Margaret Weis - Ambra e cenere

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La Guerra delle Anime si è finalmente conclusa. La lotta per la supremazia che gli dei hanno combattuto senza esclusione di colpi con le armi della magia ha lasciato il continente di Ansalon nella più completa desolazione e sovvertito i precedenti equilibri di potere. Mina, una misteriosa donna-guerriero, non si rassegna tuttavia alla propria sconfitta e stringe un patto con il diavolo. Mentre un culto satanico si diffonde e minaccia un mondo già fragile e provato, i nostri eroi, un eccentrico monaco e un kender in grado di comunicare con i defunti, si alleano per arginare le forze del maligno.

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Padrone di sé, conservò questa padronanza e si girò con calma, senza fretta, per guardare in faccia la paura.

Alla vista del cavaliere della morte, la determinazione di Rhys fu sul punto di sgretolarsi. Krell era vicino a Rhys, incombeva su di lui. Guardando nelle fessure per gli occhi dell’elmo, Rhys vide la maledetta luce dei morti viventi, una luce feroce e infuocata come il sole, che però non poteva illuminare la tenebra di quell’essere intrappolato all’interno dell’armatura macchiata di sangue. Rhys si fece forza per guardare quell’essere al di là della luce ardente.

Non era imponente. Era ignobile e avvizzito.

Gli occhietti rossi di Krell scrutavano Rhys. «Prima di ucciderti, monaco della Mantide, ti darò la possibilità di dirmi che cosa ci fai sulla mia isola. La tua spiegazione dovrebbe essere divertente.»

«Vi sbagliate, signore. Io non sono un monaco di Majere. Sono venuto a parlare a nome di Zeboim, per negoziare riguardo all’anima di suo figlio.»

«Sei vestito da monaco», sogghignò Krell, guardandolo di traverso.

«Le apparenze ingannano», ribatté Rhys. «Voi, signore, siete vestito da cavaliere.»

Krell lo guardò con occhio furioso. Aveva la sensazione di essere stato insultato, ma non ne era certo. «Lascia perdere. Sarò io a ridere per ultimo, monaco. Riderò per giornate intere, purché tu non mi muoia troppo presto, come tanti di quei bastardi.»

Krell dondolò all’indietro sui talloni, dondolò in avanti, con le mani agganciate alla cintura.

«Zeboim vuole negoziare, giusto? Molto bene. Ecco le mie condizioni, monaco: tu mi intratterrai come fanno tutti i miei "ospiti" giocando con me a khas. Se per caso mi batti ti ricompenserò tagliandoti la gola.» Soggiunse, caso mai Rhys non avesse afferrato: «Ti ucciderei rapidamente, capisci».

Rhys annuì, tenne stretto il bastone. Finora tutto bene. Tutto stava andando come previsto.

«Se non mi batti, e ti avverto che io sono un giocatore esperto, ti darò un’altra possibilità. Io non sono tanto cattivo, dopo tutto. Ti darò una possibilità dopo l’altra di battermi. Giocheremo una partita dopo l’altra dopo l’altra.»

Krell fece un movimento con la mano guantata. «Il tabellone è pronto in biblioteca. Una camminata piuttosto lunga, ma per lo meno puoi goderti questa giornata insolitamente bella che abbiamo. Ti potrà far piacere dare un’ultima occhiata al tramonto.»

Krell ridacchiò, con un suono orribile, il suo divertimento riecheggiò sordamente nell’armatura vuota. Si avviò a passi pesanti, strofinandosi allegramente le mani in previsione della partita. A metà del cortile si fermò e si girò verso Rhys.

«Ti ho accennato che per ogni pezzo di khas che perdi, monaco, ti spezzerò un osso?» Krell rise apertamente. «Io comincio con le ossa piccole, le dita delle mani e dei piedi. Poi ti rompo le costole, una dopo l’altra. Dopo di che forse una clavicola, un polso o un gomito. Poi passo alle gambe: una tibia, un femore, il bacino. Ti lascio la spina dorsale fino alla fine. Per allora mi supplicherai di ucciderti. Ti ho detto che trovo divertente questo gioco! Adesso vado a sistemare il tabellone. Non farmi aspettare. Non vedo l’ora di sentire che cosa ha da offrirmi Zeboim in cambio di suo figlio.»

Il cavaliere della morte si allontanò a grandi passi. Rhys rimase immobile a guardarlo. «Oh, Rhys!» gridò Nightshade, inorridito.

«Non parlare così forte. Tu sei bravo a giocare a khas?» domandò a bassa voce Rhys.

«Non molto», rispose Nightshade, con la voce tremante. «Saremo costretti a dare dei pezzi, Rhys. È l’unico modo per giocare. Mi dispiace. Cercherò di trovare rapidamente Ariakan.»

«Fai del tuo meglio, amico mio», disse Rhys e, stringendo il bastone, si incamminò verso la torre.

9

Krell si alzò dalla sedia quando Rhys entrò nella biblioteca. Inchinandosi con un’ostentazione canzonatoria di benvenuto educato, il cavaliere della morte condusse Rhys a una sedia collocata accanto a un tavolino su cui era disposto il tabellone del khas. La stanza era fredda e opprimente, e puzzava di carne in putrefazione. Krell con irritazione scalciò via diverse ossa che ingombravano il pavimento.

«Scusa il disordine. Ex giocatori di khas», disse a Rhys.

Ossa di gambe, ossa di braccia, clavicole, dita delle mani e dei piedi, crani: tutti spezzati o sfondati, alcuni in vari punti. Krell ne calpestò con noncuranza alcuni sotto i piedi, riducendoli in polvere.

Sistemò sulla sedia il proprio ponderoso corpo munito di armatura e con un altro gesto indicò a Rhys di sedersi. Il tabellone rotondo del khas era sistemato fra i due giocatori; i corpi rimpiccioliti che costituivano i pezzi del khas erano collocati sugli esagoni bianchi, neri e rossi, due eserciti contrapposti che si affrontavano su un campo di battaglia suddiviso in esagoni.

Sedendosi, Rhys sembrò avere perduto il coraggio. La sua usuale calma lo aveva abbandonato. Rabbrividiva, le mani gli tremavano al punto che il bastone gli scivolò via dalle palme sudate e cadde a terra.

Cercò di togliersi dalla cintola la bisaccia e lasciò cadere anche quella. Rhys si chinò per raccogliere la bisaccia.

«Lasciala lì», ringhiò Krell. «Comincia a giocare.»

Rhys si deterse il sudore dalla fronte con la manica della veste. Mentre si accasciava, tremante, sulla sedia, ebbe uno scatto col ginocchio, colpendo il tabellone del khas e rovesciandolo. Il tabellone cadde dal supporto. I pezzi precipitarono a terra e si sparpagliarono in tutte le direzioni.

«Stupido imbranato!» ringhiò Krell. Il cavaliere della morte si chinò per raccogliere i pezzi del khas, cercandone uno in particolare che si affrettò a prendere in mano.

Rhys non poté guardarlo bene, perché Krell vi chiuse sopra la mano guantata.

«Tu raccogli il resto, monaco», grugnì Krell. «E se qualche pezzo è danneggiato, ti spezzerò due ossa per ogni pezzo che perderai. Sbrigati.»

Rhys strisciò sul pavimento, a quattro zampe, annaspando per raccogliere i pezzi, alcuni dei quali erano rotolati lontano nella stanza.

«Nella mano umana ci sono ventisette ossa», affermò Krell, rimettendo sul tabellone del khas i pezzi che aveva raccolto. «Io comincio con l’indice della mano destra e vado avanti. Ti manca una pedina, uno dei kender. È laggiù vicino al caminetto.»

Rhys raccolse l’ultimo pezzo, una pedina kender, e lo collocò sul tabellone.

«Che stai facendo, monaco?» domandò Krell.

La mano di Rhys sul kender si immobilizzò. Sentiva Nightshade tremargli sotto le dita.

«Le pedine non vanno lì», la redarguì Krell con disgusto. «Su quell’esagono va messa la torre. La pedina va qui.»

«Chiedo scusa», disse Rhys e spostò Nightshade sull’esagono indicato. «Io so pochissimo del gioco.»

Krell scrollò il capo. «E io che speravo tu vivessi abbastanza da intrattenermi per almeno una settimana. Comunque», soggiunse allegramente il cavaliere della morte, «nel piede umano vi sono ventisei ossa. Durerai almeno un paio di giorni. Spetta a te la prima mossa».

Rhys tornò a sedersi. Mettendo saldamente il piede sopra la pedina kender che aveva scambiato con Nightshade, spinse la pedina sotto la sedia.

Rhys prese Nightshade, che se ne stava rigido e dritto come le altre pedine, e avanzò il kender di una casella. Quindi esitò. Non si ricordava se dovesse muovere di una casella o di due nel suo gambetto di apertura. Nightshade a quanto pareva percepì il suo dilemma, poiché si dimenò leggermente. Rhys lo spinse di un’altra casella in avanti e poi si accasciò di nuovo sulla sedia. Il suo tremare e fremere era stato una recitazione, ma il sudore sulla fronte era reale. Se lo deterse di nuovo con la manica della veste.

Krell spinse una pedina goblin di due caselle sul lato opposto del tabellone.

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