Patricia Mckillip - La citta di luce e d'ombra

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La citta di luce e d'ombra: краткое содержание, описание и аннотация

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Il principe del regno di Ombria giace sul letto di morte, e già sua zia — una donna spietata che sembra immune al trascorrere degli anni e che tutti chiamano la Perla Nera — assapora il gusto del potere. L’erede al trono, infatti, è ancora troppo giovane per opporsi al volere della zia, mentre il nipote del principe è un artista totalmente disinteressato alle sorti del regno: il suo unico obiettivo è ricreare sulla tela tutto il fascino decadente della città di Ombria. Nessun essere vivente può ostacolare l’ascesa al trono della malvagia Perla Nera… o così sembra.

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Qualche ora prima, Mag aveva assistito ai tentativi della donna di riattaccarsi addosso le parti del corpo che le erano state rubate dal vorticoso disegno a carboncino, mugolando un interessante miscuglio d’incantesimi e imprecazioni. Il meglio che aveva saputo fare era stato riavere una specie di carota nera per pollice, una foglia accartocciata per orecchio, e un sopracciglio bianco come la neve. Guardandosi allo specchio si era sputata in faccia. La sua saliva, colando sul vetro, lo aveva fuso. Poi si era voltata verso Mag, che sedeva per terra con un braccio che si stava intorpidendo, tenuto sollevato dalla catena fissata al muro.

«In quanto a te», aveva detto aspramente la Perla Nera, mentre lei la guardava con occhi inespressivi, «resterai qui a fare da esca. Io rifiuterò tutte le offerte che la tua padrona mi farà, finché sarà costretta a venire a cercarti. Allora l’avrà a che fare con me. Se invece non le importa di te, e non vorrà venire, allora tu diventerai la mia bambola di cera, nella mente e nel corpo. Ti userò contro di lei come lei ti ha usato contro di me. Questo insegnerà alla maga a non immischiarsi con un mondo cui non appartiene.»

Detto questo, se n’era andata. Mag l’aveva guardata con attenzione, ma era stato come se la Perla Nera fosse filtrata giù tra le tavole sporche del pavimento, o si fosse compressa in un bruscolino volando via attraverso una fessura dal muro. Mag si era alzata per far circolare il sangue nel braccio. Faey l’avrebbe salvata in qualche modo, presto o tardi. Questa la speranza a cui si era aggrappata, cercando di non domandarsi quanto presto?in che modo?

Quello che sembrava essere il letto della Perla Nera la distrasse per qualche momento. Era alla base del muro opposto: un cassone lungo quanto una bara, con un coperchio aperto, tondeggiante. L’esterno sembrava fatto d’ambra e di migliaia d’ali scintillanti di scarafaggi. Nell’interno e lungo il bordo, una strana sostanza aveva assunto la forma del corpo della Perla Nera, completa di ogni particolare del viso e delle impronte digitali sul lato del coperchio. La sostanza appariva porosa, spugnosa, come una crosta di pane color del sangue secco. Era quella strana cosa, intuì Mag, che durante la notte ringiovaniva la Perla Nera e le dava, a giudicare dalle esalazioni, quel particolare odore di biancheria sporca. Al centro del locale campeggiava un caminetto circolare sormontato da una canna fumaria della stessa forma; la grata d’acciaio sopra le braci sorreggeva un pesante calderone annerito.

Mag sedette sul pavimento e tornò a guardare con ipnotica intensità la bella falena dorata che lottava con la sua prigione trasparente. Se fosse riuscita a liberarsi, si disse, avrebbe potuto farlo anche lei; se la falena avesse trovato la porta invisibile nella giara, anche lei l’avrebbe…

In quel momento la Perla Nera apparve, sbucando dall’aria. Il volto era chiazzato e rigonfio, molto teso; le labbra erano scomparse. Ha l’aria di aver inghiottito un fulmine , pensò Mag, a disagio.

La donna si diresse a quello che sembrava un albero fuso nel ferro, dai cui rami pendevano come frutti dei grossi specchi. Ne girò rapidamente alcuni. Mag intravide immagini dell’interno del palazzo: un’elegante camera in penombra, dove figure nude si muovevano tra spiegazzate lenzuola di seta. La cucina, dove un cuoco mescolava un pentolone fumante e alcune inservienti pelavano e tagliavano vegetali, la biblioteca segreta dove giorni addietro lei era stata intrappolata. Domina Pearl sussurrò qualcosa, e su ogni specchio apparve il volto duro e inespressivo di una guardia.

«Sorvegliate tutti gli ingressi, anche alle cucine, e le scale dello scantinato. Impedite a quella donna di lasciare il palazzo. Quando la troverete, uccidetela, e portate il principe da me.»

