che a voi tutti quanti annunciare dovrò:
ma sì, nelle Case io vi smisterò.
Però questa volta è un anno speciale,
vi dico qualcosa ch’è senza l’uguale:
e dunque, vi prego, attenti ascoltate
e del mio messaggio tesoro ora fate.
Mi spiace dividervi, ma è mio dovere:
eppure una cosa pavento sapere.
Non so se sia utile voi separare:
la fine che temo potrà avvicinare.
Scrutate i pericoli, i segni leggete,
la storia v’insegna, su, non ripetete
l’errore commesso nel nostro passato.
Adesso su Hogwarts sinistro è calato
un grande pericolo, un cupo nemico
l’assedia da fuori, pericolo antico.
Uniti, e compatti resister dobbiamo
se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo.
Io qui ve l’ho detto, avvertiti vi ho…
e lo Smistamento or comincerò.
Il Cappello tornò immobile; scoppiò un applauso, anche se inframmezzato, per la prima volta a quanto ricordava Harry, da borbottii e sussurri. Per tutta la Sala Grande gli studenti si scambiavano commenti e Harry, battendo le mani con gli altri, sapeva con precisione di che cosa parlavano.
«Ha un po’ esagerato quest’anno, eh?» commentò Ron, le sopracciglia inarcate.
«Altroché» rispose Harry.
Il Cappello Parlante di solito si limitava a descrivere le qualità diverse che ciascuna delle quattro Case di Hogwarts ricercava e il proprio ruolo nel riconoscerle. Harry non ricordava che avesse mai cercato di dare consigli alla scuola.
«Chissà se ha mai dato avvertimenti prima d’ora» si chiese Hermione, un po’ preoccupata.
«Sì, sicuro» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, con tono saputo, curvandosi su di lei attraverso Neville (che trasalì; è molto spiacevole avere un fantasma che ti attraversa). «Il Cappello si sente tenuto a dare alla scuola i necessari consigli tutte le volte che avverte…»
Ma la professoressa McGranitt, che aspettava di leggere la lista dei ragazzi del primo anno, fulminò gli studenti con lo sguardo. Nick-Quasi-Senza-Testa si posò un dito trasparente sulle labbra e tornò a sedersi sussiegoso mentre il borbottio s’interrompeva. Dopo un ultimo sguardo accigliato che percorse i quattro tavoli delle Case, la professoressa McGranitt abbassò gli occhi sulla lunga pergamena e pronunciò a voce alta e chiara il primo nome.
«Abercrombie, Euan».
Il bambino terrorizzato che Harry aveva già notato avanzò barcollando e si mise in testa il Cappello, che non gli cadde fino alle spalle solo perché aveva le orecchie molto sporgenti. Il Cappello meditò un istante, poi lo strappo vicino al bordo si aprì di nuovo e urlò: « Grifondoro! »
Harry applaudì forte con gli altri Grifondoro; Euan Abercrombie si avvicinò malsicuro al tavolo e si sedette, con l’aria di chi avrebbe molto gradito sprofondare nel pavimento e non farsi mai più vedere.
Lentamente, la lunga fila di bambini del primo anno si ridusse. Nelle pause tra i nomi e le decisioni del Cappello Parlante, Harry sentiva lo stomaco di Ron borbottare forte. Finalmente, “Zeller, Rose” fu assegnata a Tassorosso, la professoressa McGranitt portò via Cappello e sgabello e il professor Silente si alzò.
Per quanto fosse amareggiato dal comportamento del suo Preside, Harry fu in qualche modo tranquillizzato nel vedere Silente davanti a tutti loro. Tra l’assenza di Hagrid e la presenza di quei cavalli simili a draghi, sentiva che il ritorno tanto atteso a Hogwarts era pieno di sorprese inaspettate, come note stonate in una canzone familiare. Ma questo, almeno, era come doveva essere: il loro Preside che si alzava per salutarli tutti prima del banchetto d’inizio anno.
«Ai nuovi arrivati» disse Silente con voce forte, le braccia allargate e un gran sorriso sulle labbra, «benvenuti! Ai nostri vecchi amici… bentornati! C’è un tempo per i discorsi, ma non è questo. Dateci dentro!»
