Ma Harry era sicuro che la McGranitt non sarebbe stata così accomodante, questa volta. Malgrado tutto quello che Hermione aveva detto sui gruppi di studio e di lavoro consentiti, aveva la netta sensazione che questo sarebbe stato considerato molto più eversivo.
«Va bene, cercheremo un posto» concluse Hermione. «Manderemo un messaggio a tutti quando avremo definito luogo e orario del primo incontro».
Rovistò nella sua borsa, prese piuma e pergamena, poi esitò, come se cercasse di farsi coraggio per dire qualcosa.
«Io… credo che dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere chi è presente oggi. Ma credo anche» e qui respirò a fondo, «che dovremmo essere tutti d’accordo di non divulgare ai quattro venti quello che stiamo facendo. Perciò, se firmate, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro».
Fred prese la pergamena e firmò allegramente, ma Harry notò all’improvviso che tanti sembravano molto meno contenti alla prospettiva di mettere il proprio nome sulla lista.
«Ehm…» disse esitando Zacharias, senza prendere la pergamena che George tentava di passargli, «ecco… sono sicuro che Ernie mi dirà quando c’è la riunione».
Ma anche Ernie pareva riluttante a firmare. Hermione lo guardò con le sopracciglia inarcate.
«Io… ecco, noi siamo prefetti » disse Ernie. «E se qualcuno trovasse quella lista… insomma… come dici anche tu, se la Umbridge scopre…»
«Hai appena detto che questo gruppo è la cosa più importante di quest’anno» gli ricordò Harry.
«Eh… sì» disse Ernie, «sì, ne sono convinto, è solo che…»
«Ernie, credi davvero che lascerei questo elenco in giro?» chiese Hermione stizzita.
«No. No, certo che no» rispose Ernie, un po’ meno teso. «Io… firmo, sicuro».
Nessuno fece obiezioni dopo Ernie, anche se Harry vide l’amica di Cho scoccarle un’occhiata di rimprovero prima di aggiungere il proprio nome. Quando l’ultima persona (Zacharias) ebbe firmato, Hermione si riprese la pergamena e la rimise con cura nella borsa. C’era una strana atmosfera nel gruppo ora; era come se fossero legati da una specie di contratto.
«Be’, si è fatto tardi» disse bruscamente Fred, alzandosi. «Io, George e Lee dobbiamo acquistare merci di natura strategica; ci vediamo dopo».
In un batter d’occhio anche il resto del gruppo se ne andò. Cho impiegò molto tempo ad allacciare le cinghie della borsa, con i lunghi capelli neri che le nascondevano il viso, ma la sua amica le stava accanto a braccia incrociate, emettendo versetti d’impazienza, e Cho non ebbe altra scelta che andare via con lei. Mentre l’amica la precedeva fuori dalla porta, Cho si voltò e salutò Harry con la mano.
«Be’, direi che è andata abbastanza bene» disse allegra Hermione qualche istante dopo, mentre usciva dalla Testa di Porco con Harry e Ron. I due reggevano ancora le loro Burrobirre.
«Quello Zacharias è un idiota» commentò Ron, guardando in tralice la sagoma di Smith, appena distinguibile in lontananza.
«Nemmeno a me piace molto» ammise Hermione, «ma mi ha sentito mentre parlavo con Ernie e Hannah al tavolo di Tassorosso, e sembrava molto interessato, quindi che cosa potevo dire? Comunque più siamo meglio è… insomma, anche Michael Corner e i suoi amici non sarebbero venuti se lui non uscisse con Ginny…»
Ron, che stava tracannando l’ultimo sorso di Burrobirra, si soffocò e si spruzzò la bevanda sulla camicia.
«Lui COSA?» gracchiò indignato, con le orecchie del colore di involtini di manzo crudi. «Lei esce con… mia sorella esce con… Michael Corner in che senso?»
«Be’, è per questo che lui e i suoi amici sono venuti, credo… certo, ovviamente vogliono imparare la Difesa, ma se Ginny non avesse detto a Michael che cosa stava succedendo…»
«Quando è… quando si sono…»
«Si sono conosciuti al Ballo del Ceppo e si sono messi insieme alla fine dell’anno scorso» disse Hermione in tono composto. Avevano svoltato in High Street, e lei si fermò davanti al negozio di piume Scrivenshaft, che aveva in vetrina una bella esposizione di penne di fagiano. «Mmm… credo che mi comprerò una piuma nuova».
