J. Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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«Harry» sussurrò, «credo che siamo dentro la Stamberga Strillante».

Harry si guardò attorno. Lo sguardo gli cadde su una sedia di legno. Grossi pezzi erano saltati via; una delle gambe era stata strappata.

«Non sono stati i fantasmi» disse lentamente.

In quel momento sentirono uno scricchiolio sopra le loro teste. Qualcosa si era mosso al piano di sopra. Fissarono entrambi il soffitto. Hermione gli stringeva il braccio cosi forte che Harry stava perdendo la sensibilità delle dita. La guardò alzando le sopracciglia; lei annuì e mollò la presa.

Più silenziosamente possibile, avanzarono nell’anticamera e presero a salire la scala che andava in pezzi. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere tranne il pavimento, dove una larga striscia lucida indicava che qualcosa era stato trascinato di sopra.

Raggiunsero il pianerottolo buio.

« Nox » sussurrarono insieme, e le luci sulla punta delle bacchette si spensero. C’era solo una porta aperta. Mentre la raggiungevano furtivi, avvertirono dei movimenti dall’altra parte; un sordo gemito, e poi un intenso ronzio di fusa. Si scambiarono un ultimo sguardo, un ultimo cenno.

Con la bacchetta ben stretta in mano e tesa davanti a sé, Harry sferrò un calcio alla porta e la spalancò.

Su uno splendido letto a baldacchino con le cortine polverose era disteso Grattastinchi. Alla loro vista le fusa si fecero più intense. Sul pavimento c’era Ron, che si teneva la gamba, piegata con una strana angolatura.

Harry e Hermione si precipitarono verso di lui.

«Ron… stai bene?»

«Dov’è il cane?»

«Non è un cane» gemette Ron, digrignando i denti per il dolore. «Harry, è una trappola…»

«Che cosa…»

« È lui il cane… E un Animagus… »

Ron guardò un punto oltre la spalla di Harry. Harry si voltò. Con un tonfo, l’uomo nell’ombra chiuse la porta.

Una massa di sudici capelli aggrovigliati gli scendeva fino alle spalle. Se non avesse avuto quegli occhi brillanti dentro le orbite cupe e infossate, avrebbe potuto essere un cadavere. La pelle cerea era così tirata sulle ossa del viso che questo sembrava un teschio. I denti gialli erano scoperti in un ghigno. Era Sirius Black.

« Expelliarmus! » gracchiò, puntando contro di loro la bacchetta di Ron.

Le bacchette di Harry e Hermione balzarono via dalle mani, in alto, e Black le afferrò. Poi si avvicinò di un passo. Aveva gli occhi puntati su Harry.

«Ero sicuro che saresti venuto ad aiutare il tuo amico» disse rauco. La sua voce aveva l’aria di non essere stata usata da un pezzo. «Tuo padre avrebbe fatto lo stesso per me. Sei stato coraggioso a non andare a chiamare un insegnante. Te ne sono grato… questo renderà le cose molto più semplici…»

L’allusione a suo padre risuonò nelle orecchie di Harry come se Black l’avesse urlata. Un odio ribollente gli esplose nel petto e prese il posto della paura. Per la prima volta nella vita, voleva riavere la bacchetta in mano non per difendersi, ma per attaccare… per uccidere. Senza sapere che cosa stava facendo, avanzò, ma ci fu un improvviso movimento ai suoi lati e due paia di mani lo afferrarono trattenendolo.

«No, Harry!» ansimò Hermione con un sussurro agghiacciato; Ron invece, che si era rialzato a fatica, si rivolse a Black.

«Se vuoi uccidere Harry, dovrai uccidere anche noi!» disse con fierezza, benché lo sforzo di reggersi in piedi lo rendesse sempre più pallido, e oscillando leggermente.

Qualcosa lampeggiò negli occhi cupi di Black.

«Stenditi» disse piano a Ron. «Hai la gamba rotta».

«Mi hai sentito?» disse Ron debolmente, aggrappandosi a fatica a Harry per non cadere. «Dovrai ucciderci tutti e tre!»

«Qui morirà una sola persona questa notte» disse Black, e il suo ghigno si allargò.

