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J. Rowling: Harry Potter e il calice di fuoco

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J. Rowling Harry Potter e il calice di fuoco
  • Название:
    Harry Potter e il calice di fuoco
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    2001
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    88-8451-049-X
  • Рейтинг книги:
    3 / 5
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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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«Stai bene?» chiese con voce burbera.

«Sì» rispose Harry.

«No, non è vero» disse Hagrid. «Certo che no. Ma ti rimetterai».

Harry tacque.

«Lo sapevo che tornava» disse Hagrid. Harry, Ron e Hermione lo guardarono spaventati. «Lo sapevo da anni, Harry. Lo sapevo che era là fuori ad aspettare l’occasione buona. Doveva succedere. Be’, adesso è successo, e dobbiamo andare avanti. Combatteremo. Forse ce la facciamo a fermarlo in tempo. Questo è il piano di Silente, comunque. Grand’uomo, Silente. Finché abbiamo lui, non sono preoccupato».

Hagrid sollevò le sopracciglia cespugliose notando l’espressione incredula stampata sui volti dei tre amici.

«Non serve star qui a preoccuparsi» disse. «Quel che sarà sarà, e lo affronteremo quando è il momento. Silente mi ha detto quello che hai fatto, Harry».

Il petto di Hagrid si gonfiò mentre guardava Harry. «Hai fatto quello che avrebbe fatto tuo padre, e non c’è lode più grande di questa».

Harry gli rispose con un sorriso. Era la prima volta da giorni che sorrideva.

«Che cosa ti ha chiesto di fare Silente, Hagrid?» gli chiese. «Ha mandato la professoressa McGranitt a chiedere a te e a Madame Maxime di incontrarlo… quella notte».

«Mi ha trovato un lavoretto per l’estate» disse Hagrid. «Segreto, però. Non dovrei parlarne, neanche con voi tre. Olympe… Madame Maxime forse viene con me. Credo che viene. Credo che l’ho convinta».

«Ha a che fare con Voldemort?»

Hagrid si ritrasse a sentir pronunciare quel nome.

«Può darsi» rispose evasivo. «Ora… volete venire con me a trovare l’ultimo Schiopodo? Stavo scherzando… stavo scherzando!» ripeté in fretta, guardando le loro facce.

* * *

Fu con il cuore oppresso che Harry preparò il baule la sera prima del suo ritorno a Privet Drive. Temeva il Banchetto d’Addio, che di solito era l’occasione per grandi festeggiamenti e il momento della proclamazione del vincitore della Coppa delle Case. Fin da quando era uscito dall’infermeria aveva evitato di entrare in Sala Grande quando era gremita, e aveva preferito mangiare quando era quasi vuota, per evitare gli sguardi dei suoi compagni.

Quando lui, Ron e Hermione entrarono nella Sala, videro subito che mancavano le consuete decorazioni. La Sala Grande di solito era addobbata con i colori della casa vincitrice in occasione della festa di fine anno. Quella sera, invece, c’erano stendardi neri sulla parete dietro il tavolo degli insegnanti. Harry capì subito che erano lì in segno di rispetto per Cedric.

Il vero Malocchio Moody era al tavolo degli insegnanti; la gamba di legno e l’occhio magico erano tornati al loro posto. Era estremamente nervoso, e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola. Harry non poté biasimarlo: la sua paura di essere aggredito doveva essere ben aumentata in dieci mesi di prigionia nel proprio baule. La sedia del professor Karkaroff era vuota. Harry si chiese, mentre prendeva posto con gli altri di Grifondoro, dove si trovava in quel momento, e se Voldemort era riuscito a raggiungerlo.

Madame Maxime invece era lì. Era seduta vicino a Hagrid. Parlavano piano. Più in là, vicino alla professoressa McGranitt, c’era Piton. I suoi occhi indugiarono su Harry per un istante, mentre Harry ricambiava lo sguardo. La sua espressione era difficile da interpretare. Sembrava acido e sgradevole come sempre. Harry continuò a osservarlo anche dopo che lui ebbe distolto lo sguardo.

