«Ok» sussurrò, «non c’è nessuno… il Mantello, presto…»
Camminando molto vicini in modo che nessuno li vedesse, attraversarono l’ingresso in punta di piedi, coperti dal Mantello, poi scesero i gradini di pietra fino al prato. Il sole già calava dietro la foresta proibita, spruzzando d’oro le cime degli alberi.
Raggiunsero la capanna di Hagrid e bussarono. Il guardiacaccia ci mise un po’ a rispondere, e quando lo fece, si guardò intorno in cerca del visitatore, pallido e tremante.
«Siamo noi» sibilò Harry. «Abbiamo addosso il Mantello dell’Invisibilità. Facci entrare, così possiamo levarcelo».
«Non dovevate venire!» mormorò Hagrid, ma fece un passo indietro e i tre entrarono. Hagrid chiuse in fretta la porta e Harry si sfilò il Mantello.
Hagrid non piangeva né si gettò al collo di nessuno. Sembrava che non sapesse dove si trovava o che cosa doveva fare. Una disperazione, la sua, che era peggio delle lacrime.
«Volete del tè?» disse. Le sue manone tremarono afferrando il bollitore.
«Dov’è Fierobecco, Hagrid?» chiese Hermione esitante.
«Io… l’ho portato fuori» rispose Hagrid, versando un po’ di latte sul tavolo mentre riempiva il bricco. «È legato nell’orto delle zucche. Ho pensato che doveva vedere gli alberi e… e respirare l’aria buona… prima di…»
La mano di Hagrid tremava cosi forte che il bricco del latte gli scivolò tra le dita e finì in mille pezzi.
«Ci penso io, Hagrid» disse rapida Hermione, affrettandosi a ripulire.
«Ce n’è un altro nella credenza» disse Hagrid sedendosi e asciugandosi la fronte sulla manica. Harry guardò Ron, che gli restituì lo sguardo, desolato.
«Non c’è niente che si possa fare, Hagrid?» chiese Harry risoluto, prendendo posto accanto a lui. «Silente…»
«Ci ha provato» disse Hagrid. «Non ha il potere, lui, di annullare quello che decide il Comitato. L’ha detto, a loro, che Fierobecco è a posto, ma hanno paura… lo sapete com’è Lucius Malfoy… li ha minacciati, credo io… e il boia, Macnair, è un vecchio amico di Malfoy… ma farà in fretta… e io gli starò vicino…»
Hagrid deglutì. I suoi occhi sfrecciavano da una parte all’altra della capanna, in cerca di un briciolo di speranza e di conforto.
«Silente verrà quando… quando succede. Mi ha scritto questa mattina. Dice che vuole… vuole stare con me. Grand’uomo, Silente…»
Hermione, che stava cercando nella credenza di Hagrid, si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo soffocato. Si alzò con l’altro bricco in mano, lottando per trattenere le lacrime.
«Anche noi resteremo con te, Hagrid» esclamò, ma Hagrid scosse il testone arruffato.
«Voi dovete tornare al castello. Ve l’avevo detto, non voglio che voi vedete. E non dovevate essere qui comunque… Se Caramell e Silente ti trovano fuori senza permesso, Harry, sono guai grossi».
Lacrime silenziose solcavano ora il viso di Hermione, che cercò di non farsi vedere da Hagrid dandosi da fare per preparare il tè. Poi, mentre prendeva la bottiglia del latte per versarne un po’ nel bricco, si lasciò sfuggire uno strillo.
«Ron! Io… non posso crederci… è Crosta !»
Ron la guardò a bocca aperta.
«Ma che cosa stai dicendo?»
Hermione posò il bricco sul tavolo e lo rovesciò. Con uno squittìo disperato, agitando freneticamente le zampe nel tentativo di tornare dentro, il topo Crosta scivolò sul tavolo.
«Crosta!» esclamò Ron esterrefatto. «Crosta, che cosa ci fai qui?»
Afferrò il topo che si contorceva tutto e lo sollevò. Crosta aveva un aspetto orribile. Era più magro che mai, grosse chiazze di pelo erano cadute lasciando ampie macchie rosate, e si contorceva tra le mani di Ron, cercando disperatamente di liberarsi.
«Va tutto bene, Crosta!» disse Ron. «Niente gatti! Nessuno ti farà del male!»
