«Ho capito il quadro, Kevin. È un effetto collaterale di quello che è, sostanzialmente, un processo di socializzazione basato sull’influenza, policefalo, segmentato, basato sulle reti, distribuibile, semilegale e semifeudale.»
Kevin attese educatamente che le labbra di Oscar cessassero di muoversi. «Per quel che vale, ho ricostruito i movimenti di Moira. Nella cupola, nell’edificio dell’amministrazione, fuori della cupola… Sono praticamente sicuro che non ha lasciato nessuna di quelle bombe a tempo per il resto di noi.»
«Huey.»
Kevin rise. «Ma certo che è stato lui!»
«Ma è così inutile e meschino da parte sua farci adesso una cosa simile. Dopo la fine della guerra, dopo che ormai si è dimesso dalla sua carica. Proprio quando io ero pronto a lasciare perdere tutto.»
«E così volevi davvero lasciarci.»
«Cosa?»
«Ho sentito tutto. Ho dimenticato di dirti che ho ascoltato i nastri dell’incidente dell’avvelenamento. Quella romantica discussione che tu e la dottoressa Penninger stavate avendo mentre venivate avvelenati.»
«Hai messo sotto sorveglianza quella sala?»
«Ehi, amico, io non sono cerebroleso. Ma certo che l’ho messa sotto sorveglianza! Non che abbia il tempo di ascoltare tutte le conversazioni in ogni stanza che sorveglio… Ma quando viene sferrato un attacco di guerra biologica in una di esse, puoi scommetterci che mando indietro i nastri e li ascolto! Io sono molto attento, Oscar. Io imparo in fretta. Sono un ottimo poliziotto, davvero.»
«Non ho mai detto che non eri un buon poliziotto, incompetente chiacchierone.»
«Cavolo, ci siamo di nuovo… Sai che parli con due voci diverse quando dici cose contraddittorie come questa? Devo eseguire un analisi sulla pronuncia, scommetto che potrei mandare in tilt un bel po’ di programmi di analisi.» Kevin si rilassò contro lo schienale delle sedia e poggiò un piede sul letto di Oscar, che pensò che Kevin stava prendendo quegli sviluppi con molta calma. Ma Kevin aveva già assistito a quel fenomeno tra gli haitiani. Aveva avuto il tempo per abituarsi all’idea.
«Ma certo che ho avuto tempo di abituarmi all’idea» sembrò leggergli nel pensiero Kevin. «È ovvio. Parli da solo, in modo da sapere cosa stai pensando. Sai, riconosco la sindrome. Che diavolo, proprio quando mi ero appena abituato al tuo altro problema… Oscar, non siamo sempre andati d’accordo?»
«Certo.»
«Devo confessarti che sono rimasto molto ferito quando la dottoressa Penninger ha detto che io ero uno ‘spaventoso piccolo bruto’. Che ‘opprimevo le persone’ e che ‘le spiavo’. E tu non mi hai difeso, cazzo! Non le hai detto neppure un parola.»
«Io le stavo chiedendo di sposarmi.»
«Le donne!» grugnì Kevin. «Non so proprio cosa pensare di loro. Semplicemente, non sono razionali. O sono subdole come Mata Hari e portano bombe di gas avvelenato… Oppure sono come la dottoressa Penninger, la Rigida Regina dei Ghiacci della Luce e della Verità Eterne… Non riesco a capire cosa ci voglia per fare loro piacere! Voglio dire, noi pirati informatici abbiamo tutto in comune con gli scienziati. Il nostro obiettivo fondamentale è la conoscenza nascosta: come trovarla, chi la trova e chi diventa famoso per averlo fatto. Ecco cos’è la scienza. Mi piaceva lavorare per lei, pensavo che capisse quello che facevo. Mi sono ammazzato di lavoro per quella donna, ho fatto tutto quello che mi ha chiesto e le ho fatto dei favori che non sa neppure di avere ricevuto. Per me era un modello, dannazione! E cosa ottengo come ricompensa per la mia fedeltà? La spavento. Vuole purgarmi.»
Oscar annuì. «Abituati all’idea. Questa è una pulizia radicale. Huey ci ha fatto fuori. È una vera e propria decapitazione. Adesso io riesco a stento a parlare. E Greta è immersa in qualche trance non verbale ebefrenica catatonica schizoide in stato di veglia.»
«Ehi, hai sicuramente qualche problema con l’aggettivazione, ma non preoccuparti, capisco lo stesso cosa vuoi dire. O mi impadronisco del potere adesso e tento di governare tutta la baracca come un stato di polizia segreta. Oppure io… non so… mi affretto a filarmela a Boston. Fine della storia. Una bella vanteria da pirata informatico, vero? Una bella storia da raccontare nei bar.»
