J. Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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«No» disse Harry.

Pensò per un attimo di raccontare a Lupin del cane che aveva visto in Magnolia Crescent, ma decise che era meglio di no. Non voleva che Lupin lo credesse un vigliacco, soprattutto perché il professore sembrava già convinto che non potesse affrontare un Molliccio.

Parte dei suoi pensieri dovette leggerglisi in faccia, perché Lupin disse:

«C’è qualcosa che ti preoccupa, Harry?»

«No» mentì lui. Bevve un sorso di tè, osservando l’Avvincino che brandiva un pugno minaccioso contro di lui. «Sì» disse all’improvviso, posando la tazza sulla scrivania di Lupin. «Si ricorda il giorno che abbiamo sfidato il Molliccio?»

«Sì» disse Lupin lentamente.

«Perché non mi ha permesso di affrontarlo?» chiese Harry bruscamente.

Lupin sollevò le sopracciglia.

«Credevo che fosse ovvio, Harry» rispose sorpreso.

Harry, che si aspettava che Lupin negasse, rimase interdetto.

«Perché?» chiese di nuovo.

«Be’» disse Lupin un po’ accigliato, «ho pensato che se il Molliccio ti avesse visto, avrebbe assunto la forma di Voldemort».

Harry lo fissò stupito. Non solo era l’ultima risposta che si sarebbe aspettata, ma Lupin aveva pronunciato il nome di Voldemort. L’unica altra persona che osasse farlo ad alta voce (a parte Harry) era il professor Silente.

«Ovviamente mi sbagliavo» riprese Lupin, sempre molto serio. «Ma ho pensato che non era una buona idea che Voldemort si materializzasse in sala professori. Immagino che avrebbe seminato il panico».

«Non stavo pensando a Voldemort» disse Harry con onestà. «Io… io pensavo a uno di quei Dissennatori».

«Capisco» disse Lupin assorto. «Bene bene… sono colpito». Fece un piccolo sorriso quando vide la sorpresa sul viso di Harry. «Ciò rivela che quello di cui hai più paura è… la paura. Molto saggio, Harry».

Harry non sapeva che cosa replicare, così bevve un altro sorso di tè.

«Allora hai creduto che non ti ritenessi in grado di combattere il Molliccio?» chiese Lupin con perspicacia.

«Be’… sì» disse Harry. All’improvviso si sentiva molto meglio. «Professor Lupin, lei sa che i Dissenatori…»

Fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta.

«Avanti» disse Lupin.

La porta si aprì ed entrò Piton. Aveva in mano un calice da cui saliva un fumo leggero, e si fermò alla vista di Harry, con gli occhi neri che si stringevano in due fessure.

«Ah, Severus» lo salutò Lupin sorridendo. «Grazie mille. Puoi metterlo sulla scrivania?»

Piton posò il calice fumante e fece scorrere lo sguardo da Harry a Lupin.

«Stavo mostrando a Harry il mio Avvincino» spiegò Lupin in tono amichevole, indicando l’acquario.

«Affascinante» disse Piton senza guardare. «Dovresti berla subito, Lupin».

«Sì, sì» disse Lupin.

«Ne ho fatto un paiolo» riprese Piton. «Se ne vuoi ancora».

«Probabilmente ne prenderò dell’altra domani. Grazie mille, Severus».

«Di niente» disse Piton, ma nei suoi occhi balenò un’espressione che non piacque a Harry. Uscì dalla stanza senza sorridere, guardingo.

Harry osservò il calice, incuriosito. Lupin sorrise.

«Il professor Piton è stato così gentile da prepararmi una pozione» disse. «Io non sono mai stato un granché a distillare pozioni, e questa è particolarmente complicata». Prese il calice e lo annusò. «Peccato che lo zucchero ne annulli i poteri» aggiunse, bevendone un sorso con un brivido di disgusto.

«Perché…?» Harry esordì. Lupin lo guardò e rispose alla domanda lasciata a metà.

«Mi sento un po’ giù di tono» disse. «Questa pozione è l’unico rimedio. Sono molto fortunato a lavorare con un collega come Piton; non sono molti i maghi in grado di prepararla».

Il professor Lupin bevve un altro sorso e Harry ebbe il folle istinto di strappargli di mano il calice.

«Il professor Piton è molto attratto dalle Arti Oscure» esclamò.

«Davvero?» disse Lupin, dimostrando solo un vago interesse, mentre beveva un’altra sorsata della pozione.

«C’è chi dice…» Harry esitò, poi proseguì, irrefrenabile, «c’è chi dice che farebbe qualunque cosa per ottenere la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure».

Lupin vuotò il calice e fece una smorfia.

«Disgustosa» dichiarò. «Bene, Harry, ora è meglio che torni al lavoro. Ci vediamo al banchetto, più tardi».

«Va bene» disse Harry, posando il tazzone da tè.

Il calice vuoto continuava a fumare.

«Ecco qui» disse Ron. «Abbiamo preso tutto quello che potevamo».

Una pioggia di caramelle dai colori brillanti si rovesciò in grembo a Harry. Era il tramonto, e Ron e Hermione erano appena apparsi nella sala comune, le guance accese dal vento freddo, con l’aria di chi ha appena trascorso la più bella giornata della sua vita.

«Grazie» disse Harry, prendendo un pacchetto di minuscole Piperille nere. «Com’è Hogsmeade? Dove siete andati?»

A quanto pareva, dappertutto. Da Mondomago Accessori magici, da Zonko l’Emporio degli Scherzi, ai Tre Manici di Scopa per bere una pinta di Burrobirra bollente e in molti altri posti.

«E l’ufficio postale, Harry! Ci sono duecento gufi, tutti sugli scaffali, divisi per colore secondo la velocità che vuoi per la tua lettera!»

«Da Mielandia hanno un nuovo tipo di caramello, c’erano gli assaggi gratis, eccone un pezzo, guarda…»

« Forse abbiamo visto un orco, davvero, c’è di tutto ai Tre Manici di Scopa… »

«Avremmo voluto portarti un po’ di Burrobirra, sapessi come scalda…»

«E tu che cos’hai fatto?» chiese Hermione ansiosa. «Hai fatto i compiti?»

«No» disse Harry. «Lupin mi ha offerto il tè nel suo studio. E poi è entrato Piton…»

Raccontò loro del calice. Ron rimase a bocca aperta.

« Lupin l’ha bevuta? » esclamò. «Ma è pazzo?»

Hermione guardò l’ora.

«Meglio scendere, sapete, il banchetto comincia fra cinque minuti…» Corsero via attraverso il buco del ritratto e si tuffarono nella folla, continuando a parlare di Piton.

«Ma se… insomma…» Hermione abbassò la voce, guardandosi intorno con aria nervosa, «se stava davvero tentando di… di avvelenare Lupin… non l’avrebbe fatto davanti a Harry».

«Sì, può darsi» disse Harry mentre raggiungevano l’ingresso ed entravano nella Sala Grande. Era stata decorata con centinaia e centinaia di zucche piene di candele accese, un nugolo di pipistrelli veri svolazzanti e tantissime stelle filanti di un color arancione fiammeggiante, che guizzavano pigramente lungo il soffitto coperto di nuvole come luminosi serpenti d’acqua.

Il cibo era delizioso; anche Hermione e Ron, che erano pieni da scoppiare di caramelle di Mielandia, si servirono una seconda porzione di tutto. Harry continuava a guardare verso il tavolo degli insegnanti. Il professor Lupin sembrava allegro e quanto mai in forma. Discuteva animatamente con il piccolo professor Vitious, l’insegnante di Incantesimi. Lo sguardo di Harry percorse tutto il tavolo e si arrestò su Piton. Era la sua immaginazione, o gli occhi di Piton dardeggiavano verso Lupin più spesso di quanto non fosse normale?

Il banchetto si concluse con uno spettacolo offerto dagli spettri di Hogwarts. Balzarono fuori dai muri e su dai tavoli per fare un numero di volo in formazione; Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, riscosse un grande successo reinterpretando la scena della propria maldestra decapitazione.

La serata era stata così piacevole che il buonumore di Harry non fu scalfito nemmeno da Malfoy, che urlò tra la folla, mentre uscivano dalla Sala Grande: «I Dissennatori ti mandano i loro più cari saluti, Potter!»

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