«Perché?» esplose Harry, cercando di liberarsi dalla presa di Ron e Hermione. «L’ultima volta non ci hai badato, vero? Non ti è importato niente di uccidere tutti quei Babbani per arrivare a Minus… che cosa succede, Azkaban ti ha rammollito?»

«Harry!» protestò Hermione. «Stai zitto!»

«HA UCCISO MIA MADRE E MIO PADRE!» ruggì Harry, e con grande sforzo si liberò dalla stretta di Ron e Hermione e balzò in avanti…

Si era dimenticato della magia… si era dimenticato di essere piccolo, magro e di avere solo tredici anni, mentre Black era un uomo fatto, e molto alto, anche. Harry sapeva solo che voleva fargli più male che poteva e che non gli importava se veniva a sua volta ferito…

Forse fu lo stupore nel veder fare a Harry una cosa così sciocca, ma Black non alzò le bacchette in tempo. Una delle mani di Harry si strinse attorno al suo polso ossuto, deviando le bacchette; l’altra colpì la testa di Black e caddero tutti e due all’indietro, verso il muro…

Hermione strillò; Ron urlò; ci fu un lampo accecante mentre le bacchette nella mano di Black sparavano in aria un getto di scintille che mancò per un soffio il viso di Harry; quest’ultimo sentì il braccio rattrappito agitarsi follemente sotto le sue dita, ma non mollò la presa, mentre con l’altra mano colpiva tutte le parti di Black che gli capitavano a tiro…

Ma la mano libera di Black afferrò Harry per la gola…

«No» ringhiò. «Ho aspettato troppo…»

Le dita si strinsero, Harry si sentì soffocare, gli occhiali di traverso.

Poi vide il piede di Hermione scattar fuori dal nulla. Black lasciò andare Harry con un grugnito di dolore. Ron si gettò sulla mano armata di bacchette di Black, e Harry udì un lieve rumore…

Si liberò dal groviglio di corpi e vide la sua bacchetta che rotolava sul pavimento; si tuffò per prenderla, ma…

«Argh!»

Grattastinchi si era tuffato nella mischia e aveva affondato gli artigli nel braccio di Harry, che se lo scrollò di dosso. Ma Grattastinchi scattò verso la bacchetta…

«NON FARLO!» urlò Harry sferrando al gatto un calcio che lo fece balzare da una parte soffiando; Harry afferrò la bacchetta e si voltò…

«Toglietevi di mezzo!» gridò a Ron e Hermione.

Non se lo fecero dire due volte. Hermione, cercando di riprendere fiato, il labbro sanguinante, scattò di lato, recuperando la sua bacchetta e quella di Ron. Ron strisciò fino al letto a baldacchino, e vi si lasciò cadere, ansante, la faccia pallida ora quasi verdastra, le mani che stringevano la gamba rotta.

Black giaceva scompostamente vicino al muro. Il suo petto si alzava e si abbassava in fretta mentre lui osservava Harry avvicinarsi lentamente, la bacchetta puntata dritta al suo cuore.

«Vuoi uccidermi, Harry?» sussurrò.

Harry si fermò sopra Black, la bacchetta ancora contro il suo petto, e lo guardò. Un livido scuro gli si stava allargando sotto l’occhio sinistro e perdeva sangue dal naso.

«Hai ucciso i miei genitori» disse Harry con voce appena tremante, ma la mano che reggeva la bacchetta rimase immobile.

Black lo guardò di sotto in su con i suoi occhi infossati.

«Non lo nego» disse molto piano. «Ma se sapessi com’è andata…»

«Com’è andata?» ripeté Harry, con le orecchie che gli pulsavano furiosamente. «Tu li hai venduti a Voldemort, è tutto quello che devo sapere!»

«Devi ascoltarmi» disse Black, con una nota di urgenza nella voce. «Altrimenti lo rimpiangerai… non capisci…»

«Capisco molte più cose di quello che credi tu» esclamò Harry, con voce più tremante che mai. «Non l’hai mai sentita, vero? Mia madre… che cerca di impedire a Voldemort di uccidermi… e sei stato tu… sei stato tu…»

Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, qualcosa di rosso sfrecciò davanti a Harry; un attimo dopo, Grattastinchi balzò su Black e si sistemò sul suo petto. Black batté le palpebre e guardò il gatto.

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