La sua fede veniva sottoposta ad altre prove. Talvolta Laura mandava Rhys al mercato per fare la spesa quotidiana, se lei era troppo indaffarata per andarci di persona. Lungo il cammino Rhys passava per la strada che i cittadini per scherzo chiamavano «Via degli Dèi». Qui i chierici delle varie divinità di Krynn costruivano nuovi templi di culto per accogliere il ritorno degli dèi che erano stati a lungo assenti dal mondo. Il tempio di Majere era una struttura modesta ubicata circa a metà della via. Rhys vedeva spesso i chierici di Majere lavorare nell’orto o passeggiare in giardino, ed era dolorosamente tentato di entrare nel tempio e ringraziare umilmente Majere per il suo interesse verso quel servitore indegno e chiedere perdono al dio.
Ogni volta che pensava di farlo, ogni volta che i suoi piedi facevano per condurlo in quella direzione, Rhys rivedeva i suoi confratelli stesi morti sul pavimento del monastero, con i corpi contorti nell’agonia mortale. Pensava a suo fratello e a tutti coloro che suo fratello aveva ingannato e assassinato. Perfino Zeboim (per quanto crudele, arrogante, capricciosa e inaffidabile) aveva fatto più del buono e saggio Majere per aiutare Rhys a trovare risposte alle sue domande. Rhys deviava dal tempio e ritornava al suo incarico di acquistare cipolle.
Mentre Rhys tagliava ortaggi e lottava col suo dio, Nightshade vagava per le strade di Solace, tenendo d’occhio i Prediletti. Atta accompagnava il kender, tenendo d’occhio Nightshade. Atta non doveva impegnarsi molto per mantenere onesto il kender. Nightshade era particolarmente inetto nell’arte secolare e assai celebrata (fra i kender, per lo meno) del «prendere a prestito».
«Ho le mani impacciate e due piedi sinistri», ammetteva allegramente Nightshade.
Non era molto bravo nel prendere a prestito perché non era granché interessato alle cose che interessavano agli altri kender. Non era abbastanza curioso, supponeva, o piuttosto era curioso ma non riguardo agli averi degli altri. Era curioso riguardo alle loro anime, specialmente quelle anime che ancora non avevano progredito verso lo stadio successivo del viaggio della loro vita. Nightshade aveva la capacità di comunicare con tali spiriti, che fossero perduti e vaganti, irati, infelici, vendicativi o distruttivi. Sapeva anche, come aveva detto Rhys a Gerard, vedere i Prediletti per quelli che erano: cadaveri ambulanti.
Talvolta però le mani del kender assumevano vita propria e prendevano a pensare per conto loro, e allora trovavano la strada verso le tasche o il borsellino di qualcuno o distrattamente infilavano un sacchetto di kumquat nella gamba dei pantaloni del kender oppure portavano via una torta che veniva ridotta in briciole prima che Nightshade si rendesse conto di non averla pagata.
Ad Atta era stato insegnato a sorvegliare da vicino il kender, e quando vedeva Nightshade stare troppo vicino a qualcuno o deviare verso la bancarella del fornaio, la cagna frapponeva rapidamente il proprio corpo tra quello del kender e la vittima potenziale e guidava delicatamente il kender verso la retta via.
Così fu che Nightshade poté tenersi lontano dagli assistenti dello sceriffo e concentrarsi sulla ricerca di uno dei Prediletti per predisporre una trappola. Purtroppo ci riuscì.
Tre giorni dopo il loro incontro, verso metà pomeriggio, mentre Rhys tagliava a cubetti le patate, Gerard spinse la porta della cucina e ficcò dentro la testa.
«Fratello Rhys?» chiamò, scrutando in mezzo al vapore. «Oh, siete lì. Se Laura può fare a meno di voi, sarei lieto della vostra compagnia.»
«Andate pure, fratello», disse Laura. «Oggi avete lavorato quanto basta per sei monaci.»
«Tornerò in tempo per aiutarvi con la cena», disse Rhys.
Gerard si schiarì la voce. «Ehm, no, temo di no, fratello.»
«Ce la caveremo lo stesso», disse Laura. Mentre Rhys si toglieva il grembiule, Laura si accigliò guardando Gerard. «Prendetevi cura di lui, sceriffo.»
«Sì, signora», disse Gerard, dimenandosi mentre Rhys appendeva il grembiule e si srotolava le maniche.
