da distanze interstellari. Se non altro non sarebbero stati abbrustoliti da radiazioni che nessuno era riuscito a quantizzare.
Fuori, la montagna dell’asteroide stava cominciando a illuminarsi.
Pham Trinli aveva tutte le immagini del canale pubblico, e anche senza di esse la Riaccensione sarebbe stata visibile. Ma lasciava quei fatti in un angoletto della sua mente e si concentrava sui dati che gli giungevano da Hammerfest. Era in momenti come quello, quando i tecnici venivano molto distratti da avvenimenti esterni, che la sicurezza scendeva al più basso livello. Se Diem era in orario, lui e la sua squadra si trovavano al punto d’attracco della Tesoro Lontano.
Lo sguardo di Trinli saettò sulle dodici piccole finestre che occupavano il display del suo casco. I programmi per la rete della flotta costruiti da lui stavano facendo un buon lavoro coi sistemi telemetrici, Ha-ha. Una vecchia volpe poteva essere insidiosa anche dopo aver perso i denti. Ora che gli servivano tutte le capacità dei computer, gli Emergenti erano costretti a usare molti automatismi Qeng Ho, e le manomissioni di Trinli diventavano sempre più efficienti.
I suoi sensori erano penetrati in tutto Hammerfest. Ogni programma aveva le sue circostanze eccezionali, le situazioni che i suoi creatori presumevano fossero fuori dalla loro responsabilità. C’erano reazioni circolari che l’introduzione di dati estremi poteva innescare…
Strano. Sembrava quasi che nei sistemi interni Emergenti fossero alloggiati dozzine di utenti. E c’erano grosse fette di software in questi sistemi che gli restavano del tutto enigmatiche, come se non si fossero sviluppale dalla comune matematica. Eppure gli Emergenti erano una popolazione tornata di recente all’alta tecnologia grazie all’ascolto della rete di trasmissioni Qeng Ho. C’era della roba misteriosa in quel software. Trinli passò al traffico audio. Il nese degli Emergenti era comprensibile, ma pieno di abbreviazioni in gergo. — Diem… intorno all’asteroide, e dietro… secondo il piano…
Secondo il piano?
Trinli scandagliò i flussi di dati, vide grafici che mostravano le armi che la squadra di Jimmy intendeva usare, gli ingressi per cui si accingeva a entrare nella Tesoro lontano. C’era una lista di nomi… i cospiratori. Pham Trinli era elencato come un complice di minore importanza. Trascrizioni di conversazioni telefoniche. Quelle criptografate di Jimmy Diem, I primi rapporti erano imprecisi, ma gli ultimi convergevano esattamente sugli obiettivi di Jimmy e degli altri. In qualche modo gli Emergenti avevano controllato abbastanza dettagli da far emergere l’inganno. Non c’erano stati traditori, solo una disumana attenzione per i più minuti dettagli.
Pham ritirò l’equipaggiamento e strisciò ancora più avanti. Puntò di nuovo l’antenna direzionale verso Hammerfest. L’angolazione era buona; da lì poteva inviare il segnale all’ancoraggio della Tesoro Lontano.
— Jimmy, Jimmy! Puoi sentirmi? — Era un segnale criptografato in codice Qeng Ho, ma se un avversario lo avesse ascoltato sia il punto di partenza che quello d’arrivo sarebbero stati identificati.
Tutto ciò che Jimmy Diem aveva sempre voluto era essere un bravo capoequipaggio e avere la stima dei suoi superiori. Poi lui e Tsufe avrebbero potuto sposarsi, e godersi i frutti portati dal viaggio alla stella OnOff. Questo era stato il suo unico desiderio prima dell’arrivo degli Emergenti e del loro attacco a tradimento. Ora? Ora capeggiava una rivolta, e stava per giocarsi tutto in pochi momenti di rischio infernale. Be’, almeno stavano per agire, finalmente…
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