Sta parlando di Lydea , pensò Mag, e si sentì accapponare la pelle. La Perla Nera girò su se stessa, si strappò via la parrucca dalla testa e la sbatté al suolo. Un piccolo pugnale e una fiala contenente un liquido verde ne rotolarono fuori. La donna fissò i capelli posticci, ansimando. Mag osservò la sua testa calva. Infine Domina Pearl si chinò a recuperare la parrucca, con un grugnito, e se la rimise. La collinetta di capelli neri sembrava così rigida che Mag si era aspettata di vederla andare in pezzi, ma non una ciocca era fuori posto.

Subito dopo la donna scomparve.

Spaventata e confusa, Mag scagliò tutti gli oggetti alla sua portata contro la giara, per spaccarla e far volare via la falena dorata, comprese le sue scarpe. Il vetro resistette a ogni colpo; l’ultima scarpa, rimbalzando di lato, mancò per un capello la reggente, che era di nuovo riapparsa, e andò a rotolare nel suo letto. La Perla Nera colpì la ragazza con una sberla su una guancia che le lasciò il segno del sigillo, poi raccolse la scarpa e la gettò nel mucchio delle ossa. Mag notò che nel letto della donna metà della suola si era fusa, e deglutì saliva.

Non poté capire esattamente come Ducon e Camas Erl avessero trovato il modo di entrare nella stanza segreta della Perla Nera, ma all’improvviso i due uomini furono lì, di fronte a lei. Il volto di Ducon aveva un’espressione dura e spaventata, depressa, come se fosse stato costretto a ingoiare un boccone amaro. Il boccone amaro, suppose Mag, era Camas Erl, riportato sano a salvo a Domina Pearl dopo i suoi vagabondaggi nella storia antica. La sua ipotesi era solo in parte veritiera, come apprese poco dopo. Ducon la guardò, accigliandosi alla vista del segno sulla sua guancia e della catena. Non disse nulla, ma lei lo vide farsi ancor più scuro in faccia.

Ducon consegnò a Domina Pearl un foglio grigio-tortora piegato e chiuso col sigillo di cera nera di Faey. La donna lesse e poi sbuffò, sprezzante. «Come mi aspettavo. Ha cominciato a patteggiare per riavere la sua bambola.»

«Voi cosa farete?»

«Non accetterò niente, e alla fine lei non avrà altra scelta che venire qui. È diventata troppo imprevedibile, abituata com’è a fare i suoi comodi, nella città sotterranea. La voglio qui, sotto il mio controllo, e al mio servizio. Mentre aspetto, farò i necessari cambiamenti alla ragazza.»

«Quale genere di cambiamenti?»

«È troppo curiosa», rispose secca. «Come te.»

«Permettimi di riportare la ragazza a casa sua», la pregò invece Camas Erl. Si era pettinato, ma la sua pelle era raggrinzita come quella di certe piante carnose della Perla Nera, e i suoi indumenti erano bagnati dalla cintura in giù. «Ho ancora molte domande da fare alla Maga. Il suo passato è straordinario. Risale agli inizi della storia di Ombria. Mi ha promesso…»

«Tu sei già rimasto assente troppo tempo», sbottò Domina Pearl. «Hai trascurato il tuo dovere, e per colpa tua la storia di Ombria potrebbe prendere una brutta piega. La tua maestra Spina ha rapito il principe.»

«Cosa?» sussurrò Ducon. Camas Erl, ammutolito, sbatté le palpebre come se non sapesse con quale scusa giustificare le sue menzogne.

«Quella traditrice è intrappolata nei passaggi segreti del palazzo, insieme a una banda di altri cospiratori, ma le guardie li hanno trovati. Tutti giovani figli di cortigiani, illusi di poter avere successo dove i loro padri hanno fallito. La maestra Spina non sfuggirà alle guardie, ma vedendosi alle strette chissà cosa potrebbe fare al principe…»

«Non gli farà del male», la interruppe in fretta Ducon. «Lei lo ama.»

Domina Pearl lo guardò senza espressione. «Tu conosci questa donna abbastanza da sapere che ha rapito il principe perché lo ama, invece che per conto di qualche fazione di congiurati? Io credo che sia soltanto una di loro, e che userà Kyel per ricattarmi.»

«La conosco, sì, e anche voi. È l’ex concubina di Royce Greve. La maga l’ha mascherata con un incantesimo, affinché in questo sanguinoso e decadente palazzo ci sia qualcuno capace di dare al bambino un po’ d’amore, invece di una dose quotidiana di droga…»

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