Laura si deterse il viso con una mano coperta di farina. «Vi ho visto, sceriffo, con mio fratello Palin, testa a testa, a parlare con sussurri. Non avete in mente nulla di buono, signore, voi due, e io non voglio che ci trasciniate dentro questo fratello qui.»
«No, signora», disse Gerard. «Staremo attenti.»
Afferrando Rhys, Gerard lo condusse di fretta fuori dalla taverna.
«È tutto pronto», disse mentre scendevano di corsa la lunga rampa di scale. In fondo li aspettavano il kender e Atta. «Nightshade ha trovato un candidato. Predisporremo la trappola stanotte.»
Rhys si sentì rabbrividire. Avrebbe di gran lunga preferito tornare al lavoro in cucina. «Che c’entra in questo Palin Majere?» domandò aspramente.
«Be’, a parte il fatto che lui è sindaco di Solace ed è mio dovere di sceriffo informarlo di qualunque pericolo minacci la nostra città, lui è (o era) uno dei più potenti stregoni di Ansalon. Prima ancora era un mago delle Vesti Bianche. Volevo i suoi consigli.»
«Ho sentito dire che lui ha rinunciato alla magia», disse Rhys.
«È vero, fratello», disse Gerard, soggiungendo con una strizzatina d’occhio: «Ma non ha rinunciato a coloro che la praticano. Eccoci qui, Nightshade. Dove ci porti?».
«Verso le scale del ponte», rispose Nightshade. «Mi dispiace dirvelo, sceriffo, ma è una Guardia di Vallen. Probabilmente lo conoscete. Si chiama Cam.»
«Cam! Dannazione!» imprecò Gerard, la cui fronte si incupì. «Sei sicuro?»
Nightshade annuì solennemente. «Sono sicuro.» Mise la mano sulla testa di Atta. «E anche lei.»
Gerard imprecò di nuovo. «Sarà dura!» Si accigliò guardando il kender. «Spero nel cielo che tu ti sbagli.»
«Ci spero anch’io, signore», disse educatamente Nightshade, quindi soggiunse mormorando sottovoce: «Ma sono sicuro di no».
«Che cos’è una Guardia di Vallen?» domandò Rhys per distrarre Gerard, che aveva preso molto male questa notizia.
«Sorvegliano le scale che conducono su alle passerelle», spiegò Gerard, indicando in alto gli stretti ponti che andavano da un ramo all’altro degli alberi. Era un momento indaffarato della giornata e folle di persone percorrevano i ponti, andando e venendo dalle case poste in cima agli alberi oppure frequentando le botteghe costruite fra i rami.
«Abbiamo deciso di limitare il numero di persone che salgono lassù. O possiedi una casa in cima, nel qual caso ti viene dato un lasciapassare, oppure devi dimostrare di avere da fare lassù. Le guardie sorvegliano l’accesso alle scale e registrano chi va su e chi viene giù.»
Arrivarono in vista delle scale di legno che conducevano sui rami degli alberi. Due giovanotti, entrambi con uniformi verdi contrassegnate da una foglia di vallen ricamata sul petto, si trovavano in fondo alle scale, facevano domande alle persone e consentivano loro di salire oppure le mandavano via.
«È lui», disse Nightshade, puntando il dito. «È uno dei Prediletti.»
«Quale dei due?» domandò Gerard, scrutando il kender. «Lì ci sono due giovanotti. Quale dei due è il Prediletto?»
«Quello con i capelli rossi e ricci e le lentiggini», rispose prontamente Nightshade.
«Quello è Cam, giusto», disse Gerard con un sospiro. «Sia dannato nell’Abisso e ritorno!»
«Mi dispiace», disse Nightshade. «Ha davvero un sorriso simpatico. Deve essere stato un bravo ragazzo.»
«Lo è», disse malinconicamente Gerard, «o meglio lo era. E voi, fratello? Potete verificare l’affermazione del kender?».
«Se Nightshade dice che lui è uno dei Prediletti, io lo prendo in parola», rispose Rhys.
«E Atta?» domandò Gerard.
Tutti guardarono giù verso la cagna, che stava in allerta al fianco di Rhys, e tutti poterono vedere che il suo sguardo era fisso sulla giovane guardia dai capelli rossi che chiacchierava e rideva con due ragazze. Nel petto della cagna rimbombò un ringhio cupo. Un angolo del labbro le si arricciò.
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