Che cos’era che Piton aveva fatto su ordine di Silente, la notte del ritorno di Voldemort? E perché… perché… Silente era così convinto che Piton fosse davvero dalla loro parte? Era la loro spia, l’aveva detto Silente nel Pensatoio. Piton era diventato una spia contro Voldemort, “a suo rischio e pericolo”. Era quello il compito che si era assunto di nuovo? Aveva preso contatto con i Mangiamorte, forse? Aveva finto di non essere mai davvero passato dalla parte di Silente, di aver semplicemente, come Voldemort stesso, aspettato l’occasione propizia?

Fu Silente, alzandosi a porre fine alle riflessioni di Harry. La Sala Grande, che era già meno rumorosa di quanto non fosse di solito al Banchetto d’Addio, cadde nel silenzio.

«Siamo alla fine» esordì Silente, facendo scorrere lo sguardo su tutti loro «di un altro anno».

Fece una pausa, e i suoi occhi si posarono sul tavolo di Tassorosso. Il loro era il tavolo più taciturno già da prima che Silente si alzasse, e i loro volti erano anche i più tristi e pallidi della Sala.

«Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi stasera» disse Silente, «ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui» — e fece un gesto verso il tavolo di Tassorosso — «a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste a Cedric Diggory».

Obbedirono tutti; le panche grattarono per terra mentre tutti in Sala si alzavano e levavano i calici e ripetevano, in un solo, cupo rombo: «A Cedric Diggory».

Harry intravide Cho tra la folla. Le lacrime le rigavano il viso. Fissò il tavolo mentre tutti tornavano a sedere.

«Cedric era una persona che riuniva in sé molte delle qualità che distinguono la casa di Tassorosso» riprese Silente. «Era un amico buono e fedele, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale. La sua morte ha toccato tutti voi, che lo conosceste o no. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere esattamente com’è successo».

Harry alzò il capo e fissò Silente.

«Cedric Diggory è stato assassinato da Voldemort».

Un sussurro terrorizzato spazzò la Sala Grande. Tutti fissarono Silente increduli e atterriti. Lui rimase perfettamente calmo a guardarli confabulare, e poi tacere di nuovo.

«Il Ministero della Magia» riprese Silente, «non vorrebbe che ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno per ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo, giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto in seguito a un incidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla sua memoria».

Tutti quanti in Sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti… o meglio, quasi tutti. Al tavolo di Serpeverde, Harry vide Draco Malfoy bofonchiare qualcosa a Tiger e Goyle. Harry sentì lo stomaco contrarsi per la rabbia, una rabbia folle e bruciante. Si costrinse a guardare di nuovo verso Silente.

«C’è qualcun altro che dev’essere ricordato in merito alla morte di Cedric» continuò Silente. «Naturalmente sto parlando di Harry Potter».

Un mormorio percorse la Sala Grande, mentre poche teste si voltavano dalla parte di Harry prima di tornare rapide a Silente.

«Harry Potter è riuscito a sfuggire a Voldemort» disse Silente. «Ha rischiato la vita per riportare il corpo di Cedric a Hogwarts. Ha dimostrato, in tutti i sensi, il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell’affrontare Voldemort, e per questo io gli rendo onore».

Silente si voltò con gravità verso Harry, e levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito. Mormorarono il suo nome, come avevano mormorato quello di Cedric, e bevvero alla sua salute. Ma da uno spazio vuoto tra le persone in piedi, Harry notò che Malfoy, Tiger, Goyle e molti degli altri Serpeverde erano rimasti seduti al loro posto in segno di sfida, senza toccare i calici. Silente, che dopotutto non possedeva occhi magici, non li vide.

Quando tutti si furono rimessi a sedere, Silente riprese: «Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l’intesa tra maghi. Alla luce di quanto è accaduto — il ritorno di Voldemort — questi legami sono più importanti che mai».

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