Ci fu una risata di approvazione e uno scoppio di applausi mentre Silente sedeva con garbo e si gettava la lunga barba sulla spalla per tenerla lontana dal piatto: il cibo era apparso dal nulla e i cinque lunghi tavoli erano carichi di arrosti e pasticci e piatti di verdure, pane e salse e boccali di succo di zucca.
«Ottimo» disse Ron, con un gemito di desiderio e, afferrato il piatto di costolette più vicino, prese ad ammucchiarle sul suo, sotto lo sguardo assorto di Nick-Quasi-Senza-Testa.
«Che cosa stavi dicendo prima dello Smistamento?» chiese Hermione al fantasma. «Il Cappello dà consigli?»
«Oh, sì» rispose Nick, lieto di avere un motivo per distrarsi da Ron, che mangiava patate arrosto con un entusiasmo quasi indecente. «Sì, ho sentito dire che il Cappello l’ha già fatto, sempre quando ha avvertito periodi di enorme pericolo per la scuola. E naturalmente il suo consiglio è sempre lo stesso: restate uniti, siate forti dall’interno».
«Come fafpeve cafcuoa impvico feanpello?» chiese Ron.
Aveva la bocca così piena che a Harry sembrò un gran risultato che riuscisse a emettere un qualunque verso.
«Scusa?» domandò educatamente Nick-Quasi-Senza-Testa; Hermione era visibilmente disgustata.
Ron inghiottì un boccone immenso e disse: «Come fa a sapere che la scuola è in pericolo se è un cappello?»
«Non ne ho idea» rispose Nick-Quasi-Senza-Testa. «Certo, risiede nell’ufficio di Silente, quindi oserei dire che raccoglie le sue informazioni lassù».
«E vuole che tutte le Case siano amiche?» chiese Harry, guardando il tavolo di Serpeverde, dove Draco Malfoy teneva banco. «Facile».
«Be’, ecco, non dovresti assumere questo atteggiamento» lo rimproverò Nick. «Cooperazione pacifica, questa è la chiave. Noi fantasmi, anche se apparteniamo a Case distinte, manteniamo legami di amicizia. Nonostante la competitività tra Grifondoro e Serpeverde, non mi sognerei mai di scatenare una disputa con il Barone Sanguinario».
«Solo perché ti fa paura» disse Ron.
Nick-Quasi-Senza-Testa fu enormemente offeso.
«Mi fa paura? Io, Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, mi pregio di non essere mai stato colpevole di codardia nella mia vita! Il nobile sangue che scorre nelle mie vene…»
«Quale sangue?» chiese Ron. «Non ne hai più…»
«È un modo di dire!» esclamò Nick-Quasi-Senza-Testa, ormai così irritato che la testa semimozzata gli tremava in modo minaccioso. «Suppongo di poter ancora far uso delle parole che preferisco, anche se i piaceri del mangiare e del bere mi sono negati! Ma sono abbastanza avvezzo a che gli studenti traggano divertimento dalla mia morte, te lo garantisco!»
«Nick, non ti voleva prendere in giro!» disse Hermione, scoccando un’occhiata furiosa a Ron.
Purtroppo Ron aveva di nuovo la bocca piena da scoppiare e riuscì a bofonchiare solo «Onti voevo fendere», che Nick non parve considerare una scusa adeguata. Si levò a mezz’aria, raddrizzò il cappello piumato e volò via verso l’altro capo del tavolo, dove atterrò tra i due fratelli Canon, Colin e Dennis.
«Bravo, Ron» esplose Hermione.
«Cosa?» disse Ron indignato, dopo essere riuscito finalmente a mandar giù. «Non posso fare una semplice domanda?»
«Oh, lascia perdere» tagliò corto Hermione irritata, e i due passarono il resto della cena immersi in un silenzio scocciato.
Harry era troppo abituato ai loro battibecchi per preoccuparsi di riconciliarli; pensò che avrebbe speso meglio il suo tempo attaccando con decisione tutto il suo pasticcio di carne e rognone, poi una gran fetta di torta alla melassa, la sua preferita.
Quando tutti gli studenti ebbero finito di mangiare e il frastuono nella Sala prese a crescere, Silente si alzò un’altra volta. Smisero tutti all’istante di parlare e si voltarono verso il Preside. Harry si sentiva piacevolmente assonnato. Il suo letto a baldacchino lo aspettava lassù, meravigliosamente caldo e morbido…
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу