«Come sarebbe, “andato avanti”?» incalzò Harry. «Avanti dove? E senti… che cosa succede, quando si muore? Dove si va? Perché non tornano tutti? Come mai questo posto non pullula di fantasmi? Perché?…»
«Non posso rispondere» disse Nick.
«Tu sei morto, no?» replicò Harry esasperato. «Chi può rispondere meglio di te?»
«Io avevo paura della morte» sussurrò Nick. «Ho scelto di restare. A volte mi chiedo se non avrei dovuto… be’, questo non è né qua né là… in effetti io non sono né qua né là…» Sbottò in una risatina triste. «Io non so nulla dei segreti della morte, Harry, perché ho scelto questa meschina imitazione della vita. Credo che maghi istruiti svolgano approfondite ricerche sull’argomento nell’Ufficio Misteri…»
«Non parlarmi di quel posto!» esclamò Harry.
«Mi dispiace non esserti stato d’aiuto» disse gentilmente Nick. «Be’… adesso scusami… il banchetto, sai com’è…»
E fluttuò fuori dalla stanza, lasciando Harry solo, a fissare senza vederla la parete che Nick aveva appena attraversato.
Perdere la speranza di poter rivedere Sirius e parlare ancora con lui fu come perderlo di nuovo. A passi lenti, oppresso dal dolore, riattraversò il castello deserto chiedendosi se si sarebbe mai sentito di nuovo felice.
Aveva svoltato l’angolo, imboccando il corridoio che portava al ritratto della Signora Grassa, quando vide qualcuno che attaccava un biglietto sulla bacheca appesa alla parete. Una seconda occhiata gli bastò per riconoscere Luna. Non c’erano nascondigli, ormai lei doveva averlo sentito arrivare, e comunque Harry non aveva la forza di evitare nessuno.
«Ciao» lo salutò in tono vago Luna, allontanandosi dalla bacheca e voltandosi a guardarlo.
«Come mai non sei al banchetto?» le chiese Harry.
«Ho perso quasi tutte le mie cose» gli rispose tranquilla Luna. «La gente le prende e le nasconde, sai. Ma dato che è l’ultima sera, ho bisogno di riaverle, perciò ho messo un biglietto».
Accennò alla bacheca, dove era affissa una lista di tutti i suoi libri e vestiti scomparsi, con la preghiera che le fossero restituiti.
Harry si sentì invadere da una strana sensazione: un’emozione diversa dalla collera e dal dolore che lo attanagliavano dalla morte di Sirius. Gli ci volle qualche attimo per capire che era dispiaciuto per Luna.
«Come mai ti nascondono le cose?» le chiese, accigliato.
«Oh… be’…» Luna scrollò le spalle. «Credo che mi trovino un po’ strana. Certi mi chiamano “Lunatica” Lovegood, sai».
Harry la guardò, e quella nuova sensazione di pietà s’intensificò fino a diventare quasi dolorosa.
«Non è un buon motivo» disse deciso. «Vuoi che ti aiuti a ritrovarle?»
«Oh, no» Luna gli sorrise. «Ricompariranno, succede sempre, alla fine. Era solo che volevo fare i bagagli stasera. Tu, piuttosto… come mai non sei al banchetto?»
Harry scrollò le spalle. «Non me la sentivo».
«No» disse Luna. I suoi occhi sporgenti, così stranamente nebulosi, lo scrutarono. «Immagino di no. L’uomo che i Mangiamorte hanno ucciso era il tuo padrino, vero? Me l’ha detto Ginny».
Harry annuì con un gesto brusco, ma scoprì che per qualche motivo non gli dispiaceva parlarle di Sirius. Si era appena ricordato che anche Luna riusciva a vedere i Thestral.
«Hai…» cominciò. «Voglio dire, chi… è morto qualcuno che conoscevi?»
«Sì» rispose Luna con semplicità. «Mia madre. Era una strega straordinaria, ma aveva un debole per gli esperimenti e un giorno uno dei suoi incantesimi è andato male. Avevo nove anni» .
«Mi dispiace» borbottò Harry.
«Sì, è stato terribile» disse Luna in tono disinvolto. «A volte pensarci mi fa sentire ancora molto triste. Però ho sempre papà. E in fondo non è come se non dovessi rivederla mai più, no?»
«No?» chiese Harry, incerto.
Luna scosse il capo, incredula.
«Ma dài! Li hai sentiti anche tu, dietro il velo…»
«Vuoi dire…»
«Nella stanza con l’arco. Si nascondevano, tutto qui. Li hai sentiti».
Si guardarono negli occhi. Luna sorrideva appena. Harry non sapeva che cosa dire né pensare: Luna credeva a cose tanto assurde… però anche lui aveva sentito i sussurri dietro il velo.
«Sicura che non ti serva una mano per cercare le tue cose?» le chiese di nuovo.
«Oh, no» rispose Luna. «No. Credo che andrò a mangiare il dolce e aspetterò che ricompaiano… succede sempre, alla fine… Be’, buone vacanze, Harry».
«Sì… sì, anche a te».
Luna si allontanò, e mentre la seguiva con lo sguardo Harry ebbe la sensazione che quel terribile senso di oppressione allo stomaco fosse un po’ diminuito.
* * *
Il giorno dopo, il viaggio sull’Espresso per Hogwarts fu movimentato sotto diversi punti di vista. Per cominciare, Malfoy, Tiger e Goyle — che evidentemente aspettavano da tutta la settimana l’occasione di colpire senza insegnanti fra i piedi — tesero un agguato a Harry mentre tornava dal bagno. E avrebbero forse avuto successo, se non lo avessero attaccato davanti a uno scompartimento pieno di membri dell’ES, che accorsero in suo aiuto. Quando Ernie Macmillan, Hannah Abbott, Susan Bones, Justin Finch-Fletchley, Anthony Goldstein e Terry Steeval finirono di usare l’ampia gamma di fatture e incantesimi che Harry aveva loro insegnato, Malfoy, Tiger e Goyle somigliavano a tre lumaconi strizzati nella divisa di Hogwarts; dopo di che Harry, Ernie e Justin li infilarono nella rastrelliera dei bagagli e li lasciarono lì a spurgare. «Muoio dalla voglia di vedere la faccia di sua madre quando scenderà dal treno» commentò soddisfatto Ernie, osservando Malfoy contorcersi sopra di lui. Non gli aveva mai perdonato i punti sottratti a Tassorosso nel breve periodo di gloria della Squadra d’Inquisizione.
«Invece la mamma di Goyle sarà contenta» osservò Ron, giunto a vedere che cosa succedeva. «È molto più carino del solito… a proposito, Harry, è arrivato il carrello, e se vuoi qualcosa…»
Harry ringraziò gli altri e tornò con Ron nel loro scompartimento, dove comprò un mucchio di Calderotti e Zuccotti di zucca. Hermione stava leggendo La Gazzetta del Profeta, Ginny completava un quiz sul Cavillo, e Neville accarezzava la sua Mimbulus mimbletonia, che durante l’anno era cresciuta parecchio e ora emetteva strani suoni soddisfatti quando veniva toccata.
Harry e Ron passarono la maggior parte del viaggio giocando a scacchi magici, mentre via via Hermione leggeva ad alta voce qualche frammento del Profeta, fitto di articoli su come respingere i Dissennatori, tentativi del Ministero per rintracciare i Mangiamorte e lettere di gente isterica che sosteneva di aver visto Lord Voldemort passare davanti a casa quella mattina…
«Non è ancora cominciata» sospirò tetra, chiudendo il giornale. «Ma non ci vorrà molto…»
«Ehi, Harry» bisbigliò Ron, accennando alla porta a vetri che dava sul corridoio.
Harry si voltò. Cho stava passando insieme a Marietta Edgecombe, che era imbacuccata in un passamontagna. Per un attimo i loro occhi s’incrociarono. Cho arrossì e continuò a camminare. Harry riportò lo sguardo sulla scacchiera in tempo per vedere il cavallo di Ron scacciare una delle sue pedine.
«Come… ehm… come va fra voi due?» chiese Ron.
«Non va» rispose sinceramente Harry.
«Io… ho sentito che adesso esce con qualcun altro» disse incerta Hermione.
Harry fu sorpreso di scoprire che quella notizia non gli faceva né caldo né freddo. Il desiderio di conquistare Cho apparteneva a un passato ormai scomparso; provava la stessa sensazione per molte cose che gli erano sembrate importanti prima della morte di Sirius… la settimana trascorsa dall’ultima volta che aveva visto il suo padrino sembrava infinitamente lunga; si stendeva attraverso due universi, quello con Sirius, e quello senza di lui.
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