Entrò. Harry e Ron la seguirono.
«Qual era Michael Corner?» domandò Ron furioso.
«Quello bruno» rispose Hermione.
«Non mi piace» disse Ron all’istante.
«Che strano» mormorò Hermione fra i denti.
«Ma» continuò Ron, seguendola lungo una fila di piume infilate in calamai di rame, «io credevo che a Ginny piacesse Harry!»
Hermione lo guardò compassionevole e scosse il capo.
«A Ginny piaceva Harry, ma ha lasciato perdere mesi fa. Non che non ti voglia bene, è ovvio» disse con gentilezza a Harry, mentre esaminava una lunga piuma nera e oro.
Harry, che aveva la mente ancora completamente occupata dal saluto di Cho, non trovava l’argomento interessante quanto Ron, che invece tremava d’indignazione; però si rese conto di una cosa che fino a quel momento non aveva registrato.
«È per questo che adesso parla?» chiese a Hermione. «Non parlava mai davanti a me, prima».
«Esatto» rispose Hermione. «Sì, credo che prenderò questa…»
Andò al banco e pagò quindici falci e due zelimi, con Ron che le alitava sul collo.
«Ron» disse severa, voltandosi e pestandogli un piede, «è proprio per questo che Ginny non ti ha detto che sta con Michael: sapeva che l’avresti presa male. Quindi non farla tanto lunga, per l’amor del cielo».
«Che vuoi dire? Chi la sta prendendo male? lo non la faccio lunga per niente…» Ron continuò a borbottare fra i denti per tutta la strada.
Hermione guardò Harry, esasperata, e poi sussurrò, mentre Ron ancora imprecava contro Michael Corner: «E già che parliamo di Michael e Ginny… che cosa mi dici di te e Cho?»
«In che senso?» chiese in fretta Harry.
Era come se dentro di lui ci fosse dell’acqua in ebollizione che saliva rapida; una sensazione bruciante che gli faceva avvampare il viso nell’aria fredda… era così facile da capire?
«Be’» Hermione abbozzò un sorriso, «non riesce a toglierti gli occhi di dosso, no?»
Harry non aveva mai apprezzato tanto la bellezza del villaggio di Hogsmeade.
CAPITOLO 17
DECRETO DIDATTICO NUMERO VENTIQUATTRO
Per il resto del finesettimana Harry si sentì felice come non era mai stato fino a quel momento. Lui e Ron passarono gran parte della domenica a mettersi in pari con i compiti, e anche se non era proprio quel che si definisce un divertimento, l’ultimo sole d’autunno continuava a splendere; così, invece di stare curvi sui tavoli della sala comune, portarono i compiti fuori, all’ombra di un grande faggio sulla riva del lago. Hermione, che naturalmente era in pari, portò con sé altra lana e fece un incantesimo sui ferri da calza in modo che lavorassero a mezz’aria accanto a lei, producendo altri berretti e sciarpe.
Sapere che stavano facendo qualcosa per resistere alla Umbridge e al Ministero, e che lui aveva un ruolo chiave nella rivolta, era per Harry motivo di immensa soddisfazione. Continuava a rivivere nella mente la riunione di sabato: tutti quei ragazzi che venivano da lui a imparare Difesa contro le Arti Oscure… e le loro facce quando avevano sentito cosa aveva fatto… e Cho che lodava il suo comportamento al Torneo Tremaghi… il pensiero che tutti quei ragazzi non lo consideravano uno svitato bugiardo, ma una persona da ammirare, lo rianimò tanto che lunedì mattina era ancora allegro, nonostante l’imminente prospettiva delle lezioni che odiava di più.
Lui e Ron si avviarono dal dormitorio giù per le scale, discutendo dell’idea di Angelina di lavorare su una nuova mossa chiamata Presa Rovesciata del Bradipo durante l’allenamento di quella sera. Solo a metà della sala comune invasa dal sole notarono la novità, che aveva già attirato l’attenzione di un gruppetto di compagni.
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