Hagrid si alzò di scatto, gli occhi puntati alla finestra. Il suo viso di solito rubicondo era diventato color pergamena.
«Arrivano…»
Harry, Ron e Hermione si voltarono di scatto. Un gruppo di uomini scendeva i gradini del castello. Davanti c’era Albus Silente, la barba d’argento che scintillava nel sole morente. Vicino a lui trotterellava Cornelius Caramell. Li seguivano il vecchio, fragile membro del Comitato e il boia, Macnair.
«Dovete andare» disse Hagrid. Tremava tutto. «Non devono trovarvi qui… andate, adesso…»
Ron s’infilò Crosta in tasca e Hermione prese il Mantello.
«Vi faccio uscire dalla porta dietro» disse Hagrid.
Lo seguirono fino all’ingresso sul retro. A Harry parve tutto stranamente irreale, tanto più quando vide Fierobecco legato a un albero nell’orto delle zucche di Hagrid. L’Ippogrifo sembrava aver capito che stava per succedere qualcosa. Voltò la testa affilata da una parte e dall’altra e raspò il terreno nervosamente.
«Va tutto bene, Becco» disse Hagrid dolcemente. «Tutto bene…» Si voltò verso Harry, Ron e Hermione. «Andate» disse. «Andate».
Ma i tre non si mossero.
«Hagrid, non possiamo…»
«Diremo loro che cosa è successo veramente…»
«Non possono ucciderlo…»
«Andate!» esclamò Hagrid deciso. «È già abbastanza brutto senza che finite tutti nei guai!»
Non avevano scelta. Mentre Hermione gettava il Mantello sopra Harry e Ron, sentirono delle voci davanti alla capanna. Hagrid guardò il punto in cui erano appena spariti.
«Andate, svelti» disse con voce roca. «Non dovete sentire…»
E tornò dentro la capanna mentre qualcuno bussava alla porta davanti.
Lentamente, in una sorta di orribile trance, Harry, Ron e Hermione fecero in silenzio il giro della casa di Hagrid. Quando giunsero dall’altra parte, la porta davanti si chiuse con un colpo secco.
«Vi prego, muoviamoci» sussurrò Hermione. «Non lo sopporto, non ce la faccio…»
Presero a risalire il prato verso il castello. Ora il sole calava rapido; il cielo era diventato di un grigio chiaro striato di viola, ma verso ovest c’era un bagliore rosso rubino.
Ron si fermò di colpo.
«Oh, ti prego, Ron» esordì Hermione.
«È Crosta… non vuole… stare tranquillo…»
Ron si chinò, cercando di trattenere Crosta dentro la tasca, ma il topo era fuori di sé; squittiva come un pazzo, si agitava e si divincolava, cercando di affondare i denti nella mano di Ron.
«Crosta, sono io, stupido, sono Ron» sibilò.
Sentirono una porta aprirsi alle loro spalle e il suono di alcune voci maschili.
«Oh, Ron, muoviamoci, ti prego, stanno per farlo!» sussurrò Hermione.
«Ok… Crosta, stai buono… »
Proseguirono; Harry, come Hermione, cercò di non prestare orecchio alle voci alle loro spalle. Ron si fermò di nuovo.
«Non riesco a tenerlo fermo… Crosta, stai zitto o ci sentiranno…»
Il topo squittiva selvaggiamente, ma non abbastanza forte da coprire i rumori che arrivavano dal giardino di Hagrid. Si udì un intreccio indistinto di voci maschili, poi venne il silenzio e poi, senza preavviso, l’inconfondibile sibilo di un’ascia, seguito da un tonfo.
Hermione barcollò.
«L’hanno fatto!» sussurrò a Harry. «Io non… non ci posso credere… l’hanno fatto!»
Capitolo 17
Gatto, topo e cane
Harry fu come svuotato dallo shock. Tutti e tre rimasero lì, paralizzati dall’orrore, sotto il Mantello dell’Invisibilità. Gli ultimi raggi del sole che tramontava gettavano una luce insanguinata sui prati coperti di lunghe ombre. Poi udirono alle loro spalle un ululato selvaggio.
«Hagrid» mormorò Harry. Senza riflettere, fece per voltarsi, ma Ron e Hermione lo afferrarono per le braccia.
«Non possiamo» disse Ron, bianco come un cencio. «Finirà in un altro guaio se scoprono che siamo andati a trovarlo…»
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