«Parecchie, Severus, una meno probabile dell’altra».
Harry aprì gli occhi per un istante e li strizzò nella direzione delle voci. Silente gli dava le spalle, ma poteva vedere il volto di Percy, concentratissimo, e il profilo di Piton, che sembrava arrabbiato.
«Si ricorda la nostra conversazione, Preside, appena prima… ah… dell’inizio del trimestre?» disse Piton a labbra strette, come se cercasse di non farsi sentire da Percy.
«Sì, Severus» rispose Silente, con una nota d’avvertimento nella voce.
«Sembra… quasi impossibile… che Black sia potuto entrare nella scuola senza un aiuto dall’interno. Avevo espresso la mia preoccupazione quando lei ha assegnato…»
«Non credo che nel castello ci sia una sola persona che avrebbe aiutato Black a entrare» ribatté Silente, facendo capire che l’argomento era chiuso così chiaramente che Piton non osò replicare. «Devo scendere dai Dissennatori» disse Silente. «Ho detto che li avrei informati alla fine dell’ispezione».
«Non hanno offerto la loro collaborazione, signore?» chiese Percy.
«Oh, sì» disse Silente gelido. «Ma temo proprio che nessun Dissennatore varcherà la soglia di questo castello finché io sono il Preside».
Percy parve confuso. Silente uscì dalla sala a passi rapidi e silenziosi. Piton rimase ancora un attimo, guardando il Preside con un’espressione di profondo rancore, poi se ne andò a sua volta.
Harry rivolse un’occhiata a Ron e Hermione. Entrambi avevano gli occhi spalancati che riflettevano il cielo stellato.
«Ma che sta succedendo?» sussurrò Ron.
Nei giorni seguenti, a scuola non si parlò d’altro che di Sirius Black. Le teorie su come era riuscito a penetrare nel castello diventarono sempre più improbabili; Hannah Abbott di Tassorosso trascorse gran parte della lezione di Erbologia dicendo a tutti che Black era in grado di trasformarsi in un cespuglio fiorito.
La tela strappata della Signora Grassa era stata staccata dalla parete e sostituita con il ritratto di Sir Cadogan e del suo grasso pony grigio. Nessuno ne fu felice. Sir Cadogan passava metà del tempo a sfidare la gente a duello, e il resto a inventare complicate parole d’ordine che cambiava almeno due volte al giorno.
«È completamente pazzo» disse Seamus Finnigan a Percy. «Non potremmo avere qualcun altro come guardiano?»
«Nessuno degli altri quadri ha accettato il compito» disse Percy. «Hanno paura di quello che è successo alla Signora Grassa. Sir Cadogan è stato l’unico ad avere il coraggio di farsi avanti».
Sir Cadogan, comunque, era l’ultimo dei pensieri di Harry. Ora era tenuto sotto strettissima sorveglianza. Gli insegnanti inventavano scuse per scortarlo lungo i corridoi e Percy Weasley (che agiva, Harry ne aveva il sospetto, su ordine di sua madre) lo seguiva ovunque come un cane da guardia estremamente pomposo. E per finire, la professoressa McGranitt convocò Harry nel suo ufficio con un’espressione così cupa che Harry pensò che fosse morto qualcuno.
«È inutile nascondertelo ancora a lungo, Potter» disse in tono molto serio. «So che per te sarà uno shock, ma Sirius Black…»
«So che sta cercando me» disse Harry stancamente. «Ho sentito i genitori di Ron che ne parlavano. Il signor Weasley lavora per il Ministero della Magia».
La professoressa McGranitt parve molto sorpresa. Fissò Harry per qualche istante, poi disse: «Capisco! Bene, in questo caso, Potter, comprenderai perché non credo che sia una buona idea che tu prenda parte agli allenamenti di Quidditch la sera. Fuori nel campo, solo con i tuoi compagni, è troppo rischioso, Potter…»
«Ma sabato c’è la prima partita di campionato!» esclamò Harry, sconvolto. «Devo allenarmi, professoressa!»
La McGranitt lo fissò intensamente. Harry sapeva che ci teneva molto alle sorti della squadra dei Grifondoro; dopotutto, lei era stata la prima a proporlo come Cercatore. Attese, trattenendo il respiro.
«Mmm…» La professoressa McGranitt si alzò e guardò fuori dalla finestra, verso il campo da Quidditch, a stento visibile attraverso la pioggia. «Be’… il cielo sa quanto vorrei che finalmente vincessimo la Coppa… ma comunque, Potter… sarei più tranquilla se fosse presente un insegnante. Chiederò a Madama Bumb di assistere ai vostri allenamenti».
Il tempo peggiorò costantemente mentre si avvicinava la prima partita di Quidditch. Imperterrita, la squadra dei Grifondoro si allenava più decisa che mai sotto gli occhi di Madama Bumb. Poi, agli ultimi allenamenti prima della partita del sabato, Oliver Baston comunicò alla sua squadra alcune spiacevoli novità.
«Non giochiamo contro Serpeverde!» disse, con aria molto arrabbiata. «Flirt è appena venuto a trovarmi. L’incontro è con i Tassorosso».
«Perché?» chiese in coro il resto della squadra.
«La scusa di Flitt è che il loro Cercatore ha il braccio ancora fuori uso» spiegò Baston, digrignando i denti furioso. «Ma è chiaro il perché. Non vogliono giocare con questo tempo. Credono di avere meno possibilità…»
Aveva piovuto forte e tirato vento tutto il giorno, e mentre Baston parlava, udirono un rombo di tuono in lontananza.
«Il braccio di Malfoy non ha niente che non va!» esclamò Harry rabbioso. «Fa finta!»
«Lo so, ma non possiamo dimostrarlo» disse Baston amaramente. «Abbiamo provato tutte quelle tattiche convinti di incontrare i Serpeverde, e invece sfidiamo i Tassorosso, e il loro stile è totalmente diverso. Hanno un nuovo Capitano e un nuovo Cercatore, Cedric Diggory…»
Angelina, Alicia e Kate presero a ridacchiare.
«Che c’è?» disse Baston, irritato da quel comportamento così superficiale.
«È quello alto e carino, vero?» chiese Angelina.
«Forte e silenzioso» aggiunse Katie, e ripresero a ridere.
«È silenzioso solo perché è troppo tonto per mettere due parole in fila» disse Fred impaziente. «Non so perché ti preoccupi, Oliver, i Tassorosso sono una facile preda. L’ultima volta che abbiamo giocato contro di loro, Harry ha preso il Boccino d’Oro dopo cinque minuti, ti ricordi?»
«Ma giocavamo in condizioni completamente diverse!» urlò Baston, gli occhi un po’ sporgenti. «Diggory ha messo su una squadra molto forte! È un ottimo Cercatore! Era proprio quello che temevo, che la prendeste così alla leggera! Non dobbiamo rilassarci! Dobbiamo restare concentrati! I Serpeverde stanno cercando di prenderci in contropiede! Dobbiamo vincere!»
«Oliver, calmati!» disse Fred, un po’ allarmato. «Stiamo prendendo Tassorosso molto sul serio. Sul serio ».
Il giorno prima della partita, il vento prese a ululare e la pioggia cadde più fitta che mai. Era così buio che nei corridoi e nelle classi furono accese torce e lanterne supplementari. La squadra dei Serpeverde era molto soddisfatta, e Malfoy più di tutti.
«Ah, se solo il mio braccio stesse un po’ meglio!» sospirava, mentre la tempesta scuoteva le finestre.
Harry non aveva altro in mente se non la partita. Oliver Baston continuava a correre da lui tra una lezione e l’altra per dargli dei suggerimenti. La terza volta, Baston lo trattenne così a lungo che Harry all’improvviso si rese conto di essere in ritardo di dieci minuti per Difesa contro le Arti Oscure, e si allontanò correndo, con Baston che gli urlava alle spalle:
«Diggory è molto veloce a scartare, Harry, quindi dovresti provare col giro della morte…»
Harry si fermò con uno scivolone fuori dalla classe di Difesa contro le Arti Oscure, aprì la porta e sfrecciò dentro.
«Mi scusi, professor Lupin, sono in ritardo…»
Ma non fu il professor Lupin a guardarlo dalla cattedra: era Piton.
«La lezione è cominciata dieci minuti fa, Potter, quindi suppongo che dovremo togliere dieci punti ai Grifondoro. Siediti».
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