«Kevin, tu non puoi tenere in piedi questo posto da solo. Le persone non si fidano di te.»
«Oh, questo lo so, cavolo. Sei tu a fare i grandi favori e usi me come tuo gorilla per intimidire le persone. So bene che io ero il tuo gorilla, il tuo scagnozzo. Anche per mio padre era così. I padri fondatori sono soltanto un mucchio di tizi bianchi morti; adesso tutti i presidenti scolpiti sul monte Rushmore sono spaventosi ceffi anglo. Noi siamo i violenti. Ero abituato a quel ruolo. Ehi, Oscar, ero felice di avere quel lavoro.»
«Adesso voglio che tu mi aiuti, Kevin.»
«Aiutarti a fare cosa, amico?»
«A uscire di qui.»
«Nessun problema, capo. Sono ancora il capitano Scubbly Bee. Al diavolo, mi stavo facendo un culo così per diventare il colonnello Scubbly Bee! Sicuro, posso portarti fuori da questo posto. Dove vuoi andare?»
«A Baton Rouge, o in qualsiasi altro posto si stia nascondendo Huey.»
«Oh ho! Non che io dubiti delle tue facoltà di giudizio, ma ho da farti una controproposta grandiosa. Boston, okay? La buona vecchia acqua fangosa! Beacon Hill, Charlestown, Cambridge… Tu e io siamo vicini, amico. Viviamo nella stessa strada! Potremmo andare a casa insieme. Potremmo berci una vera birra, in un vero bar di Boston. Potremmo andare a un incontro di hockey.»
«Devo parlare con Huey» replicò Oscar in tono piatto. «Ho un grande problema personale con lui.»
Ormai Green Huey era in semipensionamento. In quei giorni, era impegnato a tagliare un bel po’ di nastri cerimoniali. Era un po’ difficile fare tutte quelle apparizioni pubbliche circondato da una falange militante di guardie del corpo dei Regolatori, ma Huey si divertiva a godersi lo spettacolo. All’ex governatore era sempre piaciuto farsi una bella risata e lui sapeva come fare divertire le persone.
Oscar e Kevin si vestirono come dei vagabondi, superarono la membrana sociale che divideva i normali cittadini dai nomadi e iniziarono a seguire le tracce del governatore. Si fermavano a dormire negli alberghi più malfamati, oppure in aree di sosta sul ciglio della strada, in tende militari acquistate a una svendita. Bruciarono i loro documenti di identità e indossarono cappelli di paglia, stivali di gomma e tute. Kevin passava per il tizio che si prendeva cura di Oscar, un uomo zoppo che viaggiava con la chitarra. Oscar passava per il cugino di Kevin, un po’ tonto, che borbottava continuamente tra sé e suonava la fisarmonica. Perfino in una terra che aveva amato molto la musica della fisarmonica, nella maggior parte dei casi Kevin e Oscar venivano evitati. Era uno spettacolo spaventoso vedere quei due musicisti ambulanti un po’ fuori di testa, che viaggiavano con strumenti malconci; si correva il rischio che da un momento all’altro iniziassero a intonare una canzone.
Oscar aveva finalmente perso la pazienza con Huey. Su quella faccenda aveva due opinioni, ma adesso aveva due opinioni su qualsiasi cosa. Da una parte, voleva affrontare pubblicamente l’ex governatore. E dall’altra, voleva semplicemente ucciderlo. In quel momento, a Oscar la seconda ipotesi sembrava molto più ragionevole, visto che uccidere personaggi pubblici non era un comportamento insolito per dei vagabondi fuori di testa che non avevano nulla da perdere. Lui e Kevin ebbero alcune discussioni molto serie sull’argomento. Kevin sembrava oscillare tra il pro e il contro. Oscar era pro e contro nello stesso momento.
Il vero problema era che riusciva a concepire un numero tale di metodi da rimanere assolutamente confuso. Oscar trovava estremamente difficile smettere di pensarci, visto che era in grado di contemplare così tanti aspetti diversi della questione contemporaneamente. Uccidere Huey. Mutilarlo, magari rompergli le braccia. Ridurlo a un invalido su una sedia a rotelle aveva degli aspetti affascinanti. Accecare Huey aveva un certo fascino biblico. Ma come riuscirci? L’uso di fucili a lunga gittata era impossibile per dilettanti che non avevano mai maneggiato armi da fuoco. E il possesso di armi da fuoco avrebbero loro assicurato un arresto quasi immediato. Il veleno sembrava un’eventualità intrigante, ma avrebbe richiesto una lunga preparazione e un mucchio di risorse.
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